( Caprese, cioè Caprese Michelangelo -Arezzo- . Da : Soderi Piero Antonio, Il Castello di Caprese , BAAM (Brigata Aretina Amici Monumenti), Anno XIX Dicembre 1993, n. 57, pp. 37-39 )
1. La Collina di Caprese, sul fianco del Singerna, e sullo sfondo, il Monte Faggeta. Tutto è rivestito del verde estivo, in luglio. Vista dalla Frazione di Villa Tifi. |
2. Palazzo Chiusini (a volte detto Clusini), sede del Comune tuttoggi. XIV° secolo. |
3. Entrata del Castello (vista dall'interno) e Campanile a vela con la Campana del 1561 detta anche Campana del Popolo. |
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5.Potesteria o Casa del Podestà o Casa Natale di Michelangelo Buonarroti, sec. XIV°. Ha il tetto a due spioventi come l'adiacente Palazzo Chiusini. Oggi è sede della parte centrale del Museo Michelangiolesco. Michelangelo nacque probabilmente nella stanza corrispondente alla finestra centrale. Consta di scala e loggiato esterni, analogamente ad alcune abitazioni della architettura rurale del contado toscano e più sporadicamente del resto d'Italia; mentre le finestre principali ad arco e le secondarie rettangolari e più piccole, sono analoghe a certi Palazzi nobiliari (come per es. lo stesso Palazzo Chiusini) . |
6. Palazzo Chiusini e scorcio dei resti della Cinta muraria o Porta, come appaiono all'unico ingresso odierno dei residenti nel Comune e dei Visitatori o Turisti. |
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7. Ruderi del Castello : Cortile interno, un tempo cuore del Castello -crf. Foto 12- , oggi ornato con sculture in bronzo di contemporanei italiani |
8. Ruderi del castello : avanzi di mura . Purtroppo l'ultima Torre fu abbattuta -anziché restaurata- da Pietro Leopoldo nel 1782, quando Caprese, tra l'altro, venne aggregato a Pieve Santo Stefano. |
9. Ruderi del Castello, Forse un Pozzo o un Granaio o Cisterna...o i fondamenti di una Torre. |
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10. Impresa di Caprese, Monumento o Cenotafio al vescovo Tarlati, Arezzo, Duomo, parete di sinistra entrando. 12° formella a contare da sinistra in alto. 1330, autori i senesi Agostino di Giovanni e Agnolo di Ventura. Sullo sfondo al centro, è visibile una descrizione scultorea del Castello di Caprese, che rende l'idea della sua bellezza magnificente. |
11. Castello di Caprese : Mensionato già nel 1082. Ricostruzione o Disegno di Luigi. Mercanti, (Il Castello di C. FI, Pellas,1875, p.68). Le torri principali sono tutte sulla parte centro-sinistra. Al centro c'è la più elevata, che evidentemente funzionava da generale Torre di Guardia. Se si prova a immaginare l'imponenza di questa costruzione come culmine architettonico della naturale collina capresana (come in parte si vede nella scultura o Foto 10), si può avere un'idea di quanta bellezza si è perduta con la sua distruzione; e quanto grande sia stato il danno arrecato dai distruttori, a Caprese e al mondo intero . Tuttavia avrebbe potuto andare ancora peggio; ed è perciò una fortuna provvidenziale, che ciononostante rimangano dei Resti murari, Palazzo Chiusini e almeno la Casa di Michelangelo. |
12. Castello di Caprese: Pianta dell'ing. Luigi. Mercanti.(Cit. Foto 11, p. 69). Rimangono tuttoggi la Porta d'Entrata, qualche tratto delle mura, Casa Chiusini e la Potesteria; cioè rimane la parte destra. Quella di sinistra, ruotante attorno a una sala o cortile centrale, è andata perduta, tranne qualche resto perimetrale. Proprio in questa parte si trova il nuovo edificio museale, estensione del Museo Michelangiolesco. |
Il Castello di Caprese sorge sopra un colle isolato dominante la Valle del Singerna (Foto 1), affluente del Tevere. Da qui lo sguardo spazia sulla corona dei monti circostanti, rivestiti di faggi e di castagni e sui verdi pascoli. Il colle è delimitato a levante da una poderosa cinta murata nella quale, sopra la porta d'ingresso al Castello si trova un Campanile a vela con la Campana fusa nel 1561 (Foto 3). All'interno del recinto di forma ovoidale, sono la Casa Chiusini (Foto 2), sede del Comune, e la Potesteria (Foto 5), entrambe del secolo XIV° . Recenti restauri hanno recuperato vecchie strutture e creato vani destinati ad attività culturali.
Caprese fu compreso in quel vasto dominio fondiario donato nel 967 dall'Imperatore Ottone I a Goffredo di Ildebrando che dal piviere di Socana, nel fondovalle dell'Arno, giungeva in Valtiberina attraverso le foreste di Caprile e del Trebbio. Queste località sono localizzate in comitatu aretino in massa Verona, corrispondente all'alta Valle del Tevere, indicata da Paolo Diacono nella nona Regione delle Alpes Appenninae che divideva la Tuscia dall'Emilia. Perciò Caprese tra i secoli VI e VIII venne a trovarsi nella zona di confine dei territori sottoposti all'influenza longobarda e bizantina; quindi si ritiene che il colle fosse stato utilizzato da entrambi gli schieramenti e che appartenesse a quella rete di fortificazioni indicate dallo Schneider come la prima generazione di castelli, a cui sono da assegnare anche Montedoglio, Catenaia e Mignano ricordati in precedenti Bollettini.
Recentemente non lontano dal colle, presso la Chiesa di san Cristoforo di Monna, è venuto alla luce un Pluteo in arenaria, mediamente di metri 0,95 X 1,85, ritenuto dal prof. Alberto Fatucchi di notevole livello artistico che egli ha assegnato alla seconda metà del secolo VIII°.
All'inizio del 1000 il territorio di Caprese risulta in possesso ad un gruppo di famiglie di origine longobarda che avevano consolidato le loro posizioni su tutta la Valle. Un conte Suppone, detto il Nero, dei Longobardi de Caprise, donò all'abate Arnone di Santa Fiora alcune terre in Monna e in altri luoghi della Valle, che nel 1070 risultano contese dai Barbolani e dai figli di Raniero di Galbino, potenti feudatari. Alberigo di Ranieri all'epoca risulta proprietario del Castello di Caprese (Foto 11) che nel marzo 1082, daccordo con la moglie Tederata, cederà al fratello Bernardino insieme a quelli di Anghiari, Trecciano e Sovaggio.
Bernardino nel 1104, trovandosi a letto malato, con atto di testamento [lascia...] eredi dei propri beni i Camaldolesi che in Caprese erano già insediati con le Abbazie di Tifi e di Decciano situate vicino al Castello; di conseguenza essi acquistarono un ' ulteriore giurisdizione nel territorio capresano, come confermano i diplomi imperiali di Federico I° e Arrigo VI°.
Le due Abbazie non furono soltanto centri di irradiazione religiosa, ma tra i secoli XII e XIII, anche nuclei di organizzazione economica e sociale, spesso contestati da membri dei Conti di Galbino, che dominavano il territorio tra Anghiari e Caprese. Gli abitanti di Caprese per difendersi dai soprusi di questi feudatari, stabilirono di sottomettere il loro Castello al Comune di Arezzo, che già mirava al controllo politico della Valtiberina. L'atto fu stipulato nel 1226 da Guidoramo sindaco di Caprese, insieme a Griffolo e Matteo dei Lombardi . Il Comune di Arezzo fu rappresentato da Melliore di Amerigo. L' anno seguente nella Chiesa di Sant'Agnese gli ambasciatori di Caprese confermarono, davanti al Podestà aretino, di rispettare i patti stabiliti.
La sottomissione ad Arezzo durò trentacinque anni, poi i Capresani sempre per sottrarsi ai Conti di Galbino, si misero sotto la protezione dei Conti di Romena. Signore di Caprese per molti anni, fu il Conte Aghinolfo figlio di Guido Guerra e della Buona Gualdrada , capostipite dei Guidi di Romena, che teneva i feudi di Lierna, Moggiona, Raggiolo, Porciano e di altri luoghi del Casentino. Fu un valoroso capitano e stette al servizio di Arrigo VII di Lussemburgo fino alla morte dell'imperatore avvenuta a Buonconvento.
Ma a causa delle continue assenze da Caprese e della vita scellerata di suo figlio che pare si fosse perdutamente innamorato della bellisima Imeldina di Trecciano, nipote di un abate camaldolese, Aghinolfo perse la fiducia dei suoi sudditi i quali si ribellarono; di queste discordie approfittò il vescovo Guido Tarlati che assediò il Castello. I Capresani allora si accordarono con Pier Saccone, fratello del vescovo, per consegnargli il Castello, se entro dieci giorni non fossero giunti gli aiuti richiesti da Aghinolfo ai Fiorentini; il 7 gennaio 1324 infatti i Capresani cederono il Castello al vescovo, che ebbe anche Rocca Cinghiata e Usciano dove si trovava un Palazzo di Aghinolfo. Gli Annali aretini riferiscono che fu dipinta la Capra che bruca l'erba nella sala del castello, quale stemma di Caprese (Foto 4), in sostituzione di quello dei Conti di Romena, che per più di sessant'anni avevano dominato la Valle del Singerna. Sul cenotafio del Vescovo, nella nostra Cattedrale, il Castello è rappresentato sopra un Colle cinto da doppio giro di mura, sulle quali si alternano alcune torri.
Nel 1355 i Perugini in odio contro i Tarlati, si allearono con Neri della Faggiola già cacciato da Sansepolcro dai Tarlati dopo avere sconfitto Pier Saccone sul Piano d'Anghiari; essi ripresero Città di Castello, Citerna e Sansepolcro e assediarono Arezzo, spingendosi fino in Valdichiana, facendo correre il palio al loro ritorno, sotto le mura della città a prostitute con le vesti rialzate fino alla cintura. In seguito a questi avvenimenti i Tarlati dovettero cedere Caprese ai Perugini che lo tennero fino al 1352 quando ritornò, con l'aiuto dell'Arcivescovo di Milano Giovanni Visconti, in possesso di Marco di Pietramala. Ma nel 1384 i Capresani ribellatisi alla tirannia del Tarlati, si dettero in accomandigia alla Repubblica Fiorentina; l'atto stipulato il 28 novembre, stabiliva che nel Castello doveva risiedere un podestà, cittadino fiorentino e guelfo, per l'amministrazione civile e criminale di quel territorio.
E a Caprese il 1° Ottobre 1474 venne quale 169° Podestà, Ludovico di Leonardo Buonarroti Simoni con la giovane moglie Francesca di Neri di Miniato del Sere, incinta di tre mesi che il 6 marzo dell'anno seguente dette alla luce quel figliolo sotto fatale e felice stella, come scrisse il Vasari, al quale fu dato il nome di Michelagnolo.
Nel 1502 Caprese venne occupata da Vitellozzo Vitelli, alle dipendenze del Duca Valentino che agiva per conto de' Piero de Medici. L'occupazione durò poco tempo perché il Ré di Francia, amico dei fiorentini, fece pressione sul Duca perché Caprese fosse restituito alla Repubblica del Giglio.
Un'ultima vicenda interessò Caprese nell'agosto 1527, quando le truppe di Carlo V° guidate dal Duca di Borbone, attraversarono la Valtiberina dirette a Roma. Il Castello subì in quell'occasione danni e distruzioni dovuti all' incendio provocato dalle soldatesche.
Nel 1782 l'unica torre superstite del Castello che minacciava rovina, venne fatta demolire per ordine del Granduca Pietro Leopoldo : In quello stesso anno venne soppressa la Potesteria e Caprese fu aggregato al Vicariato di Pieve Santo Stefano .
BIBLIOGRAFIA
Geremia Chinali, Il Castello di caprese e Michelangelo Buonarroti, Arezzo 1904 ;
Paolo Diacono, Storia dei Longobardi (Trad. di F. Roncoroni) Milano 1971 ;
Alberto Fatucchi, Aspetti dell'invasione longobarda del territorio aretino (Atti e Memorie Accademia Petrarca di Arezzo, Vol. XLI 1973-75);
Ubaldo Pasqui, Documenti per la storia della città di Arezzo nel Medioevo (Vol. I-II-III-IV) Firenze 1899-1940 ;
Fedor Schneider, L'Ordinamento pubblico della Toscana medioevale (trad. di Fabrizio Barbolani di Montauto) Firenze 1975 .
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