SANTA MARIA DELLE VERTIGHE, DESCRITTA DA GIULIO SALVADORI 1)

(Patrona dell'Autostrada del Sole, Località Le Vertighe, Monte San Savino, Arezzo)

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Madonna in trono di Margarito D'Arezzo con storie della vita, Santuario di Santa Maria delle Vertighe a Monte Sansavino

Santa Maria delle Vertighe (Monte San Savino - AR), Margarito d'Arezzo, sec. XIII°, arte romanica : Madonna in trono con Bambino e storie della vita di Maria : Annunciazione e Natività a sinistra, Assunzione e Adorazione dei Magi, a destra .

Sorge in questo territorio il più antico santuario mariano [della diocesi di Arezzo, Cortona e Sansepolcro ]. Si trova a circa 2 km da Monte San Savìno. Le sue origini risalgono al 1000:1100. Non sappiamo con certezza perché il santuario sia sorto proprio in questo luogo.
La leggenda parla addirittura della traslazione miracolosa di un'intera cappella, con la sua venerata immagine, da Caggiolo di Asciano al colle delle Vertighe, in seguito a una lite fra fratelli circa la proprietà del terreno dove si trovava la cappella stessa. La traslazione sarebbe avvenuta il 7 luglio del 1100.  In verità possiamo dire con precisione che la chiesa dedicata a S. Maria, già esisteva nel 1073.
Originariamente la devozione popolare era rivolta a un'immagine della cappella raffigurante l'assunzione, poi passò all'immagine, dipinta da Margarito e Ristoro, della Madonna seduta in trono col Bambino sulle ginocchia.

L'attuale chiesa a tre navate, che contiene la cappella e l'immagine, risale al 1503. Il luogo apparteneva ai monaci camaldolesi, che officiarono il santuario fino al 1809. Dal 1816 vi si trovano i frati minori francescani. Nel 1964 la Madonna delle Vertighe è stata proclamata patrona dell'autostrada del sole e anche per questo è meta di ininterrotti pellegrinaggi provenienti da ogni parte d'Italia. Le visite pastorali dei vescovi aretini, documentate fin dal 500, testimoniano come il santuario delle Vertighe sia sempre stato un luogo di pellegrinaggio e di preghiera, soprattutto per le genti della Valdichiana; ancora oggi costituisce un richiamo per tanti cristiani, una presenza di vigile tutela per la valle, un luogo di silenzio e di raccoglimento che invita alla preghiera. La campagna fertile e rigogliosa circonda il convento. La luce soffusa della chiesa invita alla riflessione, alla pace, come antidoto alla confusa e frenetica vita di oggi ( diocesi.arezzo.it ; )

 

 

Oggi dal core a te s'innalza il canto,

che segreto per te nacque nel core;

e lo ridesta un palpito d'amore.

umil Regina ,

 

quando la casa tua sulla collina

vedo romita e bianca fra i cipressi

come albergo di pace ai sensi oppressi.

Ecco la via

 

per cui mia madre un giorno a te venia

e noi bambini inseguivan farfalle;

e tutta luminosa era la valle

al sol cadente,

 

e la tua chiesa bianca ad oriente

offria pace al suo cuore gonfio di pianto:

forse in quei giorni in cuore mi nacque il canto

ch'oggi è parola.

 

Salve Regina! Ancor chi ci consola

se non tu, coi pensosi occhi soavi?

sola ancora di pace ai tempi gravi

sola speranza .

 

 

FINE

 

_______________

 

APPENDICE DOCUMENTARIA

 

1 ) BIOGRAFIA DI GIULIO SALVADORI

 

Causa di beatificazione in corso :

n. Monte San Savino (Arezzo), 14 settembre 1862  m. Roma, 7 ottobre 1928

 ( Da :  santiebeati.it, il 4-7-11  alle    0,16 )

Servo di Dio Giulio Salvadori Docente Universitario

 

                        Un esempio fulgido delle possibilità di evangelizzazione in ogni campo, da parte dei laici; opera messa in luce dal Concilio Vaticano II, con il Decreto sull’Apostolato laico.
 

                         Giulio Salvadori nacque a Monte San Savino (Arezzo) il 14 settembre 1862, quarto dei sette figli di Bernardo Salvadori ed Elisa Nenci. Quando Giulio aveva 13 anni, l’agiata famiglia si trasferì a Roma, per dare maggiori possibilità di studio ai figli e qui Giulio frequentò il liceo “Ennio Quirino Visconti”, rivelando un’inclinazione agli studi letterari; si pensi che a soli 15 anni nel 1877, venne pubblicata una sua “Ode a Dio” sulla prestigiosa ‘Rivista romana di scienze e lettere’.
Ma come spesso accade, la frequentazione sui banchi universitari di Roma, col futuro eroe dell’irredentismo di Trieste Guglielmo Oberdan, l’incontro e l’amicizia con Gabriele D’Annunzio, la lettura delle “Odi barbare” di Giosuè Carducci, l’adesione a movimenti letterari d’avanguardia, furono concause del suo allontanamento dalla religione e l’avvicinarsi all’anticlericalismo e allo scientismo, tipico di quasi tutti gli intellettuali dell’epoca.
Lo ‘sbandamento giovanile’ durò dal 1880 al 1884; per un breve periodo si trasferì ad Ascoli Piceno come insegnante del locale liceo; dove conobbe una giovane signora, della quale s’innamorò perdutamente.
 

                          Ma la sua sensibilità d’animo ebbe il sopravvento, portandolo ad una crisi di coscienza per quell’amore illecito, che si risolse con il suo ritrovare improvvisamente la fede, il Venerdì Santo del 1885. Dopo di ciò ritornò a Roma, terminando gli studi universitari e ottenendo un posto d’insegnante al Ginnasio di Albano Laziale (Roma) dove rimase fino al 1890, poi insegnò in due licei romani e conseguendo nel 1895 la libera docenza in Letteratura Italiana, presso l’Università di Roma.
Per cinque anni non riuscì ad avere nessun incarico, nell’Italia di quel periodo fortemente anticlericale, perché Giulio Salvadori era dichiaratamente un cattolico praticante. Nel 1900 ebbe la cattedra di Stilistica, che per le pressioni della Massoneria sulle autorità scolastiche, gli venne revocata dieci anni dopo.
Dopo sette anni, nel 1917 gli fu rinnovato l’incarico nella stessa Università di Roma che tenne fino al 1922. Poi finalmente ebbe un riconoscimento della sua cultura e capacità; nel 1923 padre Agostino Gemelli il fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, gli offrì la cattedra di Lingua e Letteratura Italiana, di cui fu il primo docente e nel contempo la presidenza della Facoltà di Lettere e Filosofia; a questi gravosi ma prestigiosi incarichi, fecero seguito l’assegnazione della Cattedra Dantesca e l’insegnamento nell’Istituto Superiore di Magistero, che dipendeva dalla medesima Università Cattolica, suddiviso in due Sezioni a Milano ed a Castelnuovo Fogliano (Piacenza).
 

                           Non si sposò e visse sempre modestamente, tutto dedito alle opere di carità ed agli studi; alla sua scuola si formarono personalità di spicco dell’Italia cattolica, come Fanfani, Tecchi, Bontadini, Vian, il cardinale Pellegrino ed il cardinale Giovanni Colombo, divenuti poi arcivescovi di Torino e di Milano.
Ebbe numerosi riconoscimenti per la sua opera di poeta e di critico letterario; amico come già detto di Gabriele D’Annunzio, se ne distaccò culturalmente, dopo il suo ritorno alla fede; ambedue inseguivano le bellezze nella vita e nell’arte, ma Giulio Salvadori a differenza di D’Annunzio, le trovò solo nel seguire Cristo, vera bellezza eterna e vivificante.
 

                          Fu sempre compiaciuto d’insegnare il catechismo ai fanciulli del popolo ed a collaborare con tante iniziative sociali e caritative, come l’Opera Nazionale per gli Orfani di Guerra, la ‘Società di S. Girolamo’ per la diffusione del Vangelo e per la musica religiosa popolare, l’”Unione per il bene”, la redazione del periodico “L’ora presente”. Lo stesso papa san Pio X, gli affidò la revisione linguistica del ‘Catechismo della Dottrina cristiana’, che fu reso obbligatorio in tutte le diocesi italiane. Fu Terziario Francescano dal 4 agosto 1893, prodigandosi al servizio dei poveri e dei sofferenti, e come uomo di cultura si adoperò per mantenere uniti alla Chiesa tanti intellettuali, che in preda alla crisi modernista si erano allontanati; a loro in particolare egli faceva comprendere che la grande civiltà dell’Italia e dell’Europa ha le sue origini nei valori cristiani, come lo dimostrano le grandi figure di santi, le riforme, le dottrine dei secoli scorsi e invece lo smarrimento di queste radici cristiane porta, come profeticamente scrisse, ad “un mondo di violenza e di sopraffazione”.
 

                        La sua vena poetica, la sua sensibilità per le cose semplici e naturali, l’amore per Dio creatore, gli fecero scrivere tante opere letterarie e poesie; da una di esse “Dove sei tu?” è tratta la bellissima strofa seguente:


“Spirito onnipotente, dove sei tu?
Nel lampo, nel fulmine non sei:
nel paziente grano del campo
t’adoran gli occhi miei.”

 

                        Nell’ottobre 1928 partì da Milano per Roma, dove doveva presiedere la sessione autunnale degli esami di maturità nel liceo “Mamiani”, ma la morte lo colse improvvisamente nella sua antica casa di famiglia, a 66 anni, il 7 ottobre 1928. Venne sepolto nella Basilica di S. Maria Ara Coeli.
La bibliografia che lo riguarda è notevole, indice dello spessore morale, spirituale e professionale di Giulio Salvadori, che si spera venga al più presto elevato agli onori degli altari, come il suo contemporaneo medico e laico s. Giuseppe Moscati (1880-1927), l’avvocato laico beato Giuseppe Tovini (1841-1897) e tanti altri avviati come lui sulla strada della beatificazione, per il loro impegno totale al servizio di Dio, della Chiesa, della Società e dei fratelli, ognuno nel proprio campo professionale e condizione sociale.

 

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