IL VIAGGIO VERSO BETLEMME  1)

Da:  Maria Valtorta, Il Poema dell'Uomo Dio, Isola del Liri (Frosinone), Pisani, 1975, Vol 1, pp 180-85

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Maria Valtorta

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Dal Presepe vivente di Francavilla Angitola (Catanzaro, 48 Km da Catanzaro), 2010

In quei giorni uscì un editto di Cesare Augusto che ordinava il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirino era governatore della Siria. Tutti andavano a dare il loro nome, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì nella Giudea, alla città di Davide, che si chiamava Betlemme, perché egli era della casa e della famiglia di Davide, per dare il suo nome con Maria, sua sposa, che era incinta.

(Vangelo di Luca, capitolo 2, versetti 1-5)

 

                Vedo una strada maestra. Vi è tanta folla.  Asinelli che vanno carichi di masserizie e di persone. Asinelli che tornano. La gente sprona le cavalcature, e chi è a piedi va in fretta perché fa freddo.

                L'aria è terza e asciutta, il cielo sereno, ma tutto ha quel tagliente netto dei giorni di pieno inverno. La campagna spogliata, sembra più vasta e i pascoli hanno un erbetta corta, bruciacchiata dai venti invernali; sui pascoli le pecore cercano un poco di nutrimento e cercano il sole che sorge piano piano. Stanno strette l'una all'altra perché hanno freddo anche loro, e belano alzando il muso e guardando il sole, come se dicessero: Vieni presto che fa freddo . Il terreno è a ondulazioni che si fanno sempre più nette. E' un vero posto di collina. Vi sono conche erbose e coste, vi sono vallette e dorsi. La strada vi passa in mezzo e va a sud est.

                Maria è su un ciuchino bigio, tutta avvolta nel pesante mantello. Sul davanti della sella è quell'arnese già visto nel viaggio verso Ebron e sopra il cofano delle cose più necessarie.

                Giuseppe cammina a lato tenendo la briglia : Sei stanca ? Chiede ogni tanto .

                Maria lo guarda sorridendo e dice : No . Alla terza volta aggiunge : Tu piuttosto che devi camminare, sarai stanco .

                Oh io, per me è niente. Penso che se avessi trovato un altro asino potevi essere più comoda e fare più presto; ma non ho proprio trovato. Occorre a tutti ora, la cavalcatura. Ma fa cuore; presto siamo a Betlemme. Oltre quel monte è Efrata .

                Tacciono, la Vergine quando non parla pare raccogliersi in interna preghiera. Sorride di un sorriso mite ad un suo pensiero, e se guarda la folla pare non la veda per quello che è : un uomo, una donna, un vecchio, un pastore, un ricco o un povero; ma per quello che lei solo vede.

                Hai freddo , chiede Giuseppe, perché il vento si leva.

                No, Grazie .

                Ma Giuseppe non si fida. Le tocca i piedi penzolanti sul fianco del ciuchino, i piedi calzati nei sandali e che appena si vedono spuntare dalla lunga veste, e li deve sentire freddi, perché scuote il capo e si leva una coperta che ha a tracolla e avvolge le gambe di Maria e gli e la stende anche sul grembo di modo che le mani stiano ben calde sotto di essa e del manto.

                Incontrano un pastore che taglia la via col suo gregge passando dal pascolo di destra a quello di sinistra. Giuseppe si curva a dirgli qualcosa. Il pastore annuisce, Giuseppe prende il ciuchino e lo trascina dietro al gregge nel pascolo. Il pastore si leva una rozza scodella da una bisaccia e munge una grossa pecora dalle gonfie mammelle e da la scodella a Giuseppe che la offre a Maria.

                Dio vi benedica entrambi, dice Maria , tu per il tuo amore e tu per la tua bontà. Pregherò per te .

                Venite da lontano ?

                Da Nazareth , risponde Giuseppe.

                E andate ?

                A Betlemme .

                Lungo viaggio per la donna in quello stato. E' tua moglie ?

                E' mia moglie.

                Avete dove andare ?

                No.

                Brutta cosa, Betlemme è piena di popolo venuto da ogni dove per segnarsi o per andare a segnarsi altrove. Non so se troverete allogio. Sei pratico del luogo ?

                Non molto .

                Ebbene...io t'insegno...per Lei (e accenna a Maria); cercate dell'albergo. Sarà pieno. Ma ve lo dico per darvi una guida. E' in una piazza, la più grande. Vi si va da questa via maestra. non potete sbagliare. Vi è una fonte davanti ed è grande e basso con un portone. Sarà pieno ma se non trovate niente nell'albergo e nelle case, girate dietro all'albergo verso la campagna. Vi sono stalle nel monte, che delle volte servono ai mercanti che vanno a Gerusalemme per mettervi le bestie che non trovano posto nell'albergo. sono stalle sapete, nel monte: umide, fredde e senza porta. Ma sono sempre un rifugio, perché la donna...non può rimanere per la via. Forse la trovate un posto...e del fieno per dormire e per l'asino. E che Dio vi accompagni.

                E Dio ti dia gioia, risponde Maria .Giuseppe invece risponde : La pace sia con te .

                Riprendono la strada. Una conca più vasta si mostra dal ciglione che hanno superato. Nella conca su e giù per le chine morbide che la circondano, vi sono case e case. E' Betlemme.

                Eccoci nella terra di Davide, Maria. Ora riposerai. Mi sembri stanca tanto...  .

                No pensavo... penso : Maria afferra la mano di Giuseppe e gli dice con un sorriso beato : Penso proprio che il tempo sia giunto .

                Dio di misericordia ! Come facciamo ?

                Non temere Giuseppe, abbi costanza. Vedi come sono calma io ?

                Ma soffri molto .

                Oh no 2) . Sono piena di gaudio. Un gaudio tale, così forte, così bello, così incontenibile che il mio cuore batte forte forte e mi dice : Egli nasce Egli nasce . Lo dice ad ogni battito. E' il mio bambino che bussa al mio cuore e dice: Mamma son qui che vengo a darti il bacio di Dio. Oh che gioia Giuseppe mio.

                Ma Giuseppe non è nella gioia. pensa all'urgenza di trovare un ricovero e affretta il passo. Porta per porta chiede un ricovero. Niente. Tutto occupato. Giungono all'albergo. E' pieno persino sotto i rustici portici che circondano il grande cortile interno di gente che bivacca.

                Giuseppe lascia Maria sul ciuchino dentro al cortile ed esce cercando nelle altre case. Torna sconfortato. Non vi è nulla. Il rapido crepuscolo invernale comincia a stendere i suoi veli. Giuseppe supplica l'albergatore. Supplica dei viaggiatori: loro sono uomini e sani : qui vi è una donna prossima a dare un figlio alla luce. Abbiano pietà. Niente. Vi è un ricco fariseo che li guarda con palese disprezzo e, quando Maria si accosta si scansa come si fosse avvicinata una lebbrosa 3) . Giuseppe lo guarda e un rossore di sdegno gli monta al volto. Maria posa la sua mano sul polso di Giuseppe per calmarlo e dice : Non insistere. Andiamo. Dio provvederà .

                Escono e seguono il muro dell'albergo. Svoltano per una stradetta incassata tra questo e delle povere case, girano dietro l'albergo, cercano, ecco delle specie di grotte, di cantine, direi, più che di stalle, tanto sono basse e umide. Le più belle sono già occupate. Giuseppe si accascia.

                Ehi galileo, gli grida dietro un vecchio : la in fondo sotto quella rovina, vi è una tana. Forse non c'è ancora nessuno.

                Si affrettano a quella tana. E' proprio una tana, fra macerie di qualche fabbricato in rovina vi è un pertugio, oltre il quale vi è una grotta, uno scavo nel monte, più che grotta. Si direbbe che sono le fondamenta dell'antica costruzione a cui fan da tetto le macerie appuntellate da tronchi d'albero appena sgrezzati.

                Per vedere meglio, poiché vi è pochissima luce, Giuseppe trae esca e acciarino e accende una lucernetta che trae dalla bisaccia che ha a tracolla. Entra e un muggito lo saluta. Vieni Maria, è vuota, non vi è che un bue. Giuseppe sorride : meglio che niente .... .

                Maria smonta dal ciuchino ed entra. Giuseppe ha appeso la lucernetta a un chiodo infisso in uno dei tronchi che fanno da piloni. si vede la volta piena di ragnatele; il suolo -terreno battuto e tutto sconquassato, con buche, ciottoli, detriti ed escrementi- sparso di steli di paglia. In fondo un bue si volta e guarda coi suoi occhi quieti mentre del fieno gli pende sulle labbra. Vi è un rozzo sedile e due pietre in un angolo presso una feritoia. Il nero di quell'angolo dice che là si fa fuoco.

                Maria si accosta al bue, ha freddo. Gli mette le mani sul collo per sentirne il tepore; il bue muggisce e si lascia fare: pare comprenda; anche quando Giuseppe lo spinge in là  per levare molto fieno alla greppia e fare un letto a Maria -la greppia è doppia, ossia vi è quella dove mangia il bue e sopra una specie di scansia con su dell'altro fieno di scorta, e Giuseppe prende quello-  lascia fare; fa posto anche al ciuchino che che, stanco e affamato si dà subito a mangiare. Giuseppe scova anche un secchio capovolto, tutto ammaccato; esce perché fuori ha visto un rio e torna con dell'acqua  per l'asinello. Poi si impadronisce di una fascina di frasche messa in un angolo e cerca scopare un poco il suolo; poi stende il fieno, ne fa un giaciglio presso il bue, nell'angolo più asciutto e riparato; ma lo sente umido questo povero fieno e sospira; accende il fuoco e con una pazienza da certosino, asciuga a manate il fieno tenendolo presso il calore.

                Maria seduta sullo sgabello, stanca, guarda e sorride; ecco pronto, Maria si accomoda meglio nel soffice fieno, con le spalle appoggiate ad un tronco. Giuseppe completa...l'arredamento stendendo il suo mantello come una tenda sul pertugio che fa da porta. Un riparo molto relativo. poi offre pane e formaggio alla Vergine e le dà da bere l'acqua da una borraccia. Dormi ora , le dice poi . Io veglierò perché il fuoco non si spenga. Vi è della legna per fortuna, speriamo duri e arda; potrò risparmiare l'olio del lume.

                Maria si stende ubbidiente. Giuseppe la copre col mantello di Maria stessa e con la coperta che aveva prima ai piedi.

                Ma tu avrai... freddo, tu .

                No Maria sto presso il fuoco. cerca di riposare. Domani andrà meglio.

                Maria chiude gli occhi senza insistere. Giuseppe si rincantuccia nel suo angolo sullo sgabello con degli sterpi accanto:pochi, che durino a lungo non credo.

                Sono situati così : Maria a destra con le spalle alla ...porta, seminascosta dal tronco e dal corpo del bue che si è accosciato nella lettiera; Giuseppe a sinistra e verso la porta, in diagonale perciò e, avendo il volto al fuoco, ha le spalle verso Maria. Si gira però a guardarla ogni tanto 4) e la vede quieta, come dormisse. spezza piano le sue fraschette e le getta sul fuocherello perché non si spenga, perché dia luce, e perché la poca legan duri. Non vi è che il bagliore, ora più vivo ora quasi morto, del fuoco; perché il lume è stato spento e nella penombra spicca soltanto il biancore del bue e del viso e delle mani di Giuseppe. Tutto il resto è una massa che si confonde nella penombra grave .

 

Schizzo e pianta della Grotta della Natività  (Pittore Mario Ferri, su indicazione di Maria Valtorta)

 

NOTE

 

1 : Scritto il 5 giugno 1944. A, 2728-2739 ; vedi Luca 2, 4-5 .

2 : Vedi paragrafo 37 all'inizio .

3 : Vedi Levitico 12,2 .

4 : Ogni tanto : A, dentro per dentro .

 

 

FINE

 

 

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