1. E’ la festa e la gioia nazionale di tutti gli Italiani, non solo dei Repubblicani, ma anche dei monarchici:
infatti è vero che i monarchici sono rimasti senza il Re; ma è pur vero che anch'essi usano la Res Publica e i suoi vantaggi; godono la Pace e l'Ordine, l'Unità nazionale e la Democrazia, sono parte consistente del popolo che li riconosce e li rispetta.
E' dunque un bene che questa festa sia considerata la festa e la gioia nazionale di tutti gli Italiani e non solo degli eredi della vittoria elettorale del 1946; è un bene che anche i leghisti e qualsiasi dissentimento, reimparino a rispettare la maggioranza repubblicana.
D'altronde, se la nostra Repubblica è vera, ha il dovere di servire al meglio e senza preferenze, tutto il popolo, sia i partigiani che le opposizioni, sia il Nord che il Sud, sia le forze armate che sfilano, che le forze disarmate che guardano;
nonostante la tradizione (pur necessaria) delle sfilate dei militari e civili protettori, il due giugno è in realtà, più la festa dei civili che dei militari; più la festa della Società che lavora e produce, fa famiglia e vive al meglio, assicura il pane e fa del bene, cerca la vita e la qualità della vita, e rifiuta la morte; insomma, è più la festa dei civili e della civiltà che porta l’immagine dell’Italia vera nel mondo:
l’Italia che fa bene e fa del bene a se stessa e a tutti quelli che ne hanno bisogno; l’Italia che crede nella mente e nel cuore del Risorto; l’Italia che ha in questa Fede del Bene e della Pasqua, la vocazione storica più vera e profonda, e perciò anche la vocazione fondamentale della Repubblica come della Monarchia Italiana, e perciò anche la vocazione fondamentale d’ogni Costituzione veramente italiana, presente o futura;
è dunque a causa di questa vocazione universale, che il Re e il Presidente della Repubblica, i Repubblicani come i Monarchici, vivono in pace nella stessa Res Publica e in compagnia dello stesso Popolo, nonostante il passato e le ragioni di dissidio.
2.Tuttavia, un grande pericolo sovrasta l’Italia e l’Europa: la pretesa di fare senza Dio, di dimenticare quel Dio che l’ha create e plasmate mirabilmente, fino a dare loro ogni primato; che ha detto con chiarezza e premura divine : Senza di me, non potete far niente. E ciò ha detto e dice, non perché Dio vuol far tutto e non lasciare niente al merito dell’uomo; ma perché il peccato d’origine e il male che entrarono negli antenati per invidia e istigazione del Diavolo, sono più forti dell’uomo solo, senza Dio, e possono essere vinti solo dall’alleanza eterna tra Dio e l’Uomo; infatti è Dio il Creatore della vita senza morte o peccato, cioè della perfezione umana di cui godemmo prima della caduta d’origine, e alla quale dobbiamo tendere obbligatoriamente, se vogliamo andare verso l’alto della nostra natura superiore dove abita Dio stesso e il nostro bene, cioè il Vero, il Bello e il Buono; e non vogliamo andare invece verso il basso della nostra natura inferiore dove abita la Scimmia, e il nostro male, cioè il Falso, il Brutto e il Male.
3. Ma molti Capi e una parte del Popolo, vogliono far tutto senza Dio; per questo sia gli uni che gli altri, riescono a far poco, e quel poco, non soddisfa la giustizia e i bisogni del presente, tantomeno del futuro, anzi cade, ahimè, col giudizio del tempo e della storia; rivelandosi fallace .
4. Perciò la salvezza e la rinascita dell’Italia e dell’Europa non può venire dai capi, né da quella parte del Popolo corrotto. Verrà invece da ciò che rimane del Popolo dei credenti; verrà ancora una volta da quello stesso Dio, da quella stessa Chiesa, che alcuni passano il tempo a negare e misconoscere; calunniare e offendere, bestemmiare;
e ciò fanno come se il nostro Dio non esistesse e non sentisse veramente;
come se tutti gli altri dei e idoli del Mondo, invece esistessero e sentissero proprio al contrario del nostro, e fossero anzi vivi e superiori proprio al contrario del nostro, che purtroppo secondo costoro, è morto irrimediabilmente e dissolto come spray;
e ciò fanno come se tutte le altre Chiese fossero più autorevoli e migliori di quella cattolica e nostra, e come se la Chiesa nostra e cattolica, il Canale principale della Santità nel Mondo, fosse invece già finita e non potesse difendersi, non avendo né lume né sostanza di santità, per sopravvivere.
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5. Ma la Verità più profonda è che il nostro Dio è l’unico tra gli dei, che esiste veramente e da sempre; che è eterno e non muore di fronte a niente e nessuno, essendo Egli stesso la Vita medesima; è l’unico che ha assunto per sempre la natura umana, pur rimanendo Dio; è l’unico Dio vivente, l’unico che esiste davvero come Dio Creatore Onnipotente di tutte le cose dal nulla, visibili e invisibili; l’unico che esiste davvero come Uomo risorto per sempre dalla morte; l’unico in grado di vincere con potenza divina e umana, (dunque potenza più comprensibile agli esseri umani), la morte, il peccato, il male, il Diavolo, se trova accoglienza, collaborazione, buona volontà umane. Il nostro Dio, è l’unico che esiste e risponde sentendo e comprendendo sia da da Dio che da Uomo (essendo sia Dio che Uomo), i bisogni fondamentali dell’uomo e del creato: il nostro Dio, è l’unico che esiste e risponde portando col suo Figliolo e il suo Spirito, la Soluzione perenne nel Mondo : cioè la Via, la Verità e la Vita, e la Vita eterna; infatti, nonostante l’attuale apparenza dissolutoria, già, ha Egli preparato la rinascita e la resurrezione anche terrena e specifica (e non solo celeste o eterna o archetipica), di tutto ciò che perisce perché lo rinnega; di tutto ciò che muore perché più non lo vede.
6. E’ dunque per la mancanza di Dio che falliscono e si perdono sia le Repubbliche che i Continenti; ciò avviene quando sia gli uni che le altre vogliono fare senza di Lui, o perché l’hanno conosciuto e ciononostante desiderano respingerlo (caso più grave con conseguenze e punizioni più pesanti), o perché ancora non lo conoscono, e ciononostante lo temono e non lo capiscono (caso meno grave e più comprensibile):
7. ma come dimostra in modo inoppugnabile, la storia stessa, quelle Repubbliche e quei Continenti che vogliono fare senza Dio, specie se in opposizione alla sua legge, si perderanno nei casi peggiori o rimarranno indietro, nei migliori, perché mancano della luce, della grazia, della compagnia vitale di Dio.
8. Invece avranno successo duraturo, e un futuro prospero, i popoli e le nazioni che credono Dio e lo accolgono. Per questo anche la Rinascita dell’Italia e dell’Europa, verrà non dai governi ma dai credenti; dai credenti illuminati dalla Sapienza di quel Dio altrove negato, non creduto o non creduto in tutto, o offeso; da quel Dio ottenebrato, ignorato, ma nella casa della Fede, la sua Casa, nella Chiesa della Fede, la sua Chiesa, adeguatamente accolto e creduto. E ciò va detto non per screditare il Governo e lo Stato, non per screditare i Governi e gli Stati, verso i quali ci legano i doveri della cittadinanza, che sono anche un comando divino; ma perché la pretesa tacita o pubblica di una parte consistente di costoro, di fare a meno di Dio, è già il loro Programma fondamentale. Però tutti i programmi dei senza Dio, da Napoleone a Hitler a Stalin…, cominciano con buone promesse avendo bisogno di seguaci, e finiscono sempre male o in tragedia. Diventa perciò lecito, perfino doveroso da parte dei cittadini, non credere a un Programma, che già con evidenza, non è credibile se segnato dalla pretesa fondamentale di prescindere da Dio, cioè dal principale garante delle nazioni come dei continenti, della civiltà come della vita, della giustizia giusta come della pace vera, dello Stato che cerca il Bene Comune e non solo d’alcuni o di una fazione.
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FINE