UOMINI  FO RESTALI DEL 2000Spaccato di vita rupestre .

 

(Domenica 19 marzo 2000).

   Finestra sull'agricoltura     HOME    Vai in fondo

 

 

 

                                        A Ponticino (Arezzo), vicino alla Centrale Enel alimentata dalla diga sull’Arno, vive un uomo forse sulla trentina e oltre, che oggi fa l’impresario forestale. Si tratta di un soggetto invero, di capacità manuali e intellettuali più che notevoli, difficili da misurare nell’effettiva consistenza, ma certamente superiori a quanto sembra, si che di sicuro non si sbaglia, a dire che la Repubblica italiana, costringe talvolta alcuni suoi figli a nascondere le proprie capacità e il proprio valore, tanto che essi, pur diventando con merito personale, maestri riusciti nell’arte dell’arrangiarsi, tuttavia resta che una maggiore comprensione e giustizia sociale e publica, sarebbe andata a vantaggio non solo dei singoli (perché completamente realizzati nelle loro capacità e più nobili desideri) ma più ancora, del tanto necessario e sacro, bene comune.

                   Dunque è questo il caso di Roberto, che almeno potenzialmente, è molto più in capacità di un operaio-impresario forestale. Senonché per uno di quei casi e motivi che segnano talvolta anche in modo irreversibile la vita degli uomini, un giorno il nostro Roberto decise d’interrompere gli studi da architetto, perché molto probabilmente arrabbiato contro l’inerzia e le paturnie universitarie pedantissime, quelle, per capirci, che costringono molti giovani a studiar tanto, parlar troppo e guadagnar poco … .

                  Procuratosi dunque un camioncino, tre-quattro decespugliatori e motoseghe, Roberto guida oggi su scala regionale un manipolo d’altrettanti  uomini, che operano soprattutto togliendo erba e cespugli da un palo all’altro dell’alta tensione Enel, onde facilitare eventuali interventi delle squadre di soccorso in caso di guasti .

                  Questi uomini toscani vanno quindi per valli e monti, sotto i fili elettrici, recitando da mattina a sera l’ardita e repentina canzone dei motori secanti (motoseghe)  e decespugliatòri, che tagliano erba e arbusti e talvolta bosco d’alto fusto, della macchia mediterranea.

                  Sono dunque uomini forestali in continuo movimento, e hanno modo pertanto, di conoscere il territorio da una prospettiva insolita, e talvolta bellissima, specialmente quando inseguendo le linee elettriche attraversanti le montagne, queste posizioni permettono vedute di panorami o albe o abitati sottostanti, o vette innevate o boschi vigorosi soprastanti o tramonti..., davvero memorabili.

                  Si tratta indubbiamente di un mestiere faticoso, dove il sudore vivo e la paga giornaliera modesta, richiedono predisposizione ad un alto e certo meritorio spirito di sacrificio, anche perché i continui spostamenti  costringono a darsi obbiettivi e scadenze precise, si che per esempio l’ora del pranzo al sacco, come quella della fine seròtina del lavoro, ordinariamente alle 17, subiscono continue  anticipazioni o posticipazioni … .

                 Tuttavia lo spettacolo e le parole antiche e sempre nuove   della natura viva, gli spazi o le amplissime solitudini e le  ridenti allegrie o ricchezze delle valli e dei boschi …, entrano in dialogo quotidiano personale con gli uomini della fatica forestale, nonostante la stessa fatica e nonostante il rumore dei motori. 

                  Non ci s’inganni su questo punto: se attraversassimo questi luoghi in pellegrinaggio turistico sotto i fili elettrici, non si vivrebbe la stessa profondità di dialogo che inevitabilmente, e anche inconsapevolmente, si vive invece di giorno in giorno, tra gli uomini della fatica e la stessa natura, con la sua  flora e la sua fauna, i suoi freddi e le sue pioggie, i suoi inverni impropri o le sue estati capricciose … . 

                  E che dice dunque la natura all’uomo della fatica forestale, di tanto prezioso e bello, che non dica, ahimè, anche al semplice turista?   Ecco, in verità simili parole dovrebbero essere oggetto d’ulteriore indagine ed esplicitazione. Ma certamente, la natura col suo dovuto mostrarsi immediato, non solo allevia la fatica e il sudore dei forestali, non solo li consola e ne conforta il bisogno e le speranze     (anche inconsapevoli) di compagnia e di vita sia umana che sovraumana, ma ancor più, ne stimola e affina la fame della reale e viva e semplice bellezza delle cose più comuni e immediate, e quindi anche più vere e necessarie. 

                   Infatti la natura in salute, così come rende più bella la vita dell’uomo sulla terra, rende anche più bello lo stesso lavoro dell’uomo sulla medesima terra, ornandone di gentilezza sia il benefico ottimismo che il senso dell’audacia o del virile coraggio; però, allo stesso tempo, mostrando ampiamente l’ordine e le leggi che la compongono, la stessa natura parla pure del Creatore grandioso e pieno d’amore geniale, che un tempo la creò per il benessere terreno ed eterno, e dunque per la vita terrena ed eterna dell’umanità tutta.

    Finestra sull'agricoltura  HOME     Torna su