1. Genesi 2,4b-16 (XIII° sec. a.C. in poi).
Prima del peccato d' origine , l' uomo doveva coltivare e custodire l' Eden : pertanto l'agricoltura fu attività senza fatica , dolore o morte , già prevista da Dio prima della caduta dei progenitori : dopo il peccato originale , la stessa agricoltura , non viene distrutta ma permane , sebbene in compagnia della fatica e della morte .
Quando il Signore Dio fece la terra e il cielo , nessun cespuglio campestre era sulla terra , nessuna erba campestre era spuntata (perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuno lavorava il suolo e faceva salire dalla terra l'acqua dei canali per irrigare il suolo) . Allora il Signore Dio plasmò l' uomo con polvere del suolo e soffiò sulle sue narici un alito di vita e l' uomo divenne un essere vivente.
Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden , a oriente , e vi collocò l' uomo che aveva plasmato .
Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vita e buoni da mangiare , tra cui l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male .
Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino , poi di li si divideva e formava quattro corsi.
Il primo fiume si chiama Pison : esso scorre intorno a tutto il paese di Avila , dove c'è l'oro e l'oro di quella terra è fine; qui c'è anche la resina odorosa e la pietra d' onice .
Il secondo fiume si chiama Ghicon ; esso scorre intorno a tutto il paese d' Etiopia .
Il terzo fiume si chiama Tigri : esso scorre a oriente di Assur .
Il quarto fiume è l' Eufrate .
Il Signore Dio prese l' uomo e lo pose nel Giardino di Eden , perché lo coltivasse e lo custodisse .
2. Salmo 104, 13-15;19-22 (sec.) .
Constatare la fertilità della terra e della natura , suscita riconoscenza verso Dio.
b : L'agricoltura è un dono di Dio all' uomo , si che nonostante sia la fatica umana a produrre vino , olio , pane ... , il merito maggiore resta di Dio : la produzione prospera , è una benevolenza divina , nonostante il merito umano .
Dalle tue alte dimore irrighi i monti , / con il frutto delle tue opere sazi la terra . / Fai crescere il fieno per gli armenti / e l' erba al servizio dell' uomo , / perché tragga alimento dalla terra : / il vino che allieta il cuore dell' uomo; / l' olio che fa brillare il suo volto / e il pane che sostiene il suo vigore / ....
Per segnare le stagioni hai fatto la luna / e il sole che conosce il suo tramonto . / Stendi le tenebre e viene la notte / e vagano tutte le bestie della foresta ; / ruggiscono i leoncelli in cerca di preda / e chiedono a Dio il loro cibo . / Sorge il sole , si ritirano / e si accovacciano nelle tane. / Allora l' uomo esce al suo lavoro , / per la sua fatica fino a sera .
2a. Giovanni Paolo II° (1981): Dignità del lavoro agricolo.
3. Esiodo (secc. VIII°-VII° a. C) .
.a : Procurati il necessario per lavorare e non rimandare a domani il lavoro.
Procurati in primissimo luogo una casa, una donna ed un bue atto all' aratro , una schiava , non una moglie , che possa anche seguire i buoi , e preparati nella casa tutti gli arnesi adatti , affinché tu non debba poi chiederli a prestito a qualche altro , e questo si rifiuti , e tu non rimanga in pena e la stagione propizia trascorra e l' opera vada a male.
Non rimandare mai nulla al domani o al dopodomani; infatti nè chi impiega male il suo tempo, né chi procastina riempie il granaio; l' operosità e lo zelo fanno prosperare e riuscire il lavoro. Colui che rimanda sempre il lavoro, lotta con la miseria .
(Esiodo , Le Opere e i Giorni , Introduzione e Versione di Lorenzo Giovannacci , Milano , Signorelli , 1957 ; p.48 ) .
b : Tempo dell'aratura.
Fa bene attenzione al momento in cui sentirai il grido che la gru ogni anno emette dall' alto delle nubi, esso porta il segnale della semina e annunzia la stagione dell' inverno piovoso, e morde il cuore dell' uomo che non ha buoi; allora invero è il momento di ingrassare i buoi dalle corna ricurve che sono nella stalla. E' cosa facile infatti dire : Prestami i tuoi buoi e il tuo carro, ma è anche facile rifiutarsi , dicendo : I miei buoi sono al lavoro . ....
(Idem , p. 50 ) .
c : Esortazione alla Preghiera a Zeus e a Demetra .
Prega Zeus sotterraneo e la pura Demetra affinché facciano diventar pesante il grano giunto a maturazione, sacro a Demetra , al momento in cui , incominciando ad arare , e impugnando con le mani l' estremità del bure , incalzi con un bastone (= con il pungolo) il dorso dei buoi che tirano il cavicchio delle cinghie del giogo....
(Idem ) .
d : Il lavoro agricolo deve essere bene ordinato.
Per gli uomini mortali il lavoro (agricolo) bene ordinato , è ottima cosa , quello disordinato invece è dannosissimo ..... .
(Idem , p. 51 ) .
e : L'agricoltore ozioso è privo di belle speranze .
L' uomo ozioso che nutre vane speranze , quando avrà bisogno di nutrimento, acerbe parole rivolgerà al suo cuore . Speranze non belle accompagnano l' uomo indigente che stà seduto all' osteria a far ciarle , mentre non ha cibo necessario per vivere .
(Idem , p. 52) .
4. Marco Tullio Cicerone (106-43 a. C.) .
L'agricoltura è il modo per vivere , più degno di un uomo libero .
Testo :
Omnium autem rerum, ex quibus aliquid adquiritur, nihil est agri cultura melius , nihil uberius , nihil dulcius , nihil homine , nihil libero dignius :
Traduzione letterale :
Ma di tutte le arti dalle quali si ricava qualche profitto, nessuna è migliore dell' agricoltura, nessuna più redditizia , nessuna più dolce , nessuna più degna di un uomo , e di un uomo libero.
(De Officiis , I , 150-ss ) .
5. Leon Battista Alberti (1404-1472).
Da genitori fiorentini , L. B. Alberti nacque a Genova nel 1404 e morì a Roma nel 1472 . Architetto , ingegnere navale , musico , inventore vario, scrittore , teorico dell' arte , e persino scultore e pittore , grammatico , senza che nessuna sua statua e dipinto ci sia pervenuta. Egli è scienziato e artista architettonico di primo piano nel contesto dell'umanesimo quattrocentesco che egli persegue col tipico ideale morale , della serenità operosa . Di famiglia nobile , prima praticò il commercio, poi finì impiegato nella burocrazia papale (abbreviatore apostolico). | Dovette pertanto condurre poderi al modo dei patrizi o borghesi fiorentini dell'epoca , allorché il Papa Eugenio IV ° gli conferì la Prioria di S. Martino a Gangalandi presso Lastra a Signa , nella Diocesi di Firenze , con la rendita presunta di 160 fiorini d'oro. Il Trattato De Architectura da cui è tratto il primo brano sottostante sulla casa contadinale , risale al 1450 . Invece Della Famiglia , fu scritto tra il 1433 e i il 1441 . Ed è l'opera che ha avuto più fortuna , dell' Alberti scrittore. | |||
Dipinto d'ignoto del sec. XVI° | ||||
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a : Come deve essere la Casa del lavoratore o contadino .
Teorizza molto prima della colonizzazione sette-ottocentesca toscana , la razionalizzazione delle case da lavoratore per contadini.
Essendo l'abitazioni de le ville , alcune che servono per i padroni, ed alcune per i lavoratori , ed alcune di queste fatte primieramente per utilità, altre forse per diletto dell' animo: parleremo prima di quelle che si aspettano a lavoratori.
Non bisogna che le case di costoro siano molto discosto dalle case de' padroni, acciocché ora per ora si vegga quel che ciascuno di loro faccia e che ei sappino quello, che sia bisogno di farsi .
Appartiensi a così fatte case per loro proprietà , che le robe che dal campo si possano condurre , si assettino , si raccoglino e si serbino in essa : se già questo ultimo officio , cioè di serbare le ricolte , tu non pensi che si aspetti più tosto alle case dei padroni ed a quelle ancora che sono nella città , che a quelle della villa .
A queste cose darai tu perfezione con la moltitudine degli uomini e con la abbondanza degli strumenti e più che con altro con la industria e con la diligenza del lavoratore .
Gli antichi volevano che la famiglia del lavoratore fusse di quindici persone:
per amor di costoro adunque bisogna avere dove riscaldargli , quando fa loro freddo , e dove riceverli partitisi dal lavoro per i mali temporali , acciocché e' vi possino stare a mangiare , a riposarsi ed a ordinare le cose che egli avranno di bisogno.
E però facciavisi una gran cucina , non buia e sicura da pericoli dell' abbruciare, col forno , col focolare , col pozzo e con l'acquaio . Di là da la cucina vi sia una camera , dove stieno le persone più qualificate, la cassa del pane , la carne salata ed i lardi da serbarsi per i bisogni di giorno in giorno .
Gli altri si distribuischino di modo, che ciascuno sia sopra le cose sue e pronto ad eseguirle.
Si deve fare accanto alla cucina una grande capanna sotto la quale si riposa il carro , la treggia , lo aratro, il giogo , le ceste del fieno e simili altre cose, e sia detta capanna volta a mezzodì , acciocché la famiglia ne l' inverno vi possa stare a passarsi al sole i giorni di festa .
Porrai la Colombaia , che ne vegga l'acqua , e non la porre troppo alta , ma così a modo , acciocché i colombi stracchi dal volare , quasi con l'alie schernando liete , s' allegrino sdrucciolarsi ad alie chiuse .
(Leon Battista Alberti , De architectura , trad. I . Bartoli , MI , 1833; pp. 166-68 ) .
b : Elogio della Villa o Fattoria .
b1 : Da utile e divertimento , secondo la stagione.
LIONARDO . Quale uomo fusse il quale non si traesse piacere della villa ? Porge la villa utile grandissimo , onestissimo e certissimo .
E pruovasi qualunque altro essercizio intopparsi in mille pericoli , hanno seco mille sospetti , seguongli molti danni e molti pentimenti : in comperare cura , in condurre paura , in serbare pericolo , in vendere sollecitudine , in credere sospetto , in ritrarre fatica, nel commutare inganno . E così sempre degli altri essercizii ti premono infiniti affanni e agonie di mente .
La villa sola sopra tutti si truova conoscente , graziosa , fidata , veridica . Se tu la governi con diligenza e con amore , mai a lei parerà averti satisfatto; sempre agiugne premio a premii . Alla primavera la villa ti dona infiniti sollazzi , verzure , fiori , odori , canti; sforzasi in più modi farti lieto, tutta ti ride e promette grandissima ricolta , émpieti di buona speranza e di piaceri assai . Poi e quanto la truovi tu teco , alla state cortese ! Ella ti manda a casa ora uno ora un altro frutto, mai ti lascia la casa vota di qualche sua liberalità . Eccoti poi presso l'autunno . Qui rende la villa a le tue fatiche e a' tuoi meriti smisurato premio e copiosissime mercé , e quanto volentieri e quanto abundante , e con quanta fede! Per uno dodici , per uno piccole sudore più e più botti di vino . E quello che tu aresti vecchio e tarmato in casa , la villa con grandissima usura te lo rende nuovo, stagionato , netto e buono . Ancora ti dona le passule e l'altre uve da pendere e da seccare , e ancora a questo agiugne che ti riempie la casa per tutto il verno , di noci, pere e pomi odoriferi e bellissimi . Ancora non resta la villa di dì in dì , mandarti de' frutti suoi più serotini . Poi neanche il verno si dimentica teco esser la villa liberale; ella ti manda la legna , l'olio , ginepri e lauri per , quando ti conduca in casa dalle nevi e dal vento , farti qualche fiamma lieta e redolentissima .
E se ti degni starti seco , la villa ti fa parte del suo splendissimo sole , e porgeti la leprettina , il capro , il cervo che tu gli corra drieto , avendone piacere e vincendone il freddo e la forza del verno. Non dico de' polli , del cavretto, delle giuncate e delle altre delizie, quali tutto l'anno la villa t'alieva e serva . Al tutto così è : la villa si sforza a te in casa non manchi nulla , cerca che nell'animo tuo stia niuna malinconia , émpieti di piacere e d'utile . E se la villa da te richiede opera alcuna, non vuole come gli altri essercizii tu ivi te attristi, né vi ti carchi di pensieri, né punto vi ti vuole affannato e lasso , ma piace alla villa la tua opera ed essercizio pieno di diletto , il quale sia non meno alla sanità tua che alla cultura utilissimo .
b2 : Da salute , proventi , riposo , e preserva dall' invidia e dall' odio .
GIANNOZZO . Che bisogna dire Lionardo ? Tu non potresti lodare a mezzo quanto sia la villa utile alla sanità , commoda la vivere , conveniente alla famiglia .
Sempre si dice la villa essere opera de ' veri e buoni uomini e giusti massari, e conosce ogni uomo la villa in prima essere di guadagno non piccolo, e , come tu dicevi , dilettoso e onesto . Non ti conviene come negli altri mestieri , temere perfidia o fallacie di debitori o procuratori . Nulla vi si fa di oscuro , nulla non veduto e conosciuto da molti, né puoi esservi ingannato , né bisogna chiamare notari e testimoni, non seguire litigii e l'altre simili cose acerbissime e piene di malinconie che alle più fiate sarebbe meglio perdere che con quelle suste d'animo guadagnare.
Agiungnio qui , che tu puoi ridurti in villa e viverti in riposo pascendo la famigliola tua , procurando tu stessi a' fatti tuoi , la festa sotto l' ombra ragionarti piacevole del bue, della lana , delle vigne o delle sementi , senza sentire romori , o relazioni , o alcuna altra di quelle furie quali dentro alla terra frà cittadini mai restano (sospetti , paure , maledicenti, ingiustizie , risse e l'altre molte bruttissime a ragionarne cose , e orribili a ricordarsene) . In tutti e' ragionamenti della villa nulla può non molto piacerti , di tutte si ragiona con diletto , da tutti se' con piacere e volentieri ascoltato . Ciascuno porge in mezzo quello che conosce utile alla cultura ; ciascuno t'insegna ed emenda, ove tu errassi in piantare qualche cosa o sementare . Niuna invidia , niuno odio , niuna malivolenza ti nasce dal cultivare e governare il campo .
b3 : Vi si può godere lo spettacolo della natura e fuggire i tumulti del Palagio.
LIONARDO . E anche vi godete in villa quelli giorni aerosi e puri , aperti e lietissimi; avete leggiadrissimo spettacolo rimirando que' colletti fronditi , e que' piani verzosi , e quelli fonti e rivoli chiari , che seguono saltellando e perdendosi fra quelle chiome dell'erba .
GIANNOZZO . Sì , Dio , uno proprio paradiso . E anche , quello che più giova , puoi alla villa fuggire questi strepiti , questi tumulti , questa tempesta della terra , della piazza , del palagio . Puoi in villa nasconderti per non vedere le rubalderie , le scelleraggine e la tanta quantità de' pessimi mali uomini , quali per la terra continuo dì farfallano inanti agli occhi , quali mai restano di cicalarti torno alle orecchie , quali d'ora in ora seguono stridendo e mugghiando per tutta la terra, bestie furiosissime e orribilissime . Quanto sarà beatissimo lo starsi in villa : felicità non conosciuta!
LIONARDO . Lodate voi abitare in villa più che in mezzo alla città ?
GIANNOZZO . Quanto io , a vivere con manco vizio, con meno maninconie , con minore spesa, con più sanità , maggiore suavità del vivere mio , si bene, figlioli miei , che io lodo la villa .
b4 : E' adatta per educarci i figlioli , se non fosse che è bene che questi conoscano i mali uomini di città , onde poterli evitare e combattere , specie in età adulta.
LIONARDO . Parrebbevi egli pertanto d'allevare ivi e' figlioli vostri ?
GIANNOZZO. Se i figlioli miei non avessoro in età a conversare se non con buoni , certo a me piacerebbe averli cresciuti in villa . Ma egli è si piccolo il numero de' non pessimi uomini, che a noi padri conviene , per essere sicuri da viziosi e dai molti inganni loro , volere che' figlioli nostri li conoscano ; né può bene giudicare de viziosi , colui il quale non conosce il vizio . Chi non conosce il suono della cornamusa non può bene giudicare se lo strumento sia buono o non buono . Però sia nostra opera fare come chi vuole diventare schermidore, prima imparare ferire , per meglio conoscere e a tempo sapere fuggire la punta e scostarsi dal taglio . S' è vizii abitano , come fanno , tra gli uomini , a me potrà parer il meglio allevare la gioventù nelle terre , poiché ivi abondano non meno vizii che uomini .
LIONARDO . E anche , Giannozzo , nella terra la gioventù impara la civiltà , prende buone arti , vede molti essempli da schifare e' vizzii , scorge più da presso quanto l'onore sia cosa bellissima , quanto sia la fama leggiadra , e quanto sia divina cosa la gloria , gusta quanto siano dolci le lode , essere nomato , guardato e avuto virtuoso . Destasi la gioventù per queste prestantissime cose , commove e se stessi incita a virtù , e proferiscesi a cose faticose e degne d' immortalità ; quali ottime cose forse non si truovano in villa fra' tronchi e frà le zolle .
(Leon Battista Alberti , I Libri Della Famiglia , a cura di R. Romano e A. Tenenti , Torino , Einaudi 1969 e 1994 ; pp. 244-48) .
c : Il Fattore : come dev'essere e dove procurarselo
c1 : Per renderlo veritiero e sollecito , bisogna dargli l' impressione
che niente è occulto al padrone.
LIONARDO . E' fattori Giannozzo, spesso sono poco solliciti , e raro cercano fare prima l' utile vostro che il suo proprio .
GIANNOZZO . E io per questo sarei diligente in torre fattori onesti e buoni , e apresso vorrei molto spesso conoscere e rivedere persino alle minime cose , e qualche volta , benché io sapessi ogni cosa , di nuovo ne domanderei per parere più sollecito. Non fare io così per monstrarmi suspizioso troppo o sfidato , ma per torre licenza a fattori d'errare. Se 'l fattore vedrà niuna cosa a me essere occulta, stima che vorrà meco essere sollicito e veritiero; e volendo essere il contrario non poterebbe; però che , io spesso riconoscendo le cose , non potrebbono gli errori invecchiarmi tra le mani , e dove fosse cadutovi errore alcuno , se non oggi , domani subito si rinverrebbe , e non fuori di tempo si gli rimedierebbe . E se cosa fosse ascosa sotto qualche malizia, credi che spesso razzolandovi e ricercandovi di leggieri si scoprirebbe . Dicea messer Benedetto Alberti , uomo non solo in maggiori cose della terra , in reggere la republica prudentissimo , ma in ogni uso civile e privato savissimo, ch'egli stava così bene al mercatante sempre avere le mani tinte d'inchiostro .
LIONARDO . Non so se io questo m' intendo .
GIANNOZZO . Dimonstrava essere officio del mercatante e d'ogni mestiere , quale abbia a tramare con più persone , sempre scrivere ogni cosa , ogni contratto, ogni entrata e uscita fuori di bottega , e così spesso tutto rivedendo quasi sempre avere la penna in mano . E quanto a me questo precetto pare troppo utilissimo , imperoché , se tu indugi d'oggi in domane, le cose t' invecchiano pelle mani , vengonsi dimenticando , e così il fattore piglia argomento o stagione di diventare o vizioso , o come il padrone suo negligente. Nè stimare alle cose tue altri sia più che tu stesso sollicito , e così alla fine te n' hai il danno, o vero ti perdi il fattore . Né dubitare , Lionardo mio , ch'egli è peggio avere male fattore che in tutto nollo avere . La diligenza del maestro può d'uno fattore non molto buono farlo migliore , ma la diligenza di chi debba avere principale cura delle cose sempre suole di qualunque buono lasciarlo peggiorare .
LIONARDO. E quanto ! Uno fattore vizioso ti ruba e inganna per suo maligno ingegno , benché tu sia sollicito , e molto più ti nocerà ove vedrà alle cose tue in te stessi essere negligenza . E bene questi spesso provorono e' nostri, e bene spesso hanno avuto chi per suo vizio molto più che per nostra negligenza ci è stato dannoso . Ma da viziosi raro si può senza darno ritrarsi.
GIANNOZZO. A me quando io riduco a memoria quelli danni e perdite di molti mercatantie ove io veggo che de' sei infortunii e cinque sono occorsi per difetto di chi governa le cose , pare veramente possa così affermare che niuna cosa tanto fa buono fattore quanto la diligenza del maestro . La pigrizia , tralasciare e non spesso rivedere i fatti suoi troppo, figlioli miei , troppo nuoce . E stolto colui , il quale non saprà favellare de' fatti suoi , se non per bocca altrui. Cieco per certo sarà colui , il quale non vedrà se non con gli occhi altrui . Vuolsi adunque stare sollicito , desto, diligente , rivedere spesso ogni nostra cosa , perché così nulla si può facilmente perdere , e ismarrita più tosto si truova . Agiugni che sendo negligente ti si fa una somma di faccende quale a scioglierle non vi basta il dì , né ivi puoi quanto bisogna fatica , e truovi quel che tu ne tempi suoi aresti fatto bene e con diletto , ora , volendo quello quanto bisogna doppo allo indugio , t'è impossibile o farlo a compimento , o delle molte parti farne alcuna bene e quanto certo prima aresti nelle stagioni loro fatto . Così adunque io sarei sempre in ogni cosa diligente , e in questa quanto a me s'apartenesse molto sarei sollicito, prima in scegliere quanto più potessi buono fattore, poi sarei diligente in nollo lasciare peggiorare rivedendo spesso e riconoscendo ogni mia cosa . E acciò ch'e' miei avessino cagione d'essere migliori , io gli onorerei e largamente bene gli tratterei , e' studiare ' mi farli amorevoli a me e alle cose mie .
c2 : Ci si informi sui suoi costumi e usanze ;
ma è molto meglio prenderlo tra i suoi che tra gli estranei.
LIONARDO . Così mi pare certo necessario avere grande diligenza in scegliere e' fattori bene buoni , e ancora avere non minore diligenza in non gli lasciare piggiorare , e ancora quanto dire molto bisogna essere diligente in farli di dì in dì amorevoli e studiosi delle cose vostre .
GIANNOZZO . Molto , e sai come ? Conviensi prima da più persone domandarne , avisarsi delle condizioni loro , informarsi de' costumi , porre bene mente che usanze , che maniere siano le loro .
LIONARDO . E per fattori quali a voi piacerebbono più, ò gli strani o pure e' vostri della casa ? Perché spesso vidi fra mercatanti farne non piccolo dubio . Eravi chi diceva potersi meglio vendicare e valersi con più facilità da uno strano che da uno della sua propria famiglia . Altri stimava gli strani più essere ubbidienti a' maestri e più suggetti . Altri parea che non volesse ch'é suoi fossero in tempo per venire in tale fortuna che potessero torsi il primo grado e occupare l'autorità e luogo di chi governa . E così erano varie le loro opinioni .
GIANNOZZO . Quanto io , Lionardo mio , mai chiamerei fattore , ma piutosto nimico mio , e non vorrei tra miei domestici quello uomo da cui aspettassi vindicarmi ; ne apresso comprendo per che cagione io dagli strani dovessi più essere riverito che da' miei , quantunque da miei a me più parrebbe onesto accettarne benivolenza e amore che obedienza e servitù; né io stimo meno essere utile alle faccende la fede e diligenza di quelli quali ci portino amore , che sia la subiezione di chi noi tema; e non reputo degno di buona fortuna , né meritare autorità , né doversi grado alcuno a colui al quale sia molesto l' onore felicità de' suoi; e a me potrà parere stultissimo colui , il quale stimerà senza favore e aiuto de' suoi mantenersi in dignità o in felice alcuno stato. Credete a me , figlioli miei, che di questo mi ramenta infiniti essempli, quali per più brevità non riferisco; credete a me , niuno può durare in alcuna buona fortuna senza spalle e mano degli altri uomini ; e chi sarà in disgrazia a' suoi , costui stolto s'egli stima mai essere bene agli strani accetto. Ma per diffinire la questione tua , presupponi tu , Lionardo , ch' é tuoi sieno buoni o mali ?
LIONARDO . Buoni.
GIANNOZZO. Se fieno buoni mi rendo io certissimo molto saranno migliori meco i miei che gli strani . E così ragionevole a me pare stimare ne' miei essere più fede e amore che in qualunque sia strano e a me debba essere caro fare bene a' miei che agli altrui .
LIONARDO. O se fossero mali ?
GIANNOZZO . Come , Lionardo ?Che non sapessino procurare bene ?Non sarebbe qui a me, Lionardo , maggiore debito insegnare a' miei che agli strani ?
LIONARDO . Certo. Ma se , come alcuna volta accade , e' v' ingannassino ?
GIANNOZZO . Dimmi , Lionardo, a te saprebbe egli peggio se uno tuo avesse de beni tuoi , che se uno strano se gli rapisse ?
LIONARDO. Meno a me dorrebbe se a uno de' miei le nie fortune fussero utili , ma più mi sdegnerei se di chi più mi fido più m'ingannasse.
GIANNOZZO. Lievati dall' animo Lionardo questa falsa opinione . Non credere che de' tuoi alcuno mai t' inganni , ove tu lo tratti come tuo . Quale de' tuoi non volesse più tosto avere a fare teco che con gli strani ? Pensa tu in te stessi : a chi saresti tu più volentieri utile , à tuoi pure o agli altrui? E stima questo, che lo strano si riduce teco solo per valersi di meglio; e ricordati (spesso lo dico perché sempre ci vuole essere a mente) ch'egli è più lodop e più utile fare bene a' suoi che agli strani .Quello poco o quello assai , quale lo strano se ne porta , non torna più in casa tua , né in modo alcuno in tempo sarà a' nipoti tuoi utile . Se lo strano teco diventa ricco , perché così stima meritare da te , poco te ne sa grado ; ma , se date il parente tuo arà bene , e' confesserà esserti obligato , e così arà volunterosa memoria fare il simile a' tuoi. E quando bene e' non te ne sapesse né grado né merito, se tu sarai buono e giusto, tu prima dovrai volere in buona fortuna e' tuoi che quale si sia strano. Ma pensa che di questo mai a te bisognerà temere, se tu così sarai diligente a eleggere buono, e desto a non lasciare peggiorare el fattore . E dimmi ancora: scegliendo il fattore dove ara' tu manco indizii a bene conoscere de' costumi ? Pigliando de' tuoi , e quali a te sono cresciuti nelle mani, e quali tu hai pratichi tutto il dì, o pure togliendo degli strani , co' quali avesti molto manco conoscenza e molto minori esperienze ? Così credo io , Lionardo mio , molto più sia difficile conoscere lo' ngegno degli strani che de' tuoi . E se così è , se a noi per bene scegliere molto si conviene conoscere ed essaminare e' costumi, chi mai credesse più tosto investigalli in uno strano che ne' suoi proprii ? Chi mai volesse più tosto uno strano non bene conosciuto che uno suo bene conosciuto ? Voglionsi aiutare e' nostri quando e' sono buoni e atti , e se da sé non sono , con ogni nostra industria e aiuto voglionsi e' nostri dì in dì rendere migliori . Segno di poca carità sdegnare e' suoi per beneficare agli altri , segno di grande perfidia non si fidare de' suoi per confidarsi degli altri. Ma io dico forse troppo in questa materia. A te . Lionardo , che ne pare ?
LIONARDO. A me pare , questa vostra, amorevole, iusta e verissima sentenza , e tale che s'ella fusse da tutti , come da me , creduta e gustata , forse la famiglia nostra arebbe manco da dolersi di molte ingiurie , quali già più volte ricevette dagli strani .... .
(Leon Battista Alberti , I Libri Della Famiglia , a cura di R. Romano e A. Tenenti , Torino , Einaudi 1969 e 1994 ; pp. 252-57) .
6. Luigi Alamanni (1495-1556).
a : Beato chi coltiva in pace i suoi campi
O beato colui che in pace vive , / dei lieti campi suoi lieto cultore; / A cui stando lontan dall' altre genti , / La giustissima terra il cibo apporta; / E sicuro il suo ben si gode in seno .
(La Coltivazione , Libro I° , vv.935-39 . Edizione Vitarelli , Venezia 1812) .
b : L'agricoltore stia in pace e non abbia invidia dei ricchi, perché il Cielo a nessuno consente in terra di vivere senza la fatica del lavoro e senza la fatica in generale (affanni).
Colla sua famigliola [l' agricoltore] a l' ombra e'l verde / L' ampia ricolta sua si goda in pace. / Non ai superbi regi , ai duci invitti / Aggia invidia tra sé; né speri in terra / Ritrovar , più del suo, diletto e gioia. / Pur gli sovvenga poi , che non àn fine / Le fatiche e i pensier del buon cultore; / Nè sol basta curar le biade e'l grano: / Che non consente il Ciel , c'un uom mortale , / senza mille sudor , mille alti affanni / meni i suoi giorni , e , pigramente avvolto / Neghittoso nel sonno , indarno viva .
(Idem , II° , vv. 289-300) .
7. Ferdinando Morozzi (1770) .
a : Dei particolari acquisiti che si richiedono nella fabbrica di una casa di un podere di montagna .
Un podere di montagna , il quale frutti al padrone in grano, vino , olio, castagne , bestiame vaccino , pecorino , procino, ed abbia bisogno, fra il bestiame , e le terre lavorative di una famiglia per es. di 12 o 14 persone in tutto, gli conviene una casa, che abbia tutti i necessari requisiti ai suddetti capi d' entrata , cioè
a Terreno
1. Le scale buone , comode e luminose , |
2. Una spaziosa chiostra o coltre murata attorno , |
3. Un pozzo o cisterna abbondante di acqua buona , e fresca,. |
4. Un forno capace di tre staja di pane , |
5. Una stanza per il telaio delle donne , per i ferri de' lavoratori, ceste corbelli , graticci , pale , basti ed altri attrezzi de' contadini . |
6. Tante stalle quanti sono i diversi generi de' bestiami . |
7. Una tinaia . |
8. Un cigliere o cella o cantina ; |
9. Una caciaja o stanza da fare il burro. |
10. Un seccatoio per le castagne , e stanza per le ghiande . |
11. Una capanna e fienile . |
12. Una coperta per i carri e tregge . |
13. Altra per i conci . |
14. Un gallinaio . |
15. L' aia per battere . |
Nel primo ed ultimo Piano
1. Una grande stanza per cucina , e per mangiare tutta la famiglia detta ordinariamente la Casa . |
2. Tante camere capaci di due letti per ciascheduna secondo il numero della famiglia opportuna al podere. |
3. Un granaio per le raccolte del contadino . |
4. Una stanza per distendere le olive, la quale si può cavare sopra alla cucina , con un palco semplice di tavole . |
5. Un verone o loggia o terrazzo coperto per le faccende nel tempo di pioggia. |
6. Una stanza o a terreno, o sopra per il padrone a guisa di magazzino . |
7. Una colombaia . |
Questi sono i principali requisiti , che abbisognano ad una casa di un podere di montagna, che abbia i suddetti capi d'entrata.
Ma non essendo l'entrata di questi generi tutta eguale, essendo per ordinario nel podere di montagna il bestiame porcino un capo di rilievo, perciò la porcareccia , o sia la stalla dei majali va ampia , e con le proprie arle per le troje : ma l' architetto si saprà regolare sopra alla qualità delle medesime , e delle altre stalle , e stanze , a proporzione dei capi d' entrata del podere per cui fabbrica la casa .
b : Dei requisiti di una casa di un podere di Piano.
La casa del podere di piano , figuriamola che deva essere abitata da un numero di 14 in 16 persone che tante abbisognano per il podere , non varia in altro da quella di montagna se non che nei comodi , perché l' entrate principali , provengono dal vino , grano, biade , migli , legumi , risi , ec. , filature, seta , bestiame grosso , ed erbaggi ec., e manca ordinariamente dell' olio , e del bosco , e perciò varia deve essere la disposizione della casa relativa ai detti comodi , quindi si ricerca .
Una grande aja , o piazza avanti la casa , non solo per le battiture , ma per i pagliai , rigiro de' carri , erbe per i segati per le bestie , potature de chioppi, viti , e cannai , seccumi da forno , cioè fusti de' migli, delle saggine , canapi , lini ecc.
  Una gran coperta unita alla detta aja per mettere al coperto i carri , i sughi delle stalle , e le fascine cavate dalle potature , i pali per le viti , i legnami d'albero , che si ricavano dalle piantate lungo la riva de' fiumi, per riporre le cipolle fino al tempo della vendita, e per difendere le ricolte dalle improvvise pioggie nel tempo della battitura, e per soppassire, ed asciuttare le frutte ec.
Questa non averà chiostra murata né seccatoio per le castagne, né stalle per i porci, né quelle delle pecore, e capre; ma cresceranno le stalle delle bestie vaccine , e cavalline in numero e grandezza per la qualità, e quantità diversa de' bestiami, e vi devono essere alcune stallette per gli agnelli da macellarsi , il castro per il porco ad uso del contadino, una capace tinaia a due, o tre ordini di tina , ed una conserva, o sia peschiera ; il pozzo sia fatto con la macchina del bindolo, se il podere è in luogo tale che possa far capo d' entrata anche l' erbaggio. Nel rimanente poi, cioè circa alla cucina, camere del contadino e colombaja, non diversifica in nulla dall'altra descritta del podere di montagna, se non se forse in una grandezza maggiore, della stanza per il granaio del contadino, e nell'avere una o due stanze di più per causa dei bachi da seta, per le quali l'architetto deve cautelarsi, che non possino ricevere siti, e mali odori di stalle, o altro, perché è un possente veleno a quei vermi, e però abbiano le aperture delle finestre a ponente, e mezzo giorno .
c : Dei requisiti di una casa di un podere di collina.
Il podere di collina, partecipando di piano , e di monte , le sue entrati migliori si ricavano dal vino, e dall'olio che vi fanno di maggior perfezione, che nel podere di monte , o sivvero in quel di piano ; un effetto pertanto che sia coltivato , e mantenuto da famiglia di 12 o 14 persone, oltre ai comodi propri degli altri generi d'entrata, abbisogna di un oliviera o infrantojo da far olio, e suoi annessi , varie stanze a palco per soppassire le uve per dare i colori al vino e per fare viniscelti, siccome fa d'uopo di strettoia ec.
Circa poi al numero delle stalle, delle altre stanze, e della chiostra , lo mostrerà il medesimo podere secondo quel bestiame, quale esso richiede, che per ordinario sono poche, e piccole .
Tutti i requisiti finalmente , che abbisognano a ciascheduna di esse stanze di qualunque podere saranno notati nel progresso di esso Trattato nella particolar descrizione di ogni stanza .
(Ferdinando Morozzi , Delle case de' contadini , FI 1770 ; ristampa Cassa di Risparmio di FI , 1967 ; pp. 11-13) .
8. Giuseppe Mazzini (1805-72) .
La piccola proprietà diminuisce la miseria e aumenta la moralità .
La piccola proprietà coltivatrice , produce a un tempo diminuzione di miseria e ... aumento di moralità ..
Nel cantone di Zurigo, nell' Engadina , in molte altre parti di Svizzera dove il contadino è proprietario , e terra , capitale , lavoro , sono congiunti in un solo individuo
(in Norvegia , nelle Fiandre , nella Frisia orientale , nell' Holstein , nel Palatinato germano , nel Belgio , nell' isola di Guernesey sulle coste inglesi)
è visibile una prosperità comparativamente superiore a quelle di tutte l'altre parti d' Europa dove manca al coltivatore la proprietà della terra .
(Dei doveri dell' uomo , XI , p. 930 dell' edizione Scritti politici di G. Mazzini , Utet , Torino 1972 , a cura di T.Grandi e A. Comba . Questo capitolo XI° , insieme al X° e al XII° , furono scritti nel 1860) .
9. Giovanni Pascoli (1855-1912) .
a : Arano .
Al campo , dove roggio nel filare / qualche pampano brilla , e dalle fratte / sembra la nebbia mattinal fumare , / arano : a lente grida , uno le lente / vacche spinge ; altri semina; un ribatte / le porche con sua marra paziente; /ché il passero saputo in cor già gode , / e il tutto spira dai rami irti del moro;/ e il pettirosso : nelle siepi s'ode / il suo sottil tintinno come d' oro .
(Myricae , 1892 ; G. Pascoli , Myricae .... , Edizioni Polaris 1992 , vol 1° -Classici Italiani-, p. 45 ) .
b : La vite dispensatrice di pace e gioia .
Pace , o pampinea vite! Aureo s'accoglie / il sol nel lungo tuo grappolo mite : / aurea la gioia , e dentro le brunite / coppe ogni cura in razzi d'oro scioglie .
(Idem , p. 60 : La Vite e il Cavolo , Strofa seconda) .
c : La mietitura occasione di pace e canto .
...un giorno di pace e lavoro , / che l' uomo , mieteva il suo grano , / e per tutto nel cielo sonoro / saliva un cantare lontano .
10. Granduca Leopoldo Secondo di Lorena (1824-59).
In generale il periodo della amministrazione
toscana asburgico- -lorenese (1737-1859), è ricordato storiograficamente , come buono e non oscurantista . Si migliorò l'economia e l'efficienza dello Stato , e specialmente l'agricoltura . Dentro questo contesto , Leopoldo Secondo (1824-59), si distinse tra i Lorena : |
le sue Memorie , da cui è tratto il brano sottostante , ci rivelano quale fu il segreto del suo successo: studiava il popolo e la sua situazione, verificando spesso di persona , e circondandosi di luminari veri . Dopodiché seguiva la soluzione amministrativa , assunta da un animo sostanzialmente onesto , sebbene straniero. |
Elogio del Contadino e della Mezzadria in Toscana .
Agricoltura è pregio , arte di Toscana . Podere in Toscana è cosa speciale. Uno di questi visitai presso Laterina , lo coltivava la famiglia del mio contadino Balli . Era meco il sapiente Pietro Municchi 1) , il Balli ed io .
E cominciò Municchi e disse : La terra del campo è tanto varia di qualità, non è facile a conoscersi ; lor contadini con la mano la stritolano e ne giudicano; poi sono le piante , vino, olio, il grano il primo. Li uomini s'aiutano colle bestie, i bovi per arare, poi li ingrassano e vendono; i maiali pascolano nel bosco, poi si mangiano. Hanno pecore per lana a far le robe per l' inverno , un poco di canapa e lino per vestirsi , seta se ne fa ancora , si vende ; al pollaio pensano le donne. Uomini donne vecchi bambini , ci vogliono tutti, tutti trovano da occuparsi .
E Balli dicea : L' inverno ci facciamo da noi uomini , nella sera li aratoli , li erpici , li strumenti. Donne filan la lana , tessono la canapa, si fanno le vesti da loro .
Municchi aggiungea : Podere un complesso di cultura , lavoro , consiglio : presiede alla famiglia il vecchio , divide il lavoro .
E il contadino dicea : E' vero non si può mai star fermi , un continuo girare , fare .
E Municchi replicava : Li ho veduti spesso nelle case buone , regolari, assegnare ad ognuno ciò che ha da fare; avanti la cena dicono il rosario, perché non prenda il sonno dicono le orazioni alla sera insieme; il capo di casa a cena partisce i lavori dell' indomani, assegna ad ognuno ciò che ha da fare . Commercio ancora fanno di derrate, di bestiame , di generi di vestiario: chi conduce podere deve esser prudente e sagace; saper cose svariate .
E rispondeva il contadino : Figli ubbidienti (sette maschi aveva il Balli) , podere e casa , casa e podere ; chi va fuori non torna . E seguitava : Si fa pane da noi , in famiglia , al fuoco è la veglia , vi è lavoro per l' inverno , l' estate , la notte , il giorno .
E Municchi aggiungeva : Sanno un poco di mascalcia per bestiame ; vi è deferenza al padrone , al fattore; amano il suolo come cosa sua .
Ed io a Municchi : Fanno olio , fanno vino , un singolare sviluppo di sapere agricolo.
Municchi seguitò : Molta fatica , il sudor della fronte fanno l' uomo buono; star sempre all'aria libera lo fa sano e robusto; non è isolato; ma neppur mescolato alla società oziosa . A Dio conosce di dover riferir le raccolte, a sant' Antonio prega per l' utile del bestiame: preziosa razza di gente operosa e buona .
Io domandai a Municchi: Niuno scrisse sul podere , sull'agricoltura toscana ?
E Municchi rispose : Pochi scrisser bene, non vi è nulla di buono. Non sanno scrivere i contadini , seguitò , ma hanno la memoria tenace delle cose loro .
Il contadino rideva , rammentava precisamente il giorno che nacque la vitella , i conti col padrone , quanto aveva da avere ;ed io pensava : qui si respira aria libera, famiglia , si pensa a Dio , la casa , il fondo , il frutto dei sudori . Di li l' uomo si solleva ad affari maggiori aiutato da esperienza pratica : questa classe vuol esser favorita .
E Municchi disse : E' mitezza di costumi , conseguenza di desideri contentati . I denari pongon nell'arca del padrone , a guisa di Cassa di risparmio; il contadino non ha illusioni sulla vita domestica , gente di esperienza pratica; il meglio è per loro nemico del bene, lor temono il meglio e pensan lì .
Questo il contadino toscano , collocato a coltivare la maggior parte del suolo toscano, con poca diversità di modo di vivere e di agiatezza: alcune famiglie sono sull' istesso podere da molte generazioni; a Cafaggiolo dai tempi di Cosimo e di Lorenzo dei Medici .
Toscana agricoltura , arte più che scienza dai padri insegnata praticamente ai figli; nel condominio del padre il colono fa sua la metà dei prodotti, e può in virtù dello studio e dei sudori versati far maggiore sua fortuna , facendo insieme crescere quella del padrone.
Socetà vera d' industria , in cui il capitale sociale posto in contanti si conosce , non però si conosce la quantità di lavoro che si pone dal colono per farlo valere . Arte , industria , a cui il capitale circolante posto dal padrone non si può sminuire di molto , né si devono imporre al colono troppi vincoli, né vessazioni di sopravveglianza minuziosa , tuttavolta che sia capace ed onesto; ove è pur necessaria fiducia larga , la quale appunto costituisce della sociale impresa il bello, e produce l' utile insieme .
Agricoltura delle umane manifatture la più antica e la più estesa ; quella che più d' ogni altra ha assicurato lo smercio dei suoi prodotti , perché da i mezzi necessari al sostentamento della vita ed al vestiario dell' uomo . Manifattura dipendente e coalizzata con le leggi immutabili che Dio prescrisse , colli elementi primi , colle stagioni , col ministro maggior della natura .
Vegetazione , dell' agricoltura compagna da Dio creata per cui natura vive , forza indeterminabile alle ricerche dell' uomo , bella perché occulta , e che deve al certo star bene al di là di quanto l'uomo può immaginare .
Forza , miracolo quasi , per il quale un sacco di seme sparso sulla terra diviene un campo ubertoso di grano . Uno staio di seme minutissimo di abeti sé fa per incanto un bosco di alberi alteri da sfidar le procelle, solcare il mare. Ma l' uomo rispetti Dio che il mondo governa, e le foglie e i fiori, al pari dell' uomo ; e non si glori di dominare il tempo e le stagioni e torle di mezzo . Il contadino non è arrogante come il macchinista che acqua e fuoco e vento serra nei ceppi suoi , corre la terra e i mari coi vapori , supera le tempeste , divora il tempo , afferra il fulmine e per suo mezzo fa gli uomini conversare da un emisfero all'altro. Tutto si precipita oggidì , ma l'agricoltura istituita dall'altissimo , niuno la cambia.
Essa è stata sempre il decoro e la fortuna della Toscana , e in Toscana si conosce in tutta la sua perfezione; quella cioè di far rendere il campo il più che possa , di prodotti buoni . Ingegno acuto non manca , fatica non si cura , sudore vien profuso , il migliore di tutti i concimi, s' insegna dal padre ai figli . Agricoltori sono i più, l'esperienza la maestra del vero e del buono, il quale non sta che nelle condizioni speciali del luogo, del suolo , del clima , è secolare. Se qualche varietà appare nelle differenti province è facile scuoprirne la ragione .
(Leopoldo II° di Lorena , Il governo di famiglia in Toscana , a.c. di F. Pesendorfer , Firenze , Sansoni , 1987; pp. 61-64) .
1: L' ingegnere Pietro Municchi (1783-1854) , di Barbialla nel Valdarno Inferiore , fu soprintendente generale dal 1836 , delle reali possessioni , occupandosi anche delle opere di bonifica della Valdichiana e della Maremma .
11. Papini-Giuliotti (1923):
L' agricoltura che rischia di venire snaturata dall' impero delle macchine e della tecnica .
Introduzione
Si tratta di due scrittori polemici contro la civiltà moderna , in vari aspetti, e specialmente contro ciò che ritengono errate forzature della tecnica , contro le leggi della natura . Essi non criticano la bontà del progresso tecnico , ma se la prendono con le premesse troppo artificiali del medesimo, che spinto all' estremo , potrebbe giungere (a loro avviso) persino a snaturare l' agricoltura , mediante le tecnica e la chimica .
Naturalmente , si tratta di una iperbole polemica , nel tentativo di ottenere maggior misura e tutela delle leggi di natura , senza rinunciare (anzi auspicando) il dovuto progresso tecnico della coltivazione agricola .
Testo
Anch'essa , dopo qualche millennio di vergognosa stasi, rapidamente si evolve .
Tra poco , spariti i bovi e i contadini, la macchina e il macchinista faranno tutto. Invece di muggiti si sentirà pei campi il motore a scoppio; già l'aratro incomincia ad esser sostituito dal motor ploughing e l' aratore dallo chauffeur ; graziose , aeree seminatrici, volando a bassa quota, come enormi e pur leggiadre artificiali farfalle, spargeranno il grano nei solchi già preparati dai muovi bovi d'acciaio.
La chimica aiuterà sempre più la meccanica. Forse un giorno arriveremo a surrogare scientificamente il grano, l' uva , l' olio , il formaggio , ecc; allora la terra lavorativa, diventata inutile, a poco a poco sparirà; tutta la sua superficie sarà occupata da officine, laboratori, scuole, garages, aerodromi , case di piacere, ecc. . E queste saranno finalmente le nuove auspicate chiese della nuova e redenta umanità .
(Giovanni Papini e Domenico Giuliotti, Dizionario dell' omo salvatico , Firenze , Vallecchi , 1923; pp. 1-521; p. 111 : voce :
Agricoltura) .