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INDICE
1. Sono Responsabili delle partite truccate non solo i colpevoli, ma tutti gli Italiani
2. La ragione più profonda della difficoltà della nazionale di calcio è che gli allenatori
non lasciano sufficiente libertà d'espressione ai singoli giocatori
TESTO
1. SONO COLPEVOLI DELLE PARTITE TRUCCATE , NON SONO SOLO
I FRODATORI, MA TUTTI GLI ITALIANI
In questi giorni si discute abbondantemente di calcio, a causa dei mondiali in Germania, ma anche per lo scandalo delle partite truccate, decise, sembra a tavolino .
Questa brutta storia contro la lealtà dello sport, va molto oltre l'apparenza : si fa dunque gran baccano facendo intravedere la soluzione finale, per cui i bravi giudici puniranno i colpevoli . E così faranno, forse. Ma quel che accade è solo la punta di un Iceberg . Colpevoli della corruzione dell'autenticità dello Sport, sono per così dire, tutti gli Italiani o quasi, o tutto il mondo o quasi, perché da decenni han trasformato il calcio e gran parte dello sport, in un bisness industriale con cifre sproporzionate e impazzite.
Orbene , se è lecito pagare un giocatore vari milioni di euro , analogamente agli investimenti del mondo del lavoro edile o bancario e del lavoro generico, per quale ragione non dovrebbe qualcuno tentare la frode nello sport a cominciare dal calcio, visto che proprio nello sport e nel calcio circolano quantità esagerate di danaro superiori persino a molti altri settori della vita produttiva in generale? Se nella normale attività produttiva vi è una percentuale di ladri e criminali, come può evitarsi che gli stessi ladri e criminali risparmino il mondo del calcio, quando nel medesimo mondo circola una eccessiva quantità di danaro? E' dunque evidente quanto naturale che prima o poi la frode sarebbe subentrata . Ma i colpevoli di queste partite truccate, non sono solo quelle decine di dirigenti vari, di cui tanto si parla; ma virtualmente sono tutti gli italiani e tutta quella parte del mondo che a poco a poco, con la sua complicità o accondiscendenza, ha trasformato lo sport in un grande affare, dal quale ricavare convenienze smodate, specialmente finanziarie.
In questo processo di degenerazione che presiede alla concezione dello sport, i magistrati appaiono ufficialmente come quelli che combattono la frode e l'insania della truffa. Ma anche questa categoria sociale è da tempo per lo più inaffidabile , perché non sa stare al suo posto, neutralmente, con distacco e moderazione, discretamente, come dovrebbe starci un giudice . Al contrario questi medesimi giudici sembrano cercare il clamore dello scandalo, onde reperire fama e promozione d'opinione : essi non fanno un passo, senza segnalarsi ai media ; e quando hanno concluso qualcosa (se mai qualcosa concludono di buono), perseguono lesti se richiesti, la carriera politica rinnegando la giuridica.
Questo lo diciamo a riguardo dello scandalo delle partite truccate. Ma dobbiamo dire anche qualcosa sulla Nazionale di Calcio. Lo facciamo al punto 2, seguente.
2. LA RAGIONE PIU' PROFONDA DELLA DIFFICOLTA' DELLA NAZIONALE DI CALCIO
E' CHE GLI ALLENATORI NON LASCIANO LIBERTA' D'ESPRESSIONE SUFFICIENTE AI GIOCATORI
(MARCELLO LIPPI TENDE COMUNQUE ALL'ECCEZIONE)
Della Nazionale di calcio, se ne fa un gran parlare; questi ragazzetti palleggianti e eurofili o eurolilleranti, son chiaramente i nuovi idoli dell'epoca . Eppure, nonostante l'iperbole veritiera, in questa devozione c'è anche del naturale e del vero :
la Nazionale di calcio, rappresenta la veste di un gioco di squadra, con una precisa sapienza, una scuola, una tradizione; essa dimostrando la sua abilità, incarna l'ideale della squadra, dell'efficienza, della fratellanza e dell'altruismo, della vittoria rispetto al non italiano e al troppo difficile come al troppo facile.
La Nazionale è per così dire la bandiera dell'atletica e della scaltrezza tricolore: velocità, perizia, solidarietà, strategia, determinazione, eroismo, intelligenza singola e di squadra, anzi persino dell'allenatore... . Sfido io, che un tal calcio piaccia : è veramente il gioco più bello del mondo, quello che da solo trasformerà sempre più il Villaggio globale, in festa globale allo stadio, onde misurarsi ed emozionarsi prima e dopo il gol .
Tuttavia, questo bel gioco, ha delle malattie croniche oltre l'eccessivo dispiegamento di danaro, che rischiano di inquinarne la bellezza.
Queste malattie sono :
la tentazione strisciante del doping, quella della guerra al posto dell'agonismo, quella del non saper perdere al posto di saper ric0onoscere il valore dell'avversario e della sfortuna, quella di vedere un nemico da battere proprio nel collega e nel concittadino mondiale da rispettare e considerare leale congiocatore o competitore .
Però tra tutte queste malattie da debellare, una va assolutamente rimossa in questo stesso campionato, da parte della Nazionale italiana . E tale malattia o difetto, riguarda l'allenatore in capo, il cosidetto responsabile tecnico :
costui erra spesso, perché nonostante la sua competenza e esperienza, non stà mai zitto, sbraita sempre ai giocatori, e finisce che a forza di fare il mangia mangia allenatorio, si convince sempre più che lui ha sempre ragione e gli altri han sempre torto; e quel che è peggio con tale contegno affascinante gli imbecilli, finisce per reprimere e ostacolare gravemente la creatività del singolo individuo o giocatore .
E' dunque necessario che l'allenatore lasci i giusti spazzi d'iniziativa autonoma, almeno ai cardini della squadra, e meglio se a tutta la squadra; altrimenti la preoccupazione del risultato ad ogni costo, quella della pressione psicologica, possono imbrigliare la bellezza e la fantasia atletiche, e in conclusione, deludere e mortificare . Il punto dolens infatti, al di là di ogni frequentissimo giudizio ripetuto su quello o quell'altro aspetto della nazionale, sta in ciò che ho già detto, e che ripeto per chirezza:
nell'allenatore che non lascia abbastanza liberi i giocatori: vi ha sempre da dire, da comandare, da consigliare; onde la partita la conduce lui anziché il valore concreto e l'inventiva spontanea di chi gioca . Per giocar bene, bisogna anche potersi divertire, esser liberi nella mente e nel corpo, pur attuando le tattiche e i doveri di squadra prescelti e concordati tra tutti e l'allenatore a tavolino.
Il bel gioco d'altronde , non è la sommatoria o la giustapposizione paratattica delle virtù individuali della squadra, ma è un equilibrio principale e armonico tra le necessità della libertà individuale e le necessità della azione di squadra con le sue operazioni fondamentali del difendersi e dell'attaccare, del correre veloce e del ragionare , del ridisegnare e progettare... . Il vero ed efficace allenatore, consapevole di tutto ciò, si limita a promuovere un tale equilibrio e non lo ostacola o scombina in alcun modo, nemmeno riprendendo troppo spesso.
FINE
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