FINE
LA FEDE NEL RISORTO COME TRADIZIONE E COME RELAZIONE PERSONALE
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Benvenuto di Giovanni di Meo del Guasta (Siena 1436-1518), La Resurrezione (The Resurrection ), 1490, «Samuel H. Kress Collection» ...174 East 80th Street, New York, NY 10075, USA . | ||||
PREAMBOLO Carezze d’Auguri pasquali 2014, ai Santi; pedate ai figli di Satana. Carezze significa: coraggio, e lode, complimenti ! Pedate significa: rimprovero nei casi migliori, schifo e commiato, in quelli peggiori. |
TESTO La grande maggioranza dei cristiani che dicono di credere in Cristo, credono pure nella sua Resurrezione dalla morte, cioè credono nella Pasqua. Dai Padri e dalla Storia più che bimillenaria, i cristiani ordetti, ricavano presupposti importanti e insostituibili, per la loro fede: 1.si fidano dei padri e degli antenati, testimoni diretti della Nascita, Morte e Risurrezione del Signore; credono, pur non avendo visto; 2. credono, pur non avendo vissuto direttamente le Epoche della storia della Chiesa e del Cristianesimo, eccetto la loro epoca; 3. credono, grazie alla lezione eloquente della storia, che dimostra l’opera incessante di un Dio vivo e ben presente, provvidente e Signore della storia medesima, dunque tutt’altro che un Dio morto o assente, come alcuni noti filosofi, ritengono. In conclusione, sembra che per credere, basta credere ai Padri nel cui numero c'è prima di tutto, la Chiesa; basta credere alla Storia; basta credere o assumere come credibile, i Padri e la Storia, cioè la Tradizione. La tradizione pertanto, nella vita degli individui come dei popoli, è un fatto d’ importanza capitale e sufficiente per credere in Gesù Cristo; ma bisogna ammettere che è allo stesso tempo pure insufficiente per la completezza della stessa fede, per il seguente motivo : perché ogni uomo consapevolmente o no, porta nell’animo non solo il bisogno e il desiderio fondamentale della tradizione medesima; ma anche il desiderio e il bisogno fondamentale di vivificare e per così dire, aggiornare tale tradizione in relazione alla propria esperienza personale, parlando direttamente col Risorto (cioè non con un Dio qualsiasi, ma con l'Uomo-Dio capace di comprendere ogni uomo come nessuno, perché ferito e ucciso dagli errori o peccati umani analogamente a molti uomini, e ciononostante, risuscitato dalla morte perché anche Dio ); la fede insomma, non è soltanto teoria e esperienza tradizionale, ma anche teoria e esperienza personale; e l'esperienza personale può confermare, aggiungere, o perfino smentire la tradizione; in altre parole, ogni uomo per vocazione naturale o antropologica, preferisce, rimanere uomo, cioè un essere di spirito e materia insieme, e al contempo parlare direttamente col proprio Creatore e Redentore che pur essendo solo Spirito, ha assunto la natura umana senza perdere la divina, per divenire similmente a noi, spirito e materia insieme, ed essere così meglio compreso e ubbidito dagli uomini di buona volontà; ogni uomo pertanto, gradisce e abbisogna stabilire con Gesù Cristo un rapporto personale in aggiunta alla tradizione, in tutte le fasi dell’esistenza, e specialmente quando la Croce o le sventure pesano, quando il pericolo multiforme, incombe variamente; quando il Male e la Morte e i propri limiti, vogliono trionfare e la sola forza umana, si capisce che non basta per vincerli e debellarli tutti, ma è necessaria la presenza e la potenza divina. La Pasqua perciò, non è solo un discorso di fede e tradizione, ma con maggior completezza e profondità rispetto alla tradizione stessa, si verifica ogni volta che c’è la risposta evidente o misteriosa del Risorto a chiunque lo cerca sinceramente e non lo respinge maliziosamente; la Pasqua più vera, in definitiva, non si verifica tanto nel calendario mobile dell’anno liturgico e civile; quanto ogni volta che l’identità e la presenza del Cristo Risorto (identità e sapienza eterna), in vari modi e nei momenti a noi più adatti e comprensibili, ci ispirano e consigliano, ci fanno capaci e ci confermano nel vincere il male e scegliere il bene, nel vincere la morte e scegliere la vita. |