L'AMORE DI ROMA

(Da: Luigi Veuillot, Il profumo di Roma, Bari, Paoline, 1961, pp. 182-187)

2-9-06

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                Goethe amava parlare del suo soggiorno romano. Vecchio, troneggiante sul mondo, credendosi un abitante dell'Olimpo, diceva ai familiari: Soltanto a Roma ho sentito che cosa significhi essere un uomo nel vero senso della parola. Quegli alti sentimenti, quella felicità che provavo allora, non li ho mai potuti provare in seguito. Quando paragono il mio stato attuale a quello di quando vivevo a Roma, vi assicuro che ho perduto per sempre la mia felicità .

                Quel che Goethe esprimeva così potentemente è restato un mistero anche per lui. Ho tentato di spiegare il mistero e la ragione per cui Goethe non s'è fatto cattolico. La mia spiegazione può essere buona o cattiva, ma io provo lo stesso sentimento dell'autore del Werther.

                Legato altrove da tanti legami, la cui rottura mi sarebbe peggiore della morte, provo qui una felicità superiore a ogni cosa. Comprendo come qui si possa ancora vivere, dopo che si è caduti da tutte le altezze, e dopo d'aver esaurito tutte le disavventure. C'è tanto silenzio e tanto movimento, c'è tanto sole e tanta ombra, e il luogo dove vi trovate, qualunque esso sia, vi dice tante cose, sempre! Io mi diletto anche nella strada. Queste chiese, queste Madonne, questi ruderi, questi aspetti così vari, questa grandezza senza insolenza, tutto è augusto e buono. Ci si sente in un paese amico. Non ho più sotto gli occhi, o meglio sopra le spalle, quel perpetuo peso di piattezza e di uniformità che ci fa respirare un'area di ufficio, anche all'aria aperta.

                Incontro alcuni parigini arrivati di fresco, i quali dicono che Roma avrebbe bisogno dell' archipensolo e del piccone di Hausman 1); ma essi si convertono subito. E' tanto bella la vera bellezza! E' tanto buona la buona libertà! Coquelet, neppure lui vuole arrendersi, però è ritornato. Altri s'innamorano francamente e lasciano scorgere il loro amore che non cesserà di crescere. Oh in quanti modi commoventi e onorevoli si manifesta questo amore per Roma. Mons. Lacroix 2) che è qui da quaranta anni, Mons. Bastide che vi soggiorna da venti anni, ne sono sempre pazzi. Si fermano incantati davanti a cose che hanno visto mille e mille volte, e si lasciano sfuggire parole entusiaste. Mons. Lacroix, sebbene malato, non ha potuto resistere alla tentazione di accompagnarmi in una visita al Vaticano, dove ha trascorso la sua vita. Quando fummo li, bisognava tirarlo a forza dalle finestre che danno sulla Campagna. Io dico che questo è davvero commovente e fa onore. Forse che tutti sanno vedere e amare?

                Mons. Bastide, a sua volta, m'ha fatto visitare San Domenico, un nobilissimo convento dei Domenicani, nel bel quartiere che discende da Monte Cavallo, a mezza costa tra il Quirinale e l'indimenticabile Piazza Traiana. E' un posto donde si vede gran parte della città e in lontananza l'immensa campagna romana. Mi par che il desiderio di restar li, basterebbe a ispirare una vocazione per il chiostro. Tutto quel che si vede è tanto bello e tanto sonante di colori e di storia. E come quegli uomini intelligenti che Dio ha posto li, per commentarlo, sanno leggere questo libro così antico, così zeppo e così vivo!

                Essi hanno un bell'uditorio in questo momento, un uditorio degno di essi e dello spettacolo di cui spiegano le meraviglie. Roma è il centro intellettuale più animato del mondo. so che gli specialisti, i chimici, i matematici, i fisici, gli scrittori e gli altri grandi artigiani della materia, se ne vanno altrove, dai grandi industriali d'ogni genere che possono offrir lavoro. Se si tratta di organizzare una fabbrica, di redigere un prospetto, di lanciare un affare, di metter su un'opera, di macchinare la conquista o il furto di un territorio, certamente gli uomini non vengono qui. Ma altri sono gli uomini che trattano le idee. Questi ultimi stanno qui, o sono di qui, o vengono qui:

                gli intellettuali europei che vengono a Roma nel corso di un anno, sorpassano per numero e valore tutti quelli che visitano una qualsiasi altra capitale. Questo valore non si misura dal chiasso che se ne può fare e dai titoli che si possono vantare. Un vescovo, anche sconosciuto, mette nelle cose di questo mondo, una mano ben più forte della lingua e della penna di molti accademici e oratori anche conosciuti. Perché ce ne sono di quelli che non sono conosciuti, e noialtri francesi non siamo sempre in grado di dire chi è il signor Tale dell'istituto.

                Aggiungo che al di fuori di tutte le categorie ufficiali, il cristiano è incomparabilmente più intelligente del non cristiano. Pensate a quel lattante di Buloz 3) di fronte alla nostra grande Roma; egli ignora invincibilmente almeno una metà della storia, una metà delle cose che gli restano nascoste; e che disordine e che lacuna su tutto il resto che crede di vedere e di sapere! Quando discutiamo con costoro, ci accorgiamo che non capiscono; non capiscono la nostra lingua, non vedono quel che mettiamo loro sotto gli occhi. Le loro scempiaggini e le loro scurrilità vengono raccontate e divertono la compagnia.

                 I nostri ciceroni cattolici trovano sempre a chi parlare, soprattutto oggi. I veri cristiani, i sacerdoti, i vescovi affluiscono da tutte le parti dell'Europa e del mondo. E' una gioia vedere il loro incantamento; e i Romani, la cui pietà è ben conosciuta, sono grandemente edificati dai sentimenti di questi pellegrini. I nostri sacerdoti francesi, più numerosi degli altri, hanno particolarmente conquistata questa buona popolarità. Sono degli intrepidi trottatori; il sole e le distanze non li spaventano; li si vede dappertutto a ogni ora. Affollano i santuari, formicolano sulla via Appia, si spandono nelle ville e nei musei. Ieri ne ho contati una ventina a Santa Agnese, e la strada fino al Ponte Nomentano era piena di preti.

                Quando il Papa esce, è circondato da questi valorosi sacerdoti; e la scorta non lo lascia che alle soglie del Vaticano, dopo d'aver ricevuto la benedizione. Non credo che anche davanti agli altari si possano vedere volti più accesi di fede e d'amore. Ultimamente, abbiamo trovato un gruppo numeroso in una strada per dove passava il Santo Padre. Erano divisi su due file, con mazzi di fiori in mano. A vederli là, come bambini, ma nello stesso tempo così venerandi nel loro abito severo, così compenetrati, così commossi, e pensando al lungo viaggio che hanno fatto, alle privazioni che la loro povertà ha imposto, ci vennero le lacrime agli occhi; e Pio IX°, quando passò e li vide in ginocchio, anche lui fece come noi, pianse. Dentro quegli uomini ci sono anime fiere! Checché si faccia, il catechismo è ben osservato.

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 1 : Georges Hausmann (1809-1891), fu per molti anni, prefetto di Parigi, che rinnovò e abbellì.

 2 : Pierre-Paul Lacroiz, sacerdote francese residente a Roma, ottimo epigrafista. Divenne amico di Veuillot dal 1858 .

 3 : Francesco Buloz (1803-77), publicista, fondatore e direttore della Revue des Deux Mondes .

 

FINE

 

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