8. LETTERA A GIUSTO DA VOLTERRA

(priore del monastero principale dell' ordine di Monteoliveto presso a Chiusure del contado di Siena)

(Santa Caterina da Siena : Siena 1347- Roma 1380)

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Riassunto : Cosa convenevole è che chi ama sia amato, e allora dà bere l'anima al suo Creatore quando gli rende amore per amore; ma non gli può rendere per servizio che possa fare a lui, ma col mezzo del prossimo. E non doviamo fare come fecero e' Giuderi che gli deron aceto e fiele: allora riceve aceto e fiele da noi, quando noi stiamo in uno amore proprio sensitivo, in una negligenzia radicata in uno parere e piacere del mondo, con poca vigilia e orazione, con poca fame de l'onore di Dio e della salute dell'anime.

 

TESTO

 

                Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

 

                Carissimo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava de' servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi mangiatore e gustatore dell'anime, imparando dalla prima dolce Verità che per fame e sete che aveva, d'ansietato desiderio, della salute nostra, gridava in sul legno della santissima croce, quando disse {Sitio}{Gv19/28} - quasi dica: «Io ò più sete e desiderio della salute vostra, che io con questa pena finita mostrare non vi posso», perché la sete del santo desiderio è infinita e la pena sua è finita -, sì che ci dimostra la sete ch'egli à dell'umana generazione, poniamo che anco corporalmente fusse afflitto di sete.

 

                O dolce e buono Gesù, insiememente manifesti la sete, e dimandi che ti sia dato bere: e quando è che dimandi bere a l'anima? Allora quando ci mostri l'affetto e la carità tua, Signore mio.

 

                Vedete bene, carissimo padre, che 'l sangue ci manifesta l'amore ineffabile: ché per amore à donato el sangue, e con esso amore ci chiede bere, cioè che colui che ama richiede d'esser amato e servito. Cosa convenevole è che chi ama sia amato, e allora dà bere l'anima al suo Creatore quando gli rende amore per amore; ma non gli può rendere per servizio che possa fare a lui, ma col mezzo del prossimo:

 

                e però si vòlle l'anima con tanta solicitudine a servire al prossimo suo in quel servizio che vede che più piace a Dio; e in quello si essercita.

E sopra tutti quanti gli altri servizii che piacciono al nostro Salvatore si è di trarre l'anime delle mani del dimonio - trarle dello stato del secolo, della bocca delle vanità del mondo -, e reduciarle allo stato santo della religione.

 

                E non tanto che sia da lassargli e fuggirli, quando con tanto desiderio vengono, ma egli è da mettarsi alla morte del corpo per potergli ritrare. E questo è quello santo beveraggio el quale chiede el Figliuolo di Dio in su la croce: non doviamo esser negligenti a darglili, ma soliciti, poiché vedete bene che per questa sete muore. E non doviamo fare come fecero e' Giuderi che gli deron aceto {Mt27/47; Mc15/36; Gv19/29} e fiele: allora riceve aceto e fiele da noi, quando noi stiamo in uno amore proprio sensitivo, in una negligenzia radicata in uno parere e piacere del mondo, con poca vigilia e orazione, con poca fame de l'onore di Dio e della salute dell'anime.

 

                Veramente questo è uno aceto e un fiele mescolato con grande amaritudine, della quale amaritudine è suo el dispiacere, perché gli dispiace; e a noi torna l'amaritudine e'l danno.

 

                Che dunque ci è bisogno di fare a non dargli questo bere? Non ci è bisogno altro che l'amore; e l'amore non si può avere se non dall'amore. E con lume si leva l'amore a tirare a sé l'amore: cioè che levando l'occhio dello 'ntelletto nostro con affetto e desiderio, ponsi nell'obiecto di Cristo crocifisso, el qual obiecto ci à manifestata la volontà e amore del Padre etterno, col quale ci creò solo per questo fine, perché avessimo vita etterna.

 

                El sangue del Verbo dell'unigenito Figliuolo di Dio ci manifesta questo amore, el fine per lo quale fummo creati. Allora l'affetto nostro, avendo uperto l'occhio de lo 'ntelletto nell'affetto di Cristo crocifisso, traie a sé l'amore: truovasi amare quello che Dio ama, e odiare quello ch'egli odia.

 

                E perché 'l peccato è fuore di Dio, l'à in tanto odio e dispiacere che non tanto che si diletti d'esso peccato, ma egli darebbe mille vite corporali, se tante n'avesse, per campare l'anime dal peccato mortale.

 

                Datemegli bere, carissimo padre, ché vedete con quanto amore egli ve ne chiede; crescetemi uno desiderio santo e buono verso questo grazioso cibo. E non mirate mai per veruna dignità, né per grandezza né per bassezza, né per l'essere legittimi né illegittimi: ché 'l Figliuolo di Dio, le cui vestigie ci conviene seguitare, none schiffòe né schifa mai persona per veruno stato né altra generazione, né giusti né peccatori; ma aguegliatamente ogni creatura

che à in sé ragione riceve con amore, pure che si voglia levare dal fracidume del peccato mortale, dalla vanità del secolo, e tornare a la grazia.

 

                Questa è quella dottrina che è data da lui; e poniamo ch'ella sia data a tutti, molto maggiormente è data a voi e agli altri governatori e ministri dell'Ordine: che quando delle buone piante vi vengono alle mani, e vengono con fame e desiderio de l'Ordine, e per amore della virtù escono del secolo e corrono al giogo dell'obedienzia, non è da fuggirle, né da schifare per veruna cosa. E siano nati come si voglia; ché non spregia Dio l'anima di colui che è conceputo in peccato mortale, più che di quello che è conceputo ne l'atto del sacramento del matrimonio: egli è accettatore de' santi e buoni desiderii, el dolce Dio nostro.

 

                E però vi prego e voglio che questa pianta novella la quale el priore vi mandò, chiedendo che fusse ricevuta all'Ordine, voi el riceviate caritativamente: ché egli à una santa e buona volontà, e la condizione naturale è anco buona; e à posto per amore l'affetto alla religione, e singularmente lo Spirito santo el chiama all'Ordine vostro. Non dovete, e io so che voi non volete, fare resistenzia allo Spirito santo.

 

                Maravigliami molto che la risposta venne del no; e ònne avuta grande amirazione. Forse che fu difetto di chi fece l'ambasciata, che non seppe forse meglio fare: non che egli adoperasse altro che bene, ma non seppe più. Ora vi prego per l'amore di Cristo crocifisso che voi al tutto vi disponiate a ricevarlo, che sarà onore di Dio e dell'Ordine; e non mel lassate, però ch'egli è buono giovano, e se non fusse buono io non vel mandarei. E questo vi domando per grazia; e per debito el dovete fare secondo l'ordine della carità. A chi viene a voi a chiedarvi bere, non ne siate scarso: datenegli.

 

                A questo m'avedrò se voi starete in sulla croce, a dare bere a l'asetato che vi chiede bere: ché per altra via non veggo che potiamo esser piacevoli a Dio. E però dissi ch'io desideravo di vedervi affamato gustatore e mangiatore del cibo dell'anime per onore di Dio.

 

                Altro non dico. Permanete etc. Gesù dolce, Gesù amore.

 

 

FINE

 

 

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