Siamo alla vigilia della vendemmia. Ma il cielo si è oscurato. Le nubi gigantesche, simili a morbidissimi velli impreziositi da qualche raggio d'oro solare, stanno chiudendo anche l'ultimo sprazzo di celeste sereno, tanto risplendente in Toscana. Ormai la campagna, accetta volentieri la cupezza straordianria del momento, perché desidera esser dissetata dal temporale. Infatti, l'erba riarsa dal sol cocente, dimostra qualche filo giallo; le foglie delle viti come quelle delle querce circostanti, sono ancora ben verdi, ma alcune tradiscono un po' di ricurve per la calura, che certo, più si prolunga, più anticipa l'autunno. E si calma finalmente la brezza di circostanza.
Ora l'orizzonte si chiude tutto d'intorno, sorgono tuoni e saette potenti e quella nebbia che viene verso gli operai stralciatori 1) nel vigneto, in realtà è pioggia fitta e abbondante.
Gli operai riparano dunque nelle loro auto alle prode. Mentre la piova vien giù abbondante e fresca per oltre mezz'ora.
Poi cambiato il vento e per conseguenza la posizione delle nuvole, tutto quel temporale estivo, sul primo tanto potente, si dirige un po' scemato più a sud e torna il sole sui vigneti e i casolari.
Ma ora le foglie son troppo bagnate per continuare la stralciatura. Si decide dunque una sosta. Onde, dice Vincenzo, Perché frattanto non andiamo in cerca di fichi dietro i caseggiati della vecchia Fattoria?
Tutti annuiscono.
In breve giungono sotto la prima delle ficaie. Addossata com'è questa pianta, al vecchio fienile dismesso, vi ha tuttavia fichi gentili, di verde temperato fuori e dolce rosso, quasi candito, dentro. E ne ha tanti, sebbene molti, non ancora maturi.
I tre circondano la pianta. Fanno razzia dei frutti più bassi. E in breve s'accorgono di non avere una scala e di non poter arrivare a quelli difesi molto bene, da un' alta rogaia.
Però mangiano con allegria e senza fretta. A vederli, risalta il contrasto tra la vecchia ficaia abbandonata tra le rovine della fattoria, e loro tre, alti e forti, nel pieno della vigoria per allenamento quotidiano al lavoro e la virilità, in età molto verde.
La ficaia è invece mencia e un po' guercia, si tira su a stento tra le rovine ed emerge infine volendo rivaleggiare in altezza col vecchio tetto della casa colonica. Finalmente conquistato il suo spazio vitale, dispiega più di ogni altra pianta le sue foglie palmate e più prossima che è al cielo, generosa e fiera come mai, lo trapunta di fichi buonissimi, mezzi spaccati dal sole e dalla maturità. E offre i suoi frutti straordinari con tale enfasi, che nessuno che la guardi anche di sfuggita solo passando occasionalmente da quel luogo solitario e abbandonato, può non chiedersi come faccia quella pianta eroica e trascurata dal tempo e dagli uomini, a far tanti frutti e tutti buonissimi a quel modo.
Onde ha ragione Vincenzo a dire: Se questa vecchia ficaia fa tanti frutti, nonostante che sia abbandonata a se stessa, come lo è tutto questo villaggio colonico, quanti buoni frutti avrà fatto al tempo che i contadini la potavano e letamavano regolarmente e con amore, da un anno all'altro?
Certamente molti buoni fichi produsse all'epoca della civiltà contadina, quando li usavano per fare la marmellata e pure li seccavano e candivano. Forse memore di come fu trattata allora, questa ficaia continua a beneficare il mondo, fruttificando abbondantemente. Risponde Antonio, con tono filosofico.
Sono daccordo con te, Antonio, precisa Elia. Ma in questo luogo mi sa che c'è dell'altro. E' anche un luogo benedetto dalla preghiera delle vergini.
Che cosa vuoi dire?
Avete visto dietro il cortile? C'è una cappella. Un tempo l'intera fattoria e l'intera campagna dove lavoriamo quotidianamente, era benedetta da quelle preghiere che chiamavano rogazioni. Inoltre il popolo, più numeroso di oggi in campagna, aveva anche più fede e pregava esso stesso durante le ore del giorno, sia con il lavoro onesto che con le parole e i rosari specialmente serotini e familiari.
Va bene. Ma che c'entrano le Vergini?
C'entrano nel senso che questa fattoria, un tempo era di proprietà delle monache. La cappella oltre il cortile, era il luogo dove spesso le monache ascoltavano la messa e pregavano insieme.
Sarà come dici tu, Vincenzo. Non solo la ficaia, ma tutto questo luogo ricorda la benedizione della preghiera.
Certo Antonio. Non ricordi il passo evangelico, quando il Cristo maledice il fico senza frutti? La sua maledizione provocò la morte del fico. Allo stesso modo, la benedizione della preghiera provoca sempre e comunque, ovunque nel mondo e nell'universo, e anche per questa ficaia, il fiorire della vita.
Le piante, allorché fruttificano, ubbidiscono ovunque al progetto del Creatore, e ciò avviene, per un decreto della Provvidenza, anche dove non si prega e magari si bestemmia. Ma certamente la preghiera ha in potere anche la vita delle piante, e del creato intero, sebbene riguardi primariamente la vita degli uomini.
1: Stralciatori: operai detti anche scacchiatori, che arieggiano i grappoli tirando in alto i tralci troppo lunghi e numerosi, tagliando i superflui senza uva, e i troppo lunghi, togliendo le foglie eccessive che fanno troppa ombra, nonché i getti alla base e lungo il gambo di ciascuna pianta di vite, nei lunghi filari.
FINE