INNO ALLA CIVILTA' DEL LAVORO, SECONDO CUI GLI ONESTI HANNO IL MONOPOLIO DELLA FESTA (PRIMO MAGGIO 2013)

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Festa del Lavoro, 1° Maggio 2013 : Spiegazione dell' Immagine: al centro c'è il Globo dipinto a bandiere, sormontato da un Girasole e da una Croce, con la scritta Primo maggio 2013. La Croce rappresenta due ragazze intente a vendemmiare; a sinistra una Coppia con fiori, a destra una Coppia al lavoro su un cantiere immaginario; in basso una Famiglia che corre venendo verso chi guarda, e lasciandosi alle spalle il Globo, il Girasole, la Croce e le Coppie. Questa scenografia centrale, è il nocciolo del discorso, e vuole rappresentare la gioia della festa, connessa al lavoro e alla sua rappresentazione universale (e sottolineo: universale e non soltanto locale, o di una classe, ma di tutto il mondo del lavoro e della produzione, nessuno escluso). Intorno, il Cielo a raggiera e la Moltitudine sullo sfondo, vogliono enfatizzare per quanto possibile, la scenografia centrale: è come dire che il 1° Maggio avviene al cospetto dello Spazio celeste e della Moltitudine della terra .

 

1. Alcuni hanno lavorato onestamente,

e dicono fieri alla vigilia del Primo Maggio,

dopo annosa fatica :

Facciamo festa a buon diritto!

 

2. Festeggiate dunque,

secondo la convenzione

e i meriti maturati,

o voi del Primo Maggio .

 

3. Altri hanno lavorato disonestamente,

e con la stessa sincerità apparente degli onesti,

dicono anche loro :

Facciamo festa secondo la tradizione!

Però questi non hanno la  pienezza

della letizia, perché la Coscienza,

regina dell'essere,

li rimprovera in segreto

e pretende imperante

(come solo essa sa fare e dire),

che rientrino nell’onestà;

per questo, la stessa Coscienza,  

gli sbandiera con forza,

la gioia e la liberazione interiore e effettiva,

che tale pentimento o ritorno magistrale,

sarebbe per loro e per la società intera.

Dunque essi intravedono e perseguono

la piena liberazione dopo il pentimento;

e desiderano in ultimo, la gioia

e la pienezza della festa,

pur non potendo viverli ancora, pienamente.

 

4. Altri, sempre alla vigilia del Maggio,

hanno lavorato senza sufficiente onestà

e disonestà, cioè sono scoloriti e confusi

nella compromissione quotidiana,

onde né agli onesti né ai disonesti appartengono,

ma sono un po’ l’uno un po’ l’altro;

questa categoria, della festa del lavoro,

capisce solo la tradizione, e dice:

Bisogna far festa perché la fanno tutti.

Costoro, di fronte all'ipotesi recente

di certo capitalismo che pretende

di non più festeggiare

(sia il Primo Maggio o le Domeniche

o altro di dovuto),

non faranno molte obbiezioni.

Infatti, essi sono il numero delle braccia,

ma non la somma dei loro cervelli,

come dovrebbero essere;

essi lavorano molto, pensano poco;

e ciò non sarebbe del tutto sbagliato;

ma è sbagliato che non pensano abbastanza e

festeggiano nel complesso, per abitudine.

 

5. Ci sono pure quelli che non lavorano mai

e vivono di rendita, o di privilegi;

non so quanti siano.

Questi che comunque esistono,

sono fuori dalla civiltà del lavoro;

spesso considerano i lavoratori e il lavoro,

un nemico da cui guardarsi;

un pericolo che è bene controllare,

per quanto possibile.

Essi guardano ogni anno, dall’esterno,

la festa del lavoro e dei lavoratori.

 

6. Ci sono poi i politichesi

che dicono, talvolta urlano:

Noi siano rossi, la festa del lavoro è nostra;

siamo noi i lavoratori; tutti gli altri o non

lavorano, o non lavorano tanto quanto noi,

o sono purtroppo, nemici di classe.

Oppure dicono:

Noi battiamo bandiera nera, la festa del lavoro

ci appartiene e non ci appartiene;

può essere l'occasione dei vagabondi;

festeggino perciò le corporazioni, non tanto i singoli

lavoratori... .

Per tutti questi politichesi, Rossi o Neri o Bianchi

o di Altri colori che siano, il Primo Maggio

è un modo per rafforzare e manifestare le ragioni,

e il colore politico.

 

7. Infine, ci sono i seguaci di Cristo Lavoratore

e San Giuseppe, patrono dei lavoratori,

che sull’esempio dell’Uomo-Dio e falegname,

concepiscono il lavoro, come una strada

per conseguire la santità,  l’affrancamento

dalla miseria materiale e spirituale (dal peccato);

il lavoro diventa un mezzo di sviluppo,

di riscatto e redenzione secondo

la potenza e la giustizia della Croce;

costoro lavorano ogni giorno

leali come nessuno, al cospetto degli uomini

e ancor più, al cospetto privato

e pubblico, di Dio .

 

8. Come si vede,

ogni categoria ha le sue ragioni principali,

per festeggiare il Primo Maggio.

Ma chiediamoci :

tra tutte queste categorie di lavoratori,

tra tutte le categorie di lavoratori anche

non descritte in questa sede,

ma facilmente immaginabili,

chi ha qualitativamente, più diritto a festeggiare ?

Chi ha, per così dire, il monopolio naturale e

soprannaturale, della festa del lavoro ?

 

9. La risposta o lettori,

ciascheduno la cerchi da sé,

visto che in ogni caso

non è risposta dappoco,

e è necessario (in casi simili)

il contributo di tutti,

compreso il vostro.

Ma secondo me,

la  risposta è la seguente:

 

10. hanno il monopolio naturale e soprannaturale

della festa del lavoro e dei lavoratori,

soltanto i lavoratori onesti

e la onesta civiltà del lavoro;

intendendo per lavoratori,

tutte le categorie della produzione,

nessuna esclusa:

cioè sia i lavoratori

manuali che intellettuali,

operai e imprenditori

privati e pubblici,

militari e civili,

italiani e stranieri

del sud come del nord,

diurni e notturni,

maschi e femmine,

precari e fissi,

del mare e della terra e del cielo,

in riposo o in pensione

come ancora nei banchi di scuola,

o dell'apprendistato, o dei corsi professionali,

o perfino in ferie e disoccupati.... .

....ecc. ecc. .

 

 11. Sono perciò esclusi (autoesclusi),

da questa festa del Primo Maggio,

tutti quei lavoratori

e tutta quella civiltà del lavoro,

che poco amandosi e poco amando

il Prossimo e Dio stesso,

si è in pratica autoesclusa;

e si è autoesclusa perché, ahimè,

non vuole più lavorare e produrre,

amministrare lealmente  e onestamente,

secondo il bene personale e collettivo,

familiare e statale, sociale  e repubblicano,

dell’Unione come del Mondo intero.

E non vuole più lavorare, produrre

(investire), amministrare lealmente,

onestamente, perché in sostanza,

ha diminuito troppo, l’amore

fondamentale alla vita stessa,

di sé e degli altri, del presente e del futuro.

 

12. La Festa del primo Maggio,

dovrà essere pertanto,

anche l’occasione perché

le campane e la musica festiva

della civiltà degli onesti

che amano la vita e il futuro,

chiami a raccolta e a mobilitazione,

il pianeta dei disonesti, per dire loro :

 

13. recuperate o colleghi, il diritto

alla festa e il cuore privato e pubblico

della civiltà del lavoro; abbandonate la landa

desolata e invernale che ostacola sia il lavoro

che la produzione; tornate o fratelli, o compagni,

o cittadini…, tornate a lavorare e a produrre

per il vostro bene e del vostro popolo; cercate

insomma, il bene vostro quali persone, e il bene nostro,

quale popolo, abbandonate in conclusione,

l’egoismo e l’errore che vi sacrifica

e vi schiavizza, molto illudendovi e abbassandovi,

sempre più riducendovi, schiavizzandovi

come oggetti impersonali o idolatrici,

talvolta perfino, inesorabilmente,

vi distrugge .

 

 

 

FINE

 

 

 

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