1. Nell'ora che roseo Il cielo raggiorna, L'artiere sollecito All'opra ritorna: Il mantice soffia; L'incude sonora A' torpidi annunzia Ch'è sorta l'aurora.
2. Né germi s'insinua La luce feconda; Simporpora il grappolo, La spiga s'imbionda; Di pronuba polvere S'impregnano i venti; Natura il Convivio Prepara a' viventi.
3. Del raggio vivifico Industre rivale La rude materia Trasforma il mortale; La mano che docile Consente all'idea, Seconda né secoli La man di chi crea,
4. All'astro che il rovere Indura sul monte, Compagni nell'opera Leviamo la fronte; All'astro benefico Che passa sotterra E dentro al topazio Il raggio rinserra.
5. A colpi arrendevole Del nostro martello La rigida lamina Si torce in anello: Tagliata nell'acero Sorride la rosa: Serpeggia nel porfido La vite frondosa.
6. Compagni ! Spontanei Voliamo al lavoro: Il tempo precipita, Il tempo è tesoro; Tesoro che d'ozio Lo spirito affranca, S'addoppia a magnanimi, Usato non manca.
7. I colpi rimbombino: La vita, com'onda Battuta dal turbine, Più fervida abbonda; Se taccia l'incudine, Se taccia la sega, Il campo rinselvasi E pane ci nega .
8. Fuggiasco da' margini Del verde Missuri, Da boschi, ove suonano D' Europa le scuri, Più degna progenie Nel patrio retaggio Contempla succedere L'ignaro Selvaggio.
9. Con fumidi aneliti, Con ala di drago Rompendo la cerula Quiete del lago, Ascendere orribile Con folgori e tuoni Contempla il navigio De' bianchi coloni.
10. Dell'arco che agli omeri Costante gli pende, Superbo col vomere La terra non fende; Non tonde la pecora, Non getta la spola; Da' campi, che il videro già sire, s'invola.
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11. All' aure che corrono Frattanto l'Irlanda, Di rustici un popolo Che pane dimanda, La vela discioglie Che a' fertili piani La porta nell'isole D'ignoti oceani.
12. Piangendo si tolsero All'ermo abituro: Nel core la patria, Negli occhi il futuro, Pensosi nell'ansia D'un vivere incerto Dell'acque traversano L'immenso deserto.
13. Conforto ed auspicio Ne' pavidi esigli L'antico vicario S'asside co'figli, E dice: chi colloca In Dio la sua speme, Di sorte contraria Assalto non teme.
14. Se sterpasi il larice Dall'alpi native, A soli più tepidi Traslato non vive; Ma sotto ogni volgere Di cielo, i natali Alberghi ritrovano Gli erranti mortali.
15. Pel suolo che in lagrime Ariamo a' tiranni Che il dritto ci usurpano Alteri Britanni; Per l'aere di nebbia Stillante; pel guasto D'ignobili tuberi Miserrimo pasto,
16. Beate ne attendono Apriche contrade Fiorenti di pascoli, Opime di biade. I fiumi che cadono Dall'alte pendici, Il turbine aspettano De'nostri opifici.
17. Di limpidi oceani Dal cheto cristallo Le selve purpuree Solleva il corallo, Che provvido agli esuli D'un mondo che invecchia, A' giovani popoli Le sedi apparecchia.
18 . Possenti d'industrie Sui fiumi remoti Comporsi in repubbliche Io veggo i nepoti; Che grandi, pur memori Del nordico nido Che i padri lasciarono, Discendono al lido.
19. Gioiosi risolcano La ricca marina, A' bruni tugurli Pensando d'Erina; E prodighi il carico Degli aurei vascelli Nel porto dividono Co' vecchi fratelli.
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Raccolta delle pesche (San Leo, Figline Valdarno FI, anno 2000)
FINE