Siamo a metà febbraio. Ormai è prossimo mezzogiorno. La sizza gelata che fa da signora discreta nei vigneti al mattino, filando argentei ricami e artistiche decorazioni tra l'erba secca, i tralci delle viti e gli alberi alti alle prode, è stata pian piano disciolta dal sole. Un sole invernale che s'accontenta di risplendere moderato sotto una cappa di mezzo nuvolo, senza sbrigliare la sua potenza dei giorni di sereno.
A mezzogiorno i quattro operai, cessano la potatura delle viti, e si siedono al solatio, nella sommità della vigna, consumando il loro pasto al sacco, come sempre.
Terminato il banchetto, la conversazione si anima ancor più, come è loro abitudine: parlano delle piccole cose accadute, una ruota bucata, un infortunio col trattore, un magro raccolto dell'orto, una cattiva scelta della semente, una brutta esperienza di lavoro in qualche altra fattoria...; e poi ci sono i casi della famiglia, per quelli che sono sposati: e questo è un argomento sempre insesauribile.
Frattanto ai quattro, s'aggiunge Gosto, che passava di lì per caricare le legne delle prode, altrimenti abbandonate disordinatamente sul posto.
E come sempre viene accolto con grande simpatia e rispetto; ma anche gran confidenza. Gosto infatti non è solo uno a cui piace l'amicizia e la conversazione; è anche l'agricoltore che ha più esperienza in quella fattoria: vi è nato e invecchiato, come suo padre e come suo nonno. Egli conosce pertanto, la vita, la morte e i miracoli, di uomini e piante .
Finalmente l'attenzione ricade su un muro circondato da rovi, olmi, frassini, che divide il piano soprastante da quello inferiore del Vigneto: è un' opera di antica sistemazione del campo, sigillata da una bella muraglia a secco, fatta, come si dice, a regola d'arte. Ma col tempo l'alta vegetazione del sottobosco, sostenuta perfino da qualche bel querciolo e frassino, ha coperto per intero il muro.
Tuttavia, i cinque conversatori, scoprono, poco distante dal luogo del loro desinare, una grossa buca sulla vecchia costruzione. Si accostano per controllare meglio, e dice Vincenzo: Certamente questa tana sbocca nel vigneto superiore, attraverso il muro.
Subito Elia e Antonio salgono tra i sterpi, e confermano: La buca fuoriesce sopra; anzi, essi annotano: sopra c'è l'entrata principale; pertanto quella sotto, deve essere l'uscita d'emergenza.
Ma chi, quale guerriero o animale, può aver scavato un condotto simile? Si chiede sempre più meravigliato, Sergio, il novizio.
Certamente, non si tratta di un rifugio bellico, perché sembra contenuto, e troppo regolare, andando in profondità. Dev'essere invece la tana di qualche animale. Ma di quale? Vincenzo non sa rispondere.
Forse si tratta di un Tasso: i Tassi fanno le tane a due buche principali, una d'entrata, l'altra d'uscita; e possono esserci persino vani intermedi. Sono animali straordinari: hanno la mania di scavare. Attenti però, che se esce impaurito, potrebbe anche mordere.
Ma che Elia, risponde Antonio, per farlo uscire ci verrebbero dei cani. Ma io non credo che sia un tasso. Non c'è abbastanza attività escavatoria all'entrata. Certamente si tratta di un animale selvaggio, a questa distanza dal paese, gli animali domestici, anche quelli senza padrone, non vengono a rintanarsi. Io credo si tratti di una volpe.
Sorge quindi una discussione: sarà una volpe o un tasso? Bisogna risolvere rapidamente il caso, perché alle tredici riattacca il lavoro. Da una parte ci sono i sostenitori della volpe, dall'altra quelli del tasso. Ma nessuno riesce a trovare argomenti e prove per mettere tutti daccordo.
Finché Vincenzo, vedendo Gosto ridere sotto i baffi, aspettando gli sviluppi della discussione che non cessa e sempre più s'infuoca, propone il risolvimento seguente:
Facciamo decidere a Gosto! Non è lui infatti l'esperto indiscusso di questi luoghi? Sentiamo la sua opinione. Gosto, si tratta di un Tasso o di una Volpe?
Gosto non risponde e ride ancora sotto i baffi; a braccia conserte, rinchiuso nella sua tuta, umilissimo, con la facciona rossastra dell'ultimo bicchiere e dell'antica salute, piccolo di statura, è tuttavia sotto lo sguardo di tutti: onde sembra quasi un clown del circo, in procinto d'affrontare il publico, se non fosse per la sua testa che tutti sanno essere talvolta, in furbizia, da più dei mercanti e in perizia, persino degli scienziati, quando si tratta di coltivare al meglio l'orto o i campi, o di fare il vino o l'olio, o di trattare gli animali.
Gosto sa dunque che le due parti, pur facendo ricorso a lui, in realtà non accetterebbero mai il suo verdetto. Egli conosce uno ad uno i compagni di lavoro. Pertanto non parla, anche se in cuor suo, sa trattarsi di una volpe. Tuttavia, di fronte all'insistenza, lo dice chiaramente:
E' una volpe, vedete, questa traccia, come è a forma di cane, più ristretta, palmata, e quest'altra simile...: non c'è dubbio è una volpe.
Ma il pianeta dell'ideologia contraria, non ci stà: è un tasso, non può essere che un tasso. Non possono sbagliare, stavolta han ragione loro, e sbaglia anche Gosto. Urge dunque una prova definitiva; che però Gosto ha già trovato, prima ancora di parlare. Pertanto dice:
Ragazzi se volete proprio sapere chi c'è dentro quella tana, e nessuna prova vi convince: facciamo così: quelli che sostengono trattarsi di un Tasso stiano dalla parte di sotto, cioè dalla parte che dite essere l'uscita della tana. Gli altri vengano di sopra con me.
Ubbidientissimi, i quattro giovani si dividono lesti: quelli del Tasso cioè Sergio ed Elia, di sotto; quelli della volpe, cioè Antonio e Vincenzo, di sopra con Gosto. Il quale, subito ordina:
Vincenzo, prendi un po' di carta, e tu Antonio un po' d'erba secca e sterpi: ammassate il tutto a questa entrata.
I due ubbidienti han già capito lo scherzo, ma non commentano perché vogliono dare una bella lezione ai sostenitori del tasso, onde è bene che la sorpresa per loro laggiù, sia piena; e quindi è meglio che non capiscano subito che cosa si trama contro la loro opinione, dal di sopra.
Finalmente, fatta la barchetta del falò, Gosto dice: Attenti ragazzi è il momento! Tira fuori il suo accendino e Whum..!! una bella fiammata, alimentata anche da un po' di benzina sulle legne, comincia a illuminare l'entrata della tana, e prende rapidamente campo, ossigenata com'è dall'essere nel limitare, e dal fatto che l'ossigeno giunge anche dalle uscite sottostanti.
Sono dunque secondi d'attesa e grande attenzione: tutti guardano l'altra uscita. Sarà un tasso o una volpe? Finalmente, una pelliccia rossa, con la gola biancastra, il naso più marrone che nero, leggera come una saetta, caricata dalla dinamite della paura, più indignata dal fuoco che dagli uomini, fattasi matta per conseguire ad ogni costo la libertà che sente sempre più minacciata in quel luogo, salta giù dal buio della tana verso l'aria libera, fende fulminea il varco tra le gambe del partito del tasso, e come una saetta dalla coda grossa, si dilegua giù per i filari del vigneto; e infine, si dirige perdendosi ad ogni vista, nel bosco sottostante.
L'apparizione della volpe, la sua fuga, il suo dileguarsi, sono stati pertanto così rapidi, così azzeccati nel tempo e nel movimento, così calcolati bene nella sequenza improvvisata dall'animale selvaggio in cerca di scampo, che uno dei due del partito del tasso, chiede ancora una volta all'altro:
Dunque era una volpe o un tasso? Te l'avevo detto che era un tasso.
Dalla parte superiore del muro, solca la campagna una gustosa risata: e stavolta anche Gosto, ride liberamente e non più sotto i baffi e basta.
FINE