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Da: F.R.Chateaubriand -1768.1848-
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Campagna astigiana
Vi è un Dio, l'erbe delle valli e il cedro dei monti lo benedicono, l'insetto bisbiglia le sue lodi, l'elefante lo saluta al sorgere del sole, l'augello lo canta nel bosco, la folgore fa risplendere la sua possanza, l'oceano palesa la sua immensità. L'uomo solo ha osato dire: non v'è Dio.
Costui dunque non ha mai nelle sue sventure sollevato gli occhi al Cielo, o chinatili a terra nelle sue fortune ? La natura è fors'ella da lui si distante che non abbia potuto contemplarla o la crede forse egli un semplice accozzamento del caso ? Ma qual caso ha mai potuto costringere una materia così sconvolta e ribelle ad assettarsi in un ordine così perfetto ? Una cosa ingrandisce smisuratamente la nostra meraviglia, ed è che il moto e la quiete, le tenebre e la luce, le stagioni, le rivoluzioni degli astri, cose tutte che variano gli addobbi del mondo, non si succedono in apparenza, ma puramente in realtà perché la scena che per noi si cancella, si veste di colori per un altro popolo, né lo spettacolo cangia, ma sì lo spettatore. In questo modo Dio ha saputo accoppiare nell'opera sua, la durata assoluta e la durata progressiva: la prima sta nel tempo; la seconda nell'estensione.
Mentre tu stai ammirando il sole che si corica sotto la volta dell'Occidente, un altro osservatore lo guarda uscire dalle regioni dell'aurora.
Comprendi tu bene, che fiero spettacolo porgerebbe la natura, se ella fosse in balia del solo moto della materia ?Le nubi obbedendo alle leggi della gravità, cadrebbero a piombo sulla terra. Le stelle parrebbero colte da capogiro: qua gli astri passerebbero con la rapidità del lampo, colà penderebbero immobili.
Ma spettacoli così fatti non ne ispaventeranno l'uomo prima di quel giorno in cui Dio, rallentando le redini dell'universo, non avrà d'uopo per distruggerlo, che di abbandonarne il governo .
