Quasi obliando la corporea salma, rapita in quei che volentier perdona, sulle ginocchia il bel corpo abbandona soavemente e l’una e l’altra palma.
Un dolor stanco, una celesta calma le appar diffusa in tutta la persona: ma nella fronte che con Dio ragiona balena l’immortale raggio dell’alma:
e par che dica: “Se ogni dolce cosa m’inganna, e al tempo che sperai sereno fuggir mi sento la vita affannosa:
Signor, fidando al tuo paterno seno L’anima mia ricorre, e si riposa In un affetto che non è terreno” .
NOTE La Fiducia in Dio. Scritto nel 1836 questo sonetto si ispira alla famosa statua scolpita da Lorenzo Bartolini che ritrae una fanciulla inginocchiata a pregare, le mani giunte e lo sguardo al cielo. La statua scolpita su commissione della Marchesa Rosa Trivulzio, sposata a Giuseppe Poldi, si trova ora nel Museo Poldi-Pezzoli, a Milano. Il Bartolini, quello stesso che è chiamato Lorenzo, col solo nome di battesimo, nella Terra dei Morti , era uno scultore famoso a quei tempi. Nato a Savignano, presso Prato nel 1777 e morto nel 1850, insegnò prima a Carrara, poi all’Accademia di Firenze. Il Giusti che aveva veduto la statua nello studio dello scultore, ne era rimasto turbato e commosso. Quell’abbandono del corpo, scriveva all’amico Frediano Fredianelli, inviandogli questo sonetto nel 1837, parvemi che mirabilmente indicasse il distacco dalle cose di quaggiù (Ep. I,141). Un anno dopo, scrivendone a Francesco Puccinotti, il Giusti dirà che il sonetto fu gettato giù … in un momento nel quale l’anima cercava nello studio delle lettere e nelle opere dei sommi artisti, un conforto a molti dolori che l’opprimevano (Epist I, 168).
1: la corporea salma : il suo corpo. 2 : Quei che volentier perdona : Dio (crf Dante, Prg. III, vv 119-120). 7-8 : nella fronte ecc. : nella persona è ancora il segno del dolore umano, ma sula fronte volta al cielo, balena una luce celeste, segno della conquistata serenità. 10. al tempo che sperai sereno : la giovinezza. 12-14 : fidando ecc. : delusa nelle speranze terrene la giovinetta si rifugia confidente nell’amore di Dio.
Fonte: Giuseppe Giusti, Opere, a cura di Nunzio Sabbatucci, Torino, Utet, ristampa 1983 (ed. 1° ed., 1976), p. 133 (collezione “Classici Italiani” fondata e diretta da F. Neri e M. Fubini) |
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