IL MONDO MODERNO FA DOMANDE PROFONDE, MA DA' RISPOSTE SUPERFICIALI

[ G. K. Chesterton, Perché sono cattolico (titolo originale del Capitolo : In profondità e in superficie) Milano, Gribaudi, s.d.,  pp. 107-113 ]

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                In numerosi romanzi e articoli giornalistici abbiamo tutti letto riguardo a quel processo storico che è ancora considerato nuovo e attuale, anche se è stato  già descritto, in quasi gli stessi termini, da cent'anni a questa parte e, in termini leggermente diversi, da più secoli a questa parte. Mi riferisco al sorgere del dubbio e la messa in discussione della fede; e l'aspetto che vogliamo trattare in questa sede riguarda il fatto che questo processo viene descritto come una rivolta delle parti più profonde del nostro io contro ciò che è in confronto più superficiale. Non neghiamo che il dubbio della modernità, come nell'antichità, fa sorgere degli interrogativi importanti; neghiamo solamente che se paragonato alla nostra filosofia, possa dare delle risposte più profonde . Ed è una costante del pensiero moderno quella che se le domande che vengono poste sono spesso profonde, non altrettanto si può dire per le risposte che vengono date. Ed è forse ancor più importante far notare che mentre le domande poste sono in qualche modo eterne, le risposte date sono da tutti i punti di vista, effimere. Il mondo si chiede ancora ciò che si chiedeva Giobbe. Il mondo non si considererà a lungo soddisfatto dalle risposte che vengono date da Joad [(1891-1953) filosofo pacifista e agnostico, spesso presente nei programmi della BBC n.d.r].

                E' difficile dato un semplice calcolo delle probabilità, che i libri di Joad abbiano lo stesso effetto nel tempo del Libro di Giobbe. Joad è una persona in gamba e sincera; nessuno dubita che le sue opinioni siano prodotti del suo pensiero, ma ancor di più sono senza alcun dubbio, dei prodotti del suo tempo. In questo caso sarebbe più corretto dire, della sua generazione. Gli scettici di tutti i tempi hanno come elemento comune la negazione. Invece gli elementi positivi del loro pensiero mutano non solo da periodo a periodo, ma anche da padre a figlio. Un libero pensatore come Bradlaugh [(1833-91) giornalista e politico inglese n.d.r.] proveniente dall'ambiente individualista e mercantilista dell'Inghilterra centrale del secolo scorso, era molto convinto nel definirsi un individualista. Un libero pensatore della generazione successiva come Josef McCabe [(1867-1955) giornalista inglese n.d.r.] era convinto nel definirsi un socialista. Un libero pensatore che voglia fare colpo oggigiorno, non insisterebbe certo sul suo essere socialista, quanto piuttosto qualcosa di più leggero, nelle stile per es. di un Ramsay McDonald [(1866-1937) pacifista inglese n.d.r.]. per coloro i quali possono passare da un ideale sociale a un altro, come di fatto succede, la sostanza può apparire irrilevante. Ma per noi è su quest'aspetto che è possibile tracciare una linea di demarcazione tra la tradizione della verità e quella del dubbio. Coloro che abbandonano la tradizione della verità non acquistano quella che viene chiamata libertà, ma fuggono verso una realtà che sarebbe più opportuno chiamare moda.

                Ecco il punto cruciale della controversia tra queste due visioni della storia e della filosofia. Se fosse vero che abbandonando il tempio noi raggiungiamo il mondo della verità, il problema sarebbe risolto, ma non è così. Lasciando il tempio noi ci incamminiamo verso un mondo di idoli, e gli idoli del mercato sono più deperibili e passeggeri delle divinità del tempio che abbiamo abbandonato. Se vogliamo mettere alla prova razionalmente il caso del tradizionalismo dovremmo seguire la carriera di uno scettico e chiederci fino a che punto è riuscito a rimanere scettico nei confronti di quegli idoli e ideali del mondo che ha accettato. Vi sono pochi scettici nella storia che non siano stati risucchiati all'istante da qualche consuetudine enfatica o qualche sciocchezza arrabbiata del momento, cosicché tutte le loro battaglie contro le realtà a loro contemporanee ci sembrano oggi pateticamente attuali. Quel piccolo gruppetto di atei che guida il giornale da Fleet Street e mi onora talvolta con sincere, ma in qualche modo avventate denuncie sul mio conto, hanno iniziato le loro attività alla fine del secolo scorso e scelsero di chiamarsi con un titolo estremamente appropriato: non si fecero chiamare atei ma secolaristi. Non venne mai fatta in forma vanagloriosa una confessione così sofferta e frustrante. In quanto la parola secolarista non ha lo stesso significato assennato di mondano, né tantomeno il significato vigoroso di irreligioso. Essere secolarista significa semplicemente appartenere al proprio secolo, cioè l'epoca che sta passando, e nel loro caso, l'epoca  che è già passata. Vi è una interpretazione possibile della parola di origine latina che si sono scelti quasi fosse un motto: l'equivalente appropriato della parola secolarista è la parola datato.

                Nei paragrafi di questo capitolo ho preso in considerazione alcuni tra gli effetti di questo processo continuo di cambiamento temporale, di come esso ha condizionato il mondo, anche dopo che io mi sono rivolto altrove per essere guidato. Ho notato che i cambiamenti che continuano a verificarsi, si avvicinano sempre più a quella verità propria della filosofia perenne che sussiste a prescindere da essi. Potrei aggiungere, naturalmente, molti altri esempi per confermare questa tesi. Potrei soffermarmi per esempio, sulla fine del proibizionismo, non tanto come caso specifico, quanto nel senso più generale del termine. Perché ciò che era sbagliato in quell'esperimento americano, non fu tanto l'esperimento chimico in se, compiuto con un presunto composto chimico, che hanno deciso di chiamare alcool,  quanto un comportamento generico nei confronti di tutti i complessi usi e abusi delle persone umane. Il più evidente principio portato avanti nel mondo moderno materialistico, è stato il proibizionismo, anche inteso astrattamente laddove si scopriva un elemento sociale pericoloso o incerto, da controllare o da prevenire in casi specifici, quella realtà chiamata la mentalità moderna, subito proclamava a gran voce che andava proibito. Il proibizionista decide l'abolizione del vino, il pacifista l'abolizione della guerra, il comunista l'abolizione della proprietà privata e il secolarista l'abolizione del culto religioso. Il fallimento del proibizionismo in quel paese dove ottenne più successo, dove divenne un'idea popolare nella misura in cui una cosa così disumana possa essere popolare, segnò il crollo di quella concezione che pretendeva di spazzare via completamente le tentazioni dell'uomo e le sfide della vita mortale. dopodiché è ora appurato che non è così semplice risolvere i problemi morali, e viene quasi ammesso che bisogna riferirsi al senso morale. E così ci troviamo a dover tornare al dovere, tragico e disperato, dei nostri padri, nel decidere in coscienza se esageravamo nel bere, o se era giusto partecipare a quel duello, o se difendevamo legittimamente la nostra proprietà, o se ci appropriavamo della proprietà altrui ingiustamente tramite l'usura. Tali interrogativi imponevano naturalmente un grande sforzo per la mentalità moderna, in quanto essa non è abituata a decidere in base alla propria coscienza. Trova questo compito assurdo, quasi quanto coltivare i propri campi o praticare la propria professione, e così migliaia di altre cose che gli esseri umani hanno fatto fin dalla fondazione del mondo. Brevemente non vuole accettare la dottrina cattolica che la vita umana è una battaglia; vuole solo sentirsi dire, di volta in volta dai giornali, che è una vittoria.

                Sostengo che vi sono molte altre sconfitte sul fronte degli attacchi alla fede, ognuna delle quali meriterebbe un lungo trattato, tanto più lungo quanto più la Verità essenziale a cui si riferisce è più penetrante e universale. Ma concluderò il capitolo con gli esempi già menzionati, in quanto li ritengo sufficienti per dimostrare l'orientamento complessivo della verità che ho più a cuore. Il riassunto più semplice di ciò che voglio dire è quello di rievocare tutte quelle realtà che nella mia gioventù, sembravano ragionevolmente in contraddizione con le mie convinzioni religiose, e considerare se esse potevano ancora giocare quel ruolo. La risposta è che nessuna di esse può essere considerata anche lontanamente, come un'alternativa valida o anche solo ragionevole. C'èra un periodo in cui persone dalle idee simili alle mie sentivano tragicamente il conflitto tra Stato e Chiesa, l'apparente contraddizione tra l'eguaglianza politica e la gerarchia spirituale. E' luogo comune, oggigiorno, che il mondo si è scagliato molto di più contro l'eguaglianza che non contro la gerarchia. Ma questo fatto in quanto tale, non avrebbe messo in discussione gli ideali democratici del democratico in buona fede. E' la realtà chiamata democrazia che ha deluso il democratico. Per quanto possa odiare i fascisti o disprezzare i nazisti, nulla mi potrà far ritornare alla fede astratta negli ideali repubblicani. Anche se in futuro perdessi la Fede, nulla mi potrà far ritenere che il cambiamento  da monarchia a repubblica del Kamchacta risolverà tutti i problemi sociali di quel paese. Ho incontrato troppi repubblicani con le loro viscide promesse programmatiche e il loro gozzovigliare con le società segrete. Ricordo che essere socialista poteva valere come una grande aspirazione per un giovane, ma per colui che crede che possa essere un'aspirazione anche per le fasi più avanzate della vita , consiglio di guardare ai socialisti più anziani per ricredersi. In poche parole il punto a cui accennavo all'inizio dell'articolo è il punto centrale della questione: mentre le domande sono veramente profonde e fondamentali, le risposte che vengono date attualmente, non sono in realtà rivoluzionarie, ma sono superficiali. Se abbandonassi la fede, ricadrei soltanto in qualcosa di più superficiale della fede. Se abbandonassi il cattolicesimo, restringerei di molto le mie vedute. Una persona restringe le proprie vedute se abbandona la filosofia universale, e ogni cosa che è accaduta, fino a questo momento, conferma questa convinzione; qualsiasi cosa accadrà in futuro la riconfermerà di nuovo. Abbiamo lasciato le secche desertiche dei fiumi per attingere ad una sorgente profonda, nel cui fondo dimora la Verità .

 

 

FINE

 

 

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