E' VERO O NO CHE DOVE E' IL CATTOLICESIMO SI VIVE CON PIU' PIENEZZA O GIOIA

Al Forum di http://www.totustuus.biz/showthread.php?p=16976#post16976  n. 10 , il 19-10-08

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                Correggetemi se commetto errori di logica o di teologia. Sono nuovo e manco so bene cosa sia un Forum, le sue regole, i suoi amministratori che si firmano a sigle, che son centinaia... e quant'altro.

                Sono però fortemente provocato a rispondere alla domanda che prendendo spunto da Chesterton, è del seguente tenore:

                se sia vero o no che dove è il cattolicesimo, è più facile vivere con quella maggior pienezza, della quale la gioia è in effetti un sintomo visibile.

                La risposta che mi dò è dunque positiva: E' vero per vari motivi, ma specialmente perché Dio è più evidente e più vicino se cattolicamente vissuto.

                Il cattolicesimo dice che la fede senza le opere è morta; onde anche le opere senza fede mancano di qualcosa, cioè sono piuttosto anonime e non firmate chiaramente. Ma l'armonia tra fede e opere, è un tratto fondamentale della vita umana.

                Il cattolicesimo dice che per far funzionare al meglio la Chiesa, ci vuole sia la gerarchia che i fedeli. E anche in senso umano, cioè non ecclesiastico, perché una Istituzione qualsiasi funzioni, ci vuole chi comanda e chi ubbidisce. Pertanto l'istituzione fondata da Cristo stesso (Dio stesso), non poteva non assumere anche, per così dire, i presupposti del miglior funzionamento umano e antropologico.

                Il cattolicesimo ammira l'Albero di Natale; e forse ne ha ispirato in antico, l'assunzione dal mondo delle feste pagane e nordiche. Tuttavia a partire specialmente dalla vigilia di Natale del 1223 a Greccio, mediante Francesco d'Assisi, rappresenta per primo il Presepe vivente; e da allora questa novità si diffonde in tutto il mondo. Ma il Presepe può essere descritto come la rappresentazione più realistica dell'incontro quotidiano che ogni cristiano ha, tra il cielo e la terra. Il presepe, vivente o no, descrive comunque l'incontro decisivo tra il cielo e la terra, tra l'uomo e il suo Dio che ha preso per sempre anche la natura umana.

                Ora anche solo considerando questi pochi aspetti, cioè l'Unità inscindibile e armonica tra fede e opere, l'unità inscindibile e armonica  tra gerarchia e popolo, la predilezione per il Dio incarnato, cioè per l'incontro rivoluzionario tra il Cielo e la Terra (le cui conseguenze sono insieme evidenti e invisibili nell'esperienza del mistero), si capisce come l'uomo cattolico, nella misura che è tale, debba essere anche necessariamente più pieno di gioia. E questa gioia deriva dal fatto che le sue premesse di fede, lo portano non solo a pensare Dio più vicino, ma specialmente a farne l'esperienza quotidiana della sua maggiore vicinanza.

                Ciò detto, resta fondamentale la volontà degli individui, per cui nonostante le premesse cattoliche, alcuni diventano santi e altri restano peccatori ; ma altri si trasformano ciononostante, in diavoli . E allo stesso modo nelle altre religioni, alcuni crescono verso la santità, e altri restano indietro.

                Fattore decisivo diventa pertanto la volontà dell'individuo, dopo le premesse della religione in cui si nasce. Ma a mio parere i cattolici sono favoriti: possono diventare santi più facilemte, aiutati come sono dalle suddette premesse di fede e unità armoniche. Ecco perché dove è il cattolicesimo, anche la gioia è più visibile o facile: perché la vicinanza di Dio facilita e accompagna con maggiore evidenza, il cammino verso la santità.

                Scusate la mia improvvisazione forse un po eccessiva. ...  .

Orlando Metozzi

 

FINE

 

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