I CAPRESANI

(Da : Geremia Chinali , Il castello di Caprese e Michelangelo Buonarroti -Compendio storico

con appendici e documenti- , AR , Bellotti 1904 , pp 59-63)

 

29-2-06

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Finestra sul popolo aretino, toscano,italiano

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INDICE

XII. Popolazione e indole degli abitanti

XIII. Usi e costumi

 

XII. POPOLAZIONE E INDOLE DEGLI ABITANTI

                 La fertilità del suolo, bagnato dal Singerna e da altri corsi d' acqua, e l' industria degli abitanti nell' introdurre nuove colture, hanno largamente contribuito a migliorare le condizioni economiche della popolazione, la quale andò progressivamente aumentando (tranne in quegli anni ne' quali infierirono malattie contagiose), come si può rilevare dal seguente prospetto statistico:
 

Anni

Famiglie

Abitanti

Le notizie sono state tolte dal Repetti e dallo  Stato Civile

1551 

1745

1819

1833

1843

1845

1846

1864

1871

1881

1896

1898

-

-

280

309

317

391

392

399

430

442

445

450

1963 

1476

1287

1567

1572

1749

1752

1916

2309

2324

2849

2933

Repetti , Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana .

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Stato civile di Caprese .

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                Come si ha dal Repetti, la popolazione che nel 1551 era di 1963 abitanti, scese nel 1745 a 1476, e nel 1819, a 1287. Ma nei successivi 81 anni la popolazione si è accresciuta di 1646 abitanti, ossia supera del doppio quella che era nel 1819. L' aumento maggiore si riscontra negli ultimi 34 anni (dal 1864 al '98) che è stato di 1017 abitanti, corrispondenti nel 1864 a 29 per ogni chilometro quadrato, a 35 nel 1881 e a 43 nel 1890. Nei 45 anni precedenti (dal 1819 a1 1864) la popolazione si accrebbe soltanto di 371, cioè in media di circa 8 per anno, mentre presa la media di tutti gli anni, lo aumento ragguaglia a più di 20 per anno, senza tener conto di quelli nei quali si ebbe qualche epidemia, che fece crescere la mortalità. Crediamo che allo aumento della popolazione abbiano molto giovato l' igiene e la nettezza, specialmente dopo la costruzione di nuove case e restauro o miglioramento delle antiche, rese più ampie e meglio aereate.

                Gli abitanti, quasi tutti dediti alle industrie agricole  principalissime loro sorgente di guadagno, sono laboriosi, frugali, allegri e contenti della loro condizione. Hanno ingegno e attitudine per riuscire in molte cose, anche negli studii e nelle arti; in genere si mostrano buoni e coraggiosi soldati. Nella fisonomia, negli atti e anche nei costumi hanno del toscano e del romagnolo ad un tempo, e perciò, se provocati, sono facili ai risentimenti, agli sdegni, alle risse e alle vendette. Semplici, schietti e servizievoli, a prima vista sembrano piuttosto ruvidi di maniere, ma sotto le rozze lane delle loro vesti palpita sempre un cuore affettuoso e gentile, non sordo alla pietà per gl' infelici, sebbene siano più limitati che splendidi, o meglio dediti a far masserizia, vivendo con parsimonia. Per loro l' ospitalità è un dovere, accompagnata da una cortesia squisita, espressa con linguaggio che se può parere alquanto volgare nella forma, è molto espressivo nel concetto. E' raro che usino            l' astuzia e l' inganno nel trattare gli affari, non tanto perchè sono profondamente religiosi, quanto perchè odiano la menzogna ed amano la onestà in tutto. Ciascuno ha il suo campo, il suo castagneto, la casa, e la proprietà vien rispettata scrupolosamente. .

                E la donna! -esclama Luigi Mercanti 1) - . . .la donna di quei monti è bella , festante come l' acqua del ruscello che irriga passando per i suoi verdeggianti prati; ha qualche cosa del rosignolo, che svolazzando canta in primavera sugli alberi l' amore, e del grazioso fiorellino dei prati, di cui spesso porta il nome ..

 

XIII. USI E COSTUMI

                I Capresani, antichi nei costumi e nelle credenze religiose, amano i loro monti, la casa e la chiesa e sono incapaci di nuocere, tanto che il Governo potrebbe risparmiare il Delegato, il Pretore e i Carabinieri, se non fossero talvolta necessarii per frenarli, perchè guai a chi manomettesse i loro diritti o recasse oltraggio alle loro istituzioni e convinzioni ! Ciascuno ha il Codice, come si dice volgarmente, sulla punta delle dita, e la giustizia, massime in certi casi, vorrebbe farsela da sé .

                Gelosi della loro storia, i vecchi come i giovani e le donne altresì serbano vive le tradizioni dei principali fatti che si svolsero sui loro monti e del Castello. Tutti sanno a memoria un Canto in ottava rima, che tratta della origine e della storia di Caprese 2); chè la poesia e il canto, forse più che in altri luoghi, pare per tutti un istinto, un godimento e un bisogno , badando alle pecore, per passare il tempo e sfogare gli affetti, cantano stornelli e rispetti o imparati da altri o trovati da loro; non è raro sentir ripetere da uomini e donne che non sanno leggere, Canti interi della Gerusalemme del Tasso, i quali se non recitati, o cantati correttamente, lo sono con molto sentimento. Terminati i lavori, sull' imbrunire della sera si raccolgono intorno al focolare domestico, in un angolo del quale prende posto il più vecchio o capoccia, da tutti amato e rispettato. Così raccolti passano le loro serate invernali, e dopo aver recitato il Rosario, raccontano novelle, leggono libri per lo più di poesie, oppure si divertono ai giuochi della tombola e delle carte; e, massime nelle feste del Natale, i giovani al pari dei ragazzi fanno svariati esercizi di ginnastica. Durante il carnevale, al suono dell' organino, del violino o della chitarra, ballano il trescone e la manfrina; ma oggi i giovani hanno imparato a ballare la polka, il valtzer e la mazurka. Notabile in quesli balli è la veglia offerta dal giovine fidanzato alla sua ragazza, la quale prende dal giovane con cui ha ballato un fiasco di vino, e dopo averne bevuto un sorso, ne mesce ai presenti; appena che tutti han finito di bevere, ricomincia un ballo detto dell' insalata. Alcuni per bisogno, altri per desiderio di guadagno, emigrano in gran numero nella Maremma, lasciando in casa la moglie e i figliuoli per quattro o cinque mesi. Nel villaggio di Fragaiolo dove la emigrazione è maggiore, le donne che hanno il marito o altri della famiglia in Maremma, nelle giornate invernali più fredde e nevose esclamano la mattina appena alzate dal letto, vedendo il tempo indiavolato: - poveri omini, chi sa che freddo sentiranno laggiù in Maremma, in quelle capanne poco buone  , e sempre fuori a lavorare - . Ma subito preparano una buona polenda di castagne, e refocillate a dovere tornano all' aperto e dicono: - oh come s' è rabbonaccito il tempo; anche i nostri in Maremma staranno meglio- !

                In questi ultimi anni l' emigrazione è molto aumentata anche per altri luoghi, e ciò non propriamente per bisogno ma per aviditità di guadagno. Così i nostri montanari han mutato assai di costumi e di voglie, ond' è che ogni anno andiamo perdendo gli usi e le vesti patriarcali d' un tempo; nè si vedono più calzoni corti e cappelli feltriti, ecc., costume caratteristico di questi luoghi. Pure in molte famiglie usano sempre di cardare la lana, filarla e tesserla, occupazione riserbata alle lunghe serate d' inverno. E parimente si fanno tessuti canapa e di lino per il bisogno della famiglia, che raccolti nei propri campi mecerano, o come dicono qui incigliano, poi maciullano e filano la loro tiglia o filo. Tuttavia si sono introdotte le mode, e donne o uomini vestono stoffe più gentili, camicie e sottane inamidate, e invece di scarpe grosse calzano stivaletti eleganti. Anche nel vitto non manca il progresso: sono sempre in uso le castagne arrostite (bruciate), volgarmente dette bricie, le ciambelle chiamate zuccherini; ma al vino comune si sono aggiunti il vinsanto o i liquori, il caffè ed altre ghiottonerie. Un tempo i fumatori erano segnati a dito come discoli e scapestrati, ora quasi tutti hanno in bocca il sigaro o la pipa; i nostri vecchi non potevano vedere non che leggere le gazzette, ed oggi quasi in tutte le case si trovano i giornali.

                Caratteristiche e tuttavia comuni ad altri luoghi sono queste costumanze. Nelle nascite, quando si va al battesimo, il neonato è coperto con panno rosso se maschio, bianco se femmina; e la puerpera vien visitata  dalle parenti, che le recano galline e uova, invitate poi colla comare a un lauto banchetto.

                 I giovinotti si recano a cantare stornelli e rispetti sotto le finestre o intorno alla casa della loro amorosa fidanzata, e nel giorno di Ognissanti, come in quello delle Sette merende, che cade l' ultima domenica di carnevale, usano i fidanzati di portare in casa della promessa sposa della carne e del vino. Nell' ultima sera di carnevale si usano in diverse famiglie le grandi fiammate all' aria aperta, dette fuochi. In quelle case dove trovansi fidanzate vanno i giovinotti a fare spari con armi da fuoco, rimanendo poi a cena con la famiglia. E le ragazze che hanno avuto tale dimostrazione la ricambiano per la Pasqua di Resurrezione donando al giovinetto una camicia e una pasta-reale con altri regali, ed egli si fa un dovere di visitare la bella riportandole una porzione di quel dolce; il che si chiama riportare il pezzo.

                Alle giovani, il cui fidanzamento è noto ma che ancora non hanno ricevuto l' onore dei tonfi, nel primo martedì di quaresima e anche in altri successivi, a notte inoltrata , per canzonatura, vengono fatti i tonfi e i fuochi. Chiamano questo scherzo del primo martedì Milano, dei seguenti Milanino.

                Nella sera di mezza quaresima i fidanzati fanno, presso la famiglia della loro promessa Sposa, un' allegra cena che dicono Segasora .

                Per l' Epifania, volgarmente detta Befana, si segnano in una nota i nomi di giovinotti e di ragazze, ma delle ragazze una di più; ed estratti i nomi da due borse, uno di maschio ed uno di femmina, questa è la sua befana, quello il suo befano, e l' ultima rimasta vien chiamata la Befana. E in questa circostanza, alcuni contadini, accompagnati da suonatori di organino, di violino e di chitarra, vanno alle case a  cantare una canzone in suffragio delle anime del Purgatorio, raccogliendo elemosine di denari, castagne, uova, ecc., che  poi servono per celebrare uffizi nelle chiese della Lama e di Salutio , in suffragio dei morti, appartenenti alle famiglie che hanno fatto le offerte.

                In occasione di matrimonio, quando i promessi sposi si recano alla chiesa vengono accompagnati da molti parenti ed amici (corteo); e quanto più sono, tanto più è manifesta l' importanza e la splendidezza delle famiglie alle quali appartengono gli sposi. Con spari di armi e con fuochi d'allegrezza si saluta l'arrivo della sposa alla casa o alla parrocchia del marito, mentre si fanno i cosidetti serragli presso la casa paterna, con nastri tenuti da due uomini attraverso la strada da cui deve passare il corteggio, facendo finta       d' impedire il passo. Allora gli uomini gettano a piene mani confetti ordinarissimi e le donne zuccherini o ciambellette, e in questo ruffa ruffa di cuccagna, nel quale entrano in maggior numero i ragazzi, il corteo e gli sposi passano. Nel percorso usano di offrire agli sposi del vino, che chiamano rinfresco, e in giornata si fa il banchetto  terminato col ballo.

                Nello sposalizio di vedovi è costume di fare la cosidetta scampanacciata,  fracasso assordante di campani, bombole, padelle, ecc. se gli sposi sono di buoni costumi; quando hanno cattivo nome, ai campanacci si aggiungono le trombe e le corna. Ma spesse volte queste dimostrazioni finiscono in bastonate!

 

NOTE

1 :  Illustrazione , tante volte citata , p. 11 .

2 : vedi Appendice di n. 8 .

3 : Crf . : nell' Appendice di n. 9 la Breve relazione storica di Caprese, scritta al tempo del Governo francese .

 

FINE

 

 

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