PROFESSIONE DI FEDE DELL'ATEO

 

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                E' ateo colui che dichiara che Dio non esiste e cerca per quanto possibile all' uomo , di comportarsi di conseguenza .

                Ma nessun ateo può essere sicuro che Dio non esiste davvero ; tuttavia egli decide ateamente che non esiste ; cioè anche l'ateo analogamente al credente , fa professione di una fede; dunque anche l'ateo possiede la principale caratteristica della religione , cioè la professione della fede .

                Non solo  , ma decidere di credere che Dio non esiste , implica una coerenza comportamentale conseguente , implica di impostare la propria vita coerentemente . Pertanto anche l'ateo possiede la seconda caratteristica principale dell' uomo religioso , cioè orientare la vita in conseguenza della propria fede .

                Ne consegue che l'ateo non è un uomo areligioso , ma è un uomo che ha deciso che la propria fede e religione devono essere l' opposto della fede e della religione tradizionali , le quali asseriscono che Dio esiste; mentre egli asserisce l' opposto , cioè che Dio non esiste .

                L'ateismo aspira dunque a proporsi come religione alternativa alla religione tradizionale. E qui   c'è da valutare quanto tale aspirazione la si deve a effettiva convinzione e quanto invece si deve semplicemente alla ricerca di uno spazio e di una libertà propri , ritenuti impossibili da tutelarsi nella religione tradizionale .

                Insomma , tra gli atei , ci sono anche quelli che decidono di non credere in Dio principalmente perché così si sentono più liberi . Essi hanno visto a torto o a ragione , una restrizione libertaria nella religione ; pertanto l'ateismo diventa condizione di libertà personale . Ecco quindi un altro aspetto dell' uomo religioso : il perseguire la libertà . Il credente persegue la libertà assoggettandosi alla legge di Dio ; l'ateo al contrario , affrancandosi dalla legge di quello o quell'altro Dio . Il credente cerca di vivere la legge divina ; l'ateo la rifugge , almeno in qualche presupposto fondamentale .

                Ma se per Legge divina intendesi il Decalogo biblico , allora l'affrancamento ateistico non è più totale ma è parziale : infatti si negherà specialmente di credere al primo dei comandamenti , cioè di credere  e amare Dio ; ma ne saranno condivisi molti altri , come non rubare , non uccidere , non dire falsa testimonianza...ecc .

                L'ateo però si pone di fronte al Decalogo con atteggiamento critico e soggettivo (relativismo etico) , pronto a stabilire di volta in volta secondo le circostanze il comportamento migliore ; al contrario il credente vi si pone con atteggiamento fideistico e oggettivo (assolutismo) , cioè come vivente in toto i comandi divini .

                In conclusione , mentre il credente trova la propria libertà nella sottomissione assoluta al Decalogo , l'ateo trova la propria libertà nella sottomissione critica e parziale al Decalogo . Tuttavia l'ateismo di norma , non consiste nell'affrancamento completo e sistematico da ogni precetto del Decalogo divino . Pertanto, tale ateismo , pur trovando consistenza nel porsi come alternativa alla religione tradizionale , non consiste però nell'abolire ogni precetto della medesima religione tradizionale .

                Insomma , l'ateo è semplicemente un credente allo incontrario, la cui professione di fede consiste nel dire che Dio non esiste, e la cui impostazione di vita , tuttavia , rispetta qualcuno dei precetti divini , mentre inevitabilmente non può che disubbidirne altri .

                L'ateo pertanto è anche un individuo che non vuole ammettere la contraddizione fondamentale della sua fede che è la seguente : da una parte sostiene che Dio non esiste ; dall'altra per vivere  e sopravvivere , deve tuttavia accettare qualcuno dei precetti del medesimo Dio che nega ; e questa è la contraddizione ordinaria.

                Ma non è la sola : ve n'è un'altra di pari gravità; ed è la seguente : nella misura in cui ogni ateo con le sue azioni quotidiane nega il Decalogo divino , in modo proporzionale a tale negazione, si rende egli stesso, la vita impossibile o difficile , perché tale negazione coltiva la suddetta contraddizione di dover in parte assumere il Decalogo per sopravvivere , e in definitiva fa crescere o la consapevolezza della incoerenza o il compromesso dell' ipocrisia; e questo sentimento più o meno forte della incoerenza , rappresenta il punto critico dell'ateismo personale o ideologico : se è incoerenza personale , forse più facilmente può avvenire il ravvedimento e il ritorno a Dio, oppure nei casi più sfortunati, la più grave separazione o la definitiva col suicidio o la morte per vari motivi ; se è incoerenza ideologica o collettiva (es. comunismo, capitalismo, nazifascismo...) , il ravvedimento è più lento e difficile ; quasi sempre si verifica dopo aver cavalcato un tempo e una epoca più o meno lunghi, durante i quali , fatti numerosi errori e vittime , alla fine tutti i nodi vengono al  pettine , e il ravvedimento o il cambiamento diventa un obbligo   irrimandabile , tanto è forte la voce della coscienza .

 

FINE

 

 

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