GESU' COME EROE DELL'UMANITARISMO

Da : G. K. Chesterton, La Nuovca Gerusalemme (Viaggio in Terrasanta), Torino, Lindau 2011 (Titolo originale: Ther new Jerusalem; prima edizione: Londra 1920,  Hodder and Stoughton);

Cap. 9 : La lotta con il Drago (The Buttle with the Dragon), pp. 203-205  

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                Ma il potere persistente e ancora vitale della leggenda, anche per chi la ritiene poco più che tale, presenta un ulteriore aspetto di rilievo. Gesù di Nazareth considerato semplicemente un uomo, è diventato così l'eroe dell'umanitarismo. Perfino i deisti del XVIII° secolo, negando la sua divinità, in genere fanno di tutto per esaltare la sua umanità. Per quanto riguarda i rivoluzionari del XIX° secolo, è davvero riduttivo affermare che lo esaltarono come uomo perché in effetti lo celebrarono piuttosto come un Superuomo. In altre parole molti tra loro lo rappresentarono come un uomo che predicava una morale nettamente superiore e addirittura strana, non solo in anticipo sui suoi tempi, ma in pratica anche sui nostri. Fecero dei suoi ammonimenti di perfezione mistica una specie di socialismo o pacifismo o comunismo che considerano ancora come qualcosa di ideale o da realizzarsi in futuro, il limite estremo dell'amore universale.

                Qui non discuto se hanno ragione o torto; secondo il mio giudizio hanno in effetti trovato in questa figura un simbolo di umanitarismo e di ricerca della felicità umana. Tutti conoscono le parole straordinarie e talvolta sbalorditive che avvalorano e illustrano questa parte dell'insegnamento. Gli idealisti moderni logicamente si emozionano per paradossi intensamente poetici come quello dei gigli sul campo 12); per loro rappresentano la gioia di vivere e la vitalità che riscontrano anche in Shelley e Whitman, unite al ritorno alla semplicità che supera quello di Tolstoj e Thoreau 13) .

                A dire il vero mi domando se quelle persone che esprimono questa critica senza ravvisare alcuna incongruenza, mosse dalla loro concezione semplicemente storica o umanistica, non abbiano esaminato soltanto la struttura poetica o oratoria di questi passaggi. Sicuramente esistono ben pochi esempi stilisticamente più raffinati e agili di quest'unico frammento sui fiori; l'inizio quasi superficiale con un riferimento causale a un fiore di campo, l'improvviso sbocciare del piccolo fiore porpora che rivela padiglioni e palazzi e il grande nome della storia nazionale; e poi con un gesto della mano, quasi in segno di sprezzo, il passaggio all'erba del campo viva oggi e domani gettata nella fornace. Poi segue, come spesso accade nei Vangeli, l'espressione assai più simile a una rampa celeste di scalini, una scala di logica fantasiosa. A dire il vero questo a fortiori e questa capacità di riflettere su tre livelli (lo osservo per inciso) sono davvero necessari al dibattito moderno.

                Molte menti sembrano non poter comprendere le tre dimensioni o non pensare che un cubo possa estendersi al di là di una superficie così come una superficie si prolunga al di là di una riga; ad esempio capire che il cittadino è infinitamente al di sopra di tutto, e che tuttavia, l'anima è infinitamente al di sopra del cittadino. Ma per ora ci interessano solo gli aspetti di questo mistero sfaccettato che sembra essere davvero in sintonia con lo Spirito Moderno. Nel valutarlo secondo i nostri criteri moderni riguardanti l'arte indipendente o l'economia ideale, si ammette che Cristo comprese tutto ciò che incarnano crudamente il socialismo o la vita semplice. Insisto di proposito su questo aspetto ottimista, direi quasi panteistico o addirittura pagano, dei Vangeli cristiani. Infatti solo quando capiamo che Cristo giudicato un semplice profeta, può condurre e conduce diffusamente all'amore per le cose naturali, possiamo avvertire l'energia terribile e tragica della sua testimonianza di una realtà orribile, l'esistenza di ciò che è inumano. Invece di considerare un passaggio come ho fatto, prendete tutto un Vangelo e leggetelo regolarmente, seriamente e continuativamente e avrete certo l'impressione di un mito o di un uomo. Infatti l'esorcista è più grande del poeta e perfino del profeta, e la storia, da Cana al Calvario, è una lunga lotta contro i demoni. Egli comprese meglio di cento poeti la bellezza dei fiori in un campo di battaglia; tuttavia scese in campo per combattere. E se le sue parole hanno un senso, rivelano che hai nostri piedi, simile a un baratro nascosto tra i fiori, esiste un male insondabile.

                  But this lingering yet living power in the legend, even for those to whom it is little more than a legend, has another relevancy to the particular point here. Jesus of Nazareth, merely humanly considered, has thus become a hero of humanitarianism. Even the eighteenth-century deists in denying his divinity generally took pains to exalt his humanity. Of the nineteenth-century revolutionists it is really an understatement to say that they exalted him as a man; for indeed they rather exalted him as a superman. That is to say, many of them represented him as a man preaching a decisively superior and ever strange morality, not only in advance of his age but practically in advance of our age. They made of his mystical counsels of perfection a sort of Socialism or Pacifism or Communism, which they themselves still see rather as something that ought to be or that will be; the extreme limit of universal love.

                I am not discussing here whether they are right or not; I say they have in fact found in the same figure a type of humanitarianism and the care for human happiness. Every one knows the striking and sometimes staggering utterances that do really support and illustrate this side of the teaching. Modern idealists are naturally moved by such things as the intensely poetic paradox about the lilies of the field; which for them has a joy in life and living things like that of Shelley or Whitman, combined with a return to simplicity beyond that of Tolstoy or Thoreau.

                Indeed I rather wonder that those, whose merely historic or humanistic view of the case would allow of such criticism without incongruity, have not made some study of the purely poetical or oratorical structure of such passages. Certainly there are few finer examples of the swift architecture of style than that single fragment about the flowers; the almost idle opening of a chance reference to a wild flower, the sudden unfolding of the small purple blossom into pavilions and palaces and the great name of the national history; and then with a turn of the hand like a gesture of scorn, the change to the grass that to-day is and to-morrow is cast into the oven. Then follows, as so often in the Gospels, the “how much more” which is like a celestial flight of stairs, a ladder of imaginative logic. Indeed this a fortiori, and this power of thinking on three levels, is (I may remark incidentally) a thing very much needed in modern discussion.

                Many minds apparently cannot stretch to three dimensions, or to thinking that a cube can go beyond a surface as a surface goes beyond a line; for instance, that the citizen is infinitely above all ranks, and yet the soul is infinitely above the citizen. But we are only concerned at the moment with the sides of this many-sided mystery which happen to be really in sympathy with the loden mood. Judged even by our modern tests of emancipated art or ideal economics, it is admitted that Christ understood all that is rather crudely embodied in Socialism or the Simple Life. I purposely insist first on this optimistic, I might almost say this pantheistic or even this pagan aspect of the Christian Gospels. For it is only when we understand that Christ, considered merely as a prophet, can be and is a popular leader in the love of natural things, that we can feel that tremendous and tragic energy of his testimony to an ugly reality, the existence of unnatural things. Instead of taking a text as I have done, take a whole Gospel and read it steadily and honestly and straight through at a sitting, and you will certainly have one impression, whether of a myth or of a man. It is that the exorcist towers above the poet and even the prophet; that the story between Cana and Calvary is one long war with demons. He understood better than a hundred poets the beauty of the flowers of the battle-field; but he came out to battle. And if most of his words mean anything they do mean that there is at our very feet, like a chasm concealed among the flowers, an unfathomable evil.

                         (Fonte del testo inglese : preteristarchive.com )

 

NOTE

12 : Rimando a Mt 6,24-34 ;

13 : Henry David Thoreau (1817-1862). Filosofo e scrittore statunitense; fu uno dei principali esponenti del trascendentalismo ed è noto per lo scritto autobiografico Walden, una riflessione sul rapporto uomo-natura, e per il saggio Disobbedienza civile, in cui sostiene che è giusto non rispettare le leggi quando esse vanno contro la coscienza e i diritti dell'uomo .

 

 

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