12-12-05
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Quando si parla di società antiche , comprese le greco-romane , bisogna sempre considerare alcuni aspetti di radicale differenza rispetto ai nostri tempi :
prima di tutto , sono società politeiste sul piano religioso, e strutturate gerarchicamente secondo la divisione rigida tra schiavi e liberi, e dunque non solo tra ricchi e poveri .
Calando questa premessa all'argomento del modo di comporre e seppellire i morti , ne deriva quanto segue :
dal lato del politeismo, una religiosità e un culto con fortissima impronta antropomorfa : pertanto il morto lo si immagina abitante triste nell'oltretomba e insieme un pò vivo similmente ai vivi :
infatti gli si da del cibo con le libazioni , se ne cerca la propiziazione domestica col culto dei Mani-Lari , o si pretende l'allontanamento delle infauste e malefiche Lari-Larvae (i Mani, come gli uomini, possono dunque essere buoni o cattivi: Lari o Larvae), si considera i cimiteri luoghi sacri perché abitati dagli dei-Mani o anime dei defunti , e non perché abitati dagli dei maggiori (o più trascendenti rispetto ai Mani, sebbene sempre antropomorfi), che se ne stanno per lo più nell' Olimpo ; non seppellire qualcuno dopo morto , lo condanna a tormentare le anime dei vivi , ed è considerato fatto gravissimo, come altrettanto grave è ritenuto profanare le tombe , si che per scongiurare tale pericolo si inventano i sepolcri , le lapidi , le stele , i busti che segnalavano una sepoltura . Si preferisce inoltre esser seppelliti nella terra natia , e a questo ci tengono specialmente gli ateniesi del periodo classico , i quali possono punire un traditore della patria oltre che con la morte , anche col non seppellirlo nella sua terra .
Dal lato dello schiavismo , ne deriva invece una forte differenza rituale .
I poveri sono sepolti con grande semplicità , senza pompa alcuna , preferibilmente durante la notte, e il corteo funebre composto solo da schiavi e parenti stretti , finiva per sistemare la salma in tombe molto semplici , o nei campi , o addirittura sull' Esquilino in fosse comuni . Molto diverso era invece per gli abbienti e ricchi . Per questi vi era tutto un ben strutturato e pomposo cerimoniale che accenneremo sotto, di volta in volta .
La risposta alla domanda del titolo soprastante , è si : il nostro modo di seppellire i morti ha analogie e eredità evidenti , col modo messo a punto primariamente dagli antichi greci e romani .
Nel nostro mondo , al morto chiudiamo gli occhi , lo vestiamo al meglio , lo si mette nella bara di legno e resta esposto 2-3 giorni , durante i quali sono recitate preghiere (rosario o altro) , viene visitato da parenti e amici , e finalmente ha luogo la messa prima della sepoltura . Poi segue il corteo verso il cimitero , quindi l' inumazione finale , o raramente la cremazione .
Vediamo dunque passo per passo di confrontare la modalità nostra di comporre e seppellire i morti , con quella greco-romana antica .
CHIUDERE GLI OCCHI . Questa operazione era esattamente uguale a come la facciamo noi ; tuttavia vi aveva un contesto aggiuntivo del seguente tenore : l'agonia del morente doveva essere vegliata e si doveva cercare di cogliere con un bacio , l' ultimo respiro ; quindi il pater familias o il successore (se era era lo stesso pater il morto) , chiudeva gli occhi al defunto e pronunciava ad alta voce per tre volte il nome dello stesso defunto (conclamatio) . Dopodiché veniva posta una moneta in bocca , onde il decedutto nel suo viaggio verso l' oltretomba , potesse pagare Caronte , il traghettatore sull' altra sponda dell' Acheronte e dello Stige , delle anime dei morti già sepolti. Talvolta le monete , potevano essere usate anche per chiudere gli occhi del morto ; e di questa usanza , almeno nell'ambito della romanità giudaica dell' epoca di Cristo e Tiberio , ne abbiamo eloquente testimonianza nella Sindone di Torino 1) .
VESTIZIONE . Anche gli antichi sceglievano per il morto le vesti più belle e pulite ; tuttavia potevano aggiungervi gioielli e vari oggetti personali, non solo in fase di vestizione, ma anche dopo che la bara era stata calata nella tomba , prima di essere ricoperta dalla terra . Rispetto a noi , ci si differenziava però a riguardo della pulizia o toilette , perché subito dopo la morte , si procedeva non solo a lavare il cadavere , ma anche a profumarlo e ungerlo con unguenti . E ciò si rendeva necessario , perché se il mancato era abbiente o famoso , poteva restare in esposizione prima della sepoltura anche otto giorni e più .
ESPOSIZIONE SULLA BARA . La bara era chiamata lectus funebris ; ed era pertanto un letto usato appositamente per il funerale , ma almeno in Grecia , poteva essere anche il letto dove era avvenuta la morte . A Roma , di solito, come abbiamo sopradetto, l' esposizione durava per lo più otto giorni . La bara doveva essere sistemata nell' atrio o nel vestibolo davanti l' uscita dalla casa , onde i piedi e la faccia , venissero incontrati per prima da chi entrava . In Grecia l'atto principale che segnalava la casa in lutto e permetteva ai visitatori di purificarsi , era un vaso pieno d'acqua ai lati della porta d'entrata , onde si potessero fare abluzioni purificatorie contro la contaminazione del morto . Ma a Roma il vaso non c'era . Si ponevano invece sull'atrio o vestibolo , rami di cipresso (si noti la comparsa del cipresso!) e pino , mentre si sistemavano fiori attorno alla bara e anche un incensiere promanante (turibulum , acerra) .
VISITAZIONE . Entravano dunque i vari visitatori , che possiamo dire amici e parenti ; ma nel dimostrare il dolore , vi era nell' enfasi luttuosa , una differenza tra Greci e Romani : i primi infatti riescono ad essere più sobri e meno pomposi varando leggi apposite : così le donne dovevano contenere le loro manifestazioni di dolore , e potevano partecipare soltanto le ultrasessantenni, a meno che non fossero familiari molto strette del defunto; inoltre il corteo funebre doveva farsi prima del sorgere del sole , onde evitare che se ne contaminassero i raggi; ed era prescritto che tale corteo, prendesse solo le vie secondarie in Atene , nel percorso verso le necropoli situate sempre fuori le mura .
A Roma invece i visitatori sono più numerosi e di due tipi : i professionali e gli ordinari . Sono professionali le donne lamentatrici di professione (preficae) e quelle suonatrici di flauto ; sono ordinari , gli amici e i parenti del morto . La funzione delle preficae è di ordine catartico : esse infatti liberavano dal dolore , cercando di esprimerlo il più enfaticamente e publicamente possibile (si battevano il petto , incenerivano i capelli , potevano giungere ad eccessi come graffiarsi il volto o strapparsi i capelli , lamentavano piangendo , stendevano la mano destra verso il morto -operazione questa , fatta anche dal resto dei visitatori- ... ecc.) .
PREGHIERE. Rappresentano l'aspetto di maggior differenza , non solo perché paganesimo e cristianesimo sono radicalmente diversi , ma anche perché l' uomo antico più che formule teologiche come delle preghiere , sembra preferire i sacrifici, le pratiche e le credenze varie .
MESSA , ORAZIONE FUNEBRE, ELOGIO .
L' orazione funebre vera e propria , ai nostri giorni è rara e viene celebrata per lo più nell'ambito della Messa, eventualmente dallo stesso sacerdote durante la omelia (a meno di richieste precise dei parenti o amici , allorché possono gradire di parlare in prima persona o aggiungere qualcosa al ricordo del loro congiunto) .
L' Orazione è un discorso fatto in publico in onore di personaggi famosi ; pertanto si tratta di un discorso di tipo celebrativo e non è una preghiera ; in essa vi confluisce dunque l'antica tradizione retorica .
Ma nell' ordinario , non tutti i morti sono famosi o illustri e non tutti i sacerdoti sanno fare Orazioni funebri nel senso di veri e propri discorsi celebrativi , fedeli al genere letterario delle Orazioni funebri.
Per lo più si tratta invece di discorsi che ricordano e elogiano il morto, sia a scopo insegnativo e consolatorio dei sopravvissuti , che , con addentellati della predicazione , a scopo di buon auspicio nell'altra vita .
Questi discorsi sono dunque analoghi all'antico elogium romano , che in onore del morto era recitato durante la sosta che il corteo funebre faceva al Foro , nel percorso verso il sepolcro . Però l' Elogio nel Foro era di natura publica e riferito a notabili ; ma se ne poteva fare anche di privati presso la casa del morto , durante l'esposizione . Al contrario in Grecia , si pronunciava solo il discorso di natura publica , per lo più in memoria e a onore dei morti in difesa della patria .
SEPOLTURA . Poteva avvenire mediante la cremazione o la inumazione . L' incenerizione o cremazione fu a Roma più frequente in età republicana e nei primi tempi dell' Impero , poi prevalse la inumazione fino ai nostri giorni.
A. CREMAZIONE. Questo termine può essere sinonimo di Incinerizione ; ma può anche significare non completa incinerizione delle spoglie mortali ; pertanto la cremazione indica la combustione del corpo di un morto , con alcuni resti che possono essere ulteriormente incineriti; al contrario la incinerizione di una salma , indica la totale trasformazione in cenere della stessa salma , senza resto alcuno che cenere non sia.
A Roma , l'uso della cremazione prevale dal II° sec. a.Cr. fino alla prima età imperiale; ma ci furono anche eccezioni illustri , come per es. gli scipioni e i cornelii, preferenti l' inumazione .
Le ceneri cremate , venivano poste in olle o urne e collocate nella tomba , sempre fuoricittà , come prescriveva una legge delle dodici tavole . Durante l' ultimo periodo della Republica romana , anche a causa dello incremento demografico , avviene però una soluzione importante : s' inventa il Colombario , cioè cimiteri o pareti sopra o sotto terra , piene di nicchie analoghe a una colombaia (da questa analogia deriva il nome di Colombario) accoglienti ciascuna un urna con le ceneri (crf. Foto ) . E i colombari , sviluppati poi dalle catacombe , sono gli antenati dei nostri loculi o forni , perché per la prima volta s'afferma l' idea di sistemare molti morti su una parete, sfruttando con geometria razionale lo spazio .
B. INUMAZIONE. Occorre precisare qui , che la Chiesa cattolica, pur consigliando la inumazione , non proibisce la cremazione , se questa non mette in discussione la fede nella Resurrezione finale della carne 2) .
Tuttavia questa posizione ecclesiastica , sembra che sia stata resa efficace soltanto dopo il Concilio Vaticano II° (11.10.1962 - 8.12.65) .
La inumazione comincia a prendere il sopravvento dopo il primo periodo imperiale , tra il primo e il secondo secolo d. C. , e anche a causa del cristianesimo e dell' ebraismo (credenti nella resurrezione finale , per cui gli spiriti, alla fine del mondo torneranno nei loro corpi) , perviene fino ai nostri giorni . Si diffondono dunque le cosidette tombe ipogee , cioè sotterranee , costituite da gallerie sovrapposte , accoglienti vari sarcofagi per lo più in pietra o marmo. Si propaga perciò una vera e propria arte scultoria dei sarcofagi, grazie alla quale sono documentabili tuttoggi , molti aspetti dell'antichità e del primo cristianesimo. Ma l' antichità , sia in Grecia che a Roma , conobbe l' uso delle bare in legno , analogamente ai nostri giorni .
Si passa quindi alle Catacombe dei cristiani , la ritualità dei quali non differisce di molto dai pagani : cambia naturalmente il contenuto delle preghiere , subentra il sacrificio eucaristico , e scompare il novendial , cerimonia (fatta di un sacrificio e banchetto) in onore e a beneficio del morto dopo nove giorni dai funerali; permane tuttavia il banchetto (epulum) dal novendial , perché i primi cristiani celebravano con tale banchetto , il dies natalis , cioè la nascita del morto alla vita eterna .
FINE
1 : Su entrambi gli occhi del Cristo o Uomo della Sindone , ci sono segni sicuri e evidenti lasciati da 2 monete romane dell' epoca : un dilepton lituus nell' occhio destro , emesso da Ponzio Pilato nell' anno XVI di Tiberio, ; e un lepton simpulum emesso nell' anno XVI di Tiberio, sull' occhio sinistro (crf. Nello Balossino , L' Immagine della Sindone , Torino, Elle di Ci - Leumann , 1997 , pp. 35 e 37 ) .
2 : Crf . Bendetto XVI° (J. Ratzinger) , Catechismo della Chiesa Cattolica (Compendio) , Roma (Libreria editrice vaticana) , Torino (Paoline) , p. 129 (Domanda n. 479) .
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