PIETRO E PAOLO APOSTOLI, GRANDI E INSIEME IMPERFETTI, O SOLO GRANDI E PERFETTI, CIOE' SANTI?

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                Oggi Domenica 29 giugno 2008 mi sono recato alla messa presso la Chiesa parrocchiale di Rassina, o San Martino. Accompagnavo Paolo Ruvidi quale nonvedente, ero perciò in qualità di membro del MAC (Movimento apostolico ciechi).

                Questa è anche la Domenica che celebra la festa dei santi apostoli Pietro e Paolo.

                I brani della liturgia sono i seguenti: 2Timoteo 4,6.8-17; Matteo 16,13-19.

                Matteo dice: Respondens Simon Pietro dixit: Tu es Christus Filius Dei vivi. Respondens autem Jesu dixit ei: Beatus es, Simon Bar Iona, quia caro et sanguis non revelavit tibi, sed Pater meo qui in caelis est. Et ego dico tibi quia tu es Petrus, et supeR hanc petram aedificabo Ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversum eam, et tibi dabo clave regni caelorum, et quodcumque ligaveris super terram erit ligatum et in caelis et quodcumque solveris super terram erit solutum et in caelis :

                Prese la parola Simon Pietro e disse: Tu sei il Cristo il Figlio del Dio Vivente : Rispose Gesù: Beato sei tu Simone figlio di Giona, poiché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa Pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del Regno dei Cieli e tutto ciò che avrai legato sulla terra resterà legato nei cieli e tutto ciò che avrai asciolto sulla terra resterà sciolto nei cieli.

                La Seconda Lettera a Timoteo dice: Ego enim iam delibor et tempus resolutionis meae instat. Bonum certamen certavi, cursum consummavi, fidem servavi. In reliquo reposita est mihi corona iustitiae, quam reddet mihi Dominus in illa die iustus iudex; non solum autem mihi, sed et iis qui diligunt adventum eius. Festina ad me venire cito. Demas enim me reliquit diligens hoc saeculum et abiit Thessalonicam. Crescens in Galatiam, Titus in Dalmatiam. Lucas est mecum solum. Marcum adsume et adduc tecum; est enim mihi utilis in ministerium. Tychicum autem misi Ephesum. Paenulam quam reliqui Troade apud Carpum, veniens adfer tecum et libros, maxime autem membranas. Alexander aerarius multa mala mihi ostendit; reddet illi Dominus secundum opera eius. Quem et tu devita,valde enim restitit verbis nostris. In prima mea defensione nemo mihi adfuit, sed omnes me dereliquerunt: non illis imputetur. Dominus autem mihi adstitit et confortavit me, ut per me praedicatio impleatur, et audiant omnes gentes; et liberatus sunt de ore leonis. Liberavit me Dominus ab omni opere malo et salvum faciet in regnum suum caeleste, cui gloria in saecula saeculorum. Amen :

                Io sono già versato in libagione, ed è giunto il momento ch'io sciolga le vele. Ho combattuto la buona battaglia ho terminato la corsa, ho conservato la fede. E' già in serbo per me la corona di giustizia che in quel giorno mi consegnerà il Signore, il giudice giusto; non solo a me ma anche  a tutti quelli che hanno amato la sua apparizione. Cerca di venire da me quanto prima, perché Dema mi ha abbandonato, avendo preferito il secolo presente, e se ne è andato a Tessalonica; Crescente è andato in Galizia, Tito in Dalmazia. Solo Luca è con me. Prendi anche Marco e portalo con te perché mi è utile per il ministero. Tichico l'ho inviato a Efeso. Venendo portami il mantello che lasciai a Troade presso Carpo, come pure i libri, specialmente le pergamene. Alessandro il ramaio mi ha arrecato molto male: il Signore gli renda secondo le sue opere. Anche tu guardati da costui, poiché ha molto avversato le nostre parole. Nella mia prima difesa nessuno mi fu a fianco. Tutti mi abbandonarono. Che non sia a loro imputato a colpa. Il Signore però mi stette vicino e mi diede forza, affinché per mio mezzo la predicazione fosse portata a termine e tutte le nazioni l'ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone. Il signore mi libererà da ogni opera cattiva e mi salverà per il suo Regno Celeste. A lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

                Al medesimo Pietro che rinnegò Cristo tre volte prima che il gallo cantasse, nelle circostanze della passione, che venne chiamato Satana da Cristo stesso perché voleva fulminare gli offensori di Dio, che era un pescatore senza istruzione, che era povero e senza poteri o cariche umane ..vengono dette anche queste parole eccellenti e da primato :

                Tu sei Pietro e su questa Pietra edificherò la mia Chiesa .

                Al medesimo Paolo che perseguitò i cristiani, viene dato l'incarico di Apostolo delle genti.

                Perciò i comportamenti di questi due apostoli, Pietro e Paolo, sono qualche volta presi dai sacerdoti per dire che erano anche persone imperfette. E pertanto Dio si compiace di prendere gli imperfetti per trasformarli in grandi. Gli imperfetti e i piccoli, in ultimo non son temuti da Dio per la loro debolezza che può defezionare, purché abbiano fede e buona volontà; infatti Dio è detentore di ogni grandezza che può dare a chi vuole e quando vuole.

                E ciò è vero. Ma le imperfezioni di Pietro e Paolo non sono permanenti bensì circoscritte a un evento: prima della resurrezione di Cristo per Pietro, prima della conversione sulla via di Damasco per Paolo.

                Dopo la resurrezione (che presuppone una maggiore conversione) e la conversione (che presuppone la Resurrezione quale fonte di carità) i due apostoli non sono più quelli di prima; sono cambiati radicalmente. Ormai sono dei santi, in grado di sopportare ogni avversità, compreso il martirio. E proprio mediante questa ultima testimonianza, predicheranno entrambi il Dio vivente, quali vittime. Essi per merito della Grazia divina hanno dunque saputo prendere le distanze dai loro errori del passato. E ora sono nella via giusta e santa, senza errore e piena di verità e di vita.

                Si pone quindi la seguente domanda: se tutti i meriti son della Grazia divina, Pietro e Paolo erano pertanto solo dei poveretti, che chiunque potrebbe eguagliare, superare, emulare? Talvolta dal modo di spiegare dei sacerdoti, si è indotti a una simile deduzione.

                La risposta è la seguente. Sebbene il merito del loro operato sia sostanzialmente opera della Grazia soprannaturale, tuttavia essi erano persone di capacità superiori. Avevano uno zelo, una capacità di voler bene a Dio e all'uomo, di stampo apostolico, come probabilmente non aveva  e non avrà mai nessun altro apostolo sulla terra, fino alla fine dei tempi.

                In conclusione, non a tutti i cristiani è concesso di essere e diventare come San Pietro e San Paolo, nonostante sia vero che la santità è concessa a tutti. San Pietro e San Paolo avevano invero carismi e capacità particolari a cominciare da un amore assoluto e potentissimo per Cristo medesimo e la Chiesa. Essi avevano la capacità di orientare tutta la vita, senza escludere nemmeno il sonno e il riposo, tantomeno il viaggio e la persecuzione, verso l'interesse di Cristo e della Chiesa. Ora tutto ciò rimane opera sostanziale di Dio, della sua Grazia; tuttavia è un dato di fatto storico, che la Grazia scelse quel canale detto Pietro e quel canale detto Paolo e non scelse altri canali, quando avrebbe potuto farlo, specialmente nei frangenti d'errore, cioè prima della resurrezione e della conversione. E' evidente pertanto che Pietro e Paolo erano dei predestinati, Dio li aveva scelti ab aeterno per il suo disegno di salvezza del mondo.

                In conclusione, i santi apostoli, nonostante le loro umane debolezze prima della resurrezione e conversione, e nonostante che qualcosa di imperfetto c'è da aspettarsi esser rimasto in loro anche dopo la resurrezione e la conversione, rimangono ciononostante ammirabili e insuperabili, anche nella loro umanità di base quale premessa antropologica della potenza trasfiguratrice della Grazia.

                E ciò può dirsi senza tema d'errore, perché rimane il fatto eloquente (che non è possibile ignorare senza trascurare l'evidenza) che in essi la Grazia poté operare potentemente come forse in nessun altro, escluso Gesù, la Madonna e il Battista. Pertanto se la Grazia divina trovò in loro tanta fertilità o spazio santificante, significa non solo che la volontà e la personalità di Pietro e Paolo seppero accogliere e mantenere integra in loro la medesima Grazia o Presenza divina, nonostante la lotta quotidiana e il gravoso compito di guidare la Chiesa; ma significa anche che seppero aumentare tale Grazia, proprio grazie alla lotta e  proprio grazie al gravoso compito di guidare la Chiesa. E qui si vede il grande merito di questi due santi. In essi la responsabilità della Chiesa e gli inconvenienti della predicazione evangelica, sono un motivo di potente santificazione di se stessi e degli altri cristiani e mai sono un motivo d'errore o peccato, come nel corso della storia invece è avvenuto e avverrà sempre, per qualche grande.

FINE

 

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