Da : Giuliano Guzzo, Quel Testamento inutile e pericoloso, in : Libertaepersona.org , 25-2-09
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....Arriviamo così alla seconda domanda, anch’essa puntualmente dribblata dai sostenitori del testamento in questione: il testamento biologico non rischia, da annunciata conquista civile, di capovolgersi in una minaccia? Mi spiego. Forse non tutti sanno che tra la sottoscrizione delle proprie volontà e la loro “applicazione”, qualora si rivelassero necessarie, interverrebbe non solo l’interpretazione del medico, bensì anche quella di un fiduciario, che il testatore dovrebbe nominare quale ulteriore garanzia di quanto sottoscritto. Ebbene, in un ampio studio statunitense condotto su un campione di 300 pazienti - 250 a prognosi infausta a breve termine e 50 pazienti di medicina generale - si è rilevato come almeno nel 50% dei casi il fiduciario, ancorché in buona fede, male interpreti le volontà del proprio testatore (Cfr. Ann Intern Med 1998; 128 (8), 621-629).
Ora, anche senza alcuna ricerca che stia lì a ricordarcelo, dovremmo comunque essere in grado di comprendere – ammesso e non concesso che la volontà del testatore sia rimasta immutata nel tempo – le ragioni che oggettivamente depongono contro l’attendibilità di una corretta interpretazione delle dichiarazioni anticipate di trattamento; è pacifico infatti che, nella quadruplice intersecazione tra la volontà del testatore, quello che inequivocabilmente recita il suo testamento e le interpretazioni del medico e del fiduciario, difficilmente possa risultarne una lettura univoca e convincente. Solo menti di notevole fantasia, inoltre, possono immaginare un testamento che contempli tutte le eventualità – anche cliniche – nelle quali potrebbe trovarsi il suo autore, specie considerata l’incessante evoluzione della ricerca medica.
La stessa Eluana Englaro, per fare un esempio a tutti noto, non è mai stata sottoposta a quella risonanza magnetica funzionale che nelle mani del neurologo Adrian Owen e della sua”equipe” ha fatto registrare autentici miracoli nella ricerca sullo stato di coscienza degli stati vegetativi, tanto da meritarsi una pubblicazione su “Science”, bibbia planetaria per chi fa scienza. Ebbene, anche se anche la povera giovane avesse espresso nero su bianco – cosa che non fece mai - le proprie volontà di rifiuto terapeutico, lo avrebbe fatto, com’è logico, senza poter prevedere i traguardi che la neurologia, grazie a scienziati come Owen, in questi mesi sta facendo registrare proprio in ordine agli stati vegetativi. E chi ci dice che, informata di tali progressi, Eluana avrebbe confermato le volontà che – a dir poco maldestramente – le sono state attribuite dalla magistratura? Questo è solo il più banale degli esempi per dire che il testamento biologico, se sottoscritto, finirebbe pericolosamente per congelare non solo una volontà, bensì anche una situazione, quella della ricerca medica, che, grazie a Dio, è in costante e quotidiana crescita.
Quanto alla stucchevole polemica sull’incauta classificazione di alimentazione e idratazione come terapie delle quali sarebbe possibile chiedere sospensione, mi limito a ricordare che, al di là dell’articolo 32, citato spesso a sproposito anche da illustri costituzionalisti che dimenticano – vogliamo sperare in buona fede – gli Atti della costituente, e quindi la sua più corretta chiave lettura, il Comitato Nazionale di Bioetica ha da tempo valutato il nutrimento come atto dovuto (2005), collocandosi peraltro nella scia delle legislazioni francese e tedesca. Volendo anche trascurare ogni parere già espresso in materia, non potremmo comunque dimenticare che, mentre ogni terapia viene posta in essere con fini quanto meno curativi, giammai nutrire un essere umano può comportare altro che non sia la sua mera sopravvivenza, aspetto che ogni evidenza precede il campo medico e attiene alla nostra umanità.
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FINE
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