Testo |
Nel villaggio detto Le Querciole, il tempo aveva, tre facce, durante l'estate:
c'era il sole abbondante di luce e di fatica e sudore, che rappresentava il volto del Giorno; seguiva il periodo prossimo al tramonto e quello immediatamente dopo, visitato dalla brezza e da certo ristoro che uomini, animali e piante provavano, nonostante la fatica della mattinata e il caldo del pomeriggio: questo periodo era il volto del vespro; poi veniva la faccia che s'inoltrava nell'oscuro e pacifico mondo rurale sotto le stelle e la candida luna, e che costituiva questa, il volto della notte. La quale sempre e ovunque, invitava tutti a lauto riposo; ma ogni sera, sembrava alle Querciole, invitare con particolare lentezza e discrezione estiva, quasi volesse con tal maniera distinta, consolare la fatica e ristorare il fisico e il pensiero degli agricoltori, per i lavori dell'indomani.
Era dunque triplice il volto del tempo nel corso delle ore attive o di veglia; e questa tripla offerta a chi eventualmente, avesse guardato quel mondo dall'alto, aveva la sua specifica poesia; ma a riguardo del volto del vespro, c'èra davvero chi più da protagonista ne cantava la bellezza; e lo faceva in modo puntuale ogni sera :
erano le lucciole!
Questi insetti che hanno, come sapete, una specie di lampada intermittente nell'addome , alla sera appena inoltrata, volteggiavano silenziose pei campi e attorno i casolari, rischiarati ancora dal generale rigoglio dell'estate sulla terra e dalla luna tra le stelle nel manto vellutato del cielo pure estivo e valtiberino.
Ma tra tutti i posti frequentati di più dalle lucciole, un settore ed un luogo erano in assoluto i preferiti; il settore era quello dei campi costellati dai covoni di fieno profumato o di grano nuovo, al ritmo dei grilli serotini e campestri ; il luogo era invece un campo detto Canipino :
le lucciole sembravano ai querciolani preferire questo campo, forse perché essendo situato vicino alle case del villaggio, gli insetti a luce intermittente erano al contempo con più facilità visibili dai dintorni (cioè dalle abitazioni , dalle stalle e dalle aie), al contrario di quelli situati nelle zone più recondite della campagna; inoltre essendo quell'appezzamento adibito a grano, quasi ogni anno si usava dire che gli insetti luccicanti, sembravano amare o preferire il grano o sembravano in una parola : far lume specialmente al grano; ma anche se questa del far lume al frumento, non fosse stata in realtà la ragione vera o scientifica per cui tali insetti effettivamente lumeggiavano tra i covoni sorvolandoli (mentre al contempo trascuravano in parte o completamente altre zone e raccolti della campagna circostante), tutti i querciolani non avevano dubbi che le lucciole preferivano il Canipino per fare lume al frumento nuovo maturato in esso; e ciò, si pensava, facevano le stesse lucciole, molto volentieri, volendo ubbidire a un preciso comando di Dio Creatore.
Alla sera dunque , staccate le bestie dai carriaggi, accomodate le miete del fieno e delle granaglie, composte infine le mandrie nelle stalle, avveniva spesso che c'era per così dire, un momento morto, almeno in apparenza, poco prima della cena :
mentre gli uomini tra poco sarebbero rincasati, le massaie, interrotti i lavori sul campo un po' prima dei consorti, avevan quasi finito di preparare il vitto, e in breve qualcuna di esse, si sarebbe pure sentita chiamar tutti a raccolta e a gran voce , per la cena .
Era questo un momento di intensa letizia e allegria, particolarmente avvertito dai bambini del villaggio . Pertanto , senza consultar l' orologio, costoro, appena potevano, sterzavano lesti dall'occhio abituale dei familiari , e si riversavano tutti nel Canipino . Sapevano per certo che ivi c'èrano le lucciole in gran numero e che tra breve, avrebbero dovuto rincasare non appena le famiglie si fossero accorte della loro assenza furtiva e momentanea; ma sapevano anche che un poco di tolleranza ci sarebbe stata comunque; e qualora così non fosse stato, avvertivano essi una tale letizia interiore, un tal brio nell'animo, una tale smania naturale e santa, benedetta pure dal momento magico della sera, che in tutti i modi dovevano restare in quel luogo e ci dovevano restare se possibile, tutti insieme, almeno un poco .
Essi insomma non potevano fare a meno di giocare a rinchiappino tra i covoni in compagnia delle lucciole e dei grilli tritrinnanti , sotto lo sguardo ridente della luna, le sagome solenni delle quercie gigantesche dintorno, il cielo infinito che tanto bello e naturale, sembrava calare angeli invisibili proprio laggiù sul Canipino, e proprio per un misterioso connubio che esiste da sempre , tra le altezze del mistero e la naturalezza disarmante e tanto ilare, dell' infanzia .
Ma il Canipino in quel momento di grazia serotina, non era soltanto un episodio più naturale e bello della condizione campagnola, ma confermava pure la qual certa sua vocazione ad essere strada di transito; infatti un tempo il Canipino era attraversato da una grande strada locale, frequentemente percorsa dai carriaggi.
Così questa decina di pisquelli ilari, che si rincorreva in quel campo in modo spontaneo e ridanciano, agli occhi di qualche vecchio conoscitore della storia del luogo, costituiva dopotutto, un tentativo inconsapevole di riappropriarsi dell'antica destinazione di quella terra a strada transitabile, anziché a grano coltivabile.
Scorrazzavano dunque i futuri querciolani esaltati e ignari, giocando a rinchiappino, onde quello che riusciva a toccare qualcuno dei fuggitivi, diventava a sua volta l'acchiappatore momentaneo degli altri, e via dicendo a turno; ma nel tentativo di prendersi e di rincorrersi , talvolta in quello di spingersi , talaltra nello inciampare o semplicemente nel volersi lanciare per il solo gusto infantile di cadere sulla paglia, spesso e volentieri, la comitiva allegra, buttava giù un bel covone di grano; e manco a dirlo , nessuno si preoccupava di riassestarlo; anzi, come per meglio fare, al prossimo passaggio di circostanza , quel covone disfatto , diventava un'ottima pista d'atterraggio d'emergenza, e successivo decollo; e manco a dirlo , ogni volta un po' di grano veniva trebbiato in anticipo da queste incursioni improvvisate.
Finalmente però, qualcuno urlava un nome a gran voce dalle case vicine, per voler significare : Venite a cena che è pronta e vi aspettiamo. Pertanto, dopo qualche esitazione, fatte altre cinque sei piroette a velocità più ridotta, e dunque pervenuti, per così dire, dalla frequenza delle giostre ritmate dai grilli sotto le stelle alla frequenza più casuale e lenta di un calabrone o di un pipistrello portafortuna furtivamente incrociati nel tardo vespro, i più ubbidienti, quasi sempre le fanciulle, uscivano dal Canipino per dirigersi al casolare . Finché anche gli ultimi ritardatari scemavano ad uno ad uno o a coppie, dal quel piccolo paradiso rupestre, per entrare più soddisfatti nel treno dolce della notte estiva, familiare e agricola .
L' indomani però , qualcuno avrebbe notato i covoni disfatti; e un bel rimprovero ai colpevoli, sarebbe toccato di sicuro; ma in fondo c'era sempre la pazienza del nonno e la complicità dello zio , che come dire, per tirare il buon per la pace, chiudevano un occhio, e tutto risistemavano con ordine e infinita pazienza, anzi buono spirito .
Si capiva insomma, senza tanta teoria scolastica, e per solo suggerimento d'amore familiare, che anche i fanciulli dovevano avere il loro spazio, e quindi il loro campo e svago. E se sembravano trovarlo costoro, almeno un poco, nel Canipino prima di cena al lume della luna e delle lucciole, meglio era dopotutto sacrificare alle formiche, qualche chilo di grano .
Ma certo, il fatto era bene che non pervenisse alle orecchie del capoccia, altrimenti il senso maggiore della disciplina e dell'ordine detenuto per il bene familiare e comunitario da costui, nonché quello ancora maggiore della sacralità del grano da tutti molto sentita e condivisa, e infine la tema definitiva di offendere la Provvidenza sciupando il pane, avrebbero di sicuro provocato un rimprovero ufficiale e pertanto non più possibile da evadersi facilmente, come invece era stato fatto fin li, diverse volte in quella bella estate querciolana .
FINE