Te fabbro antico alla custodia eletto
Dell'aspettata verginella ebrea,
Dal cui grembo pudico uscir dovea
La luce che sanò nostro intelletto,
Cantino i cori angelici al cospetto
Di lui che l'universo informa e bea;
Ch'io non oso trattar l'arpa idumea,
Né la voce risponde al mio concetto.
Già già spiacciono a Dio le sante corde,
Gioco di farisei dal saluto umile
La favella del cuor suona discorde.
Ma per serbar di Jesse il fior gentile,
In onta ai vili che superbia morde,
Non gli dispiacque la tua man fabrile.
FINE
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