Testo |
POESIA SULL'AGRICOLTURA |
POESIA SULLA NATURA |
GIOSUE' CARDUCCI (1835-1907) |
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PIO BOVE Da : Il Bove, 21-23 novembre 1872 Ti amo , o pio bove; e mite un sentimento di vigore e di pace al cor m'infondi, o che solenne come un monumento tu guardi i campi liberi e fecondi,
o che al giogo inchinandoti contento l'agil opra de l'uom grave secondi: ei t'esorta e ti punge, e tu co'l lento giro de' pazienti occhi rispondi.
Da la larga narice umida e nera fuma il tuo spirto, e come un inno lieto il mugghio nel sereno aer si perde.
E del grave occhio glauco entro l'austera dolcezza si rispecchia ampio e quieto il divino del pian silenzio verde.
VINO Da : San Martino, 8-12-1873 Ma per le vie del borgo dal ribollir de' tini va l'aspro odor de' vini l'anime a rallegrar.
Da: A Satana, Settembre 1863 Mentre ne' calici il vin scintilla si come l'anima ne la pupilla.
Da: Per nozze F. Bonanci e A.Tribolati, 19-10- 1864 Oh a me del vin cui più sottil maturi tosca vendemmia per aeree e cime versate, amici. Io dal bicchier le rime chieggo e li auguri.
Da: Ruit Hora, 26 agosto 1865 O desiata verde solitudine lungi al rumor degli uomini! qui due con noi divini amici vengono, vino ed amore, o Lidia. (...) Il sol traguarda basso ne la pergola, e si rifrange roseo nel mio bicchiere: aureo scintilla e tremola fra le tue chiome o Lidia.
VITE E ABETE Da: Colloqui con gli Alberi, 13-2-1873 Amo te, vite, che tra bruni sassi pampinea ridi, ed a me pia maturi il sapiente de la vita oblio.
Ma più onoro l'abete: ei fra quattr'assi, nitida bara, chiuda al fin li oscuri del mio pensier tumulti e il van desio.
POVERELLA VITE Da: G. Zanella, Egoismo e carità, 1865, alla quale saffica, si è ispirato sopra Carducci nel cantare la vite. Te, poverella vite, amo, che quando fiedon le nevi i prossimi arboscelli, tenera l'altrui dol commiserando, sciogli i capelli. Tu piangi, derelitta, a capo chino, sulla ventosa balza. In chiuso loco, gaio frattanto il vecchierel vicino si asside al foco.
Tien colmo un nappo; il tuo licor gli cade, nell'ondeggiar del cubito sul mento; poscia floridi paschi ed auree biade sogno contento.
LA MADRE CHE LAVORA I CAMPI Da : La Madre, 13-19 aprile 1880 Lei certo l'alba che affretta rosea al campo ancor grigio gli agricoli mirava scalza co' l piè ratto passar tra i roridi odor ' del fieno.
Curva su i biondi solchi i larghi omeri (cioè:le larghe spalle) udivan gli olmi bianchi di polvere lei stornellante su 'l meriggio sfidar le rauche cicale ai poggi.
E quando alzava da l'opra il turgido petto e la bruna faccia ed i riccioli fulvi, i tuoi vespri, o Toscana, coloraro ignei le balde forme.
Or forte madre palleggia il pargolo forte; da i nudi seni già sazio palleggialo alto, e ciancia dolce con lui che a lucidi occhi materni intende gli occhi fissi ed il piccolo corpo tremante d'inquietudine e le cercanti dita: ride la madre e slanciasi tutta amore.
A lei d'intorno ride il domestico lavor, le biade tremule accennano dal colle verde, il büe mugghia su l'aia il florido gallo canta.
TEMPORALE SUL CORTILE DELLA FATTORIA Da : Canto di Marzo, 30 marzo 1884-85 Ecco l'acqua che scroscia e il tuon che brontola; porge il capo il vitel da la stalla umida, la gallina scotendo l'ali strepita, profondo nel verzièr sospira il cuculo ed i bambini sopra l'aia saltano.
PESCHI DI MARZO Da : Canto di Marzo, 30 marzo 1884-85 Tale è la terra: l'ombra de le nuvole passa a sprazzi sul verde tra il sol pallido: umido vento scuoter i peschi e i mandorli bianco e rosso fioriti, ed i fior cadono: spira da i pori de le glebe un cantico.
I MIETITORI, LE RONDINI, IL SOLE, UN PIPISTRELLO Da : Una sera di San Pietro, 1 luglio 1880 Brevi dentro la macchia svariavano il piano ed i colli, rasi a metà da la falce, in parte ancor mobili e biondi. Via per i solchi grigi le stoppie fumavano accese: or sì or no veniva su per le aure umide il canto de mietitori, lungo, lontano, piangevole, stanco: grave l'afa stringeva l'aer, la marina le piante. Io levai gli occhi al sole -o lume superbo del mondo tu su la vita guardi com'ebro ciclope da l'alto!- Gracchiarono i pavoni schernendomi tra i melograni, e un vipistrello sperso passommi radendo su 'l capo.
COLLI, OLIVI, VENDEMMIA IN TOSCANA Da : Colli Toscani, 20 settembre 1880 Colli toscani e voi pacifiche selve d'olivi a le cui ombre chete stetti in pensier d'amore, tosca vendemmia e tu da grappi vermigli spumanti in faccia al sole tra giocondi strepiti
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PRIMAVERA PASQUALE Da : Sogno d'Eastate, 3 luglio 1880 Però che le campane sonavano su dal castello annunziante Cristo tornante dimani ai suoi cieli; e su le cime e al piano, per l'aure, pe'rami, per l'acque, correa la melodia spiritale di primavera;
ed i peschi ed i meli tutti eran fior bianchi e vermigli, e fior gialli e turchini ridea tutta l'erba al di sotto, ed il trifoglio rosso vestiva i declivii de'prati, e molli d'auree ginestre si paravano i colli,
e un'aura dolce movendo quei fiori e gli odori veniva giù da'l mare; nel mar quattro candide vele andavano andavano cullandosi lente nel sole, che mare e terra e cielo sfolgorante circonfondeva.
ESTATE Da :Davanti una Cattedrale, 19 agosto 1875 Trionfa il sole, e inonda la terra a lui devota: ignea ne l'aria immota l'estate immensa sta.
MATTINO DI MAGGIO Da : Tombe precoci, 29-31 luglio 1881 Più bel d'una notte d'estate è solo il mattino di maggio: a lui la rugiada gocciando da i ricci riluce, e vermiglio pe 'l colle va su.
MEZZOGIORNO ALPINO Da : Mezzogiorno alpino, 27 agosto 1895 Nel gran cerchio de l'alpi, su 'l granito squallido e scialbo, su' ghiacciai candenti regna sereno intenso ed infinito nel suo grande silenzio il mezzodì.
Pini ed abeti senza aura di venti si drizzano nel sol che gli penetra, sola garrisce in picciol suon di cetra l'acqua che tenue tra i sassi fluì.
NEVICATA Da: Nevicata , 29 gennaio 1881 Lenta fiocca la neve pe' l cielo cinerëo: gridi, suoni di vita più non salgon da la città,
non d'erbaiola il grido o corrente rumore di carro, non d'amor la canzon ilare di gioventù.
Da la torre di piazza roche per l'aere le ore gemon, come sospir d'un mondo lungi dal dì.
Picchiano uccelli raminghi a' vetri appannati: gli amici spiriti reduci son, guardano e chiamano a me.
In breve, o cari, in breve -tu calmati indomito cuore- giù al silenzio verrò, ne l'ombra riposerò.
SALVE PIEMONTE Da: Salve Piemonte, 5 agosto.10 settembre 1890 Su le dentate scintillanti vette salta il camoscio, tuona la valanga da' ghiacci immani rotolando per le selve croscianti:
ma da i silenzi de l'effuso azzurro esce nel sole l'aquila, e distende in tarde ruote digradanti il nero volo solenne.
Salve Piemonte! A te con melodia mesta da lungi risonante, come gli epici canti del tuo popol bravo, scendono i fiumi.
CIPRESSI A BOLGHERI Da: Davanti San Guido, 14 luglio 1877.. I cipressi che a Bolgheri alti e schietti van da San Guido in duplice filar, quasi in corsa giganti giovinetti mi balzarono incontro e mi guardar.
Mi riconobbero, e -Ben torni omai- bisbigliaron ver me co 'l capo chino- Perché non scendi? perché non ristai? Fresca è la sera e a te noto il cammino.
Oh siediti a le nostre ombre odorate ove soffia dal mare il maestrale: ira non ti serbian de le sassate tue d'una volta: oh, non facean già male!
Nidi portiamo ancor di rusignoli: deh perché fuggi rapido così? Le passere la sera intreccian voli a noi d'intorno ancora. Oh resta qui!
Bei cipressetti, cipressetti miei, fedeli amici d' un tempo migliore, o di che cuor con voi mi resterei -guardando io rispondeva- oh di che cuore!
Ma cipressetti miei, lasciatem'ire: or non è più quel tempo e quell'età. Se voi sapeste! ... via, non fo per dire, ma oggi sono una celebrità.
E so legger di greco e di latino, e scrivo e scrivo, e ho molte altre virtù: non son più, cipressetti, un birichino, e sassi in specie non ne tiro più.
E massime a le piante. Un mormorio pe' dubitanti vertici ondeggiò, e il dì cadente con un ghigno pio tra i verdi cupi roseo brillò.
Intesi allora che i cipressi e il sole una gentil pietade avean di me, e presto il mormorio si fé parole: -Ben lo sappiamo: un pover uom tu se'.
NATURA Da: Per le Nozze di Cesare Parenzo, 1.3 maggio 1870 O monti, o fiumi, o prati; o amori integri e sani; o affetti esercitati fra una schiatta d' umani alta gentile e pura; o natura o natura .
ACQUA AI PIE' DEL MONTE Da : In riva al Lys, 8 agosto 1898 A piè del monte (cioè: del Monte Rosa) la cui neve è rosa in sul mattino candido e vermiglio, lucida fresca, lieve, armonïosa traversa un'acqua ed ha nome dal giglio.
COLLI TOSCANI Da : Pel Valdarno, 1866 Né vi riveggo mai, toscani colli, colli toscani dove il mio canto nacque sotto i limpidi soli e tra le molli ombre de' lauri a' mormorii de l'acque
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FINE PROVVISORIA