PEDAGOGIA DELLA FATICA E DELLA FATICA MANUALE

26-10-06

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INDICE

1. La fatica in generale: Aspetti positivi

2. La fatica dei lavori manuali

 

La fatica in generale: Aspetti positivi

                Dio aveva creato l'uomo e l'universo, senza fatica, morte e dolore; ma su istigazione del Demonio e conseguente disobbedienza dei progenitori Adamo ed Eva,  la fatica, il dolore e la morte, entrarono sulla terra e nello stesso universo. Così dice la Bibbia 1) .

                Da allora, biblicamente, la fatica è compagna della attività umana, sia lavorativa che sportiva che semplicemente vitale: infatti talvolta è fatica anche semplicemente vivere, specie se si è vecchi, ammalati o infanti o più deboli per qualche motivo.

                La fatica, è dunque un tratto esistenziale, che agisce in compagnia del dolore e della morte, oltre che della vita stessa, anche nei suoi aspetti di piacere e rigoglio, nonché problematici.

                In questo senso, la fatica è anche un aspetto evidente della Croce del cristiano, poiché la implica ogni  attività umana, proprio in quanto attività umanamente esperibile e comprensibile.

                A questo punto si pone d'obbligo  la seguente domanda: se la fatica è costantemente presente, ed ha legami col dolore e la morte, devesi ritenerla aspetto positivo o negativo dell'esistenza umana?

                La risposta è che devesi considerarla e viverla come un aspetto importante e positivo, per i seguenti motivi:

                la fatica insieme al dolore e alla morte, fu una medicina che Dio dette all'uomo per attenuare in qualche maniera i deleteri effetti della colpa d'origine; pertanto biblicamente, essa compare nella storia umana come un rimedio buono e si potrebbe dire provvidenziale e persino paterno, poiché viene data per il bene degli uomini e non per la loro rovina.

                La fatica è la premessa del riposo, e pertanto è in parte, premessa fisiologica della pace: senza la fatica che crea naturale e umanissima stanchezza, non vi sarebbe nemmeno il riposo notturno o diurno, durante i quali, inattivi gli individui, sono inattivi anche i loro limiti o errori o delitti o guerre; onde può ben dirsi che la situazione del mondo è meglio governabile dagli stessi uomini come da Dio, grazie alla onnipresenza medicinevole della fatica.

                La fatica, con la sua imperante onnipresenza, dà agli uomini il gusto del sacrificio, dell'impresa eroica e del fatto ardito; onde tutte le facoltà umane, possono essere mobilitate, nella prospettiva di conseguire obbiettivi, e dimostrare il valore umano o dell'eroe , che quegli obbiettivi stessi, persegue .

                La fatica che spesso si unisce al dolore e alla morte, macerandosi quotidianamente negli animi, alleata naturale dello stesso dolore e morte, contribuisce a creare negli uomini il desiderio santo del riposo (come sopradetto), del piacere e della vita.

                La fatica come tratto esistenziale, come Croce quotidiana, costituisce l'aspetto antropologico più basilare e onnipresente, sul quale si innesta la redenzione cristiana. Infatti anche il dolore e la morte sono indispensabile antropologia quotidiana della redenzione di Cristo, che le assunse per primo in Croce; ma la fatica, rispetto al dolore e alla morte, è più ordinaria e frequente sia del dolore che della morte; infatti anche il medesimo Cristo, prima dell'epilogo doloroso e letale della Croce, visse per trentatré anni, facendo quotidianamente la fatica di apprendere (sebbene sapientissimo, quale Dio) la fatica di vivere da povero e lavorare per mantenersi, e in ultimo di predicare.

                La fatica purifica inoltre la pigrizia umana naturale, e ci invita alla solidarietà e all'azione.

                La fatica è in ultimo e paradossalmente, la fondamentale premessa della potenza umana, poiché accettandola, l'umanità realizza il desiderio di superare i propri limiti . E' vero infatti che tali limiti rimangono, nonostante il desiderio di superarli; ma è anche vero che se da un lato sono costantemente sbaragliati dal progresso, dall'altro sono in progressione infinita a causa della benevolenza di Dio 2), che già con la redenzione ha preordinato la vittoria sulla morte (la fatica, il dolore), preparando la Vita eterna .

                In conclusione è bene considerare la fatica e il suo esercizio come parte importante dell'umanesimo costruttivo e di qualità, necessario al progresso universale e individuale. A tal proposito, alcune professioni dal guadagno troppo facile (calciatori, vincitori del lotto o dei quiz televisivi, publicisti...ecc.), sono socialmente diseducative e dannose, perché inculcano a chiunque (ma specialmente ai giovani), il desiderio potente e rivoluzionario, di guadagnare molto senza fatica; onde avviene che l'accidente e il caso lottonario o giocoso, si eleva a norma e a costume : il che è del tutto falso e impraticabile quale ideale quotidiano, perché tutti gli aspiranti non possono vincere ed essere ugualmente favoriti dalla fortuna bizzarra, od esser campioni sportivi, ecc.  .

 

La fatica dei lavori manuali

                Dentro il contesto generale sopradescritto, anche la fatica dei lavori manuali merita grande stima e adeguata considerazione, molto più di quanto fino ad oggi in proposito, si è fatto e stimato di dover fare.

                La fatica manuale esalta la destrezza pratica, la capacità di movimento e il coraggio, e richiede a seconda dei bisogni e delle professioni, numerose abilità anche intellettuali: si pensi ad esempio, all'uso delle moderne macchine, agricole e forestali, metalmeccaniche, edilizie ...; oppure alla perizia necessaria alla categoria degli artigiani (idraulici, muratori, tornitori, saldatori, montatori di macchine, meccanici...ecc.) .

                La fatica manuale, ancor più di quella intellettuale, mette in comunicazione l'uomo e la sua condizione sulla terra, col senso più profondo dell'umiltà e della misura, necessarie all'operare con perizia o maestria, in vista di un obbiettivo utile da raggiungere, come ad esempio, la riparazione di una macchina, la costruzione di un mobile o di una strada, l'allestimento di un giardino o di un orto, ecc.

                Questa comunicazione quotidiana del lavoratore manuale col senso della umiltà e della misura, molto influisce poi sul suo stile di vita più generale, per cui l'uomo della fatica più diretta, cioè manuale, sa più facilmente prendere le scorciatoie per risolvere un problema tecnico o operativo simile al suo lavoro, o un problema legato ai rapporti familiari o d'amicizia: per cui ad esempio, aborrisce la pigrizia e il guadagno disonesto o senza fatica, con forte convinzione, che spesso non la si rileva in altre categorie sociali; ed è nel nome della massima chiarezza che non accetta prestiti finanziari ambigui, e magari non vuol pagare un dato acquisto a rate, e di conseguenza preferisce pagare subito se ha i soldi, se no rinuncia presto all'acquisto...; così anche nella scelta della moglie e nella conduzione dei figli, taglia corto e va al pratico :

                se la donna lavora e accetta il sacrificio, bene, se no che vada dove vuole; se i figli ubbidiscono nelle direttive date, come ad esempio di andar bene a scuola e studiare, bene per loro che avranno le sovvenzioni familiari per proseguire gli studi, altrimenti con molta naturalezza e decisione, andranno a lavorare come fa da tempo suo padre per primo...ecc .

                Con simile genitore misurato, deciso e chiaro, è impossibile che un giovane devii nella droga, o si lasci conquistare dalla svogliatezza e dallo spirito di rapina e da strada . Dunque tutta questa chiarezza e decisione e coraggio quotidiano secondo la misura del vivere, è in parte notevole, legata alla fatica del lavoro manuale.

                Quanto al fatto, che spesso i lavori manuali, più facilmente rispetto agli intellettuali, si prestano allo sfruttamento e alle violenze dell'uomo sull'uomo; quanto al fatto che spesso lavorare manualmente significa lavorar molto e guadagnar poco, specie in agricoltura, si fa notare come questi aspetti sono di ordine umano, cioè dipendono dalla volontà degli uomini e non dalla situazione antropologica e naturale del lavoro o di quel dato lavoro manuale .

                Pertanto devesi esser chiari nel giudicare: le colpe umane vanno combattute, ma non si deve considerare un dato lavoro manuale, come brutto in se, solo perché gli errori umani che lo gestiscono da poco o da secoli, sono ingombranti e eccessivi (spesso intollerabili), e di fatto, possono giungere a sconsigliarne l'esercizio .

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1: Genesi 3,14 :  Poiché tu (Serpente) hai fatto questo (cioè hai indotto i progenitori a disubbidire a Dio / sii tu maledetto più di tutto il bestiame... ; Genesi 3,16 : Con dolore ( o donna) partorirai figli ; Genesi 3, 17 : Con il sudore del tuo volto (o Adamo) mangerai il pane, finché tornerai alla terra ... . Sapienza 1,14 : Dio non ha cerato la morte / e non gode per la rovina dei viventi. / Egli infatti ha creato tutto per l'esistenza ...  . Sapienza 2,23Dio ha creato l'uomo per l'immortalità; / lo fece a immagine della propria natura. / Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo, / e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono  .

2: E certo, non a causa della sola volontà umana, che ha dei limiti insormontabili, checché ne dicano i filosofi atei, cioè pagani .

 

FINE

 

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