Vigneti del ValdarnoSuperiore
Sotto il sole o la nebbia valdarnese
la squadra dei vendemmiatori avanza
facendo cantare le forbici, allegra e cortese,
al ritmo efficace, d’antica costumanza.
Presto si riempiono panieri e carri,
mentre si svuota la vigna, l’orizzonte serra,
e il tempo stringe, minaccia coi nuvoloni bizzarri,
d’inondare tutta la terra .
Arriva il capo, interroga l’operaio:
c’è la speranza che non piova,
ma oltre la collina, lampi e tuoni un migliaio,
all’agricoltore, ahimè, rattristano l'ora.
Intanto cade addosso qualche goccia.
Il lavoro respira di silenzio e si fa sempre più fitto,
una lucertola casca nel secchio, belloccia,
e una mano premurosa gli cambia subito tragitto.
Ormai il campanile ha suonato mezzogiorno:
vanno gli operai a mangiare nel capanno,
mentre il tempo è incerto, il cacciatore fa ritorno,
e finalmente si ripiglia a vendemmiare, senz'affanno.
Tornano leste le forbici a cantare,
in breve il carro si fa pieno d’uva buona,
mentre laggiù l’acquata si vede arrivare,
e ora, senza vento, sommerge rapida l’intera zona.
Tutto, ahimè, si ferma nel grande vigneto :
scappano verso le auto gli operai,
s’adagiano le vendemmiatrici meccaniche sul greto
e tosto sfuma nel silenzio, l’operoso e quotidiano viavai.
Ormai, guardando il Cielo, aspettiamo domani;
certamente sotto la Croce Santa della collina,
non può colpirci la sfortuna mangiacristiani.
Siam sicuri, non rovineremo troppo, per la china .
Noi siam sicuri, nessuna beffa, se eviteremo la muffa .
FINE