(Piero Bargellini, Bellariva, Firenze, Vallecchi 1951, pp. 171-74)
Il Padre Eugenio Barsanti nacque a Pietrasanta, 30 Km da Lucca, nel 1821 e morì a Liegi nel 1864, frate e prete scolopio, inventore e ingegnere |
Uno straniero a Pietrasanta
Dalla mattina era giunto a Pietrasanta un forestiero, alto, con occhi celesti e baffi biondi spioventi. Era l'anno 1869 e a quell'epoca pochi stranieri, si fermavano nella città, perciò il nuovo arrivato dette subito nell'occhio ai pochi abitanti.
Per piacere, chiese in cattivo italiano il forestiero, la casa del Padre Barsanti ?
La casa del padre Barsanti ?
I pietrasantini si interrogarono fra loro.
Barsanti? Barsanti ?
Il nome non era sconosciuto, ma lì per lì nessuno dei presenti sapeva indicare la casa che lo straniero cercava.
Ma il padre Brasanti è morto, osservò uno.
E' morto mi pare, a Firenze.
A Liegi, corresse lo straniero.
E allora perché lo cercate qui ? Chiese quello che era stato corretto .
Il forestiero fissò gli occhi malinconici sull'uomo che gli faceva quella domanda, poi con voce velata di tristezza, rispose :
Non cerco lui, cerco la casa dov'egli è nato.
Finalmente la casa fu trovata. Lo straniero vi sostò dinanzi in silenzio e attorno a lui si raccolse un gruppo di curiosi.
Sempre spinti dalla curiosità, alcuni uomini lo seguirono a distanza, quando sul mezzogiorno, egli rientrò nella locanda e furono essi a rispondergli allorché, dopo mangiato, egli chiese a quale ora sarebbe ripartita la postale per Firenze.
Stasera alle cinque, gli dissero. Avete interessi in città ?
No, rispose gentilmente lo straniero. La ragione che mi ha condotto qui, mi spinge ora là.
La risposta quasi misteriosa, aumentò la curiosità dei pietrasantini.
Venite da lontano ?
Da Liegi, nel Belgio.
Cercate qualche altra casa ?
No; ora cerco una tomba.
Una tomba ?
La tomba del Padre Barsanti.
I presenti stupirono che il padre Barsanti fosse considerato dallo straniero come un santo, ma l'uomo spiegò :
Ho conosciuto il padre Barsanti a Liegi, e non posso dimenticare la sua opera meravigliosa.
Uno degli ascoltatori chiese per tutti:
Scusate la nostra ignoranza. Noi siamo cavatori di pietra. Sappiamo che il padre Barsanti era uno studioso, ma non conosciamo quale sia la sua opera che chiamate meravigliosa. Volete raccontarci qualcosa di lui e come l'avete conosciuto ?
Volentieri, rispose lo straniero, se non vi dispiace il mio accento barbaro.
Il racconto dello straniero
Conoscete di nome le grandi officine di Liegi ? Conoscete la famosa fabbrica di Seraing ? Io sono operaio in quella fabbrica, ove si costruiscono le più potenti macchine a vapore.
Qualche anno fa, e precisamente nel 1864, io lavoravo attorno a uno di questi colossi, quando un giorno fui chiamato dal direttore. Mi disse di mettermi all'ordine di un italiano per montare una nuova macchina.
La macchina era composta di pochi pezzi
"E' tutta qui" ? Chiesi prima di mettermi a montarla ?
"Tutta qui", rispose calmo il padre Brasanti .
Ci mettemmo al lavoro. Il padre Barsanti sempre dolce, sempre gentile, spesso ci spiegava il segreto del suo nuovo motore. Ci faceva bellissime lezioni di fisica e di meccanica. Seppi che era un maestro: un frate scolopio, cioè un frate che dava tutta la sua attività alla scuola.
Egli aveva inventato il motore a scoppio, un motore cioè, che adoperava il gas da illuminazione come forza motrice, invece del vapore d'acqua delle nostre caldaie. Aveva utilizzato la forza derivante dall'esplosione di una miscela d'aria e di gas. Il motore suo era molto più piccolo, più leggiero e più rapido del motore a vapore.
Montavamo il motore a scoppio in un reparto dell'officina e il nostro lavoro destava una grande curiosità. Ma tutti erano increduli.
Il giorno in cui la macchina fu messa in moto, nell'officina Seraing fu grande meraviglia. Il piccolo motore con rapidi colpi, metteva in azione una grande ruota. Tutti gli ingegneri dello stabilimento erano sorpresi, sbigottiti. Gli operai non credevano ai propri occhi .
Il padre Barsanti più curvo del solito, più pallido del solito, sorrideva calmo. In tutta Liegi non si parlava che dell'inventore italiano e il direttore dell'officina dovette pregare il padre Barsanti di interrompere le prove, perché lo stabilimento era invaso da visitatori.
Il padre Brasanti era venuto a Liegi per perfezionare il suo motore e farne costruire vari tipi nel nostro famoso stabilimento. Sarebbe poi tornato in patria con la sua invenzione. Ma dopo pochi giorni non lo vidi più nell'officina. Seppi che era ammalato. Andai a trovarlo. era agli estremi.
"Addio amico mio" mi disse. Grazie del tuo lavoro. Iddio non vuole che torni in patria col mio motore. Forse peccherei di superbia e di vanagloria. Oh, la mia patria, la mia bella patria ! Non la rivedrò più. Forse nessuno si ricorderà di me. I miei studi saranno ignorati.
Il motore a scoppio
Lo straniero tacque un momento. I suoi ascoltatori erano commossi come lui. Uno di essi prese la parola : Grazie delle vostre parole , disse allo straniero . E scusate la nostra ignoranza. Noi siamo cavatori e agricoltori. Non abbiamo conoscenza di fabbriche e di motori, ma voi ci avete fatto capire che il nostro concittadino, con la sua scoperta ha operato una grande novità.
Chiamatela pure una grande rivoluzione, interruppe lo straniero. Questo nuovo motore che all'estero è già usato, porterà enormi progressi. Il motore a scoppio potrà essere applicato a piccole barche e a veicoli leggieri. I nostri figli e i nostri nipoti vedranno le conseguenze di questa invenzione. Allora il nome del padre Barsanti sarà famoso in tutto il mondo e l'Italia potrà aggiungere un nome in più all'elenco dei suoi inventori.
E con queste profetiche parole, il belga che scese in Italia nel 1869 per vedere la casa di padre Barsanti, salutò il suo uditorio, avviandosi verso la diligenza già pronta per partire.
31 maggio 2003, Istituto poligrafico e zecca dello Stato, autore Cristina Bruscaglia
APPENDICE
NOTIZIE SU EUGENIO BARSANTI, DAL QUOTIDIANO LA NAZIONE
Padre Eugenio Barsanti, l'inventore del motore a scoppio, nato in Versilia a Pietrasanta.
I Figli della Versilia. Colui che ha cambiato il mondo con la sua invenzione: il motore a scoppio.
Padre Eugenio Barsanti, ha ancora un posto nella storia?
Oppure l'inventore del motore a scoppio, colui che in bene e in male ci ha
cambiato la vita, un personaggio per gli addetti ai lavori, scippato della
memoria dopo che gli scipparono il brevetto?
Si sono ricordati di lui, con un convegno e una mostra, i Rotary della Versilia,
la sua terra natale.
E ci voleva, una iniziativa del genere, perché anche il grosso pubblico sapesse
come e perché nacque quel primo motore, il capostipite di una rivoluzione non
ancora conclusa.
Erano gli anni in cui si impazziva per l'energia a vapore. Che aveva cambiato i
trasporti, la navigazione, I'industria. Ma un religioso, anzi un padre scolopio,
uomo fragile e mite, dedito alle lettere e ancor più alla scienza, era convinto
che quella forza legata al vapor acqueo, difficilmente si poteva domare.
E per questo, occorreva un sistema che utilizzando lo scoppio di una miscela di
aria e di gas si facesse guidare, con minor spreco e con maggiore forza.
Quell'uomo mite era Eugenio Barsanti. Nato nel 1821 a Pietrasanta, entrato nella
congregazione degli Scolopi a 17 anni, poco più che ventenne già insegnava
fisica e matematica in un collegio a Volterra. Fu qui, che si appassionò alle
rierche di Volta e in particolare a quell'esperimento detto "della pistola" con
il quale, utilizzando una 'miscela gassosa detonante si produceva forza motrice.
Era pura teoria. Ma trasferito a Firenze, prima del collegio di San Giovannino,
in Via Martelli, poi allo Ximeniano, Barsanti ebbe i mezzi per trasformare
l'idea in un motore vero e proprio. L'occasione gli offrì l'incontro con un
ingegnere idraulico, il Matteucci, che lavorava alla bonifica del lago di
Bientina.
I due depositarono il loro primo brevetto nel 1854, ma il motore costruito a
Firenze nelle Officine Bernini, nacque soltanto il 19 Settembre 1860. Fu
presentato all'Accademia dei Georgofili e quindi all'Esposizione che quell'anno
si tenne nel capoluogo toscano.
Era un motore da 20 cavalli. Il quotidiano "La Nazione" ne dette notizia
scrivendo che questa macchina non aveva bisogno di entrare in pressione come
quella a vapore, bastava accendere e partire. Così per un motore marino o
industriale. Non solo nelle macchine a vapore per produrre la forza di un
cavallo per un'ora il costo di 12 centesimi, in quella di Barsanti e Matteucci
solo di due.
Non cè dubbio. La scoperta era enorrne.
Consapevoli, Barsanti e Matteucci fondarono una società per lo sfruttamento del
loro motore, il primo al mondo. Ma solo l'Italia lo riconobbe tale. In Europa,
si preferì invece utilizzare un simile brevetto depositato nel '59 dal
franco-belga Lenoir.
Inutili le proteste di Barsanti. La Francia, il Belgio, erano i paesi già
fortemente industrializzati. Cosa poteva contro di loro un prete, italiano per
giunta? E tuttavia una società mineraria di Liegi, nel 1864, decise di usare il
motore di Barsanti. Lui si precipitò in Belgio. Furono fatti degli esperimenti e
andarono a buon fine.
La produzione stava per partire quando il padre Scolopio si ammalò di tifo e in
pochi giorni morì, scippato del suo brevetto come accadde in quegli anni anche
ad aItri geni sfortunati come Meucci e Pacinotti.
Con la morte di Barsanti si sciolse anche la società che ne portava il nome. E
se non fosse stato per gli scritti di padre Giovenazzi del Cardinale Maffi, e
dell'ingegner Giuseppe Colombo, forse neppure a Pietrasanta ci ricorderemmo oggi
di Barsanti. Il quale, oltre ad avere intuizioni geniali e la caparbietà di
realizzarle, ebbe anche altri meriti. Capì per primo, che il motore a scoppio ci
avrebbe cambiato anche l'anima.
E in una lettera inviata al Papa Pio IX, una sorta di testamento spirituale,
quasi arrivò a scusarsi se a causa della scoperta l'uomo si fosse ancor più
distratto dalla vita contemplativa abbracciando invece un'idea materialistica.
Tratto dal quotidiano "La Nazione" del 20 Giugno 2000. Articolo di Maurizio Naldini .
(Crf anche il Sito Versilia.org , oppure Barsantiematteucci.it )
FINE