Professore di economia politica, fu uno dei maggiori ideologi della
politica dei cattolici italiani e uno degli artefici del loro
inserimento nella vita pubblica.
Giuseppe Toniolo nacque a Treviso il 7
marzo 1845; si laureò in giurisprudenza a Padova nel 1867,
rimase nello stesso Ateneo in qualità di assistente, sino al 1872,
trasferendosi successivamente prima a Venezia, dove insegnò Economia
Politica, poi a Modena e infine a Pisa, quale docente universitario
ordinario, incarico che occupò fino alla sua morte avvenuta nel
1918.
È necessario dare uno sguardo alla società politica in cui si trovò
ad operare; dopo la Rivoluzione Francese ed il periodo napoleonico,
che avevano sconvolto la Francia e l’intera Europa e dopo il
Congresso di Vienna del 1815, si auspicò un ritorno all’antico
legame fra la Chiesa e la società civile, che l’Illuminismo aveva
incominciato a distinguere. Ma il potere civile, sostenuto dalle
dottrine della sovranità nazionale, diventava sempre più autonomo
dalla vita religiosa; verso la metà del secolo, il filosofo danese
Soren Kirkegaard (1813-1855), ritenendo ancora possibile la
cristianità, notò che questa aveva abolito il cristianesimo senza
accorgersene, quindi bisognava operare affinché il cristianesimo
venisse reintrodotto nella cristianità.
Il mutato rapporto fra autorità civile e autorità religiosa, spinse
molti cattolici di vari Paesi d’Europa, ad organizzarsi in movimenti
di attiva opposizione alla nuova realtà politica e il 20 e 21 agosto
1863, fu organizzato a Malines in Belgio, il
primo Congresso Cattolico
Internazionale, al quale parteciparono le varie Associazioni
sorte in Europa, tranne l’Italia rappresentata solo da quattro laici
e due monsignori.
Questo perché in Italia tutto fu complicato dalla “Questione
Romana”, e in particolare dal potere temporale del papato su una
parte del territorio italiano, rivendicato dal Regno d’Italia
costituitosi nel 1862; creando così una frattura nella coscienza di
molti cattolici.
I laici italiani erano aggregati in associazioni limitate alle
plurisecolari confraternite, con scopi di una particolare devozione
religiosa, mutuo aiuto fra soci e attuando opere di carità. Ormai
era tempo di un nuovo associazionismo cattolico e nel 1867 in
occasione del terzo Congresso di Malines, la prestigiosa rivista
gesuita “La Civiltà Cattolica”, incitò i cattolici italiani, a
formare associazioni, coalizioni, congressi, perché “questi mezzi
sono, posto lo stato presente della società, efficacissimi”, non si
poteva lasciarli agli avversari del cattolicesimo che se ne
avvalevano contro. E già il 29 giugno 1867, sorse la “Società
della Gioventù Cattolica Italiana”,
primo nucleo della successiva “Azione
Cattolica Italiana”; intanto gli eventi politici
precipitarono con la breccia di Porta Pia a Roma del 29 settembre
1870, la protesta di papa Pio IX che si chiuse in Vaticano; poi nel
1871 l’Italia emise le Leggi delle Guarentigie che assicuravano gli
onori sovrani al pontefice e il godimento del Vaticano; nel luglio
1871 Roma divenne capitale d’Italia. L’11 ottobre 1874 i contrasti
non erano per niente finiti e il papa con il “non expedit”, vietò ai
cattolici di candidarsi o di recarsi alle urne, trasformato nel
divieto assoluto (non licet) del 29 gennaio 1877.
Dopo l’Azione Cattolica, sorsero
in Italia una miriade di società, pie unioni, circoli, opere
sociali, con una conseguente dispersione di energie, che resero
necessaria la costituzione di un organismo coordinatore nel rispetto
delle singole autonomie. Il 26 settembre 1875, durante il secondo
Congresso generale dei cattolici italiani, si creò l’”Opera
dei Congressi e dei Comitati cattolici”, il cui primo
Presidente fu Giovanni Acquaderni, fondatore con il conte Mario Fani,
dell’Azione Cattolica. Nella scia di questa Organizzazione, il 29
dicembre 1889 durante un convegno a Padova, venne costituita l’ ”Unione
cattolica per gli studi sociali”, il cui presidente e
fondatore fu il professor Giuseppe Toniolo, il quale nel 1893, la
dotò del periodico “Rivista
internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie”.
Ormai si era in un periodo pieno di fermenti politici, religiosi e
culturali; il pensiero marxista spostava l’attenzione sulle
condizioni delle masse proletarie, denunciandone le disagiate
condizioni di vita e di lavoro, inoltre in campo economico, le idee
di utilitarismo e di liberismo economico, sostenevano dannoso per la
stabilità, qualunque intervento che potesse influire sull’azione
delle componenti macroeconomiche; senza dimenticare che era il
periodo della famosa enciclica sociale “Rerum
Novarum” di papa Leone XIII, con la quale la Chiesa prendeva
ufficialmente posizione in merito alla situazione operaia di quel
tempo.
Giuseppe Toniolo, elaborò così una sua teoria, personale,
sociologica, affermante il prevalere dell’etica e dello spirito
cristiano sulle dure leggi dell’economia.
Propose una soluzione del problema
sociale, che rifiutava sia l’“individualismo” del sistema
capitalistico, che il “collettivismo” esasperato, propagato dal
socialismo, attraverso la costituzione di corporazioni di padroni e
lavoratori, riconosciute dallo Stato.
Nei suoi numerosi scritti, il Toniolo propose varie soluzioni: il
riposo festivo, la limitazione delle ore lavorative, la difesa della
piccola proprietà, la tutela del lavoro delle donne e dei ragazzi.
Dal punto di vista religioso, Giuseppe Toniolo fu fautore di
un’azione più decisa dei cattolici in campo sociale, al fine di una
loro determinante partecipazione all’evoluzione storica di quegli
anni, da qui le sue tante fondazioni.
Dal 1894 divenne uno degli animatori del movimento della “democrazia
cristiana”, le cui basi furono esposte nel cosiddetto ‘programma di
Milano’, con principi e proposte per il rinnovamento in senso
cristiano della società. Nel 1897 l’Opera dei Congressi, controllava
588 Casse Rurali, 668 Società Operaie, 708 Sezioni di giovani, una
forza consistente, alla cui ombra sorgevano e si sviluppavano molte
iniziative di forte impegno sociale.
Fondandosi sui suoi studi di storia economica medioevale della
Toscana,
oppose ai marxisti l’importanza dei fattori etici e spirituali sullo
sviluppo dell’economia e difese il valore economico-sociale della
religione, conciliando così fede
e scienza. Nel 1908 pubblicò il “trattato
di economia sociale”, opera fondamentale per l’incidenza
che ebbe sul nuovo movimento sociale cattolico italiano all’inizio
del Novecento, che ben presto, sviluppò il sindacalismo cattolico
(detto ‘bianco’ per distinguerlo da quello diretto da ‘rossi’); i
cattolici dopo la sospensione del “non expedit” parteciperanno in
massa alle lezioni del 1913, ottenendo per la prima volta dopo
l’Unità d’Italia, una ventina di deputati cattolici. Oltre alla sua
opera fondamentale già citata, Toniolo scrisse: “La
democrazia cristiana” (1900); “Il
socialismo nella storia della civiltà“ (1902); “L’odierno
problema sociologico” (1905); “L’unione
popolare tra i cattolici d’Italia” (1908).
Degno sposo e padre di famiglia, professore emerito e apprezzato
nell’Università, dirigente e fondatore di opere sociali, scrittore
fecondo di economia e sociologia, cristiano tutto d’un pezzo e
fedele alla Chiesa, stimato dai pontefici del suo tempo, amico e
consigliere del Beato Bartolo Longo, nella fondazione del Santuario
e opere annesse di Pompei; morì fra il cordoglio generale, il 7
ottobre 1918 a Pisa. Il 7 gennaio 1951 fu introdotta la Causa per la
sua beatificazione e il 14 giugno 1971 fu emesso il decreto sulle
sue virtù con il titolo di ‘venerabile’. |