Antonio Torres (a sinistra) alla vendemmia dell'anno 2007, presso la
ValdarnoSuperiore S.c.a. nel Vigneto di Treggiaia (Terranuova Bracciolini -AR-)
Venuto da San Domingo in Italia se non per fare fortuna, certo per migliorare le condizioni di vita; non ha trovato durature né l’una né l’altra cosa; ma entrambe insufficienti, alla fine colpito da un malanno ai polmoni qualche mese fa, è partito fino alla fine del tempo, lasciando la moglie e una figlia … .
Molti direbbero che fatti come questo rientrano nella casistica degli individui come delle nazioni : cioè vita corta, benessere ridotto, fortuna mancata, e infine morte precoce .
C’è da chiedersi se qualcuno è colpevole di tutto questo : certamente chi permette l’arrivo di stranieri che poi non trovano lavoro, è responsabile; ma anche chi troppo fiscale, vuole ad ogni costo impedire l’aspirazione dei poveri a venire nel mondo ricco, pretende di governare male il fenomeno, visto che non si può ben contenere chi parte perché ha fame (è naturale che questi, affamato, vada dove ritiene esserci più cibo e benessere); per cui né nel primo caso si può dare tutta la colpa a politici e imprenditori; né nel secondo caso, la si può dare a un solo Stato del mondo ricco; in realtà, quantunque la responsabilità maggiore sia di politici e imprenditori coadiuvati dalle mafie, come dei singoli Stati coadiuvati da amministrazioni poco saggie e talvolta corrotte, c’è anche l’esigenza di una politica continentale e planetaria contro la povertà; onde soltanto assumendo tale strada collettiva come estensione più generale oltre la nazionale e individuale, si potrà eliminare efficacemente le ragioni strutturali della immigrazione per motivi economici (per esempio piani di sviluppo, potrebbero essere fatti nelle aree del terzo mondo, programmandoli con L’Unione Europea e l’America del Nord da un lato..e le Autorità locali dall’altro… ecc ).
Ma visto che politiche del genere o non sono fatte o sono insufficienti, ci sono i casi degli immigrati che pur accettando il sacrificio di lavorare in terra altrui, con certa frequenza non giungono a riscatto alcuno; e rimangono anzi poveri come prima, o più di prima, fino al punto che se ne tornano a casa loro oppure si danno alla malavita, o alla vita randagia .
Ma Antonio Torres, pur appartenendo al contesto dell’immigrato che non ha fatto fortuna, tuttavia mai ha ceduto alla vita randagia; mai a quella malavitosa; al contrario ha lavorato legalmente quando ha potuto, meno legalmente quando non trovando lavoro, ne ha trovato di minor qualità; non ha lavorato quando terminato il lavoro da una parte, ha avuto periodi di disoccupazione anche lunghi e ingiustificabili; ma anche in questi periodi, egli si è occupato della sua famiglia, e sebbene soffrisse la mancanza del lavoro, sempre ha mantenuto una condotta apprezzabile.
Poi è intervenuta la malattia e rapidamente la degenerazione: ricordo quando sono andato a trovarlo al capezzale nell’Ospedale La Gruccia... alla fine di settembre: è stato molto contento di ricevere una visita, ricordava il lavoro dei campi, e spesso il suo pensiero andava alla figlia in San Domingo, che diceva voler portare in Italia (La Piccolina, come usava dire …) . Era lontano dal sospettare l’epilogo, quantunque si sentisse male
Che Dio l’accolga nel riposo eterno e lo ricompensi ampiamente per averlo creduto Esistente e Giusto, nonostante la precarietà e le sventure che in questa vita ha dovuto sopportare, si potrebbe dire, come tutti, ma anche bisogna aggiungere, col maggior peso prima della povertà del terzo mondo, poi dell’immigrato in Italia, e infine, dell’ammalato terminale .
FINE