Ho sempre notato con curiosità che nel corso della storia e in varie religioni,
alcuni si separano dalla società ordinaria e sui monti o in luoghi appartatati,
trascorrono serenamente la loro esistenza: si dice, che lo fanno da soli o in
compagnia di Dio: sono i cosidetti eremiti... .
Si pone quindi la seguente domanda:
perché questi uomini hanno potuto sopportare una tale austera solitudine ?
Circondati da nessuno, come furono e come sono, chi ha riempito la desolazione
dovuta alla mancanza di ogni altra creatura?
La risposta mi sembra di pubblico interesse, anche per chi (come i lettori) ha
deciso che nella vita, non vuol fare l’eremita. Infatti alcuni momenti di
solitudine sono fondamentali per tutti, onde per così dire, temperare
l’azione teorica e pratica del vivere.
Perciò la risposta è la seguente:
poterono sopportare, perché la solitudine è uno dei presupposti concessi
all'uomo, per scoprire meglio, che l’uomo medesimo non è solo; cioè, ovunque
si scopre meglio di quanto ciascuno abbia fatto fino ad oggi, che proprio
quando si è soli (cioè si è separati da altri umani ma non dalla natura e
sopranatura), in realtà Qualcuno si dimostra più vivo e più presente; e
Costui (se ne vede qualche utilità positiva per il soggetto) può non
disprezzare la solitudine dell’uomo, ma anzi, proprio di essa ne
approfitta per istruire, rimproverare, conversare, consigliare… .
Proprio di essa ne approfitta insomma per far sentire meglio la voce della
coscienza.
Estivi, Orlando.
FINE
|