L'ECCIDIO DI CIVITELLA O APOCALISSE

( Descrizione dalla Tesi di Laurea di Federico Melosi , AA 2004-5, Università di Pisa... 1 )

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Finestra sul popolo aretino, toscano, italiano

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Pietà del 1944!

La mattina del 29 era festa in parrocchia
per i santi Pietro e Paolo
ma il giorno che si apriva bellissimo
diventò nebbia fumo fuoco sangue
fragore di mitraglia

grida di uccisi
essere uomini significò morire
e gli uccisori non erano uomini ma fiere impazzite
Cadde il parroco sacrificato
 

benedicendo il suo popolo bruciarono nel guscio delle case i vivi e i morti Addio Civitella che sarà di noi?
fu il lamento delle donne rimaste sole Ora Civitella è risorta da roghi e da ortiche i tumoli sono fioriti le lagrime seccate i bambini che videro muti e pallidi sono cresciuti il ricordo è cenere che un vento di giorno in giorno disperde
Ma non sia dimenticato il delitto che strazia anche l'inerme sia fuggita la colpa che macchia anche l'innocente
delitto e colpa che sono l'ingiusto guadagno e l'intolleranza padre e madre della guerra
Franco Antonicelli

Mario Moschi (Scultore di Lastra a Signa, 1896-1971) , Monumernto ai Caduti dell'Eccidio di Civitella in Val di Chiana, eccidio avvenuto il 29 giugno 1944 per opera delle truppe tedesche : sul bronzo bidimensionale è rappresentato l'abbandono del paese da parte delle donne e bambini, mentre gli uomini trattenuti nella paese stesso, erano falcidiati dalle bestiole teutoniche di Hitler... .

                Giunge così il 29 giugno, che da sempre rappresenta per la gente di Civitella in Val di Chiana una ricorrenza di particolare importanza: in questo giorno si celebrano infatti i santi Pietro e Paolo, patroni del paese. I molti abitanti che dopo l’uccisione dei tedeschi al “Dopolavoro dei Combattenti” erano fuggiti cercando rifugio da parenti o conoscenti in aperta campagna per timore di una rappresaglia, hanno ormai quasi completamente fatto ritorno alle proprie abitazioni. Per di più, il podestà Guido Mammoli e il parroco don Alcide Lazzeri hanno fatto sapere alla popolazione che il comando tedesco ha emesso un comunicato in cui si ritengono gli abitanti del paese estranei all’azione partigiana del 18 giugno e che non si intende procedere ad alcuna rappresaglia nei loro confronti.

                Tuttavia, poco dopo l’alba, fra le sei e mezza e le sette del mattino, mentre una fitta foschia copre ancora la pianura, in paese comincia a correr voce che un gran numero di tedeschi sta salendo a Civitella. Poi il terribile rumore degli spari, ed è l’inizio dell’Apocalisse…Le prime uccisioni avvengono per strada, all’esterno delle mura del paese. Nonostante siano le prime ore del mattino, già molte famiglie sono uscite di casa e si stanno recando in chiesa per assistere alla prima funzione religiosa del giorno, quella che ha inizio alle sette.

                Adele Falsetti e suo marito Giovanni stanno percorrendo insieme la strada che porta a Civitella quando vengono improvvisamente affiancati da due soldati che intimano loro di seguirli proseguendo fino al paese. Appena pochi passi e Adele si blocca impietrita sentendo un colpo di arma da fuoco esploso dietro di lei: Giovanni è stato colpito alla nuca e giace immobile al suolo. Sua moglie si affretta immediatamente a soccorrerlo, ma non c’è più niente da fare. Mentre decine di soldati armati di fucili e mitraglie stanno giungendo a Civitella a bordo di camionette e motocicli, molti abitanti sono ancora nelle proprie case: alcuni di essi sono prossimi ad uscire per andare in chiesa mentre altri hanno deciso di dormire ancora un po’ e di partecipare alla funzione delle undi-ci. Elda Morfini e Gastone Paggi, due giovani e agiati coniugi, genitori di tre figli, stanno ancora dormendo quando vengono svegliati da alcuni forti colpi battuti alla porta di casa. Gastone scende le scale seguito dalla moglie. Alcuni tedeschi sono nel mentre già entrati in casa e stanno appiccando il fuoco all’abitazione. Sopra l’ultima rampa di scale, Gastone si imbatte in un soldato che prima lo ferisce gravemente all’addome con un moschetto e poi scarica alcuni colpi di mitragliatrice all’altezza della sua nuca, facendolo crollare moribondo fra le braccia della moglie Elda che nel frattempo era accorsa in suo aiuto.

                Intorno alle sette del mattino, Pilade Tiezzi è nella stanza da letto dei figli Dino e Bruno (quest’ultimo infermo e bisognoso di particolari cure e attenzioni). La moglie di Pilade, Giuseppa, è quasi giunta in chiesa per la messa quando sente gridare da alcuni vicini che i tedeschi stanno arrivando in paese. Inutile è la sua corsa verso casa per invitare il marito e i figli a fuggire da Civitella: Pilade decide fermamente di restare in casa. Due tedeschi armati di fucile hanno intanto abbattuto la porta d’ingresso e stanno salendo le scale.

                Queste sono le parole con cui Dino – sopravvissuto all’eccidio insieme alla madre –  ricorda, a distanza di oltre cinquanta anni, quei drammatici momenti:

                «[…] si stava lì, nell’attesa che qualche d’uno entrasse e la prima cosa che vidi, vidi l’elmetto, di un tedesco, che si affacciò, logicamente un po’ circospetto perché forse aveva paura di qualche sorpresa… dietro di lui ne venne un altro… quando si accorsero che eravamo tre inermi, praticamente, alzarono il fucile… e io in quel mentre mi alzai dal letto… nell’alzarmi dal letto arrivai quasi a prendere qualche pallottola, sentii proprio lo spostamento d’aria sui miei capelli delle pallottole che andarono a colpire una mio padre, e era una pallottola esplosiva… lo devastò completamente… e l’altra colpì alla fronte mio fratello… mio fratello cadde senza fare il minimo cenno. Mio padre invece… rantolava. E allora venne mia madre per cercare di rimettere a posto questa faccia devastata, proprio… dall’esplosione […]»

                Intanto, nella chiesa di santa Maria Assunta, don Alcide ha da poco dato inizio al rito religioso quando all’esterno si avverte il suono degli spari e si odono le prime grida ed i primi lamenti. D’improvviso, la grande porta centrale della chiesa viene spalancata con violenza da un gruppo di soldati che minacciano con le armi il parroco e i presenti, intimando loro di uscire all’aperto. Qualcuno,infilandosi rapidamente senza esser visto nella canonica, in sagrestia o passando per una finestra sul cortile retrostante la chiesa, riuscirà a nascondersi e salvarsi. Tutti coloro che sono invece costretti ad uscire sulla piazza  -fra cui don Alcide, il quale chiede ai tedeschi di poter benedire ed assolvere dai peccati i suoi paesani- assistono ad un macabro rituale: intorno alla piazza sono state predisposte circa dieci mitragliatrici montate su cavalletti; una trentina di tedeschi procede intanto nel contare gli uomini che sono stati trovati in chiesa e nel radunarli nei pressi della antica cisterna medioevale in gruppi di cinque. Quindi, con scrupoloso e agghiacciante ordine, cinque uomini per volta vengono allineati sul selciato e uccisi singolarmente con un colpo alla nuca oppure tutti insieme con una scarica di mitragliatrice. Gli ultimi ad essere disposti in fila, prima di essere uccisi, dovranno attendere circa due ore. Durante le esecuzioni che avvengono in piazza, vicino alla cisterna, alcuni soldati stanno altrove provvedendo a dare alle fiamme le abitazioni con ordigni incendiarî dopo avervi gettato dentro i corpi degli uomini uccisi per strada. Altri soldati hanno invece il compito di allontanare tutte le donne e i bambini dal paese.

                Gli ordini ricevuti sono stati precisi ed i tedeschi obbediscono rigidamente: uccidere tutti gli uomini. Tutti. Pertanto, anziani, infermi, spesso ragazzi, vengono uccisi senza la minima esitazione. Dunque, tutte quelle donne e quei bambini che erano per strada, in chiesa, nella propria casa, vengono cacciati con la forza dal paese, strappati ai loro mariti, ai loro padri, ai loro fratelli, ed avviati fuori da Civitella in una «processione dolorosa» verso la campagna o verso i boschi. Soltanto diverse ore dopo il massacro le donne potranno ritornare in paese e quello che si profilerà ai loro occhi sarà un orribile spettacolo fatto di fumo, sangue e morte.

                Uno scenario apocalittico.

 

NOTE

1 :   Tesi di Laurea di Federico Melosi , L A PAROLA  E IL GESTO  (Lutto e memoria religiosa di Civitella in Val di Chiana), Capitolo : L'apocalisse,  Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli studi di Pisa ; Tesi di laurea in Linguistica generale, Relatori  : Prof Pierangelo Berrettoni e dr Alessandro Grilli, AA  2004-2005

10 : Intervista di Silvia Paggi a Dino Tiezzi contenuta in La memoria divisa. Civitella della Chiana, 29 giugno 1944-1994 , videoregistrazione allegata in supplemento a PAGGI 1996.... .

11: Cfr. CONTINI 1997, p. 63.

 

 

FINE

 

 

 

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