Risplende il sole,
tace il vento:
è sereno,
più estivo che autunnale,
quest’anno, il firmamento.
Il cuore rimane
in pace e contento,
nonostante la fatica
si possa immaginare unita
all’afa sensibile,
del giorno intero.
Ma la vigna già tutta matura,
canta in coro ai quattro punti cardinali,
al viandante come all’agricoltore:
E’ giunta l’ora, signori,
vendemmiate!
Parla la vostra
curatissima vigna;
sussurra perfino,
la vostra attesissima,
buonissima, uva.
Perviene dunque la squadra d’operai
con le forbici, i secchi, i trattori e la benna…,
e in breve sono colti due, quattro filai… .
Subito spicca la vigna ricolta
silenziosa, perché
divenuta leggera e deserta
ricca delle sole fronde,
e di benevola, autunnale soddisfazione;
mentre a terra
qualche grappolo e acini,
qualche tralcio e foglie verdi,
rivelano eloquenti
il passaggio recente
dei vendemmiatori vocianti e voraci.
Passano dunque i giorni
e mentre il tempo regge e stringe,
la fatica e la calura impazzano,
diventa in segreto
sempre più soddisfatto
l’animo dell’agricoltore,
che comincia a vedere
il raccolto al sicuro,
e a verificare i conti:
ottima la qualità,
troppo basso il prezzo
dell’uva e del vino
per colpa del Mercato e dello Stato,
con la sua politica insufficiente;
per colpa degli stessi agricoltori
che non sanno unirsi abbastanza
da imporre il giusto prezzo.
Ciononostante rimane
ottima la qualità
dell’uva e del vino:
ancora una volta ha vinto la bontà
della frutta e della stagione,
del lavoro e della buona,
agricola, organizzazione (e passione) .
Ancora una volta
ha vinto la Provvidenza,
e ha perduto la Sprovvidenza,
cioè la economica,
politica, morale, recessione.
FINE