REGOLE DELLO SCRIVERE SECONDO DON LORENZO MILANI

(Da: Scuola di Barbiana, Lettere a una Professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, 1971, p.20)

16-8-06

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INTRODUZIONE

                Dei sette precetti sottostanti, coi quali Don Milani, pensava di presiedere felicemente l'istruzione dei suoi scolari a Barbiana, colpisce il 1°, il 5°-6°, il 7° .

                Infatti, con il 1° si pone subito l'attenzione al contenuto che non solo deve essere importante, ma deve essere utile per tutti :

                si noti qui, l'impronta profondamente umanistica ed evangelica dell'asserto : al Prete di Barbiana non sta a cuore solo che i suoi allievi dicano cose importanti se decidono di scrivere, ma sembra quasi voler suggerire o comunque proporre fin da subito, il concetto secondo il quale, spesso le cose importanti da dire, hanno anche una utilità collettiva; e possiamo del pari fare la stessa induzione del contrario: spesso le cose utili a tutti, hanno anche una valenza o utilità personale o individuale.

                Don Milani sa che il popolo e l'intellettuale, in natura non sono né separati né antitetici, ma secondo la consistenza naturale e il consiglio evangelico, qualsiasi intelletto in azione (quello di un popolano che scrive una lettera, come quello di un genio effettivo, cioè non solo ipotizzato dalle idee borghesi) ha una forte base popolare. Pertanto subito lega nel 1° precetto, il contenuto alla utilità collettiva, sebbene tale unione non sia l'unica e obbligata possibilità espressiva.

                Con il 5° precetto si consiglia di eliminare le parole inutili che non costituiscono la forma necessaria alla chiarezza del discorso, ma essendo abbondanti o semplicemente inutili, costituiscono lo stesso un ostacolo che né rafforza retoricamente né annebbia completamente, e tuttavia, rende la chiarezza  meno immediata e meno facile da capire e comunicare.

                Con il 6° precetto, si chiede l'eliminazione delle parole che non si usano parlando ordinariamente : qui è evidente la preoccupazione del Docente eccezionale : si preoccupa  di educare alla chiarezza come primo e grande assunto educativo : ma in un secondo tempo certamente avrebbe insegnato anche gli altri livelli, come la fantasia, la coniugazione di parole apposite, lo studio degli scrittori vari, anche dal punto di vista espressivo o stilistico, la retorica ecc. . Non bisogna dimenticare quindi a chi si rivolge l'attività educativa : a dei ragazzi popolani, in mezzo alla campagna toscana, postbellica tra il 1960-75 . Predicare dunque l'assumere la chiarezza insieme al contenuto importante, diventa fondamentale; e in un arco di tempo ristretto come i pochi anni di quella istruzione in quella scuola singolarissima di Barbiana, non erano sufficienti per le disquisizione grammaticali e stilistiche e retoriche successive, nel percorso ordinario della preparazione letteraria.

                Con il 7° precetto, si chiede di non porsi limiti di tempo : infatti è risaputo che la composizione e correzione di un testo scritto, oltre ad essere laboriosa e ad avere molti livelli applicativi, richiede anche nell'ordinario, notevole tempo (e meglio se dislocato, cioè intervallato da un giorno o più, dopo il primo elaborato), se si vuole far bene, e in piena lucidità. Consigliando dunque di non porsi limiti di tempo, Lorenzo libera i suoi allievi dal peso dell'ansia di far bene ad ogni costo, e invece di tenerli disimpegnati dalla visione sconfortante di quanto ancora sarebbe restato da fare per raggiungere l'obbiettivo, li spinge a migliorarsi, li mobilita tutti nell'azione di costruirsi la loro preparazione culturale.

 

TESTO

                A Barbiana avevo imparato (Parla un allievo) che le regole dello scrivere sono:

                1.Aver qualcosa di importante da dire e che sia utile a tutti o a molti.

                2.Sapere a chi si scrive.

                3.Raccogliere tutto quello che serve.

                4.Trovare una logica con cui ordinarlo.

                5.Eliminare ogni parola che non serve.

                6.Eliminare ogni parola che non usiamo parlando.

                7.Non porsi limiti di tempo.

 

FINE

 

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