ABBIAMO AVUTO IL DONO DELLA RAGIONE: USIAMOLA

(Antonino Zichichi,  Perché io credo in colui che ha fatto il mondo ,  Milano, Tropea 2009, pp.49-51)

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Allegoria della Ragione con leone ai piedi e in mano l'occhio emblema dei Giacobini

 

                Abbiamo detto nel paragrafo II.8 che la cultura cosidetta moderna sarebbe corretto chiamarla contemporanea. Essa infatti moderna non è, in quanto interamente basata sul linguaggio. Né la logica né la Scienza sono entrate a far parte del patrimonio culturale dell'uomo cosidetto moderno.

               Secondo gli specialisti, un tempo -nessuno sa dire con esattezza quando, potrebbe essere centomila o un milione di anni fa- questa forma di materia vivente detta uomo si esprimeva gesticolando. Prendiamo per vera questa ipotesi. L'uomo non sapeva parlare. Il Creatore però lo aveva dotato di un cervello in grado di potere inventare il Linguaggio. Questo però avrebbe dovuto essere il primo passo verso la scoperta della logica Matematica prima e della Scienza poi.

               Oggi tutti gli uomini sanno parlare. Pochi conoscono la logica e ancor meno sono coloro che sanno cos'è la Scienza. Eppure l'uomo ha scoperto che l'uso del linguaggio portava a contraddizioni logiche ben tremila anni fa. L'atto di nascita della Logica è il famoso paradosso del bugiardo che doveva portare al paradosso di Jules-Antoine Richard, e quello di Bertrand Russel e infine alla grande scoperta di Kurt Gödel. Tremila anni di Logica, di cui la cultura dominante ignora l'esistenza. Ne parleremo nel paragrafo VI.6 quando discuteremo i limiti della Logica Matematica.

                Con la Scienza che tra tutte le logiche possibili è quella seguita dal Creatore per fare il mondo così com'è, le cose non sono andate meglio. La cultura dominante come abbiamo visto, della Scienza ignora i valori e ne ha deformato il vero significato. Eppure il linguaggio doveva essere nell'Immanente, il primo passo verso il grande traguardo della cultura scientifica.

                Un giorno tutti gli uomini saranno scienziati. Non in quanto tutti faranno esperimenti alle frontiere delle nostre conoscenze bensì in quanto tutti saranno in grado di leggere e di capire i lavori scientifici, così come oggi leggono e capiscono un giornale o un romanzo. Non c'è alcun meccanismo che proibisca all'intelletto umano di capire un discorso rigoroso di Scienza. E' solo un problema di educazione alla Scienza.

                Il nostro cervello si apre al Linguaggio nelle prime fasi della sua esistenza. E' così che i bambini imparano a parlare la lingua che essi ascoltano. Un bimbo di genitori italiani se educato in una famiglia cinese, parlerà cinese. Il linguaggio non è geneticamente ereditato. E' il nostro cervelllo che è già predisposto a imparare una lingua, qualunque essa sia.

                La seconda fase nello sviluppo del nostro cervello, riguarda il bisogno di apprendere qualcosa che abbia legami e strutture logiche. La forma più elementare di logica corrisponde a dire: patti chiari, amicizia lunga. Partire da assiomi e sviluppare tutte le possibili conseguenze di quegli assiomi, seguendo regole precise, è la prima tappa verso il grande traguardo della logica formale. La terza fase nello sviluppo del cervello umano è quando esso si apre alla Scienza. Mi diceva Jean Piaget, studioso tra i più qualificati di questi problemi, che i ragazzi apprendono prima il concetto del rapporto tra due quantità fondamentali ch ei concetti relativi alle stesse quantità. Esempio: i bambini capiscono prima cos'è la velocità. E poi cosa significa il concetto di spazio e di tempo (la velocità lo ricordiamo è il rapporto tra spazio e tempo). Cosa spinge il nostro cervello ad aprirsi prima al linguaggio poi alla Logica, quindi alla Scienza, nessuno lo sa. Né è chiara la suddivisione temporale tra queste tre fasi.

                Su un punto si è tutti daccordo. Il linguaggio precede le altre due fasi. E' però probabile che l'apertura alla logica e quella alla Scienza avvengano quasi contemporaneamente. L'età di apertura varia da soggetto a soggetto; essa può iniziare anche ell'età di tre, quattro anni. Ciò non vuol dire che in alcuni casi l'apertura non possa avvenire verso i dieci, dodici anni. Se durante la fase di apertura non ci sono stimoli, il processo rallenta, anche di molto; e non è un fenomeno legato alle difficoltà insite nella Logica e nella Scienza. Avviene anche con il Linguaggio. C'è un fatto clamoroso: a New York una ragazza segregata da snaturati genitori fuori dal mondo, non sapeva parlare all'età di otto anni. Scoperta per puro caso in quelle disumane condizioni, venne rieducata e adesso parla normalmente.

                Il tempo necessario per imparare un Linguaggio è di qualche anno al momento giusto, cioè quando il cervello si apre. Ci vuole un tempo dieci volte maggiore quando il cervello non sottoposto a stimoli, si è richiuso. Con la Scienza e con la Logica il discorso è analogo. Superati i vent'anni il nostro cervello si richiude, sia alla Logica sia alla Scienza. se è rimasto privo di stimoli in Logica e in Scienza, difficilmente tornerà a interessarsi a queste due grandi conquiste intellettuali.

                Ecco perché esattamente come si fa con il linguaggio che si insegna subito, con la Logica e con la Scienza dovremmo fare lo stesso. Iniziare già alle Scuole elementari l'insegnamento di queste straordinarie conquiste dell'intelletto umano. Logica e Scienza dovrebbero far parte del patrimonio culturale di tutti. La Scuola invece educa quasi esclusivamente al Linguaggio. E in tutto ciò che è stimolo intellettuale  (stampa, radio, TV, libri) predomina il linguaggio. Se Linguaggio Logica e Scienza venissero insegnati con pari impegno, tutti gli uomini, nel giro di una sola generazione, sarebbero in grado di distinguere tra queste tre conquiste dell'umano intelletto. Essi saprebbero cosa vuol dire raccontare una favola, elaborare una teoria matematica e scoprire una verità scientifica.

                Allora si he potremo dire di vivere l'era della Scienza. In questa era non ci sarebbe più posto per le mistificazioni culturali.

 

 

FINE

 

 

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