LE ROGAZIONI IN DIFESA DEI RACCOLTI (VALDARNO) 
 

[ Da : Fulvio Bernacchioni e Laura Bonechi , In difesa dei raccolti contro il maltempo , in : Storie e leggende nella Valle dell'Arno, s.l., Campi Tusci, 2009 (Stampato dalla Tipografia La Zecca, a Bucine) pp 57-59 ]

 

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Processione rogazionista , ascensione del 2001, presso San Fabiano (Arezzo)

 

                     Quando la società si basava prevalentemente sulla economia agricola, gli eventi naturali come la pioggia la neve e la grandine avevano una grande influenza sull'andamento dei raccolti e quindi era fondamentale per la sussistenza della maggior parte delle famiglie che arrivassero nei momenti e nelle quantità giuste. le difese contro questi eventi non erano poi molte: la fede e in casi estremi qualche pratica al confine tra magia e credulità popolare.

                A Castelfranco di Sopra una tradizione popolare arrivata fino ai giorni nostri racconta del ricorso al suono delle Campane della Chiesa dedicata a San Filippo Neri per neutralizzare i pericoli della grandine. Ancora verso la fine dell' ottocento si celebrava la festa della Grandine, che non veniva fatta ovviamente per invocare il flagello bensì per salvaguardare i raccolti.

                A Montevarchi il quadro raffigurante il miracolo di San Cesareo, con effigiato il santo nell'atto di proteggere il borgo dalla grandine, era divenuto oggetto di tale venerazione da conquistarsi, assieme ai componenti la compagnia di Sant'Antonio che detenevano l'Opera datata 1666, un posto d'onore nella processione che si svolgeva in occasione della festa del Sacro Latte .

                Le rogazioni erano invece più generiche processioni per le campagne per implorare la clemenza divina, ed erano assai diffuse anche tra le popolazioni del Valdarno.

                Ancora negli anni successivi alla II° guerra mondiale sono segnalate in vari centri. Nelle campagne nei dintorni di Montevarchi si faceva il giro dei tabernacoli , racconta Giovanni , prima dell'ascensione. Tutti i fratelli della campagna indossavano la cappa bianca... . Seguivano il prete in questo giro che finiva con la benedizione delle campagne.

                L'Assunta sempre mattiniera, ricorda bene come si svolgevano le rogazioni a Levanella, dove lei con il marito aveva un podere, ma è incerta sulla data : ...in Quaresima o a maggio, non me lo ricordo...si partiva la mattina alle cinque...con quella guazza, il fango si partiva dalla chiesa e si andava a benedire i madonnini e i poderi, una volta si saliva sopra il poggio un'altra si andava all'Arno .

                La signora Rosa invece è sicura : a Mercatale le rogazioni si facevano a maggio. Si partiva dalla Chiesa...il primo madonnino si trovava in fondo alla discesa...erano tre mattine...dalle sei, un giorno si arrivava fino al Crocefisso, più in là no perché c'èra Rendola...c'èra un'altra parrocchia mentre a Galatrona c'èra l'arcipretura...in una mattina se ne faceva tre o quattro e a ogni madonnino ci si fermava a pregare: era il circuito della parrocchia di Mercatale .

                Anche a Montegonzi si facevano lunedì, martedì e mercoledì della settimana dell'Ascensione, si partiva dalla Chiesa parrocchiale con una meta diversa ogni mattina: Poggio alle Monache, Fontebussi e la Forra.

                La signora Lina le rogazioni le ha viste a San Giovanni, ci conferma che erano di mattina nel mese di maggio, apriva il corteo la compagnia con i confratelli vestiti di bianco e a seguire il prete e poi tutti gli altri: andavano a Montecarlo oppure al Bani, ...insomma dove c'erano i madonnini ed erano tutte preghiere.

                Il maestro Nocentini a Laterina le ricorda come avvenute per lungo periodo, ...tre mattine di primavera...all'inizio ...con lo stendardo della compagnia si faceva il giro delle colline. Ma poi con la trasformazione sociale anche le rogazioni persero la loro forza, il circuito si limitò al paese e rimase la benedizione ai quattro venti, cioè rivolta ai quattro punti cardinali : A folgore et tempestatis verso sud; a peste fame et bello verso occidente; poi c'èra a flagello et terremoto ed il popolo rispondeva libera nos Domini . L'ultima era  ut paces nobis dones ed i fedeli rispondevano : Te rogamus audi nos .

                Quello delle rogazioni, sebbene esteso anche alle cittadine era un rito tipicamente legato alla campagna, antichissimo, con origini pagane ...   .

 

 

FINE

 

 

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