Stamani , dalle dieci in poi, ho assistito via televisione, alla sfilata delle Forze armate, a Roma, davanti al Presidente della Republica Giorgio Napolitano e al relativo contorno d'autorità .
Questa festa ha ragione d'essere, perché siccome esiste la Republica non può non esistere anche la sua festa : ora la festa della Republica, fatta in collaborazione e fratellanza, è motivo salutare di coesione e pace sociale e internazionale .
Ma ogni anno si consuma il seguente equivoco:
si confonde la festa della Republica e la festa delle Forze armate ; infatti sfilano solo i militari e al massimo la protezione civile, le crocerossine, qualcuno del servizio civile, alcuni volontari, ma è del tutto assente ogni rappresentanza della società civile, oltre le cariche dello Stato .
Questo modo di fare , cioè lo scambio improprio tra festa delle forze armate e festa della Republica, va cambiato , perché non rappresenta tutti i cittadini, ma solo i militari e alcuni volontari .
Si pone quindi il problema di come si dovrebbe cambiare in futuro.
Anzitutto, le Forze armate che sfilano, devono restare, perché la Republica, anzi la nazione, è anche dei militari, i quali vanno considerati come cittadini e professionisti a pieno titolo, di diritti e doveri .
Tuttavia la stessa Republica è anche la casa degli altri cittadini, oltre i militari e oltre i rappresentanti politici:
è la casa dei padri e delle madri di famiglia, dei figli, degli imprenditori, degli agricoltori, dei minatori, dei muratori..., dei lavoratori intellettuali e manuali, dei malati e dei sani come dei campioni dello sport; e specialmente è la casa dei cittadini onesti, i quali altro decoro o divisa non hanno, se non la legge principale e fondamentale dello Stato o Republica medesima , vale a dire l'onesto e forte desiderio di compiere il proprio dovere sempre, ogni giorno, magari nella oscurità e nella apparente sbiaditezza e noia della vita quotidiana . E ciò è tanto vero, che insieme alla Carica dello Stato, al Generale e al Poliziotto o al Guerriero, l'onestà quotidiana del cittadino è in realtà la prima vera garanzia dello Stato e specialmente dello Stato democratico. L'onestà del cittadino è la prima fonte del benessere sociale e l'antidoto naturale, presente e futuro che conserva tutto il corpo sociale medesimo da malesseri e patologie pericolose .
Ne consegue pertanto , come abbiamo affermato, che la festa della Republica dovrà in futuro tornare ad essere la festa della Republica di tutti i cittadini e non come ora, la festa della Republica delle sole forze armate .
Con questo obbiettivo, non è detto che l'unico modo di festeggiare la Republica, sia la sfilata sui Fori imperiali; ma se si vuol mantenere questa tipologia o tradizione, dovranno inserirsi anche la rappresentanza della società civile, preoccupandosi di mettere in chiaro adeguatamente, quale è la base e la garanzia fondamentale dello Stato oltre la politica e i muscoli delle armi : l'onestà dell'uomo comune, la testa e l'anima del cittadino onesto, che compie quotidianamente il proprio dovere .
Così facendo, la festa della Republica diventa anche una occasione educativa, e può recuperare il contenuto che attualmente gli manca, e sempre più si capisce che gli manca : oggi a Roma (ma anche consimili a Milano, Bologna, Venezia) è stata organizzata per esempio, una controsfilata alternativa a quella delle forze armate .
La festa del 2 giugno (che ricorda il referendum del 2 giugno 1946, quando si scelse la Republica a scapito della Monarchia) ha però un altro handicap o mancanza fondamentale, oltre alla non sufficiente rappresentanza del cittadino comune .
E questa mancanza è l'assenza di Dio : nello sfilare, non ho visto spazio alcuno dedicato alla preghiera, eccetto il momento del Te Deum nella piazza del Quirinale . Orbene, posto che la sfilata delle forze armate, passa davanti l'Altare della patria, con riferimenti alle divinità pagane che questo monumento contiene, se ne deduce che l'assenza della preghiera e della adeguata gratitudine verso Dio, non rappresenta affatto la Republica di tutti gli Italiani, ma solo la Republica degli ingrati e dei dimentichi, degli atei e degli schernitori di Cristo, neofabbricanti cronici di aborti e di divorzi, o meglio di lager legalizzati per offrire vittime innocenti alla neodivinità insaziabile dell'uomo moderno che si compiace appena può, d'aver preso il posto di Dio, e potere stabilire da solo chi deve vivere e chi no .
E' evidente tuttavia, che anche questa lacuna, se ben meditata e compresa, è un amaro presagio sul futuro della Republica : tenerne conto vorrebbe dire, a mio parere, rimandare i deleteri effetti delle malattie dello Stato, che incombono sulla sua salute o integrità prossima .
FINE
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