LA NOMENCLATURA DEI LUOGHI RURALI: COME RECUPERARLA

19-5-06

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Note

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                Con l'esodo rurale della seconda metà del secolo XX° , è noto come le campagne si siano spopolate. Pertanto anche i nomi dei vari appezzamenti e regioni, sono col passare del tempo, sempre più dimenticati, a mano a mano che si ricambiano le generazioni: morti i nonni e i genitori, i figli viventi in città o in paese (spesso facendo lavori extraagricoli nell'Industrie o nei servizi) non sempre, anzi raramente ricordano bene la nomenclatura del podere paterno o del nonno .

                Così , un patrimonio secolare o millenario , mediante il quale si organizzava un tempo l'impresa agricola e la vita rurale , viene a dissolversi, anche perché la moderna riappropriazione agrituristica e no, dei centri rurali, è condotta spesso da personale o individui estranei alla vita agricola, della quale vita, conservano o immaginano solo la vaga nostalgia delle cose belle e buone secondo il palato e al massimo secondo la generica estetica , ma non possono esservi coinvolti fino al punto da condurre un podere o da ricostruire anche nei particolari nomenclatori, la vecchia azienda della civiltà contadina o parentale .

                Si pone pertanto la domanda di come risolvere un tale problema, cioè come evitare che il tempo disperda la nomenclatura dei terreni agrari tradizionali, a mio avviso tuttoggi in gran parte recuperabile .

                Una soluzione potrebbe essere la seguente : aggiornare il Catasto collegando la numerazione delle particelle coi nomi tradizionali .

                Vero è che il Catasto italiano, stando alla sua Carta della qualità (Roma, Agenzia del territorio, 2005) , ha ancora molto da fare per aggiornarsi in cose tecniche fondamentali (es. volture, variazioni, ecc) e potrebbe sembrare un rallentamento inutile, caricarlo pure della salvaguardia della nomenclatura rurale .

                Ma se si riflette che una totale politica di valorizzazione del territorio (anche sotto l'aspetto agrituristico) implica pure il recupero dei nomi agricoli tradizionali, assegnati da secoli di vita rurale integrale, forse si capisce meglio che un simile sforzo varrebbe la pena intraprenderlo .

                D'altro canto, l'organismo catastale, non può essere considerato solo come un elenco da cui trarre informazioni fiscali o proprietarie . Se un elenco c'è , tantovale che sia completo anche sul versante destinato a qualificare in futuro più di ogni altro, la vita economica del territorio extracittadino, vale a dire la neocolonizzazione delle campagne, intrapresa da tempo dagli insoddisfatti della giungla urbana; si che questa neocolonizzazione che ora prende aspetti villerecci (case nuove o coloniche riabilitate in campagna) alberghieri o agrituristici, in futuro non potrà essere che un dato antropico sempre più significativo, almeno stagionalmente. Ma se questo dato deve consistere nel trasformare la campagna in regione urbana, si che tutto ciò che è tipico del luogo (compresi i nomi agricoli tradizionali) può esser dimenticato, mentre tutto ciò che è importazione urbana deve essere assunto, si capisce che ciò non è neocolonizzazione ordinata entro la valorizzazione migliore del territorio rurale, ma è solo una forma di depauperamento ennesimo della identità delle campagne.

 

 

FINE

 

 

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