Le conseguenze dell’esodo rurale, cioè dell’abbandono della terra e di una civiltà a favore dell’industria, non sono solo lo spostamento europeo (in alcuni casi e zone, anche mondiale), della stragrande maggioranza degli abitanti dalla campagna alla città; cioè non sono solo un cambiamento geo-antropico di lavoro e di vita; non si tratta solo di un cambiamento di cultura tecnica, come alcuni pensano. E' anche un cambiamento di capacità morali e umanistiche, secondo il buon senso, che presiedono e accompagnano le attività strettamente tecniche e condizionano notevolmente (a volte pesantemente), l’attività produttiva agricola. Quali sono queste trasformazioni? Descriverle compiutamente non basterebbe una monografia dedicata all'argomento. Consideriamo pertanto solo un tratto tanto pratico quanto frequente: la pretesa di produrre molto saltando qualche operazione del ciclo produttivo. L’Agricoltore moderno, guardando la produttività industriale direttamente perché operaio in qualche fabbrica, o guardandola in generale dal proprio settore agricolo (quindi da altro settore), aspira a emulare l’industria, cioè pretende di produrre di più e lavorare meno, di produrre molto e spendere poco; spesso non ha più come nel passato, l’idea della dedizione al lavoro, anche quando il ciclo biologico o il calendario agrario o gli imprevisti stagionali, sminuiscono la produzione nella qualità o nella quantità. Naturalmente, l’esigenza di produrre a sufficienza per realizzare un meritato e abbondante guadagno, non può essere messa in discussione; nemmeno va criticato l’obbiettivo di produrre molto con minor fatica; tutto fa parte delle normali e necessarie aspettative imprenditoriali, sociali. Va invece descritta come aspettativa incongruente e non adeguata alle necessità fondamentali dell’agricoltura quale settore produttivo, la pretesa di produrre a sufficienza (sia secondo la quantità che la qualità), pur saltando arbitrariamente qualche operazione del ciclo produttivo o del calendario agricolo: ad esempio, l’ olivicoltore, può lamentarsi che sono poche le olive prodotte e i costi sono invece alti; ma all’atto pratico, senza lamentela alcuna (anzi di buon grado), salta tanto rapidamente quanto incoscientemente, una o più operazioni fondamentali per una resa ordinaria: sempre a titolo di esempio, può tralasciare la lavorazione degli oliveti, le concimazioni, una o più potature, o i trattamenti antiparassitari sia in parte che in toto… . Se trattasi di un viticoltore o azienda vitivinicola, specie se di piccole dimensioni e il proprietario fa anche altri lavori oltre a quello agricolo, l’errore si ripete con maggior probabilità: si può saltare per esempio, alcune concimazioni, o lavorazioni, mai la potatura di produzione ma spesso quella verde; con certa frequenza si salta una parte del ciclo dei trattamenti … . E via dicendo, l’elenco del tralasciare potrebbe continuare nelle piccole come nelle grandi aziende, se l’agricoltore moderno, gestisce seminativi, arborete, ortofrutta…e così via . In conclusione, per una ripresa dell’agricoltura, non basta che tornino i giovani e la gente in campagna; non basta una politica adeguata che metta ordine nella gestione delle terre e nella distribuzione delle medesime. Occorrerà anche rieducare alla produzione agricola, al seguente modo : una pianta è un essere vivente, non è entità inorganica e minerale; pertanto, risponde a qualsiasi operazione indovinata o sbagliata che la soddisfa o la colpisce, proveniente dall'ambiente naturale o dall’uomo; anzi è meglio dire che non solo risponde, ma più propriamente, ogni pianta risponde al meglio che può; anzi necessita rilevare che risponde di più e più rapidamente del mondo inorganico; con ciò, si vuole sottolineare con forza questa capacità di risposta fondamentale; si vuol evidenziare che se le capacità di sopportazione e ripresa della pianta in argomento dopo gli errori perpetrati a suo danno, sono sufficienti, la stessa pianta produrrà a sufficienza nonostante l’errori che la limitano; se invece sono insufficienti, o produce più lentamente, o di meno, o addirittura può arrestare la produzione . Ecco qui una delle cause delle lamentele degli agricoltori, cioè il tralasciare irrazionalmente alcune pratiche colturali; lamentele che talvolta gli stessi agricoltori (ahimé), preferiscono ignorare se ne hanno sentore o consapevolezza; talaltra ignorano per inconsapevolezza; comunque sia, nell'uno come nell'altro caso, ecco uno dei motivi della fascia a bassa produzione agricola moderna, secondo la qualità o la quantità: si tratta di una reazione naturale agli errori o negligenze di conduzione o gestione da parte dell’agricoltore. Se trattasi di grande azienda con alta produzione ma bassa qualità, la bassa qualità è frutto di errore singolo o multiplo: entrambe le specie d'errore bisogna rilevarle, accettandone la fatica e le difficoltà che comporta il tentare d'evitarle; se trattasi di piccola azienda con bassa produzione ma alta qualità o bassa produzione e bassa qualità, sia nell’uno che nell’altro caso, la bassa produzione e la bassa qualità sono frutto di errori di conduzione da rilevare e studiare in chiave antinegligenza, qualora non vi siano fattori atmosferici o climatici straordinari o eccezionali. Ciononostante, un certo tipo di agricoltore moderno, quasi mai addita nei suoi discorsi, i propri errori o trascuranze del ciclo produttivo; il più delle volte dà la colpa alla malapolitica (argomento noto e purtroppo reale), alla tradizionale depressione agricola, alla sfortuna, alla stagione … . Naturalmente tutti questi fattori, possono avere un peso; anzi in alcuni casi possono essere la causa effettiva; ma altre volte, con certa frequenza, né pesano né causano danno; la vera ragione è soltanto che l’agricoltore deve migliorare le proprie capacità di conduzione, a partire dalla filosofia fondamentale di come ci si relaziona con una pianta o un animale, con la natura tutta : se commetti errori o mancanze, la natura, la pianta, l’animale, risponde come sa rispondere e risponde sempre (anche quando non sembra), con l’adeguatezza del suo status: cioè con meno velocità e appariscenza nel mondo inorganico; più rapidamente e visibilmente nelle piante; ancor più rapidamente e visibilmente negli animali… . |
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