E' BENE MONITORARE LE PREMESSE METODOLOGICHE DELLA PROPRIA ARTE

(Risposta al messaggio sottostante)

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                Mi sembra buona la filosofia del meglio che tiene conto della indagine su se stesso. Conosci te stesso diceva il mondo antico greco-romano . E' bene conoscere se stessi, ed è ancora meglio non avere una idea troppo elevata di se, secondo San Paolo .

                Specialmente la letteratura del 900 è segnata dalla indagine, anche psicologica, su se stessi : pensa al nostro Leopardi . Nel tentativo di esprimersi, si è anche ripiegato malamente su se stesso. Onde tu dirai : in che modo ? Certamente col suo eccessivo pessimismo. In quanto eccesso senza giusto equilibrio, in quanto ideologia , e dunque come pensiero astratto, il Leopardi ha indagato male su se stesso. E' dunque meritevole per avere indagato; ma è in errore per il troppo pessimismo.

                In conclusione mi sembra bene monitorare le premesse metodologiche della propria filosofia di indagine : gli eccessi vanno evitati . Meglio se si riesce evitare anche l'ambiguità o scarsa chiarezza; ancora meglio a mio avviso, se si evita pure ogni cervelloticismo a favore della semplicità e chiarezza, che tuttavia cercano la sostanza dell'indagine e del discorso artistico.

                Claudio si chiederà a quale autorità o modello mi rifaccio e perché un tale modello mi sembra tanto decisamente migliore e più consigliabile .

Ebbene l'autorità e il modello li ricavo dalla nostra tradizione di italiani. Ricordati chi siamo e chi siamo stati : un popolo che sulle orme della chiarezza e del naturalismo, della misura greco-romana, mediante la profondità del messaggio biblico, ha insegnato al mondo intero l'estetica del bello classico o formale e la sostanza della qualità della vita. Ancora oggi, nonostante le predicazioni contrarie o negative, gli Italiani sono il popolo che al mondo mangiano e vivono meglio. Per questo tanti stranieri vengono volentieri nel nostro paese: perché ci trovano ancora, ciò che rimane della bellezza dell'arte e della bontà del vivere.

                Tuttavia questa bellezza e bontà non è frutto di cervelloticità o ambiguità o surrealismo o simili...; ma è frutto eminente e meritevole della chiarezza, della misura, del bello perché reale e non astratto, perché ben visibile e comprensibile da tutti .

                Consiglierei quindi a Claudio, di non temere che la chiarezza e il naturalismo classico delle forme, la robustezza dei concetti da cercare e da credere, da vivere con conseguente coerenza, siano un ostacolo alla qualità dell'arte : è vero il contrario. Sono invero l'aiuto maggiore. Lo dimostra la storia di noi Italiani più di quella d'altri popoli.

                Infine concordo quando dici che ti riprometti di indagare le persone oltre la natura, nonché il lavoro . Però oltre alle cose e agli uomini, vi è un terzo livello che a mio avviso, un artista, anzi un uomo alla ricerca del meglio, non può ignorare . E questo livello è Dio, la sua relazione misteriosa con noi e il mondo tutto .

                A riguardo di Dio e delle sue implicazione con l'arte, il mondo, l'umanità, non so quale sia il pensiero di Claudio. Ma qualunque cosa tu pensi, a mio avviso, ignorare Dio significa precludersi la parte fondamentale del discorso artistico. E Claudio dirà : Per quale ragione ? La risposta è la seguente : perché se Dio è il Creatore di tutte le cose visibili e invisibili, non può non guardare con particolare simpatia e cura, l'attività umana principale che somiglia di più alla creazione divina, cioè il creare artisticamente. Dio guarda e partecipa a tutta la vita degli uomini; ma in particolare alla vita creativa, perché avendo creato gli stessi uomini a sua immagine e somiglianza, li riconosce come particolarmente suoi, in special modo, quando creano similmente a lui . Per questo gli artisti che guardarono anche a  Dio, costruirono le cattedrali ; invece quelli che oggi lo dimenticano e non vogliono riconoscerlo, spesso, oltre a non costruire niente e a distruggere molto o tutto, compresa la sola forma delle cose (cioè perfino la parte dopotutto accessoria della sostanza), costruiscono appena l'arte astratta.

                Ho voluto dilungarmi un poco, perché in conclusione vedo che sei pieno di buoni spunti e propositi; tuttavia l'opzione per la poca chiarezza e il cervellotico (un fondo che esiste in tutti gli uomini e popoli) sono rischiose, perché assunte a metodo preferenziale, a mio avviso, indeboliscono e confondono pericolosamente la forza naturale e spontanea del discorso artistico.

                Buon lavoro, comunque; e ancor più felice creazione scientifica e artistica,

 

Orlando Metozzi.

 

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Ciao!
Grazie per i bei commenti. Il mio sito non punta a una massificazione
ma e' disegnato per un piccolo pubblico e soprattutto per me stesso.
Segue cioe' la stessa filosofia del "meglio pochi ma buoni" che
prevale nella coltivazione delle mie amicizie reali. Cio' nonostante,
visto che sono un informatico, ci tengo a farlo crescere pian piano,
aumentando i "servizi" piu' o meno seri che l'utente di passaggio o
l'amico assiduo, vi possono trovare.

Lo scopo del sito e' descrivere me stesso non in modo prettamente
autobiografico ma tramite dei riflessi, perche' siti troppo
autobiografici tendono a chiudersi in se stessi. Non e' semplice,
perche' non posso dedicarci molto tempo e spesso vado fuori tema.

Le poesie che scrivo non hanno necessariamente un perche', sono come
dei brufoli che vengono fuori, e sono solo una piccola parte di quelle
che nel corso della giornata vorrei appuntarmi ma che poi dimentico.
Molti mi hanno chiesto di essere meno ermetico. Mi rendo conto di
esserlo ma chiarisco di non farlo per timidezza. E' il mio stile da
molti anni: mi ispiro molto di piu' al sogno che non alla realta'
. Amo
molto il surrealismo alla Salvador Dali', un modo cervellotico di
dipingere piu' dipinti uno dentro l'altro. Questo si riflette nel mio
modo di intendere la poesia: non un messaggio chiaro e univoco, ma una
serie di colori sfumati e ingannevoli. A mio parere questo avvicina
molto chi legge a chi scrive, dato che la poesia, come un quadro,
cambia con piu' flessibilita' a seconda di chi la legge. Chi legge
cammina su un terreno piu' misterioso e vago, ed e' cosi' invitato a
calarsi in una sensazione. In qualche modo e' chiamato ad essere poeta
a sua volta e a sviluppare in autonomia la sensazione descritta. Cio'
puo' non funzionare sempre, ma credo riesca in alcune circostanze...

Per quanto riguarda la fotografia mi hai dato un buon input: in
effetti mi sono poco dedicato alle persone, preferendo i paesaggi. Le
persone le inserisco nei miei scatti come passanti piu' che come
protagonisti. Me ne sono accorto e cerchero' di svilupparmi in tal
senso. In particolare il mondo del lavoro...

Ciao!


Claudio 

(Informatico e insieme poeta e fotografo, url : http://www.claudiosoft.vze.com )

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