[ Da : Maria Motta, Luce e Spirito, Cooperativa Editrice Nuova Brianza, Renate (Milano) 1986, pp.1-95 ; pp. 8O-81 ]
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Povera bimba mia! pianger ti sento,
nell’angoscia del cuor trepido e solo,
nell’accorato spasimo del duolo
che incompreso reprime il suo lamento.
Eco non hai della materna voce
che altra volta fu guida alla tua via?
Umile cireneo, l'anima mia
d'alleviar sol brama la tua croce.
Se fra le braccia mia pianger tu vuoi,
ecco, s'aprono a te le braccia mie,
con ragioni d'amor fervide e pie,
Dio m'insegni a lenir gli affanni tuoi.
Piangi, o cara, fidata all'amor mio!
e le lacrime tue sian come l'onda
di una sacra del cuor vena profonda,
che perenne rispecchia il sol di Dio.
Dio! lascia o cara che ogni fibra tua,
sussulti e frema all’ineffabil nome
si che le forze tue provate e dome,
Egli rinnovi colla vita Sua.
Nella malinconia dell’ore grigie,
nell’aere greve, d'ogni luce muto,
non può mancarti di Sua man l’aiuto,
il buon raggio che illumina e dirige.
Dilegueranno i lividi vapori
che di sgomento un incubo ti danno!
per te l’arte e la vita riavranno
gioia d’ali, di canti, di colori.
Nel cuore accoglierai la mia parola;
che prima e vera al tuo pensier schiudea
del bene e del dover l’eterna idea.
Se tu mi ascolti non sarai più sola.
Ti dirò che la vita è un sacro dono,
un dono caro, ancor se oscura e brulla,
poiché l'essenza sua sfugge,
o fanciulla,
delle umane vicende al breve suono.
Non ti turbi del mondo la viltà!
Te stessa oblia e per virtù d’amore,
diffonderai come 1’olezzo il fiore,
gioia di fede e di serenità.
(Dicembre 1919)
FINE