Shabbaz Battthi, Ministro Pachistano per le Minoranze Religiose, ucciso dai talibani il 2 marzo 2011 a Islamabad
Il Pakistan aveva una sola donna in politica e primo ministro, Benazir Bhutto, e l'ha uccisa; aveva il governatore del Punjab progressista e pacifista in zona di guerra, Salman Taseer, e l'ha ucciso; aveva infine un ottimo ministro nazionale per le minoranze religiose, Shabbaz Batthi, e il 2 marzo 2011, ha ucciso anche quello; e non si contano le condanne sommarie di Cristiani e Indù nel nome della blasfemia... .
Il Pakistan insomma, ha sospeso per ora l'appuntamento con la storia, e sta uccidendo i suoi figli migliori, e di ciò se ne gloria pure, facendo film che incitano al giustizialismo islamico. Perciò attento o bella Nazione, tu uccidi ingiustamente, ma mentre le vittime innocenti sono premiate da Dio con la Vita Eterna, tu non potrai sfuggire alle punizioni divine e tradizionali, che riguardano i carnefici: la storia insegna che i martiri hanno un potentissimo Giustiziere, e mai è mancato Costui, all'appuntamento. Mai! E già da ora i flagelli naturali (Terrremoti e Tsunami, Esondazioni abissali...) colpiscono di preferenza l'Oriente asiatico e minacciano audacemente l'Occidente ... ; e l'Oriente asiatico è il luogo della Terra dove più si perseguita il cristianesimo, posto che lo stesso cristianesimo (e non altra religione) è comunque la Religione più perseguitata nel Mondo .
Però la mano assassina non è esattamente del popolo pakistano, quanto del fondamentalismo islamico talibano, che cavalcando con prepotenza omicida la maggioranza del popolo, difende ideologicamente la cosidetta Legge sulla Blasfemia : questa legge fu introdotta nel 1986 dal dittatore pakistano Zia-ul-Haq per difendere da offese e ingiurie l’islam ed il suo Profeta, Maometto, ed è ormai diventata uno strumento di discriminazioni e violenze .
La norma è prevista alla sezione 295, comma B e C, del Codice penale pakistano e punisce con l’ergastolo chi offende il Corano; essa prevede anche la condanna a morte per chi insulta il profeta Maometto. Tuttavia Le accuse a carico dei – presunti – blasfemi sono spesso false o motivate da interessi meschini, generano scandali e spingono folle inferocite a farsi giustizia. Anche se arrestati in base all’accusa di un solo testimone, i malcapitati rischiano violenze e torture, spesso attuate in barba ad ogni rispetto elementare delle persone.
Shabbaz Batthi è stato ucciso per aver tentato di migliorare la Legge sulla blasfemia rendendola meno strumentalizzabile, punente con misura e prove effettive alla mano. Consapevole di essere nel mirino degli ideologi fondamentalisti per questa sua proposta e per aver difeso Asia Bibi la cristiana condannata a morte per avere offeso Maometto, rilasciò il seguente Testamento, publicato nel Corriere della Serra del 3 marzo 2011 (Foglio 1, p. 17) :
Il mio nome è
Shahbaz Bhatti. Sono nato in una famiglia cattolica. Mio
padre, insegnante in pensione, e mia madre, casalinga, mi hanno educato
secondo i valori cristiani e gli insegnamenti della Bibbia, che hanno
influenzato la mia infanzia. Fin da bambino ero solito andare in chiesa
e trovare profonda ispirazione negli insegnamenti, nel sacrificio, e
nella crocifissione di Gesù. Fu l’amore di Gesù che mi indusse ad
offrire i miei servizi alla Chiesa. Le spaventose condizioni in cui
versavano i cristiani del Pakistan mi sconvolsero. Ricordo un venerdì di
Pasqua quando avevo solo tredici anni: ascoltai un sermone sul
sacrificio di Gesù per la nostra redenzione e per la salvezza del mondo.
E pensai di corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri
fratelli e sorelle, ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente
dei poveri, dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese
islamico. Mi è stato richiesto di porre fine alla mia battaglia, ma io
ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia
risposta è sempre stata la stessa. Non voglio popolarità, non voglio
posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che
la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che
sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi
considererei privilegiato qualora - in questo mio battagliero sforzo di
aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan -
Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per
Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo paese.
Molte volte gli estremisti hanno desiderato uccidermi, imprigionarmi; mi hanno minacciato, perseguitato e hanno terrorizzato la mia famiglia. Io dico che, finché avrò vita, fino al mio ultimo respiro, continuerò a servire Gesù e questa povera, sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi, i poveri. Credo che i cristiani del mondo che hanno teso la mano ai musulmani colpiti dalla tragedia del terremoto del 2005 abbiano costruito dei ponti di solidarietà, d'amore, di comprensione, di cooperazione e di tolleranza tra le due religioni. Se tali sforzi continueranno sono convinto che riusciremo a vincere i cuori e le menti degli estremisti. Ciò produrrà un cambiamento in positivo: le genti non si odieranno, non uccideranno nel nome della religione, ma si ameranno le une le altre, porteranno armonia, coltiveranno la pace e la comprensione in questa regione. Credo che i bisognosi, i poveri, gli orfani qualunque sia la loro religione vadano considerati innanzitutto come esseri umani. Penso che quelle persone siano parte del mio corpo in Cristo, che siano la parte perseguitata e bisognosa del corpo di Cristo. Se noi portiamo a termine questa missione, allora ci saremo guadagnati un posto ai piedi di Gesù ed io potrò guardarLo senza provare vergogna.
FINE