S. Teresa D'Avila
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INDICE:
SESTE MANSIONI in undici capitoli 2° PARTE (Mancante)
SETTIME MANSIONI in quattro capitoli
1 - Fra le cose impostemi dall'obbedienza, ben
poche mi sono state così difficili come questa di mettermi ora a
scrivere dell'orazione, sia perché sembra che il Signore non mi conceda lo
spirito né il desiderio di farlo, e sia perché mi trovo da tre mesi con
la testa così debole e intontita da scrivere con pena anche per gli affari di
necessità. Ma sapendo che la forza dell'obbedienza suole appianare ogni cosa,
anche quelle che sembrano impossibili, mi accingo all'opera di buona voglia,
benché ne senta un'estrema ripugnanza: Iddio non mi ha mai dato di vedermi in
continua lotta con le infermità e con ogni sorta di occupazioni senza che la
natura ne soffra. Mi assista Colui nella cui misericordia confido, e che in mio
favore ha già fatto cose assai più difficili.
2 - Credo che poco saprò aggiungere di nuovo a quanto mi fu già imposto di
scrivere. Temo anzi di non far quasi che ripetermi, perché io sono in tutto
come quegli uccelli a cui s'insegna a parlare, e che non sapendo più in là di
quanto hanno appreso o sentito, non fan altro che ripetere le stesse cose.
Se il Signore mi vorrà far dire qualche cosa di nuovo, si degnerà
d'illuminarmi, o, per lo meno, di richiamarmi alla mente ciò che ho scritto
altre volte. Mi contenterei anche di questo. Data l'infedeltà della mia
memoria, mi terrei fortunata di poter ripescare certe cose che, a quanto
dicevasi, erano ben dette, e ciò nel caso che fossero perdute. Ma se il Signore
non vorrà concedermi neppur questo, mi sarà di guadagno lo stancarmi e
l'accrescermi il mal di testa per obbedienza, quand'anche da ciò che fossi per
dire non si ricavasse alcun vantaggio.
3 - Incomincio dunque quest'obbedienza oggi, festa della SS. Trinità dell'anno
1577, a Toledo, in questo monastero di S. Giuseppe del Carmine, ove attualmente
mi trovo. Mi sottometto al giudizio delle dottissime persone che mi hanno
imposto di scrivere. Si abbia intanto per certo che se mi sfuggirà qualche cosa
di non conforme a quanto insegna la S. Chiesa Cattolica Romana, ciò non sarà
per malizia, ma per pura ignoranza, poiché, grazie a Dio, sono stata, sono e
sarò sempre ad essa soggetta. -
Sia Egli benedetto e glorificato in eterno! Amen.
4 - Quegli che mi comandò di scrivere, mi disse che le monache di questi
monasteri di nostra Signora del Carmine avevano bisogno di qualche spiegazione
intorno a certi dubbi di orazione; e siccome le donne fra di loro s'intendono
meglio, gli è sembrato che se fossi riuscita a dirne qualcosa, sarei stata di
qualche loro vantaggio, specialmente per l'amore che mi portano. Perciò in
questo scritto non mi volgerò che a loro, tanto più che sarebbe follia
illudermi di esser utile ad altri. Grande grazia mi farebbe di certo il Signore
se alcuna se ne giovasse per lodarlo un po' di più. E sa bene Sua Maestà se io
desideri altra cosa. Se riuscirò a dire alcunché di buono, esse vedranno che
io, essendone tanto incapace, non ne posso essere l'autrice, a meno che abbiano
così poca intelligenza come io abilità, se il Signore nella sua misericordia
non mi viene in aiuto.
PRIME MANSIONI - in due capitoli
Capitolo I
SECONDE MANSIONI, in un sol capitolo
Capitolo unico
Per giungere alle ultime mansioni occorre perseveranza.Guerra accanita da
parte del demonio, e quanto convenga non sbagliare strada fin dal
principio.Mezzo che le fu molto utile.
1 - Diciamo ora quali siano le anime che entrano nelle seconde mansioni, e cosa
vi facciano.
Vorrei sbrigarmi presto perché ne ho già parlato altrove e assai lungamente;
ma per non ricordarmi ciò che ho detto, mi sarà impossibile non ripetermi in
molte cose. Se almeno sapessi presentarle in altra maniera, forse non vi
annoierei, a quel modo che non ci annoiano i libri che ne trattano, benché
siano molti.
2 - Parlo dunque di coloro che han già cominciato a far orazione e hanno inteso
quanto importi non rimanere nelle prime mansioni, benché non sappiano ancora
uscirne definitivamente.
Ciò dipende dal non fuggire le occasioni, cosa assai pericolosa. Tuttavia, non
mancano alle volte, per grande misericordia di Dio, di sottrarsi ai serpenti e
alle altre cose velenose, persuasi che ciò sia bene.
Sotto un certo aspetto, costoro soffrono di più che non quelli delle prime
mansioni, ma siccome ne conoscono i pericoli, si espongono di meno, e ciò fa
sperare che andranno avanti.
Dico che soffrono più dei primi, perché questi sono come quei muti che, per
essere anche sordi, sopportano più facilmente la pena di non poter parlare.
Benché sia più grande quella di sentire e non parlare, non è certo più
desiderabile la condizione di chi non sente, essendo sempre una gran cosa
sentire ciò che si dice.
Così delle persone di cui parlo.
Essendosi avvicinate all'appartamento di Sua Maestà, ne sentono gli inviti e
capiscono di aver in Lui un buon vicinante, grande in bontà e misericordia.
Siamo ancora ingolfati negli affari, nei passatempi, nei piaceri e nelle
distrazioni mondane; e siccome fra bestie tanto velenose, pericolose e
insidiose, fa quasi meraviglia non inciampare e cadere, cadiamo ancora nei
peccati e poi ci rialziamo. Eppure questo nostro Signore vede tanto volentieri
che noi l'amiamo e ne cerchiamo la compagnia, che non lascia di quando in quando
di chiamarci perché andiamo a Lui. Ed è così dolce la sua voce che la povera
anima, vedendo di non saper far subito quello che le dice, si sente tutta
distruggere! Ecco perché ho detto che è più penoso udire che non udire.
3 - Queste voci ed inviti si odono non già come quelli di cui parlerò più
avanti, ma nelle parole di certe buone persone, nelle prediche, nelle buone
letture e in tutti quegli altri modi di cui Dio si serve per far sentire le sue
chiamate: prove, malattie e certe verità che Egli fa conoscere nei momenti che
si consacrano all'orazione, sia pure svogliatamente, ma da Lui molto stimati.
Quanto a questa prima grazia, guardatevi bene dal non farne il conto che si
merita, né desolatevi per non sapergli subito rispondere, perché Sua Maestà
sa aspettare anche per molti giorni ed anni, specialmente quando vede
perseveranza e buoni desideri. Questa disposizione è assolutamente necessaria,
e con essa si guadagna molto.
Qui la lotta dei demoni è molto varia e terribile, e l'anima ne ha una pena
assai più grande che non nelle mansioni precedenti. In quelle era come una
povera sordomuta, o, se non altro, sentiva poco e meno resisteva, a guisa di
persona che avesse quasi perduta la speranza di vincere.
Ma qui l'intelligenza è più viva, le potenze più abili, i colpi delle
artiglierie nemiche più violenti, ed è impossibile non sentirli.
I demoni mettono innanzi tutti i beni e i piaceri del mondo, che sono le serpi
di cui parlo; li fanno apparire quasi eterni; mostrano la stima in cui sono
tenuti; suggeriscono il ricordo dei parenti e degli amici; e siccome in questa
mansione si desidera di far un po' di penitenza, la mostrano come contraria alla
salute, e mille altre difficoltà.
4 - O Gesù!... Che scompiglio fan qui i demoni, e che afflizioni per l'anima!
...
Non sa se andare avanti o tornare alle mansioni prime, perché mentre la ragione
le fa presente la follia di mettere in confronto i beni della terra con quelli
che spera, la fede le insegna quello che meglio le conviene, e la memoria le
ricorda dove vanno a finire tutti i beni del mondo, rimettendole sotto gli occhi
la morte di molte persone che ne godettero in abbondanza.
Di alcune la morte avvenne improvvisamente, e furono da tutti dimenticate. Molti
di quelli che ha veduti in prosperità, ora sono calpestati sotto terra: sul
loro sepolcro è passata anch'essa varie volte, considerando la moltitudine dei
vermi che andavano brulicando nel loro corpo... e molte altre cose che la
memoria le mette innanzi.
Intanto la volontà s'inclina ad amare il Signore per le innumerevoli attrattive
di cui lo scopre fornito. E avendo ricevuto da Lui tante dimostrazioni di amore,
desidera di ripagarlo almeno in qualche cosa. Soprattutto la colpisce il
pensiero che questo vero Amante non solo non l'abbandona, ma le resta sempre
vicino per darle l'essere e la vita. L'intelletto le fa capire che un amico
migliore non si potrà mai trovare, neppure in molti anni di vita; che il mondo
è pieno di falsità; che i piaceri del demonio apportano inquietudine,
contraddizioni e travagli; che fuori del castello non vi è sicurezza né pace,
e che non bisogna frequentare le case altrui, perché, volendolo, si può godere
in casa propria ogni abbondanza di beni.
E chi è che preferisca imitare il figliuol prodigo, pascendosi con il cibo dei
porci, quando in casa sua ha tutto quello che gli occorre, quando soprattutto ha
un Ospite così grande che lo mette in possesso di ogni sorta di beni, solo che
lo voglia?
Buone ragioni sono queste per poter vincere il demonio.
5 - Eppure, Signore e Dio mio, l'abitudine di correr dietro alla vanità e
l'esempio di un mondo che non sa far altro che questo, distruggono ogni cosa.
La fede in noi è così debole che crediamo più facilmente a quanto ci cade
sotto gli occhi, che non alle verità che essa ci insegna. E così la miseria di
chi insegue queste cose sensibili, non è che troppo evidente: danno causato da
quei rettili velenosi con i quali siamo in contatto.
Se uno viene morsicato da una vipera, ne rimane avvelenato, e il corpo si
gonfia. Così anche di noi, se non stiamo in guardia. Allora per guarire ci
vorranno molte medicazioni. Anzi, sarà per una grande grazia di Dio se non si
finirà col soccombere.
Qui l'anima va soggetta a gravi pene, specialmente se il demonio, riconoscendo
le sue attitudini e qualità, la vede capace di andar molto innanzi, perché
allora raduna tutto l'inferno per costringerla ad uscire dal castello.
6 - Ah, Signor mio! Qui il vostro aiuto è assolutamente necessario: senza di
voi non si può proprio far nulla.
Deh! non permettete mai, per la vostra misericordia, che quest'anima si lasci
ingannare, abbandonando la strada incominciata! Datele luce sufficiente per
riconoscere che ogni suo bene dipende dal perseverare e dal fuggire le compagnie
cattive.
Le sarà invece assai utile trattare con coloro che si occupano di tali cose,
avvicinandosi non solo a quelli che si trovano nelle sue medesime mansioni, ma
anche a coloro che vedrà molto innanzi. Questo le potrà molto giovare, essendo
possibile che, trattando con loro, finisca con introdursi nelle loro stesse
mansioni.
Ma stia bene in guardia per non lasciarsi vincere dal demonio. Se il maligno la
vedrà fermamente risoluta a perdere la vita, il riposo e tutto ciò che le
presenta piuttosto di ritornare alla prima stanza, lascerà presto di
combatterla.
Ma occorre che sia di animo virile, e non già di coloro che andando alla
guerra, non mi ricordo bene con chi, si gettarono a bere bocconi.
Si risolva coraggiosamente, immaginandosi di andare a combattere contro tutti i
demoni, per vincere i quali non vi sono armi migliori della croce.
7 - Ecco un'osservazione che ho già fatto altre volte e che per la sua grande
importanza ripeto anche qui.
Per non intraprendere la fabbrica di questo grande e prezioso edificio in
maniera troppo volgare, colui che comincia non deve neppur pensare alle
consolazioni, perché se inizia il lavoro sulla sabbia, esso finirà col cadere,
ed egli non potrà sottrarsi ai disgusti e alle tentazioni.
Non è in queste mansioni che la manna viene dal cielo, ma più innanzi, là
dove l'anima ha tutto quello che vuole, perché non vuole se non quello che
Iddio vuole.
Che pretese le nostre! Ci dibattiamo ancora fra mille inciampi e imperfezioni,
con virtù novelline, ancora incapaci di muoversi perché nate da poco - e
piaccia a Dio che siano almeno nate! - eppure osiamo lamentarci delle aridità e
voler dolcezze nell'orazione! ... Guardatevene assolutamente, sorelle!
Abbracciate la croce che il vostro Sposo portò sulle spalle, convincendovi di
non dover fare che questo.
Colei che per suo amore saprà patire di più, patisca, e sarà la più felice.
Quanto al resto, ritenetelo per accessorio. E se il Signore ve lo darà,
ringraziatelo senza fine.
8 - In fatto di sofferenze esterne, vi parrà d'essere pronte a sopportarle,
purché Dio vi consoli interiormente.
Ma il Signore sa meglio di noi quello che ci conviene, e non ha certo bisogno
che lo consigliamo noi.
Alle nostre richieste potrebbe rispondere, e a ragione: Non sapete quello che
domandate!
L'unica brama di chi vuol darsi all'orazione - non dimenticatelo mai, perché è
importantissimo - dev'essere di fare di tutto per risolversi e meglio disporsi a
conformare la sua volontà a quella di Dio.
In questo, come appresso dirò, sta la più grande perfezione che si possa
bramare.
Più questa conformità sarà perfetta, maggiori grazie si riceveranno da Dio, e
maggiore sarà pure il progresso nel cammino.
Non crediate che si tratti di qualche nuova astruseria o di cose mai conosciute
ed intese: il nostro bene sta tutto qui. Se sbagliamo fin da principio, volendo
che il Signore faccia la nostra volontà e ci conduca per dove vogliamo noi, che
saldezza potrà avere l'edificio? Procuriamo invece, per quanto è da noi, di
evitare qualsiasi contatto con le bestie velenose, perché spesso il Signore
permetterà che le aridità e i pensieri cattivi ci perseguitino ed affliggano
senza che sappiamo allontanarli.
Altre volte poi permetterà che ne rimaniamo morsicati per insegnarci a star
più attenti e vedere se ci dispiace di averlo offeso.
9 - Perciò, se qualche volta cadete, non dovete così avvilirvi da lasciare
d'andare innanzi. Da quella caduta il Signore saprà cavare del bene, come il
venditore di triaca, che per far prova della sua efficacia beve prima il veleno.
Quando non vi fosse altro mezzo per misurare la nostra miseria e vedere il danno
che ci proviene dalle dissipazioni, vi sarebbe sempre la lotta che dobbiamo
sostenere per tornare a raccoglierci.
Ov'è male più grande che non poterci ritrovare in casa nostra?
E se in casa nostra non ci sentiamo soddisfatti, forse che possiamo sperare di
sentirci tali in casa altrui, quando pare che ci muovan guerra fin gli stessi
amici e parenti più stretti, con i quali, di buona o mala voglia, dobbiamo pur
vivere, come sono le nostre potenze, che con ciò sembrano vendicarsi di quanto
han dovuto subire da parte dei nostri vizi?
Pace, pace,
sorelle mie!
Questa è la parola del Signore, da lui
tante volte ripetuta ai suoi apostoli.
Se non abbiamo e non
procuriamo di trovar pace in casa nostra,
tanto meno - credetemi - la troveremo in casa altrui.
Per il sangue che Cristo sparse per noi, finisca ormai questa guerra! Lo chiedo
a chi non ha ancora cominciato a rientrare in se stesso, mentre a chi ha
cominciato, chiedo che la prospettiva della lotta non lo faccia tornare
indietro.
Pensi che la ricaduta sarebbe peggiore della caduta; ne intravegga la rovina,
confidi, non in se stesso, ma nella misericordia di Dio; e il Signore lo
condurrà da una mansione all'altra, sino a dove le bestie non solo non lo
potranno più toccare né molestare, ma dove egli le terrà soggette e le
burlerà, godendo, fin da questa vita, tale abbondanza di beni da superare
qualsiasi desiderio.
10 - Come ho detto in principio, ho già parlato altrove del modo con cui dovete
comportarvi nelle inquietudini suscitate dal demonio, e come per cominciare a
raccogliersi e perseverare nel raccoglimento si deve agire non a forza di
braccia, ma soavemente e con dolcezza. Qui non voglio aggiungere che questo:
cioè, che secondo il mio parere, giova molto trattare di queste cose con
persone sperimentate, acciocché non si creda di pregiudizio al raccoglimento
anche il disbrigo delle occupazioni necessarie.
Purché non abbandoniamo l'orazione, il Signore volge tutto in nostro bene,
anche se nessuno ce ne dica il modo. Ma se commettiamo questo sbaglio, non c'è
altro rimedio che tornare a riprenderla, sotto pena d'indebolirci sempre più. E
piaccia a Dio che ce n'accorgiamo!
11 - Ma - potrebbe qualcuno pensare - se tornare indietro è tanto pericoloso,
è meglio neppur cominciare, ma star fuori del castello.
Vi ho già detto in principio - ed è parola di Dio che chi ama il pericolo in
esso perisce, e che la porta del castello è l'orazione.
Ora, pretendere di entrare nel cielo senza prima entrare in noi stessi per
meglio conoscerci e considerare la nostra miseria, per vedere il molto che
dobbiamo a Dio e il bisogno che abbiamo della sua misericordia, è una vera
follia.
Il Signore dice: Nessuno va al Padre se non per me. (Non so se dica proprio
così; a me pare di sì). E ancora: Chi vede me, vede il Padre mio. Ora, se noi
non lo guardiamo mai, né mai consideriamo quello che gli dobbiamo, né la morte
che ha subito per noi, non so come possiamo conoscerlo e servirlo.
E senza queste opere di suo servizio, che valore avrà la nostra fede? E che
valore avranno le nostre opere separate che siano dai meriti inestimabili di
Gesù Cristo nostro Bene?
E allora, chi ci indurrà ad amare il Signore?
Piaccia a Sua Maestà di farci intendere quanto gli siamo costati, quanto non
convenga che il servo sia da più del padrone, che per salire alla gloria
occorre lavorare e che bisogna pregare per non andare sempre in tentazione.
TERZE MANSIONI, in due Capitoli
Capitolo 1
Della poca sicurezza che si ha in questo esilio, nonostante la sublimità
dello stato nel quale si possa essere, per cui bisogna andar sempre con timore
Alcuni avvisi importanti.
1 - A coloro che per misericordia di Dio hanno superato tutti questi
combattimenti, e con la loro perseveranza sono entrati nelle terze mansioni, che
cosa diremo se non: Beato l'uomo che teme il Signore? Dato il mio rozzo ingegno,
non è piccola grazia che Sua Maestà mi faccia intendere, proprio in questo
momento, il senso del suaccennato versetto in lingua volgare. Sì, a ragione li
chiamiamo beati, perché seguono una via che, per quanto ci è dato di vedere,
li condurrà al porto della salute, purché non tornino indietro. Comprendete da
ciò, sorelle, quanto importi vincere le battaglie che precedono, dopo le quali
il Signore - ne son certa - non lascerà di darci sicurezza di coscienza, il che
non è piccolo beneficio. Ho detto sicurezza, ma ho detto male, perché in
questa vita la sicurezza non si può mai avere, per cui, tutte le volte che ne
parlerò, sottintendete sempre: a patto che non si abbandoni il cammino
incominciato.
2 - Oh, la sventura di dover vivere in questa vita, nella quale occorre essere
sempre come coloro che avendo i nemici alla porta, non possono lasciar le armi
neppure per mangiare e dormire, ma star in continua apprensione che da qualche
parte si dia l'assalto alla fortezza! Oh, Signor mio e mio Bene! Come volete che
si ami una vita così infelice, e si lasci di bramare e di chiedere d'esserne
liberati? Ciò non sarebbe che con la speranza di perderla per amor vostro, o di
spenderla tutta per vostro servizio, sicuri con questo d'esser vostra volontà
che continuiamo a vivere. In caso contrario, mio Dio, moriamo pure con Voi, come
disse S. Tommaso, perché vivere senza di Voi e nel timore di perdervi per
sempre, non è che un morire mille volte. Perciò vi dico, figliuole, di non
domandare altra beatitudine che di entrare nella sicurezza dei beati. Che gioia
si può mai avere in mezzo a tanti timori, quando non si vuol altra gioia che di
contentare il Signore? Considerate che in queste disposizioni, ed in altre
ancora più perfette, erano pure certi santi che poi caddero in gravi peccati.
Si aggiunga poi che non siamo sicuri che Dio abbia a stendere la mano pure a
noi, mediante qualche suo aiuto particolare, per cavarci da quello stato e darci
modo di far penitenza.
3 - Per conto mio, figliuole, quando questo pensiero mi si presenta alla mente -
ciò che mi succede assai spesso - mi sento così rabbrividire che non so come
riesca a scrivere, e nemmeno come continui a vivere. Pregate, figliuole mie,
perché Sua Maestà viva sempre in me: con una vita così male impiegata come la
mia, non so proprio come mettermi tranquilla. Non affliggetevi se vi parlo
così. Ho visto altre volte che, quando vi parlo in questo modo, voi vi
rattristate, e ciò per il fatto che mi volete una gran santa. Avete ragione, e
lo vorrei essere anch'io. Ma che devo fare, se per colpa mia ho perduto ogni
cosa? Certamente non posso lamentarmi di Dio, perché Egli mi ha dato tutti gli
aiuti sufficienti per realizzare i vostri desideri, e io mai me ne ricordo senza
versare grandi lacrime. Che confusione, intanto, dover scrivere per anime che mi
possono fare da maestre! Che dura obbedienza è mai questa per me! Piaccia a
Dio, per amor del quale io scrivo, che ciò vi sia di vantaggio, e pregatelo di
perdonare a questa miserabile e temeraria creatura! Sa bene il Signore che non
posso in altro sperare che nella sua misericordia. Ed essendomi impossibile di
non essere quella che sono, non mi resta che di appoggiarmi alla sua clemenza e
di confidare nei meriti di suo Figlio e della Vergine sua Madre di cui
indegnamente porto l'abito. E voi, figliuole mie, che pure lo portate,
ringraziate Iddio di essere le vere figlie di questa Signora, perché avendo in
lei una Madre così grande, non siete costrette a vergognarvi di me, che sono
tanto cattiva. Imitatela, considerate la grandezza e il vantaggio che abbiamo
nell'avercela a Patrona, e come non siano stati sufficienti i miei peccati e la
mia misera vita a scemare, neppur di poco, lo splendore del suo sacro Ordine.
4 - Vi voglio dare un consiglio.Non per questo che siete in un tal Ordine e con
una tal Madre e Patrona dovete credervi sicure. David era molto santo, ma ben
sapete chi sia stato SalomoneNon fidatevi né della stretta clausura, né della
penitenza che fate. Nemmeno vi assicuri la vostra costante occupazione nelle
cose di Dio, nel, continuo esercizio dell'orazione e nel ritiro assoluto dal
mondo, che vi pare anzi di odiare. Tutto questo è buono; ma non deve bastare a
farvi smettere di temere. Ripetete invece quel che dice il salmo, e ricordatelo
spesso: Beatus vir qui timet Dominum!
5 - Mi sono tanto divagata che non ricordo più cosa stavo dicendo. Quando penso
alla mia miseria, mi si tarpano le ali e divengo incapace di dir alcunché di
buono, per cui non voglio più parlarne. Torniamo, dunque, a quello che ho
cominciato a dire circa le anime che sono entrate nelle terze mansioni. Non è
piccola la grazia che il Signore ha fatto loro nell'aiutarle a vincere le prime
difficoltà. Esse ora - e credo che ve ne siano molte nel mondo, per
misericordia di Dio - desiderano ardentemente di non offendere il Signore, si
guardano anche dai peccati veniali, amano la penitenza, hanno le loro ore di
raccoglimento, impiegano bene il tempo, si esercitano in opere di carità verso
il prossimo, sono molto regolate nel parlare e nel vestire, e quelle che hanno
famiglia la tengono assai bene. Il loro stato è degno d'invidia, e non vi è
nulla, a quanto sembra, che possa loro impedire anche l'ultima mansione, come di
certo non lo impedirà loro il Signore, purché esse lo vogliano, essendo troppo
bella questa loro disposizione per non attirarsi tutte le grazie di Gesù.
6 - O Gesù!.. Chi è fra voi, sorelle, che innanzi a un bene così grande abbia
a dire di non volerne sapere, specialmente dopo aver già superato quello che è
più penoso? Nessuna certo. Sì, diciamo tutte di volerlo, ma per divenire vere
anime di Dio non basta volerlo, come non è bastato al giovane che fu
interrogato dal Signore se voleva essere perfetto. Da quando ho cominciato a
parlare di queste mansioni, l'immagine di quel giovane mi è sempre dinanzi,
perché qui ci troviamo nelle sue medesime condizioni, né più né meno. Le
aridità che si provano nell'orazione hanno varie cause, ma il più delle volte
derivano da questo. Non parlo già di quelle pene interiori, veramente
intollerabili che molte anime buone soffrono senza loro colpa, e dalle quali il
Signore le fa poi uscire con vantaggio. Nemmeno parlo di coloro che van soggetti
a melanconia o ad altre infermità, dato che in ogni cosa bisogna sempre
risalire ai giudizi di Dio. Io tengo per certo che causa ordinaria delle
aridità sia appunto quello che ho detto. Siccome queste anime sentono che per
nulla al mondo commetterebbero un sol peccato - e molte di esse neppure un
peccato veniale avvertito - e vedono che impiegano bene la loro vita e le loro
ricchezze, non sanno sopportare con pazienza di trovar chiusa la porta
dell'appartamento del Re, di cui si tengono e sono vassalle. Non riflettono
però che molti sono i vassalli anche intorno ai re della terra, ma che non
tutti possono entrare nella loro stanza. Figliuole mie, rientrate in voi stesse
e non curatevi dei vostri piccoli atti di virtù, giacché, come cristiane,
siete obbligate a farne di ben altri. Contentatevi di essere le vassalle di Dio
e non pretendete di più, per non rischiare di perdere ogni cosa. Considerate i
santi che sono entrati nell'appartamento reale, ed esaminate la differenza che
ci separa da loro. Non domandate quello che non avete meritato. Veramente, dopo
aver offeso Dio, non dovremmo neppur pensare di aver diritto a qualche cosa,
nemmeno se poi l'avessimo servito molto! ...
7 - O umiltà, umiltà!... Non so per che motivo non posso lasciar di credere
che sia per mancanza di umiltà se costoro tanto si affliggono per le aridità
che soffrono. Ripeto che non parlo di quelle grandi pene interiori a cui ho
accennato e che sono assai di più d'una semplice mancanza di devozione.
Proviamoci da noi stesse, sorelle! Meglio, ci provi il Signore che sa farlo
assai bene, malgrado ogni nostra ripugnanza!.. Veniamo ora a queste anime così
ben regolate, osserviamo cosa fanno per Iddio e vedremo subito che non c'è
motivo di lamentarci di Lui. Se quando ci dice quello che dobbiamo fare per
essere perfette, noi gli volgiamo le spalle e ce ne andiamo con tristezza, come
il giovane del Vangelo, cosa volete che faccia, dato che ci deve premiare a
seconda dell'amore che gli portiamo? Si pensi inoltre che quest'amore non dev'esser
frutto di immaginazione, ma provato con opere. Però non bisogna neppur credere
che Egli abbia bisogno di queste opere: ciò che importa è la determinazione
della volontà.
8 - Ci parrà di aver fatto ogni cosa perché portiamo l'abito religioso,
assunto di nostra spontanea volontà, e abbiamo abbandonato per Iddio tutte le
cose del mondo e quanto in esso avevamo. Forse non saranno state che le povere
reti di S. Pietro. Tuttavia a chi dà quanto ha, sembra di dar molto. E questa
è già una buonissima disposizione, purché si perseveri e non si torni fra i
rettili delle prime mansioni, neppure con il desiderio. Se si persevera in
questo spogliamento ed abbandono di ogni cosa, si otterrà quanto si brama, a
condizione però - e lo raccomando moltissimo - che ci si tenga per servi
inutili, come dice S. Paolo, ovvero Gesù Cristo, né mai si creda che Dio sia
obbligato a darci quei favori quasi a premio di quello che si fa. Non bisogna
inoltre dimenticare che chi più riceve, più è obbligato a dare. E allora, che
cosa possiamo fare per un Dio così generoso che è morto per noi, che ci ha
creati e ci conserva nell'essere, se non ritenerci felici di ripagare, almeno in
parte, il molto che gli dobbiamo per i grandi servizi che ci ha resi? Sì, è a
malincuore che uso queste espressioni, ma è la pura verità: in tutto il tempo
di sua vita il Signore non ha fatto che servirci. E noi oseremo chiedergli anche
delizie e favori?
9 - Considerate attentamente, figliuole, alcuni avvisi che qui ho accennato solo
in confuso per non sapermi spiegare. Il Signore ve li farà meglio comprendere
per aiutarvi a ricavare dalle aridità, non già inquietudine, come il demonio
pretende, ma sentimenti di umiltà. Quando un'anima è veramente umile, anche se
Dio non le dà consolazioni, le darà sempre - siatene persuase - tal pace e
conformità da sentirsi più contenta delle altre, nonostante tutte le loro
delizie.Le consolazioni Egli le comparte ai più deboli: spesso è così,e
l'avrete letto anche voi. E questi non le cambierebbero di sicuro con leenergie
delle anime che camminano nelle aridità, perché, purtroppo, siamo piùamici
delle consolazioni che delle croci.Ma voi, o Signore, che sapete ognicosa,
metteteci alla prova, per farci conoscere chi siamo!
Capitolo 2
Prosegue sul medesimo argomento e tratta delle aridità dell'orazione e di
quello che ne potrebbe venire.
E' necessario che ci mettiamo alla prova
Come il Signore provi le anime che si trovano in queste mansioni.
1 - Ho conosciuto alcune anime - anzi, credo di poter dire molte - che avendo
raggiunto questo stato, vivevano da molti anni, a quanto se ne poteva giudicare,
in grande rettitudine e regolarità di vita, sia interna che esterna. Ciò
nonostante, quando pareva che già dominassero tutto il mondo, o per lo meno che
ne fossero pienamente disingannate, bastava che Sua Maestà le mettesse alla
prova, e in cose non gravi, che subito cadevano in tanta inquietitudine e
turbamento di spirito che io ne rimanevo attonita e molto turbata.Dar consigli
è inutile. Col pretesto che da tanto tempo fan professione di virtù, si
credono in grado di insegnare agli altri, e pensano di aver tutte le ragioni per
essere sensibili a quelle prove.
2 - Io non ho trovato e non trovo altro rimedio per consolare tali anime, che
mostrarsene grandemente afflitti, come del resto se n'ha motivo nel vederle
soggette a cosa grande miseria. Non bisogna contraddirle nel loro modo di
vedere, perché sanno illudersi così bene con i loro ragionamenti da credere
che patiscono per amor di Dio, giungendo infine - altro inganno per anime tanto
avanzate! - a non mai persuadersi della loro imperfezione. Nessuna meraviglia
che le prove si sentano, ma mi pare che ciò dovrebbe essere per poco. Iddio,
volendo che i suoi eletti tocchino con mano la loro miseria, sottrae un poco il
suo favore: e questo basta per dar loro a conoscere chi sono.L'esito della prova
si manifesta immediatamente, ed essi non tardano molto a riconoscere quanto
siano imperfetti giacché la pena che alle volte ne hanno, è meno per la causa
che dovrebbe produrla, che per l'umiliazione di vedersi tanto sensibili, benché
non lo vogliano, per delle cose di così scarsa importanza. Tuttavia, credo che
anche questo sia una grande grazia di Dio, perché, sebbene imperfezione, è
molto utile per l'umiltà.
3 - Non così invece delle persone di cui sopra. Esse canonizzano nella loro
mente le prove che soffrono e vorrebbero che le canonizzassero anche gli altri.
Ne voglio dare qualche esempio per poterci meglio conoscere e saperci mettere
alla prova prima che ci provi il Signore, essendo assai vantaggioso conoscerci e
farci trovar preparate.
4 - Una persona ricca, senza figli ed eredi a cui lasciare i suoi beni subisce
una perdita di denaro. Tuttavia con quello che le rimane, può sopperire ai
bisogni suoi e della casa, e ne ha pure d'avanzo. Ora, se questa persona si
lascia andare a tanta pena come se non le sia rimasto neppure un pane per
cibarsi, in che modo il Signore potrà chiederle di abbandonare tutto per amor
suo? Vi dirà che se ne affligge perché ne scapitano i poveri... Ma io credo
che, più dell'elemosina, il Signore desideri che io mi conformi al suo volere,
mantenendomi in pace. Se quella persona non arriva a tanto, perché Dio non l'ha
portata a grande perfezione, poco importa: si persuada però di non avere ancora
libertà di spirito, e in tal modo si disporrà a riceverla, purché la domandi.
Ecco un'altra che, quanto al suo sostentamento, ne ha abbastanza ed anche
d'avanzo. Le si presenta un'occasione di fare acquisto di maggiori ricchezze.
Riceverle, se vengono date, passi; ma procurarle, e, dopo averle ottenute,
affaticarsi per acquistarne di più, abbia pure le migliori intenzioni del mondo
- e veramente ottime dovrà averle, trattandosi di persona virtuosa e di
orazione - stia pur sicura che non arriverà mai alle mansioni superiori, più
vicine al Re.
5 - Altrettanto si dica qualora accada qualche cosa per cui siano disprezzate, o
perdano un po' del loro onore. Il Signore, che pubblicamente ama onorare la
virtù, spesso darà loro grazia di sopportare quell'affronto, affinché non ne
scapiti la virtù di cui sono credute in possesso, oppure per ricompensarle -
sempre buono questo nostro Bene! - dei servizi che gli hanno resi. Tuttavia
rimarranno con una certa inquietudine da cui non sapranno liberarsi, o per lo
meno non tanto presto. Dio buono! E non son essi, che meditano da tempo sulla
passione del Signore, sui vantaggi dei patimenti e che patire desiderano?... E
poi vogliono che tutti vivano come loro!... E piaccia a Dio che ancora non
credano di soffrire in pena dei peccati altrui, ritenendo meritorie quelle loro
afflizioni! ...
6 - Ciò, sorelle, vi parrà fuor di luogo, o, per lo meno, non detto per voi,
perché qui queste cose non avvengono. Non solo non abbiamo ricchezze, ma non le
cerchiamo e neppure le vogliamo; e non vi è alcuno che ci dica ingiurie. Ma
questi son paragoni, non fatti. Tuttavia si applicano assai bene a molte
evenienze della nostra vita, che qui non è il caso di specificare, non
essendovene motivo. Da ciò intanto potete conoscere se siete veramente staccate
da quello che avete lasciato. Mezzi per mettervi alla prova non vi mancano,
perché certe cosette, sia pure di genere diverso, si presentano anche qui, e
con esse vi è dato di vedere se siete padrone delle vostre passioni.
L'importante - credetemi - non è nel portare o nel non portar l'abito
religioso, ma nel praticare 1a virtù, nel sottometterci in tutto allo volontà
di Dio, affinché la nostra vita scorra in conformità delle sue disposizioni, e
nel non volere che si faccia la nostra, ma la sua volontà. Giacché a tanto non
siamo ancora arrivate, umiltà, ripeto. Essa è l'unguento di ogni ferita, e se
ne fossimo ben fornite, Dio, che è il chirurgo, non tarderebbe molto a
guarirci.
7 - Le penitenze di queste anime sono così ben misurate, come tutta la loro
vita. Ci tengono molto alla vita! Ciò, dicono, per poter servire il Signore: il
che non è male. E così, di penitenze, ne fanno con molta discrezione, per non
compromettere la salute. Non abbiate paura che si ammazzino!... In questo i loro
occhi sono molto aperti, né l'amore in esse è così forte da farle andare in
delirio. Ma io vorrei che non ci contentassimo di servire Iddio in questo modo,
sempre così lento da non mai giungere alla meta. Eppure crediamo di camminare,
ed anche di stancarci!... Ma è un camminare faticoso; e sarà molto se non
perderemo la strada. Se per recarci, da un paese a un altro sono sufficienti
otto giorni di viaggio, vi par forse ben fatto impiegarvi un anno intero, per
nevi ed acque, fra alberghi e cattivi sentieri? Non è meglio far tutto in un
istante, specialmente quando vi sia anche il pericolo dei serpenti?... Che buone
prove potrei addurvi intorno a ciò! Voglia Iddio che io non sia ancora a questo
punto, perché molte volte mi sembra di sì!...
8 - Camminando con tante precauzioni, si vedono pericoli dovunque, si prende
paura di tutto, e non si ha coraggio di andare innanzi. Oh, poter arrivare a
quelle mansioni, lasciando agli altri far la strada per noi!...
Ma siccome questo è impossibile, facciamoci coraggio; sorelle mie, mettiamo
nelle mani di Dio le nostre ragioni e i nostri timori, dimenticandoci della
nostra naturale debolezza che ci potrebbe preoccupare. La cura del nostro corpo
l'abbiano i Superiori: ci pensino essi! A noi soltanto l'accelerare il passo per
poter vedere il Signore. Benché in questa casa non abbiate che poco o nessun
sollievo, tuttavia la preoccupazione della salute vi potrebbe molto ingannare,
senza che per questo ne aveste una migliore. Io lo so per esperienza, come so
che l'importante non sta nelle austerità corporali, le quali, dopo tutto, non
sono che accessorie. Accelerare il passo vuol dire grande umiltà. E se mi avete
bene intesa, avrete capito che in questo è il torto di coloro che non vanno
innanzi. Quanto a noi, non crediamo mai, anzi, sforziamoci di credere di non
aver fatto che pochi passi, e di pensare che le nostre consorelle ne facciano
assai di più. Non solo dobbiamo desiderare di essere tenute per le più
miserabili, ma procurare che ne siano tutti persuasi.
9 - In questo modo saliremo di molto. In caso contrario staremo tutta la vita
nel medesimo posto, fra mille pene e miserie. Non essendoci mortificate, il
viaggio ci diverrà noiosissimo e pesante, mentre gli altri, liberatisi da ogni
impaccio, saliranno alle mansioni, di cui mi resta da parlare. Iddio giusto e
misericordioso, i cui doni sono sempre superiori ai nostri meriti, non lascia
senza ricompensa neppur coloro che dimorano in queste terze mansioni, e dà loro
contenti così grandi che superano di molto tutti i piaceri e i divertimenti
della terra.
Ma credo che non li favorisca di troppi gusti spirituali, se non per qualche
volta e a ragione d'invito, allo scopo di far loro vedere quello che si gode
nelle altre mansioni, affinché si dispongano ad entrarvi.
10 - Vi sembrerà che i contenti e i gusti spirituali siano un tutt'uno, e mi
domanderete perché ne faccio la distinzione. A me pare, che siano molto
diversi, ma potrei anche ingannarmi. Dirò quello che ne penso nelle quarte
mansioni che verranno dopo, nelle quali il discorso sarà più a proposito,
dovendosi parlare delle delizie che il Signore vi comparte. Benché sembri
inutile trattarne, può darsi che ne ricaviate vantaggio, perché, conoscendo
bene una cosa e l'altra, vi sforzerete per seguire la migliore. Oltre a ciò, le
anime che Dio eleva fin là, vi troveranno un soggetto di consolazione, mentre
ne avranno confusione quelle che già credono di aver tutto. Però, se queste
sono umili, ne ringrazieranno il Signore, mentre in caso contrario ne avranno un
segreto dispiacere, quantunque senza motivo, perché la perfezione, come pure il
premio, non è di chi ha più delizie, ma di chi ama di più, e meglio opera
secondo giustizia e verità.
11 - Se ciò è vero, come infatti è, mi domanderete a che serve trattare di
queste grazie interiori e far intendere che cosa siano. Non lo so neppur io:
bisogna domandarlo a chi mi ha comandato di scrivere. Mio dovere non è già di
disputare con i Superiori - ciò che è affatto sconveniente - ma di obbedire.
Tuttavia, ecco quello che vi posso dire.Prima ancora di ricevere queste grazie,
quando non solo non ne avevo l'esperienza, ma neppure pensavo di averla - e ciò
a ragione, perché troppo bello sarebbe stato per me se avessi potuto supporre
che almeno in qualche cosa piacevo a Dio - se mi avveniva di leggere le grazie e
le consolazioni di cui Egli favorisce le anime che lo servono, ne provavo
vivissima gioia, e la mia anima lodava molto il Signore. Ora, se facevo io
così, nonostante la mia grande miseria, forse che non lo loderanno assai di
più le anime virtuose e umili? Perciò, se non si ottenesse che di farlo lodare
anche solo da un'anima, sarebbe sempre ben fatto, a mio avviso, comprendere e
far comprendere le delizie che per colpa nostra perdiamo. Si aggiunga inoltre
che se questi favori procedono da Dio, producono tanto amore ed energia da
permetterci di camminare con minor fatica e di andar crescendo in buone opere e
virtù. Quello che importa è di non fermarci colpevolmente. Se ciò non
avviene, il Signore è giusto e ci darà per altre vie quello che ci nega per
questa! Egli ne conosce i motivi, e i suoi segreti sono occulti, ma è fuor di
dubbio che è sempre per un nostro maggior bene.
12 - Le anime che per bontà di Dio sono giunte a questo stato - favore non
piccolo, per essere vicinissime a salire più in alto - approfitteranno molto,
secondo me, se cercheranno di esercitarsi attentamente nella prontezza
dell'obbedienza. Pur non trattandosi di persone religiose, sarebbe assai utile,
come molti già fanno, avere una guida da cui dipendere per rinnegare in tutto
la propria volontà, causa ordinaria di ogni nostra rovina: perciò, non una
guida che abbia le stesse nostre vedute e agisca con troppi riguardi, ma che sia
staccata da tutto, non essendovi nulla che più ci aiuti a ben conoscerci quanto
il trattare con persone che apprezzino il mondo per quello che vale. Oltre a
ciò, vi sono cose che sembrano impossibili; ma se vediamo che altri le fanno
facilmente, ne prendiamo coraggio e osservando il loro volo ci eccitiamo a
volare pure noi, come gli uccelli che quando imparano a volare imitano a poco a
poco i loro genitori, senza far subito grandi voli. E so che questo è molto
utile. Sebbene tali persone siano fermamente decise di non offendere Dio, è
sempre bene che si allontanino da ogni occasione, perché essendo ancora vicine
alle prime mansioni, vi potrebbero facilmente ritornare. Le loro forze non sono
ancora fondate sulla roccia, come quelle di coloro che, essendosi esercitati nei
patimenti, già conoscono le tempeste del mondo, sanno che non si devono temere
e che i piaceri della terra non sono da desiderarsi. Esse invece potrebbero
tornare indietro anche per una sola di quelle grandi tempeste che il demonio sa
ordire a nostro danno.Se mosse da retto zelo, volessero impedire i peccati
altrui, potrebbero non saper resistere ai pericoli in cui verrebbero a trovarsi.
13 - Badiamo ai nostri difetti, e non occupiamoci degli altrui... Ma è proprio
di queste persone circospette meravigliarsi di tutto, mentre in quello che più
importa, forse potrebbero molto imparare da quelli stessi di cui tanto si
meravigliano! Forse li superano nella compostezza esteriore e nella modestia del
tratto, ma per buono che ciò sia, non è quello che più valga. Non è
ragionevole pretendere che camminino tutti per la nostra strada: tanto meno poi
insegnare il cammino della perfezione quando non si sa neppure cosa sia. Anche
se questi desideri del bene altrui ci siano ispirati da Dio, vi si possono
commettere molti sbagli. Per cui è meglio attenerci a quanto prescrive la
nostra Regola, vale a dire: Vivere sempre nel silenzio e nella speranza. Delle
anime altrui avrà cura Iddio; e noi saremo ad esse più utili se cercheremo di
raccomandarle al Signore. Sia Egli per sempre benedetto!
QUARTE MANSIONI, in tre Capitoli
Capitolo 1
Contenti e soddisfazioni che si provano nell'orazione, e in che si distinguano dai gusti spirituali.Gioia provata nell'intendere la differenza tra
l'immaginazione e l'intelletto, cosa assai utile per coloro che durante
l'orazione vanno soggetti a molte distrazioni
1 - Per parlare delle quarte mansioni devo raccomandarmi, come ho già fatto,
allo Spirito Santo e supplicarlo che parli in luogo mio, non altrimenti che per
poter dire e far capire qualche cosa delle mansioni che rimangono. Qui comincia
il soprannaturale, parlar del quale è assai difficile, a meno che non mi aiuti
Sua Maestà, come ha fatto in un un altro mio scritto dove, - circa quattordici
anni fa - ho riferito quello che ne avevo inteso. Presentemente, mi sembra di
avere un po' più di luce su questi favori che Dio accorda alle anime; ma quanto
a spiegarli, è un'altra cosa. Se Dio vuole che ne ricaviate qualche utile, li
spieghi Lui, altrimenti lasci stare...
2 - Queste mansioni, essendo più vicine all'appartamento reale, sono di una
magnificenza così grande e contengono meraviglie così stupende che invano si
sforza l'intelletto a cercar termini sufficienti per riprodurle meno
imperfettamente. Coloro che non hanno esperienza vi troveranno molte oscurità,
mentre gli altri mi comprenderanno benissimo, soprattutto se la loro esperienza
sarà grande. Parrà che per arrivare a queste mansioni occorra aver vissuto a
lungo nelle altre. Se in via ordinaria è vero che bisogna passare per le
mansioni precedenti, tuttavia, come avrete sentito più volte, non è di regola
assoluta, perché Dio distribuisce i suoi beni come vuole, quando vuole e a chi
vuole, senza far ingiuria ad alcuno.
3 - Le bestie velenose entrano raramente in queste mansioni; e se vi entrano,
invece di far danno, sono piuttosto di vantaggio. Anzi, in questo grado di
orazione è meglio secondo me, che esse vi entrino e vi scatenino la guerra,
perché in mancanza di altre tentazioni può darsi che il demonio s'intrometta
nelle consolazioni di Dio e inganni le anime, facendo loro maggior danno che non
con le solite tentazioni. Tali anime, infatti, non vi guadagnano che ben poco,
perché il maligno toglie loro ogni occasione di merito con lasciarle in
continua pace. La quale, quando è sempre nello stesso grado, non mi pare molto
sicura, essendo impossibile in questa vita che lo Spirito di Dio stia in noi
sempre nel medesimo modo.
4 - Parliamo ora di ciò che ho promesso, vale a dire della differenza fra i
contenti che si provano nell'orazione e i gusti spirituali.Con il nome di
contenti mi pare si possano intendere quei sentimenti soavi che ci procuriamo da
noi, facendo meditazione o pregando il Signore. Benché siano effetto di nostra
industria, richiedono sempre il concorso di Dio: cosa che bisogna sottintendere
in qualsiasi fatto che verrò esponendo, perché senza di Lui non possiamo far
nulla. Si hanno contenti anche dalle buone opere che facciamo, in quanto che,
vedendovi un frutto del nostro lavoro, godiamo d'esserci impiegati in tal modo.
Ma, pensandoci bene, vediamo che si provano i medesimi sentimenti anche per
molte cose terrene, come per una grande fortuna che ci venga inopinatamente, per
l'incontro improvviso di una persona molto cara, per il buon esito di un affare
importante o di un'altra cosa assai grave che ci attiri l'approvazione di tutti,
oppure per veder ritornare vivo il marito, un fratello, un figlio di cui si era
già pubblicata la morte. Vi sono contenti così grandi che perfino fan
piangere, come io stessa ho veduto e come qualche volta è successo anche a me.
Ora, se questi contenti sono naturali, tali mi sembrano anche quelli che
procedono dalle cose di Dio. Se i primi non sono cattivi, i secondi sono più
nobili, perché cominciano da noi e finiscono in Dio, mentre i gusti cominciano
da Dio e si fanno sentire dalla natura, procurandoci tanto piacere quanto í
contenti di poco prima, e assai di più. Oh, Gesù, se mi potessi spiegar
meglio!... Mi par di vedervi una grandissima differenza, ma non so come farmi
capire. Lo faccia il Signore!...
5 - Mi ricordo in questo momento del versetto che diciamo in fine all'ultimo
salmo di Prima: Cum dilatasti cor meum Chi ha grande esperienza non ha bisogno
di altro per conoscere la differenza in questione; ma per chi non ne ha,
occorrono più ampie spiegazioni. I contenti sopra accennati, non solo non
dilatano il cuore, ma pare, in via ordinaria, che lo stringano alquanto,
nonostante derivino dal vedere che si lavora per Iddio. Sgorgano pure certe
lacrime angosciose, che sembrano quasi spremute da passione. Ignorante come
sono, so ben poco di ciò che siano le passioni dell'anima. Se lo sapessi, e
sapessi distinguere ciò che procede dalla nostra natura e sensibilità, mi
farei capire un po' meglio. Certe cose le saprei meglio dichiarare se, oltre
averle provate per esperienza, le avessi anche intese. Lo studio e la scienza
sono utilissimi in ogni cosa.
6 - L'esperienza da me avuta di questo stato, vale a dire dei contenti e dei
gusti della meditazione, consisteva in questo, che se pensando alla passione del
Signore mi mettevo a piangere, non potevo più cessare se non quando mi sentivo
la testa indolenzita. E altrettanto mi accadeva quando pensavo ai miei peccati:
tutte cose che costituivano per me una grande grazia di Dio. Presentemente non
voglio esaminare quale dei due fenomeni sia il migliore, sei contenti o i gusti
spirituali, ma soltanto dirne la differenza. In queste lacrime e desideri vi
concorre alle volte la natura, in quanto dipendono dalle nostre disposizioni;
ma, come ho detto, benché provengano da tali cause, finiscono sempre in Dio, e
perciò si devono molto stimare, purché entri l'umiltà a farci conoscere che
non per questo siamo migliori degli altri. Non si può infatti sapere se tali
effetti provengano tutti dall'amore, nel qual caso sarebbero un puro dono di
Dio. Per lo più queste devozioni sono delle anime che stanno nelle mansioni
precedenti, dove il lavoro consiste quasi sempre nel meditare e nel discorrere
con l'intelletto. In ciò esse fanno bene, non essendo loro concesso di più. Ma
sarebbe meglio che ogni tanto si occupassero in far atti di lode e d'amore di
Dio, rallegrandosi della sua bontà e del suo essere divino, desiderando il suo
onore e la sua gloria: e ciò nel miglior modo possibile, perché si tratta di
sentimenti che eccitano molto la volontà. Se il Signore ci concede di emettere
questi atti, guardiamoci bene dal troncarli sotto pretesto che sia terminato il
tempo di meditazione.
7 - Essendomi già dilungata altrove intorno a ciò, non voglio aggiungere più
nulla. Desidero soltanto avvertirvi che per inoltrarsi in questo cammino e
salire alle mansioni a cui tendiamo, l'essenziale non è già nel molto pensare,
ma nel molto amare, per cui le vostre preferenze devono essere soltanto in
quelle cose che più eccitano all'amore. Forse non sappiamo ancora in che
consista l'amore, e non mi meraviglio. L'amore di Dio non sta nei gusti
spirituali, ma nell'essere fermamente risolute a contentarlo in ogni cosa, nel
fare ogni sforzo per non offenderlo, nel pregare per l'accrescimento dell'onore
e della gloria di suo Figlio e per l'esaltazione della Chiesa cattolica. Questi
sono i segni dell'amore, non già non distrarsi, quasi basti la più piccola
divagazione per mandare a monte ogni cosa.
8 - Per l'instabilità del pensiero, mi sono trovata anch'io varie volte in
grandissima afflizione. Ma da poco più di quattro anni sono giunta a conoscere,
per esperienza, che il pensiero, o, a meglio intenderci, l'immaginazione, non è
la stessa cosa che l'intelletto.Ne ho interrogato un dotto ed ho saputo con mia
grande soddisfazione che veramente è così. Non riuscivo infatti a spiegarmi
come mai l'intelletto, che pure è una potenza dell'anima, rimanga alle volte
intontito, mentre il pensiero sia quasi sempre così instabile da non poter
esser fermato che da Dio. E quando Dio lo ferma, ci par quasi d'esser fuori dal
corpo. Insomma, mi pareva che le potenze dell'anima fossero occupate e stessero
raccolte in Dio, mentre il pensiero vagava in mezzo alle distrazioni, e ciò mi
stupiva.
9 - Prendete in acconto, o Signore, tutto ciò che la nostra ignoranza ci fa
soffrire in questo cammino! Il male deriva dal credere che non si debba far
altro che pensare a Voi, per cui non osiamo interrogare i dotti, né conosciamo
di che cosa abbiamo bisogno. E così, per non intenderci, sopportiamo terribili
sofferenze, credendo alle volte che sia grave peccato, non solo il cattivo, ma
persino il buono. Da qui procedono le afflizioni di molte persone di orazione -
almeno di gran parte di quelle che sono poco istruite - e il lamentarsi delle
loro pene interiori; da qui le malinconie, la perdita della salute e l'abbandono
definitivo dell'orazione: dal non pensare, cioè, che abbiamo in noi un mondo
interiore. Come non possiamo fermare il movimento del cielo che continua sempre
nella sua corsa vertiginosa, così non possiamo fermare il pensiero. E noi
intanto, immaginandoci che dietro al pensiero vadano anche le altre potenze,
crediamo di smarrirci e di impiegare malamente il tempo che passiamo innanzi a
Dio, quando invece può darsi che mentre l'anima è assorta in Lui nelle
mansioni più elevate, il pensiero si aggiri nelle vicinanze del castello
soffrendo e lottando fra una quantità di bestie feroci e velenose, con grande
suo merito. Perciò non dobbiamo turbarci, né abbandonare l'orazione, che è
appunto lo scopo del demonio, ma persuaderci che la maggior parte di queste
inquietudini e sofferenze derivano dal non conoscere noi stessi.
10 - Proprio ora, mentre scrivo queste righe, mi vien da osservare ciò che
succede nella mia testa. Accenno al gran rumore di cui me la sento intontita,
così grande che in principio mi pareva di non poter obbedire a chi mi aveva
ordinato di scrivere. Si direbbe che vi sian dentro fiumi molto grandi, cascate
di acqua, uccelli in gran numero e fischi: e non già nelle orecchie ma nella
sommità della testa, dove, a quanto dicesi, risiede la parte superiore
dell'anima.Andai soggetta a questo fenomeno molte altre volte, e mi pare che il
gran movimento dello spirito salga in su velocemente. Piaccia a Dio che ricordi
di dirne la causa nelle mansioni seguenti, perché qui non vien bene. Può darsi
che il Signore mi abbia mandato ora questo mal di testa per farmelo meglio
comprendere. Ma nonostante il rumore di cui me la sento ripiena, niente
m'impedisce di applicarmi all'orazione e di continuare a scrivere, perché
l'anima è tutt'intera nel riposo e nell'amore, con i suoi desideri e la sua
chiara conoscenza.
11 - Ma se la parte superiore dell'anima risiede nella sommità della testa,
perché non ne rimane disturbata? Non lo so, eppure è così.Questo rumore dà
pena quando l'orazione non è accompagnata da sospensione; ma durante la
sospensione non dà alcun disturbo. Sarebbe veramente deplorevole se per questo
inconveniente dovessi abbandonare l'orazione!... così pure dei pensieri. Non è
ragionevole inquietarsene: dobbiamo trascurarli. Se provengono dal demonio, il
maligno vedendo che non ce ne curiamo, ci lascerà in pace. Ma spesso avviene
che procedano dalla debolezza lasciata in noi con molti altri inconvenienti dal
peccato di Adamo. Allora sopportiamoli con pazienza per amor di Dio, come
sopportiamo la necessità di mangiare e dormire, senza poterne fare a meno,
nonostante la molestia che ne abbiamo.
12 - Riconosciamo la nostra miseria e sospiriamo a quel soggiorno dove più
nessuno ci disprezzi. Queste, come mi ricordo di aver alle volte sentito dire,
sono parole della Sposa dei Cantici, e io non vi trovo migliore applicazione,
non essendovi certo in questa vita umiliazione e disprezzi così grandi da
potersi paragonare a queste lotte interiori. Quando interiormente si è in pace,
si sa sopportare qualsiasi lotta e turbamento; ma fuggire la moltitudine delle
preoccupazioni terrene per ritirarci in un riposo che Dio stesso ci facilita, e
trovarne gli ostacoli in noi stessi, oh! è un tormento penosissimo, quasi
insopportabile!... Perciò, Signore, portateci in quel luogo dove queste miserie
non ci disprezzino più, perché alle volte sembra proprio che si prendano gioco
dell'anima! Però, se in questa vita Dio ne libera qualcuno, è soltanto quando
egli giunge all'ultima mansione, come, a Dio piacendo, dirò.
13 - Quanto all'intensità della pena e alla guerra che queste miserie
scatenano, non credo che tutte le anime ne debbano soffrire come la mia, che per
essere stata tanto cattiva ne soffri per molti anni, quasi a vendetta di se
stessa. Siccom questa lotta mi fu assai penosa, credo che sia tale anche per
voi, e per ciò ve ne parlo ad ogni istante, sperando, una volta o l'altra, di
farvi intendere che, trattandosi di una cosa inevitabile, non ve ne dovete
inquietare né affliggere. Maciniamo la nostra farina senza curarci di questa
battola di molino, facendo agire la nostra volontà e il nostro intelletto.
14 - Questo disturbo si sente più o meno. a seconda della salute e dei tempi.
La povera anima si rassegni a soffrire, anche se non ne ha alcuna colpa. Del
resto, commettiamo tanti altri difetti che è doveroso aver pazienza! Siccome
siamo poco istruite, e non bastano a farci trascurare questi pensieri né i
consigli che ci danno, né ciò che leggiamo nei libri, non mi pare che sia
tempo perduto fermarmi più a lungo a consolarvi, per il caso che ne abbiate
bisogno, perché nulla saprò fare se Dio non vi darà la sua luce.
È necessario - e il Signore lo vuole - che ricorriamo a tutti quei mezzi che ci
siano di aiuto a ben conoscerci, per non addebitare all'anima ciò che è puro
effetto della nostra mobile fantasia, della natura e del demonio.
Capitolo 2
Prosegue sul medesimo argomento, e dichiara con un paragone cosa siano i
gusti spirituali e come non bisogna cercarli
1 - Dove mi sono perduta, mio Dio!... Non so neppure cosa stavo dicendo. Gli
affari e la poco salute mi hanno interrotta sul più bello. E così, data la mia
poca memoria e la mancanza di tempo per rileggere ciò che ho scritto, questo
lavoro non sarà che un disordine completo. E chi sa se non sia una confusione
continua anche quello che dico! Tale almeno è l'impressione che ne ho. Dei
contenti spirituali mi pare di aver detto che alle volte si mischiano con le
nostre passioni, così da far uscire in singulti. Ho udito dire di alcuni che si
sentono stringere il petto e vanno soggetti a certi movimenti esteriori da cui
non possono difendersi: perdono sangue dal naso, ed altri simili inconvenienti.
Io non ne so nulla, perché queste cose non mi sono mai avvenute, ma credo che
quelle persone ne debbano uscire consolate, perché, come ho detto, va tutto a
finire in un grande desiderio di piacere a Dio e di goderlo.
2 - Ma quelli che io chiamo gusti di Dio, e a cui altrove ho dato il nome di
orazione di quiete, sono molto diversi, e lo sanno anche coloro che per bontà
di Dio ne hanno fatto la prova. Supponiamo per meglio intenderci di vedere due
fontane i cui bacini si riempiono di acqua. Ignorante e di poco ingegno come
sono, non trovo nulla di più adatto per meglio spiegare certe cose di spirito
quanto l'acqua che io amo assai e che ho osservato con attenzione speciale, a
preferenza di ogni altro elemento. Del resto non vi dev'essere cosa, creata da
un Dio tanto grande e sapiente, che non nasconda moltissimi segreti dai quali
non ci sia possibile ricavare grandi utilità, non meno di coloro che se
n'intendono. Sono anzi persuasa che ogni minima creatura di Dio, sia pure una
piccola formica, occulti più meraviglie di quante se ne sappiano immaginare.
3 - Dunque, questi due bacini si riempiono di acqua, ma in modo diverso. In uno
l'acqua viene da lontano per via di acquedotti e di artificio, mentre l'altro,
essendo costruito nella sorgente, si riempie senza rumore. Se la sorgente è
abbondante, com'è questa di cui parliamo, non solo riempie il bacino, ma
questo, a sua volta, rigurgita in un grosso ruscello continuamente alimentato,
senza bisogno di condutture o d'artificio. E in ciò consiste la differenza.
L'acqua che viene per i condotti rappresenta, secondo me, i contenti che
sgorgano dalla meditazione e che noi ci procuriamo con le nostre riflessioni,
meditando sulle creature e stancandoci l'intelletto. Siccome sono frutto di
nostra industria, quando devono apportare all'anima qualche vantaggio, lo fanno
con rumore.
4 - Nell'altro bacino, invece, l'acqua deriva dalla stessa sorgente che è Dio;
e quando Sua Maestà si compiace di accordare qualche grazia soprannaturale,
l'acqua fluisce nel più profondo dell'anima con pace, dolcezza e tranquillità
inesprimibile, senza che si sappia donde e in che modo scaturisca. Si tratta di
gioie e di diletti che, sebbene da principio non si facciano sentire nel cuore,
come quelli del mondo, in seguito inondano ogni cosa. L'acqua si riversa per
ogni mansione e in tutte le potenze, sino a raggiungere il corpo: perciò ho
detto che comincia in Dio e finisce in noi. In questo gusto e soavità l'uomo
esteriore va tutto immerso, come sa bene chi l'ha provato.
5 - Scrivendo queste righe, ricordo il versetto accennato: Dilatasti cor meum,
nel quale si dice che il cuore si è dilatato. Tuttavia, mi pare che questi
effetti, invece di nascere dal cuore, provengano da un punto più interno, come
da una cosa molto profonda. Penso che debba essere dal centro dell'anima, come
più tardi ho inteso, e più avanti dirò. Scopro in noi tanti segreti che
spesse volte ne rimango stupita. E quanti altri ve ne devono essere!... O Signor
mio e Dio mio! Come sono grandi le vostre meraviglie! E noi qui, da poveri ed
ignoranti pastorelli, pensiamo di poter capire qualche cosa di quello che Voi
siete! E che è questo qualche cosa, se non un niente, dato che non conosciamo
neppure i molti segreti che sono in noi? Ma se dico un niente, è solo in
paragone del moltissimo che c'è in Voi, non già perché non sia assai grande
quello che possiamo ammirare nelle vostre opere.
6 - Ritorniamo a quel versetto che mi può servire per far comprendere la
dilatazione di cui parlo. Appena l'acqua celeste comincia a sgorgare dalla sua
sorgente, vale a dire dal profondo di noi stessi, sembra che il nostro interno
si vada dilatando ed ampliando, empiendosi di beni eccellenti ed ineffabili,
tanto che la stessa anima non sa comprendere ciò che allora riceve. Sente come
una specie di profumo, quasi che nel fondo del nostro interno vi sia un braciere
sul quale vengano gettate squisitissime essenze odorose. Il fuoco non si vede,
né si sa dove sia, ma il calore e il fumo odoroso penetrano tutta l'anima,
arrivando spesso, come ho detto, ad investire anche il corpo. Badate bene
d'intendermi! Non si sente né calore, né odore, ma un qualche cosa di più
delicato. Se mi servo di questi paragoni, è per farmi capire. Chi non l'ha
provato si persuada che è così e che lo si sente assai bene. L'anima lo sente
più chiaramente di quanto io mi sappia esprimere. Non è questa una cosa che si
possa immaginare di sentire, perché non vi riusciremmo neppure impiegandovi
tutte le nostre diligenze. E da ciò si vede che non è opera del nostro
metallo, ma dell'oro purissimo della Sapienza divina. Benché le potenze non mi
sembrino ancora nell'unione, pure vi si trovano come assorte, rapite di
meraviglia innanzi a ciò che succede. 7 - Parlando di queste cose interiori,
può darsi che intorno a qualche particolare non vada d'accordo con quel che ho
detto in altri luoghi. Ma ciò non deve far meraviglia, perché sono ormai
passati quasi quindici anni, e può essere che ora il Signore mi abbia dato
maggior lume che non in quel tempo. Tanto adesso che allora sono sempre capace
d'ingannarmi, ma non mai di mentire: con la grazia di Dio soffrirei piuttosto
mille morti. Dico le cose come le intendo.
8 - Però mi sembra che in qualche maniera la volontà debba state unita alla
volontà di Dio. Ma queste cose di orazione si conoscono meglio esaminando gli
effetti e le opere che ne seguono: infatti, per provarle non v'è crogiuolo
migliore. Per chi le riceve, è grandissima grazia se ne ha insieme
l'intelligenza, e maggiore se non ritorna indietro. Voi forse, figliuole,
vorreste aver subito questa specie di orazione, e non ne stupisco, perché
l'anima non ha ancora finito di comprendere ciò che Dio accorda in questo
stato, né il grande amore con il quale Egli l'avvicina a sé, che subito si
sente presa dal desiderio di conoscere come queste grazie si acquistino. Perciò
vi voglio dire quello che ho potuto capire.
9 - Prescindiamo dal caso in cui il Signore si degni di accordarcele unicamente
perché così gli piace. Egli ne sa il motivo, e noi non ci dobbiamo
intromettere. Dopo aver fatto ciò che si esige per le mansioni precedenti, si
richiede umiltà e ancora umiltà. Questa virtù inclina il Signore ad
accondiscendere alle nostre brame. E il primo segno per vedere se ne siete in
possesso è credere fermamente che di queste grazie e gusti divini siete
indegne, e che mai vi saranno accordati in tutta la vostra vita. Ma voi mi
direte: Se non le dobbiamo procurare, in che modo le potremo avere? Rispondo che
non vi è modo migliore di quello che ho detto, vale a dire, di non procurarle.
Ed eccone le ragioni. La prima, che per ricevere queste grazie è necessario
amare il Signore senza alcun interesse.La seconda, che è mancanza di umiltà
credere che i nostri meschini servizi possano meritare un tal bene. La terza,
che la vera disposizione per noi, che abbiamo tanto offeso il Signore, non è
già di aspirare ai gusti spirituali, ma di bramare sinceramente di soffrire e
di renderci simili a Lui.La quarta, che se Dio si è obbligato a concedere la
gloria a chi osserva i comandamenti, non lo si è affatto quanto a dare queste
grazie, perché possiamo salvarci anche senza di esse, ed Egli sa meglio di noi
quello che ci conviene, e chi siano i suoi veri amanti. So di alcune persone che
camminano per la via dell'amore nel modo che si deve, vale a dire con l'unico
desiderio di servire il loro Dio crocifisso; eppure non solo non domandano
consolazioni, ma nemmeno le desiderano, sino a supplicare il Signore a non
volerle dar loro in questa vita. E questa è la pura verità che io so di
preciso, perché sono persone di mia conoscenza. La quinta ragione è che
faticheremo inutilmente. Siccome quest'acqua non è condotta per via di canali
come la precedente, se la fonte si rifiuta di produrla, ci stancheremo senza
alcun risultato. Voglio dire che nonostante le nostre frequenti meditazioni e
gli sforzi che facessimo per versar lacrime, l'acqua non verrebbe ugualmente,
perché non scaturisce da qui. Dio la concede a chi vuole, e spesso nel momento
in cui meno si pensa.
10 - Siamo di Dio, sorelle. Egli faccia di noi quello che vuole e ci conduca per
dove meglio gli piace! Se ci umiliamo e ci distacchiamo veramente - dico
veramente e non già nell'immaginazione che spesso ci inganna - se veramente
dunque ci distacchiamo da tutto, il Signore non lascerà di farci queste grazie
e molte altre ancora, superiori a ogni nostro desiderio. Sia Egli per sempre
lodato e benedetto!
Capitolo 3
Tratta dell'orazione di raccoglimento - Ordinariamente Dio l'accorda prima
della precedente, che è quella dei gusti divini - Effetti dell'una e dell'altra
1 - Gli effetti di questa orazione sono molti, e ne dirò alcuni. Ma prima
voglio parlare dell'orazione che ordinariamente la precede. Non ne dirò che
poche parole, perché ne ho già parlato altrove.
Si tratta di un raccoglimento che mi sembra anch'esso soprannaturale. Benché
non consista nello starsene al buio, nel chiudere gli occhi e in altre cose
esteriori, tuttavia gli occhi si chiudono e si desidera la solitudine.
E con ciò pare che senza alcuna fatica si vada costruendo l'edificio
dell'orazione precedente.
I sensi e le altre cose esteriori sembrano rinunciare a ogni loro diritto, per
dar modo all'anima di ricuperare i suoi che aveva perduti.
2 - Coloro che ne trattano, dicono che l'anima rientra in se stessa e che alle
volte sale sopra se stessa.
Ma se io mi servo di questo linguaggio, non riesco a dir nulla. Io ho questo di
cattivo: di pensare che voi intendiate le espressioni che mi fabbrico io, le
quali forse non saranno intese che da me. Immaginiamoci dunque che i sensi e le
potenze - che secondo il paragone adottato, sono gli abitanti del castello -
siano fuggiti fuori e vivano da giorni ed anni con gente straniera, nemica del
bene del castello. Riconoscendo finalmente il loro torto, ritornano, si
avvicinano al castello, ma non si decidono ad entrarvi per la tirannia della
cattiva abitudine contratta. Tuttavia, girano intorno e non tradiscono più. Il
gran Monarca che risiede nel castello, vedendo la loro buona volontà si lascia
impietosire, e nella sua grande misericordia decide di chiamarli a sé.
A guisa di buon pastore, emette un fischio tanto soave da non esser quasi
percepito, ma con il quale fa loro conoscere la sua voce, acciocché lasciata la
via della perdizione, rientrino nel castello. E ciò fanno immediatamente,
perché quel fischio è di così grande efficacia da districarli da tutte le
cose esteriori fra le quali vivevano. Mi sembra di non essermi mai spiegata
così bene come in questo momento. Quando il Signore accorda questa grazia, si
ha un aiuto particolare per cercar Dio in noi stessi. Qui lo si trova meglio e
con maggior profitto che non nelle creature, e qui afferma d'averlo trovato
anche S. Agostino dopo averlo cercato altrove.
3 - Ma non crediate che si possa ottenere il raccoglimento procurando di
applicare l'intelligenza a considerare che Dio è in noi, o cercando di
rappresentarcelo nell'anima mediante l'immaginazione.Questo sarà un ottimo ed
eccellente metodo di meditazione, perché fondato sulla verità dell'inabitazione
di Dio, ma non è quello che io intendo dire, perché, dopo tutto, è sempre una
cosa che con l'aiuto del Signore può essere fatta da chiunque. Non così di
quello che intendo io, perché alle volte gli abitanti si trovan nel castello
prima ancora che si cominci a pensare a Dio. Non so come vi siano entrati, né
come abbiano udito il fischio del pastore. Ciò non fu certamente per le
orecchie, con le quali non si percepisce nulla, ma per aver sentito un certo
vivo desiderio di ritirarsi soavemente nell'interno. Mi capirà bene chi ne
avrà l'esperienza, perché io non so spiegarmi di più. Mi pare di aver detto
che succede come di un riccio o di una tartaruga quando si ritirano in se
stessi. Colui che lo scrisse deve averlo inteso assai bene. Però questi animali
si ritirano quando vogliono, mentre qui non dipende da noi, ma solo da Dio
quando ce ne vuol favorire. Dovendo essere chiamati ad occuparsi in modo
speciale di ciò che riguarda l'interiore, sono persuasa che Dio non conceda
questa grazia se non a coloro che van staccandosi da tutto, se non con l'opera,
perché impediti dal loro stato, almeno con il desiderio. E se questi che Dio
invita a salire gli lasciano mano libera, posso affermare che non si fermeranno
qui.
4 - Chi scopre in sé questi effetti ne ringrazi molto il Signore, essendo
doveroso che si mostri riconoscente, e in tal modo si disporrà ad altre grazie
più grandi. Inoltre, questo stato serve per abituarci - come si consiglia in
alcuni libri - a tralasciare ogni discorso per attendere a quello che Dio fa in
noi. Però, se il Signore non ha ancora cominciato a sospenderci, non so se si
potrà così fermare il pensiero da non averne più danno che vantaggio. Su
questo argomento hanno molto discusso alcune persone spirituali, ma io -
confesso la mia poca umiltà - non ho mai trovato nelle loro ragioni tanta forza
da farmi arrendere a quello che dicevano. Una di loro mi allegò un certo libro
del santo - come credo che sia - fra Pietro d'Alcantara, a cui mi sarei
sottomessa volentieri perché se n'intendeva. Orbene, leggendo insieme quel
libro, lo trovammo del mio stesso parere. Non si esprime con le medesime parole,
ma da ciò che dice si capisce che l'amore dev'essere già acceso.
5 - Può darsi che m'inganni, ma ecco i motivi su cui mi appoggio.
Primieramente, perché in queste cose di spirito fa più chi meno pensa e meno
vuol fare. Dobbiamo essere come un povero bisognoso che sta innanzi a un grande
e ricco imperatore: chiedere, abbassare gli occhi e aspettare con umiltà.
Quando Dio ci farà capire per certe sue vie segrete che ci sta ascoltando,
allora, giacché ci ha permesso di stargli innanzi, sarà bene che ci mettiamo
in silenzio, procurando - ciò che potendo non sarà male - di non porre in moto
l'intelletto. Ma se notiamo che il Re non ci ha né veduti né sentiti,
guardiamoci bene dallo star là come tonti, a guisa di anime che per essersi
sforzate di frenare i pensieri e violentate per non pensare a nulla, si trovano
in più grande aridità e forse in maggiore inquietudine d'immaginazione. Dio
vuole che gli facciamo delle domande, che pensiamo di essere alla sua presenza,
persuasi che Egli conosca quello che ci conviene. Non so affatto persuadermi che
le industrie umane possano avere qualche valore in cose che Dio ha riservate a
sé. Sembra che in queste Egli abbia posto dei limiti, mentre ne ha lasciate
libere molte altre che con il suo aiuto possiamo fare anche noi - sempre fin
dove ce lo permetta la nostra miseria - come le penitenze, l'orazione e le altre
buone opere.
6 - La seconda ragione è che queste operazioni interiori sono soavi e
pacifiche, mentre ciò che vien fatto con pena è più di danno che di
vantaggio. (Chiamo fatte con pena quelle azioni che esigono uno sforzo, come il
trattenere il respiro). L'anima deve abbandonarsi nelle mani di Dio, affinché
Egli ne faccia quel che vuole; deve dimenticarsi di ogni suo interesse e fare il
possibile per rassegnarsi alla sua divina volontà.
La terza ragione è che la stessa preoccupazione di non pensare a nulla può
eccitare a pensare molto.
La quarta, perché non vi è nulla di più utile e di più gradevole a Dio che
dimenticarci di noi stessi, dei nostri interessi, delle nostre soddisfazioni
personali, per occuparci del suo onore e della sua gloria.Ora, come può
dimenticarsi di se stesso chi è tutto intento a non distrarsi, sino a non
permettere che la sua intelligenza e i suoi affetti si muovano a desiderare la
maggior gloria di Dio e a rallegrarsi per quella che già gode? Se é Dio che
sospende l'intelletto, gli dà da occuparsi in altro modo, e ciò mediante una
illustrazione così chiara che esso ne rimane assorto, persuaso che per certe
cose non può proprio far nulla. Tuttavia, e senza che ne sappia il modo, si
trova meglio ammaestrato che non con l'impiego di tutte le sue diligenze, con le
quali piuttosto si sarebbe fatto del danno. Siccome Dio ci ha dato le potenze
per aiutarci ad agire, non vedo perché si debbano sospendere, tanto più che ad
ogni loro azione ha da corrispondere un premio. Lasciamole fare il loro ufficio,
fino a quando Dio non si degni elevarle a uno più grande.
7 - Per l'anima che Dio ha voluto mettere in questa mansione, non vi è nulla di
più conveniente, secondo me, che di attenersi a quello che ho detto: cioè,
procurare, senza rumore e senza violenza, d'impedire che l'intelletto discorra,
ma senza sospenderlo, né sospendere il pensiero, bensì impiegarlo nel
ricordarsi della presenza di Dio e della sua natura divina. Se l'intelletto si
sospende da solo per quello che sente in sé, ciò sia alla buon'ora, purché si
guardi dal volere intendere di che si tratta. Il dono è fatto solo alla
volontà, e bisogna lasciarglielo godere senza ricorrere ad alcuna industria,
eccetto a qualche parola amorosa. Del resto, avviene spesso in questo stato che,
pur non procurandolo, si rimanga li senza pensare a nulla, benché solo per
poco.
8 - Sul principio di questa mansione ho parlato dell'orazione dei gusti divini,
poi sono passata all'orazione di raccoglimento, della quale avrei dovuto parlare
prima, perché meno alta di quella, e mezzo per raggiungerla. Dunque,
nell'orazione di raccoglimento non si deve mai smettere di meditare e di
discorrere con l'intelletto. Nell'altra invece, nella quale l'acqua si trova
nella stessa sorgente e non per via di canali, l'intelletto, come ho detto in
altro luogo, si sospende da sé o si sente sospendere dal fatto di non poter
capire ciò che avviene; e così va girando da una parte all'altra come
intontito, incapace di fissarsi in alcuna cosa. Questa agitazione inquieta molto
la volontà, che nel frattempo è tutta immersa nel suo Dio. Ma essa non se ne
curi, perché perderebbe buona parte di ciò che gode: lasci stare l'intelletto
e si abbandoni fra le braccia dell'amore. Il Signore le insegnerà quello che
dovrà fare: cioè, riputarsi indegna di tanto bene e impiegarsi in atti di
ringraziamento.
9 - Volendo trattare dell'orazione di raccoglimento, ho tralasciato gli effetti
di quella dei gusti divini e i segni dai quali si può conoscere chi ne è
favorito. A quanto si sperimenta, si tratta di una dilatazione o aumento di
anima. Ecco una sorgente da cui l'acqua non ha via di uscita, ma il cui bacino
è così fatto che quanto più acqua riceve, tanto più cresce di capacità.
Così sembra anche qui, perché, oltre le grandi grazie che si ricevono, Dio
dilata l'anima e la rende capace di contenere ogni cosa. Questa soavità e
dilatamento interiore si riconoscono anche dall'energia di cui l'anima si sente
ripiena, perché nel servizio di Dio non si porta più grettamente come prima,
ma con larghezza maggiore. Cessa pure di angustiarsi per la paura dell'inferno,
e nutre grande fiducia di andare un giorno in paradiso. Non teme che di
offendere Iddio, ma non con timore servile, che qui sparisce del tutto. Se prima
aveva paura di far penitenza per non perdere la salute, ora le sembra con
l'aiuto di Dio di poterne fare, non avendo mai avuto in proposito desideri così
grandi come ora.
E se prima provava tanta ripugnanza per le tribolazioni, ora le teme di meno,
perché la sua fede si è fatta più viva e vede che accettandole per amor di
Dio, ottiene la forza di sopportarle con pazienza. Anzi, nella sua brama di far
qualche cosa per Lui, qualche volta le avviene pure di desiderarle. Quanto più
progredisce nella conoscenza di Dio, tanto più bassa è l'opinione che si fa di
sé. E avendo assaporato le dolcezze del Signore, ritiene per immondizie quelle
della terra, da cui si allontana a poco a poco, rendendosi, a ciò fare, sempre
più padrona di sé. Insomma, resta migliorata in tutte le virtù, e andrà
sempre più progredendo, purché non torni ad offendere Iddio, nel qual caso
perderebbe ogni cosa, anche se già arrivata alla cima. Però, non si deve
credere che per trovarsi con tali effetti basti ricevere questa grazia una o due
volte soltanto. Occorre riceverla di continuo: il nostro bene è tutto in questa
perseveranza.
10 - Ecco un avviso che raccomando molto a chi si trova in questo stato. Si
guardi attentamente dal mettersi nelle occasioni di offendere Iddio. Qui l'anima
non è ancora formata: è come un bambino che comincia a poppare, il quale se si
discosta dal petto di sua madre non può aspettarsi che la morte. Se chi ha
ricevuto questa grazia si allontana dall'orazione senza un'urgente necessità e
non vi fa subito ritorno, temo grandemente che le avvenga come al bambino, e
vada di male in peggio. So che vi è molto da temere, e conosco alcune persone a
cui questo è successo per essersi allontanate da Colui che voleva farsi loro
amico, come dimostravano le sue opere. Ne sento viva compassione. Se tanto
insisto sulla fuga dalle occasioni, è perché il demonio mette più impegno nel
rovinare un'anima sola di queste, che non molte altre a cui Dio non faccia tali
grazie. Queste gli possono essere di gran danno, perché attirano altre anime,
con immenso vantaggio per la Chiesa di Dio. Perciò le combatte in ogni modo e
fa di tutto per rovinarle, se non altro per la rabbia di vederle tanto amate da
Dio. Ma se soccombono, diventano peggiori delle altre. Da questi pericoli,
sorelle, a quanto si può capire, voi siete al sicuro. Ma Dio vi liberi
dall'andare in superbia e vanagloria! Il demonio può simulare anche queste
grazie; ma lo si conosce facilmente, perché non solo non produce gli effetti
che ho descritto, ma ne lascia di diametralmente opposti.
11 - benché ve n'abbia già parlato altrove, tuttavia vi voglio avvertire di un
pericolo in cui ho visto cadere varie persone di orazione, specialmente donne,
che perla loro debolezza vi sono più esposte: ed è il seguente. Alcune
persone, a causa delle loro grandi austerità, orazioni e vigilie, o
semplicemente perché di debole complessione, non possono ricevere una
consolazione spirituale senza che la loro natura ne rimanga soggiogata. E
siccome sentono una certa interiore dolcezza mentre esteriormente vanno
indebolendosi e mancando - specialmente quando entrano in quello stato che si
chiama di sonno spirituale, che è alquanto più alto di quello anzidetto -
confondono quella dolcezza con l'indebolimento che sentono, e se ne lasciano
sopraffare. Più si abbandonano e più ne rimangono assorbite, perché la natura
s'indebolisce sempre più. E intanto credono che sia un qualche rapimento. Ma io
lo chiamo sbalordimento, perché non fan altro che perdere il tempo e rovinarsi
la salute.
12 - Una certa persona rimaneva in questo stato per otto ore di seguito, senza
perdere i sensi, e nemmeno con pensieri di Dio. Ma siccome si trovò chi l'ebbe
a intendere, le fecero sparire ogni cosa obbligandola a mangiare, a dormire e a
non fare tanta penitenza. Senza volerlo, aveva ingannato il confessore, varie
altre persone e se stessa. Sono convinta che il demonio non vi doveva essere
estraneo: pretendeva di cavarne vantaggio, e non poco già cominciava ad averne.
13 - È bene sapere che vi può essere languidezza esteriore ed interiore anche
allora che questo stato proviene da Dio, ma l'anima ne rimane forte, e nel
vedersi così vicina al Signore, si lascia andare a grandi sentimenti. Tuttavia
questo stato non dura che pochissimo, benché si ripeta di frequente e l'anima
torni a sospendersi. Tuttavia, se non è per debolezza naturale, questa orazione
non solo non abbatte il corpo, ma nemmeno è causa di affezioni esteriori.
Perciò dovete star bene attente, e quando alcuna va soggetta a tali cose, ne
avverta la Superiora e faccia di tutto per distrarsi. La Superiora non le
permetta tante ore di orazione ma gliene ordini poca. Procuri che mangi e che
dorma bene, fino a quando non abbia riprese le sue forze naturali, nel caso che
le abbia perdute per mancanza di nutrimento e di sonno. Se è di così debole
complessione da non averne giovamento, credetemi, Dio la vuole per la vita
attiva: nei monasteri vi dev'essere di tutto.
Sia impiegata negli uffici e si abbia cura che non rimanga troppo in solitudine,
perché finirebbe col rovinarsi del tutto la salute. Ciò le sarà di grande
mortificazione, ma il Signore vuol provare come sopporti la sua assenza, e se lo
ami per davvero. Dopo un po' di tempo, può darsi che Egli le ritorni le forze;
ma se non lo fa, ella acquisterà tanti meriti con la preghiera vocale, e
l'obbedienza, quanti ne acquisterebbe con la vita contemplativa, e forse più.
14 - Può anche darsi che vi siano persone d'immaginazione o di testa così
debole come io ne ho trovate, che s'immaginino di vedere tutto quello che
pensano. Sarebbe molto pericoloso, ma siccome ne devo parlare più avanti, non
aggiungo altro. Mi sono tanto dilungata in queste mansioni perché credo che in
esse le anime vi entrino in maggior numero. Si aggiunga inoltre che in queste,
per l'unione che vi è del naturale col soprannaturale, il demonio può fare
maggior danno che nelle seguenti, nelle quali il Signore non gli lascia tanta
libertà. Sia Egli per sempre benedetto! Amen!</span>
QUINTE MANSIONI, in quattro Capitoli
Capitolo 1
SESTE MANSIONI, in undici Capitoli
Capitolo 1
Quanto più grandi sono le grazie che il Signore comincia a compartire, tanto
più gravi sono i travagli che ne vengono - Si parla di alcuni di essi, e si
dice come li sopporti chi è entrato in questa mansione - Utile per le anime che
soffrono pene interiori
1 - Con l'aiuto dello Spirito Santo, veniamo ora a parlare delle seste mansioni,
nelle quali l'anima, già ferita dall''amore dello Sposo, cerca con maggior cura
di starsene in solitudine, sfuggendo, per quanto il suo stato glielo permette,
tutto ciò che la potrebbe distrarre. La vista dello Sposo l' ha così colpita,
che ora ogni suo desiderio è di tornare a goderlo. Qui veramente non si vede
nulla per dover usare la parola vista, neppure con l'immaginazione; ma se
l'adopero è per il paragone che ho adottato. L'anima, dunque, è fermamente
decisa di non prendere altro sposo. Ma lo sposo, invece di guardare all'ardore
con cui ella desidera che si celebri il fidanzamento, vuole che i suoi desideri
si rendano più intensi, e che quel bene, superiore a ogni bene, le costi almeno
qualche cosa. È vero che di fronte a un tanto bene vi è ben poco che valga; ma
vi devo pur dire, figliuole, che non meno grandi sono anche le prove che d'ora
innanzi le succedono, tanto che per sopportarle ha bisogno di quei pegni di cui
si vede favorita. Oh, mio Dio!... Quali pene interiori ed esteriori deve mai
ella soffrire prima di entrare nella settima mansione!...
2 - In verità, quando vi penso temo che, prevedendole, sia assai difficile che
la nostra debolezza si risolva a sopportarle, neppure con la prospettiva di una
infinità di vantaggi, a meno che non si sia già arrivati alla settima
mansione, dove non si ha più paura di nulla e dove l'anima è decisamente
risoluta a sopportare qualsiasi cosa per amore di Dio. La ragione è che allora
è quasi sempre in intima unione col Signore, da cui le deriva ogni forza. Credo
utile descrivervi alcune pene che qui si soffrono, e che io conosco assai bene.
Certo che non tutte le anime sono condotte per questa strada. Tuttavia, quelle
che Dio favorisce di tali cose di cielo, sia pure ad intervalli, è mio parere
che, in un modo o in un altro, debbano andar soggette alle sofferenze della
terra. Non era mia intenzione fermarmi su di ciò; ma poi ho pensato che la
cognizione di ciò che soffrono le anime, a cui Dio comparte tali grazie, può
essere di conforto a chi si trova in dette angustie, nelle quali sembra
veramente che tutto sia perduto. Nel parlarne non seguirò l'ordine con cui si
succedono, ma come mi si presenteranno alla mente.
3 - Voglio cominciare dalle più piccole, che sono le mormorazioni, tanto delle
persone con cui si hanno rapporti, come di quelle con cui non se ne hanno, e di
cui non si avrebbe mai pensato che potessero occuparsi delle cose nostre.
Dicono: " Vuol far la santa! Fa di tutto per ingannare il mondo e
screditare gli altri, che sono assai migliori di lei, benché senza tante
cerimonie! ". Si noti intanto che ella non fa proprio cerimonie, ma cerca
solo di osservare esattamente ciò che esige il suo stato. Tuttavia, quelli che
riteneva per amici si allontanano da lei, e facendosi suoi nemici l'assalgono
con i morsi più dolorosi e più sensibili: " Quell'anima è un'illusa! È
in inganno evidente! Sono artifizi del demonio! Le avverrà come a quella e a
quell'altra che andarono perdute! Dà motivo di screditare la virtù! Inganna i
confessori!...E andranno a dirlo agli stessi confessori, citando l'esempio di
coloro che per quella, via si sono perduti. E mille altri scherni e dicerie.
4 - Io so di una persona che, al punto a cui le cose eran giunte, temeva di non
poter più trovare chi volesse confessarla. Non mi fermo a raccontare i
particolari, perché troppo numerosi. Il peggio è che questa guerra non termina
tanto presto, ma dura tutta la vita, perché gli uni raccomandano agli altri di
stare in guardia e di non trattare con tali anime. Mi direte che vi sono anche
di quelli che ne parlano bene. Si, figliole, ma come pochi di fronte al gran
numero dei denigratori! Del resto, per quell'anima le lodi non sono che un
motivo di tormento, perché, essendosi veduta poco prima in grandi peccati e
molto povera, riconosce che se ora ha qualche bene, questo non è suo, ma di Dio
che gliel' ha dato, per cui la stima degli uomini le si fa intollerabile: almeno
da principio, poi la pena diminuisce, e ciò per più motivi. Primo, perché
l'esperienza la persuade che gli uomini tono tanto pronti a dir bene che a dir
male, per cui non fa più conto di una cosa che dell'altra. Secondo, perché Dio
le fa maggiormente conoscere non essere in lei alcun bene che non provenga da
Lui, e perciò non fa che ringraziarlo, dimenticando la parte che ella vi ebbe,
quasi sia di altri. Terzo, perché vedendo alcune anime far progressi nel
conoscere le grazie di cui ella è favorita, pensa che il Signore voglia ad esse
giovare mediante la stima di cui quelle la circondano senza suo merito. Quarto,
perché occupandosi dell'onore e della gloria di Dio più che di se stessa, si
sente libera dal timore, comune ai principianti, che quelle lodi le siano di
danno, come lo furono ad alcune persone di sua conoscenza. Pur di ottenere che
per suo mezzo Dio sia lodato una volta sola di più, non si cura neppure di
cadere nel disonore: avvenga quel che vuole avvenire.
5 - Queste ed altre ragioni attenuano la gran pena che le lodi le producono.
Tuttavia, ne sente sempre qualche cosa, a meno che non vi presti attenzione. Ma
incomparabilmente più grave di tutti è il tormento di vedersi pubblicamente
ritenuti per buoni senza alcuna ragione. Quando un'anima arriva a non curarsene,
molto meno si curerà delle critiche: queste anzi la ricreeranno come una musica
soave. E ciò è verissimo, perché i frutti di quel cammino fanno l'anima più
forte: lei stessa lo riconosce e vede che chi la perseguita non lo fa con offesa
di Dio, ma solo perché così Egli permette allo scopo di farle ricavare
maggiori beni. E siccome vede che è così, circonda quelle persone di una
tenerezza tutta particolare, le riguarda come le sue amiche più sincere,
perché le procurano maggiori vantaggi che non coloro che dicon bene di lei.
6 - Oltre a ciò il Signore suole inviare infermità molto gravi. Questa prova
supera la precedente, soprattutto quando i dolori sono acuti: credo infatti che
fra le prove esteriori non ve ne sia alcuna sulla terra che eguagli il tormento
di gravissimi dolori. Intendo dolori molto forti: degli altri, ne vengano quanti
vogliono. Dolori siffatti mettono sossopra l'interiore e l'esteriore: l'anima si
altera, non sa più cosa fare, tanto che pur di sottrarsi a quel tormento,
accetterebbe di buona voglia qualunque rapido martirio. Bisogna però dire che
il dolore non dura sempre nella sua più alta intensità, perché Dio non dà
più di quello che si può sopportare, e prima di tutto infonde pazienza. Ma in
via ordinaria manda sofferenze molto gravi e malattie di ogni specie.
7 - Conosco una persona che da quando cominciò ricevere la grazia di cui ho
parlato, vale a dire da quarant'anni a questa parte, può affermare di non aver
mai avuto un sol giorno senza dolori e senza soffrire in diverse altre maniere,
tanto per mancanza di salute corporale che per altri travagli molto gravi. È
vero che era stata molto cattiva, e perciò di fronte all'inferno che aveva
meritato, stimava tutto poca cosa. Forse chi non ha tanto offeso il Signore
sarà condotto per altre vie, ma io preferisco sempre quella della croce, se non
altro per imitare nostro Signore Gesù Cristo. Lo farei anche se non vi fosse
alcun altro vantaggio: a maggior ragione nel vederne un sì gran numero.
8 - Che dire poi delle pene interiori? Se si potessero ben descrivere, come
parrebbero leggere le esteriori!
Ma chi può descriverle nella maniera in cui si sentono? Cominciano col tormento
d'incontrarci con un confessore così pauroso e poco sperimentato che non trova
nulla di sicuro. Vedendo cose straordinarie, teme di tutto, dubita di tutto e
condanna tutto come opera del demonio o effetto di melanconia, specialmente se
nell'anima così favorita viene a scorgere qualche imperfezione, quasi che le
persone a cui Dio fa tali grazie, debbano essere angeli, cosa assolutamente
impossibile finché siamo in questo corpo. Ciò del resto non mi meraviglia. Ai
nostri giorni la melanconia ha invaso il mondo: si è tanto diffusa, e il
demonio se ne serve per tanti mali, che i confessori han ragione di temere e di
guardarsene attentamente. Ma la povera anima che, essendo agitata dai medesimi
timori, ricorre al confessore come a un giudice e si vede da lui condannata,
cade in preda ad angosce e a inquietudini così vive da non essere comprese se
non da chi le ha provate.
Altro supplizio di tali anime - specialmente se sono state imperfette - è di
pensare che Dio permetta tale inganno in castigo dei loro peccati. È vero che
quando ricevono tali grazie ne sono affatto sicure, e nemmeno possono dubitare
che non siano dallo spirito di Dio; ma siccome quei favori passano rapidamente,
mentre il ricordo dei peccati persevera, il loro tormento non tarda molto a
ricominciare, specialmente se vedono in sé dei difetti, che non mancano mai.
Godono un po' di pace quando il confessore le rassicura; ma se egli le
impaurisce, la loro pena diviene insopportabile, specialmente se sono in una di
quelle aridità in cui pare che non si abbia mai avuto, né si avrà mai alcun
pensiero di Dio, udendo parlare del quale sembra che si accenni a una persona
che si è sentita nominare molto tempo addietro.
9 - Ma questo è ancora nulla. Guai se oltre a ciò l'anima si lascia vincere
dal timore di non sapersi manifestare e di ingannare i confessori! Allora non le
giova a nulla neppure se, esaminandosi attentamente, non scorge in sé nemmeno
un primo moto che tenga loro nascosto. L'intelletto è così al buio che non è
più capace di vedere la verità, crede a tutte le rappresentazioni della
fantasia, che allora è padrona, e a tutte le insinuazioni del demonio a cui Dio
deve certo permettere di porre l'anima alla prova, sino a farle intendere di
essere da Lui rigettata. Sono tanti gli assalti da cui è combattuta, ed ha
un'angoscia interiore così tormentosa e intollerabile, che io non so ad altro
paragonarla che alle pene dell'inferno. In tanta tempesta, ogni consolazione è
proscritta; e se ne cerca qualcuna dal confessore, le vien da pensare che tutti
i demoni si colleghino con lui per tormentarla di più. Un confessore che
dirigeva un'anima sottoposta a questo supplizio le aveva detto, dopo che la
prova era passata, che quando vi andasse soggetta, glielo facesse sapere,
perché quell'angoscia, risultando da tante cose, gli pareva molto pericolosa.
Ma siccome il male peggiorava dovette persuadersi che neppur lui vi poteva
nulla. Se quell'anima prendeva un libro in volgare, le accadeva di non capirvi
niente, come se non conoscesse neppur l'alfabeto, benché sapesse leggere
benissimo: la sua intelligenza ne era affatto incapace.
10 - Per questa tempesta non vi è rimedio di sorta: bisogna aspettare la
misericordia di Dio, il quale, con una sola parola o con qualunque fortuito
avvenimento, toglie immediatamente ogni angoscia quando meno si pensa. Allora
l'anima si sente inondata di gioia, e così piena di sole da sembrarle di non
essere mai stata fra le tenebre. È come un soldato uscito vittorioso da una
tremenda battaglia, e ringrazia il Signore che ha combattuto per lei,
ottenendole di vincere. Da parte sua è persuasissima di non aver affatto
combattuto, perché le armi con cui poteva difendersi le sembravano tutte fra le
mani dei nemici. E così conosce la sua grande miseria e il poco che noi
possiamo, quando Dio ci abbandona.
11 - Le pare che per intendere questa verità non abbia più bisogno di
riflettere, perché l'esperienza avuta e la totale impotenza in cui si è
trovata le hanno fatto conoscere il nulla del nostro essere e la bassezza della
nostra miseria. Durante quella tempesta non ha offeso e non avrebbe offeso il
Signore per alcuna cosa al mondo: perciò è in grazia, ma ella non lo sente.
Anzi, le pare di non avere in sé neppure una scintilla di amor di Dio, né di
averne mai avuto, sogno le buone opere compiute, e fantasia le grazie da Dio
ricevute. Non vede altro che i suoi peccati, e questi con chiarezza.
12 - Oh, Gesù! ... Che spettacolo veder un'anima così abbandonata, a cui
giovano a nulla tutte le consolazioni della terra! Sorelle, se vi succede di
trovarvi in questo stato, non crediate che i ricchi e quelli che godono libertà
siano in grado di aver rimedio più di voi. No, no. A quel modo che tutti i
piaceri del mondo, posti innanzi ai condannati a morte, non solo non li
confortano, ma accrescono il loro tormento, così qui, perché si tratta di una
pena che vien dall'alto e non può esser guarita da alcuna cosa al mondo. Dio
vuole che conosciamo la sua sovranità e la nostra miseria, essendo ciò
importantissimo per quello che ha da venire.
13 - Che deve fare la povera anima se quel suo stato si prolunga per vari
giorni? Se prega, è come se non pregasse (in riguardo, dico, ad averne
consolazione) perché non solo non penetra il senso della preghiera, ma non sa
neppure cosa dice, nonostante preghi vocalmente. Per l'orazione mentale, meno
che meno: le sue potenze non vi sono disposte. Di maggiore pregiudizio le è
pure la solitudine: e, ciò nonostante, non può soffrire la compagnia, né
sentire alcuno che le parli senza sperimentarne un nuovo e particolare tormento.
E così, malgrado ogni suo sforzo in contrario, non può a meno di mostrare
all'esterno una certa noia e malumore che è impossibile non vedere. Sa dire
ciò che prova? No. Si tratta di cose indicibili, di pene ed angustie spirituali
che non si sanno nominare. Il miglior rimedio, non già per farle scomparire -
che non ve n'è - ma solo per poterle alquanto sopportare, è di occuparsi in
opere di carità o in altre cose esteriori, fiduciosi nella misericordia di Dio
che non manca mai a chi in Lui confida. Sia Egli sempre benedetto! Amen.
14 - Quanto alle sofferenze esteriori causate dal demonio, non credo utile
parlarne, perché devono essere molto rare e non tanto penose. Per quanto
facciano, credo che i demoni non arrivino mai a inabilitare le potenze e a
turbare l'anima nel modo che ho detto, rimane sempre la ragione per pensare che
non possono andare più in là di quanto il Signore permette; e finché rimane
la ragione, ogni pena è leggera di fronte a quello che ho detto.
15 - Parleremo di altre pene interiori trattando dei diversi modi di orazione e
dei favori che Dio accorda in queste mansioni. Molte di esse superano in
intensità le precedenti, come appare dallo stato in cui lasciano il corpo.
Tuttavia non meritano il nome di pene, e non è giusto che così si chiamino:
sono elettissime grazie di Dio, riconosciute come tali anche dall'anima che le
soffre, tanto da giudicarle superiori a ogni suo merito.
La più grande di queste pene sopraggiunge all'ingresso della settima mansione,
ed è accompagnata da molte altre. Parlerò soltanto di alcune, perché di tutte
è impossibile, come è impossibile dichiararne la natura.
Hanno un'origine molto più alta delle precedenti; e se di quelle che sono di
ordine più basso io non ho saputo dire che questo, meno ancora ne saprò dire
della altre. Si degni Iddio, per i meriti di suo Figlio, di prestarmi in tutto
il suo aiuto! Amen.
Capitolo 2
Diversi modi con i quali Iddio eccita l'anima - Si tratta di favori molto grandi
e preziosi, nei quali, a quanto sembra, non vi è nulla da temere
1 - Sembra che abbiamo dimenticato la nostra piccola colomba, ma non è così
perché le prove di cui ho parlato sono appunto quelle che la impennano a un
volo più alto. Cominciamo ora a vedere come lo Sposo si comporta con lei. Prima
di darsi a lei totalmente, la fa sospirare a lungo, usando certi mezzi molto
delicati che la stessa anima non comprende, e che io non penso di saper spiegare
se non per farmi intendere da chi ne ha l'esperienza. Si tratta di certi impulsi
che procedono dal profondo dell'anima, così delicati e sottili da non aver
paragoni neppure pper darne un'idea.
2 - Differiscono molto da quei sentimenti che possiamo procurare da noi stessi,
come pure da quei gusti spirituali di cui abbiamo parlato. Spesso, quando meno
si pensa e neppure si è occupati di Dio, Sua Maestà scuote l'anima come per un
colpo di tuono o a guisa di cometa che passi rapidamente. Non si sente alcun
rumore, ma l'anima intende che Dio l' ha chiamata, e lo intende così bene che
alle volte, specialmente sul principio, trema ed esce in lamenti, benché nulla
le dolga. Sente di essere stata ferita, ma non sa da chi, né in che modo. Però
riconosce che è una ferita preziosa e non vorrebbe guarirne. Si lamenta con lo
Sposo con esterne parole di amore, senza potersi frenare, perché conosce che
Egli è presente e che ciò nonostante non vuol manifestarsi onde non lo goda.
Intensissima è la pena che ne sente, ma deliziosa e soave: l'anima non potrebbe
sottrarsene, neppure volendolo. Del resto, non lo vorrebbe nemmeno, perché
prova più gioia in questa pena che non nella deliziosa sospensione
dell'orazione di quiete, priva di ogni pena.
3 - Sto struggendomi per darvi ad intendere in che consista questa operazione di
amore, ma non so come fare. Dire che l'Amato dia chiaramente a conoscere di
essere con l'anima, e che ciò nonostante chiami l'anima con un segno così
evidente da escludere ogni dubbio, con un fischio così penetrante che essa ode
e le è impossibile di non udire, sembra importare contraddizione. Eppure, pare
che lo Sposo, dalla settima mansione ove risiede, faccia sentire la sua voce
senza dire parola, e che gli abitanti delle altre mansioni - sensi,
immaginazione e potenze - non osino muoversi. O mio potente Signore, come sono
grandi i vostri segreti! Come diverse le cose dello spirito da quanto si può
vedere e intendere quaggiù, dove non c'è nulla che possa lumeggiare un
fenomeno come questo, che pure è tanto piccolo di fronte ai molti che Voi
operate nelle anime!
4 - L'effetto che ne risulta è che l'anima si va struggendo in desideri, pur
senza sapere cosa brami, perché vede d'avere Iddio con sé. Voi mi direte: Ma
se l'anima ha questa conoscenza, che altro desidera? Di che si affligge? Che
cosa vuole di più? Non lo so. Ma so che questa pena sembra compenetrarla
intimamente, e che quando le vien tolta la saetta da cui è stata ferita, le
pare, per il grande amore di cui arde, che con la saetta le strappino pure le
viscere. Ecco ciò che mi vien da pensare. Non potrebbe essere che dal fuoco
dell'acceso braciere che è il mio Dio, si fosse spiccata una scintilla e fosse
venuta a toccare l'anima facendole sentire l'ardore di quell'incendio? Non
potrebbe essere che, essendo una scintilla molto deliziosa ma non tanto forte
per consumarla, lasciasse l'anima in balìa della pena prodottale nel toccarla?
Ecco, a mio parere, il miglior paragone che ho potuto trovare. Si tratta di un
dolore delizioso che non è dolore e che non si fa sempre sentire nel medesimo
grado. Alle volte dura a lungo e alle volte pochissimo, conforme piace al
Signore comunicarlo, non essendo cosa che si possa ottenere con industria umana.
Anche se si prolunga per un buon tratto di tempo, non è mai costante, ma va e
viene. Perciò l'anima non finisce mai di abbruciarsi. Anzi, quando sta per
accendersi, la scintilla si spegne, ed ella rimane con il desiderio di tornare
all'amoroso tormento di cui quella scintilla le è causa.
5 - Qui non si tratta né di un effetto della natura o della melanconia, né di
un'illusione prodotta dal demonio o dall'immaginazione: lo si vede assai bene, e
se ne può essere sicuri. E' un movimento che proviene da dove abita Colui che
è immutabile, e i cui effetti sono molto diversi da quelli delle altre
devozioni, nelle quali il profondo assorbimento causato dal gusto spirituale
può appunto ispirare qualche dubbio. Siccome i sensi e le potenze non sono
sospesi, vanno considerando ciò che succede, ma senza mettervi ostacolo. Anzi,
quanto a quella pena deliziosa, credo che non possano far nulla, né aumentarla
né toglierla. Chi ha ricevuto da Dio questa grazia - e se l' ha ricevuta lo
vedrà benissimo leggendo questo scritto - lo ringrazi infinitamente e non abbia
paura di essersi ingannato. Tema soltanto di mostrarsene ingrato, e faccia il
possibile per meglio servire il Signore e perfezionare la propria vita. Allora
Iddio non cesserà di favorirlo e non si sa dove andrà a finire. Una certa
persona che aveva ricevuto questa grazia l'aveva goduta per vario tempo, ne era
talmente contenta che con essa si sarebbe ritenuta abbondantemente ripagata
anche se avesse servito il Signore per molti anni in mezzo a grandi sofferenze.
Sia Egli per sempre benedetto! Amen.
6 - Può essere che mi domandiate perché questo favore sia più sicuro degli
altri. Ed eccone le ragioni. Primo, perché credo che il demonio non produca mai
una pena così deliziosa come questa. Se può dar delizie e soavità che
sembrano spirituali, non è però in suo potere unire alla sofferenza - e a tale
sofferenza - tanta gioia e tranquillità di spirito. La sua potenza non si
esplica che al di fuori; e le sue pene, quando le produce, nonché essere
deliziose e tranquille, sono torbide e inquiete.Secondo, perché questo dolce
uragano si scatena da una regione nella quale il demonio non può far nulla.
Terzo, per i grandi vantaggi che ne derivano all'anima, i più comuni dei quali
sono, fra gli altri, la risoluzione di patire per Iddio, il desiderio di avere
molte croci e una determinazione fermissima di fuggire le soddisfazioni e le
conversazioni del mondo, e altre cose consimili.
7 - Che non sia effetto d'immaginazione, lo si prova con l'incapacità di
riprodurlo, neppure volendolo. È così chiaro, che l'illusione ne è
assolutamente impossibile: impossibile, dico, che ci sembri essere quando non
è, o si possa solo dubitarne. Anzi, se si rimane con dubbio - d'esserne o di
non esserne stati favoriti - bisogna dire che non sono veri impeti, perché
questi si fan sentire così bene, come alle orecchie del corpo una voce molto
forte. E nemmeno si può dubitare che provenga da melanconia, perché questa
fabbrica le sue chimere nell'immaginazione, mentre la pena di cui parlo procede
dall'interno dell'anima. Ben può essere che m'inganni ma fino a quando persone
competenti non mi apporteranno altre ragioni, io sarò sempre di questo parere.
So di un'anima che temeva sempre di essere in inganno: eppure di questa orazione
non poté mai dubitare.
8 - Il Signore ha pure altri mezzi per eccitare l'anima. Talvolta, ad esempio,
mentre si prega vocalmente, senza alcun pensiero di cose interiori, par di
sentire, tutto a un tratto, una certa soave infiammazione, simile a un profumo
molto delizioso che ci investa d'improvviso, diffondendosi per tutti í sensi.
Non già che si senta profumo o altra cosa somigliante: se adopero questo
paragone, è per far intendere che lo Sposo è presente e che muove l'anima a un
dolcissimo desiderio di goderlo, per cui essa rimane disposta a grandi atti e a
impiegarsi tutta nel lodarlo. L'origine di questa grazia - che per l'anima è
assai ordinaria - è la medesima della precedente. Tuttavia non vi è nulla che
dia pena, neppure i desideri di vedere Iddio. Per alcune ragioni già dette, mi
pare che non vi sia da temere nemmeno qui: ma bisogna ricevere questo favore con
rendimento di grazie.
Capitolo 3
Ancora sul medesimo argomento e dice del modo con cui Dio parla alle anime:
nel qual caso non bisogna condursi a seconda dei propri lumi
Alcuni segni per conoscere se vi sia o non vi sia illusione
Capitolo molto utile
1 - Ecco un altro modo con cui Dio suole eccitare le anime. Sembra una grazia
superiore alle precedenti; ma siccome può andar soggetta a maggiori pericoli,
ne voglio parlare un po' più a lungo. Si tratta di certe parole che Egli dice
all'anima e che possono essere di diverso genere. Alcune sembra che vengano dal
di fuori, altre dall'intimo più segreto dell'anima, altre dalla sua parte
superiore, ed altre dall'esterno, in modo da udirle con le orecchie del corpo e
da sembrare che siano dette con voce articolata. Qualche volta - spesso, anzi, -
possono essere effetto di fantasia, specialmente in persone di debole
immaginazione o melanconia: intendo di una melanconia notevole.
2 - Secondo me, di queste due classi di persone, non è il caso di occuparsi,
neppure se dicono di vedere, sentire ed intendere; e guardarsi anche
dall'inquietarle con dir loro che sono vittime del demonio, ma ascoltarle come
persone inferme. La Priora o il confessore, con cui esse si confidano,
raccomandino loro di non annettervi importanza, perché nel servizio di Dio non
è questo che vale, e che per tale via il demonio ne ha ingannati parecchi.
Tuttavia, per non affliggerle di più - che già lo sono per il loro umore -
aggiungano che così non sarà di loro. Dicendo che si tratta di melanconia, non
si finirebbe più: affermerebbero di vedere e di sentire anche con giuramento,
perché a loro sembra proprio così.
3 - Bisogna dispensarle dall'orazione e far di tutto per indurle a non curarsi
di quel che sentono, perché il demonio, anche se non nuoce a queste anime
ammalate, può servirsi di esse per far del male alle altre. Ma si tratti di
anime inferme o sane, in queste cose bisogna sempre diffidare, fino a quando non
si abbia conosciuto da che spirito provengano. Perciò da principio è sempre
meglio opporsi: se sono cose di Dio, le prove non serviranno che a farle
crescere e ingrandire di più. Tuttavia, bisogna guardarsi dall'inquietare e
stringere troppo l'anima, perché qui essa non può far altro.
4 - Ritornando ora alle locuzioni interiori di cui ho parlato, in qualsiasi modo
esse avvengano, possono procedere da Dio, dal demonio o dalla propria
immaginazione. Voglio ora dire - se con l'aiuto di Dio vi riuscirò - quali
siano i segni per riconoscere la loro origine e quando possono essere
pericolose. Molte sono le persone di orazione che ne vanno favorite, e io vi
vorrei persuadere, sorelle, che non vi è alcun male, sia nel prestarvi che nel
non prestarvi fede. Quando riguardano soltanto voi, e sono parole di
consolazione, oppure di avviso circa i vostri difetti, qualunque ne sia l'autore
- siano pure effetto di fantasia - importa poco. Solo che non abbiate a credere
- neppure se vengono da Dio - che per questo siate migliori delle altre. Forse
che Egli non ne ha dette molte anche ai farisei?... L'importante è di trarne
profitto. Di quelle che non sono pienamente conformi alla sacra Scrittura, non
fatene più conto che se le udiste dal demonio in persona. Dobbiamo ritenerle
per una tentazione contro la fede anche se sono frutto di nostra debole
immaginazione, e resistere sino a farle cessare. E cesseranno sicuramente,
perché non hanno forza.
5 - Per giudicare se tali parole vengano da Dio, non è buon criterio badare al
modo con cui si sentono, se dall'esterno, dall'interno dell'anima o dalla sua
parte superiore. Secondo me, i segni più sicuri sono i seguenti. Il primo e
più rassicurante è la sovrana potenza che quelle parole hanno in sé, perché
sono insieme parole ed opere.Mi spiego meglio. Un'anima si trova immersa in
quelle pene ed inquietudini interiori di cui ho parlato, arida e con
l'intelletto fra le tenebre; ma con una sola di quelle parole, come: Non
affliggerti! ella si ritrova nella pace e nella tranquillità, immersa nella
luce e affatto libera da quella afflizione da cui credeva di non poter essere
alleviata neppure da tutto il mondo e da tutti i dotti insieme uniti, malgrado
ogni loro sforzo nel suggerirle ragioni per calmarsi. È forse afflitta e piena
di paura perché il confessore o altre persone le hanno detto che si tratta del
demonio; ma a questa sola parola: Sono io, non temere! si riacquieta
completamente, rimane piena di consolazione, e le pare che più nessuno le possa
far credere altra cosa. Altre volte invece si trova gravemente preoccupata per
alcuni affari importanti che non sa come andranno. Le vien detto di rassicurarsi
perché tutto andrà bene, e ne esce più che certa, e pienamente tranquilla. E
così si dica di molti altri casi.
6 - Il secondo segno è che l'anima rimane in una grande quiete, in un devoto e
pacifico raccoglimento e in una disposizione che la porta a lodare Iddio. Oh,
Signore! ... Se ha tanta forza una parola trasmessa per un vostro paggio, -
giacché in questa mansione, a quanto dicono, non siete Voi che parlate, ma un
vostro angelo, - che cosa farete Voi quando l'anima vi sarà unita e Voi lo
sarete con lei mediante l'amore?
7 - Il terzo segno è che queste parole non escono di mente neppure dopo
moltissimo tempo. Alcune poi non si dimenticano mai, ciò che non avviene di
quelle che si odono quaggiù; dico di quelle che udiamo dagli uomini, le quali,
benché dette da persone gravi e sapienti, tuttavia non s'imprimono come queste,
né come queste si credono nel caso che si riportino ad avvenimenti futuri.
Queste infatti lasciano con una certezza assoluta, per cui, anche se sul loro
avveramento sorgono dei dubbi, e l'intelletto - trattandosi di cose che paiono
impossibili - si rilasci alquanto e vacilli, l'anima perdura in tale sicurezza
da non mai dubitarne, nonostante le sembri che tutto vada al contrarío di
quanto abbia inteso. Passeranno pure degli anni, ma ella non cesserà di pensare
che Dio le avvererà, ricorrendo anche a dei mezzi che gli uomini nemmeno
sospettano, come sempre avviene. Non lascia però di soffrirne se all'avveramento
si frappongono ostacoli. Anzi, siccome le furono rivolte molto tempo addietro, e
non sente più gli effetti e la certezza di allora sulla loro origine,
l'assalgono dei dubbi, e si domanda se non siano state dal demonio o dalla sua
immaginazione. Però, quando le intende, non solo non ha alcun dubbio, ma per
attestarne la verità sarebbe pronta a morire. Secondo me, queste incertezze
devono provenire dal demonio che cerca di angustiare e intimorire l'anima
soprattutto se dall'avveramento delle parole intese devono seguire immensi beni
agli altri, o si tratta di opere di grande onore e servizio di Dio. Se poi si
frappongono difficoltà, oh, come se ne giova il maligno! Se non altro per
indebolire la fede. E non credere che Dio sia così potente da far cose
superiori alla nostra intelligenza, è già un gran danno.
8 - Però, nonostante tutti questi assalti, nonostante che i confessori
affermino che sono illusioni, nonostante che un gran numero d'incidenti diano a
credere che l'avveramento sia impossibile, rimane sempre - non so dove - una
così viva scintilla di certezza che la stessa anima non potrebbe spegnere
neppure volendolo, neanche allora che tutte le altre speranze fossero già
morte. Finalmente la parola di Dio si avvera, e l'anima ne rimane così lieta da
non voler altro che effondersi in continue lodi al Signore, a ciò mossa più
dal vedere adempito quello che Egli le disse, che non dalla stessa opera,
malgrado che per lei possa essere di grandissima importanza.
9 - Non so perché l'anima abbia tanto interesse che queste locuzioni si
avverino. Non credo però che, mancandone l'avveramento, ella ne abbia tanta
pena, perché dopo tutto, non fa che riferire quanto le vien detto. In simili
circostanze una persona si ricordava del profeta Giona quando temeva che Ninive
non venisse distrutta. Del resto, siccome si tratta dello spirito di Dio, che è
somma verità, è giusto che l'anima gli si mostri fedele, desiderando che non
sia sorpreso in menzogna. Perciò grandissima è la sua gioia, quando dopo mille
alternative e malgrado ogni difficoltà, assiste all'avveramento di ciò che ha
inteso. Preferirebbe sopportare ogni travaglio piuttosto che non si adempissero
le parole che indubbiamente ella crede di Dio. Forse non tutte le anime avranno
questa debolezza, se debolezza può chiamarsi. Per conto mio, non la ritengo
cattiva, e non oso condannarla.
10 - Quando tali parole provengono dall'immaginazione non hanno alcuno di questi
segni, non la certezza, non la pace, non il gaudio interiore, eccetto il caso
che si sentano quando l'anima è profondamente assorta nell'orazione di quiete o
nel sonno spirituale. So che la cosa è possibile, perché avvenuta a persona di
mia conoscenza. Vi sono anime di temperamento o d'immaginazione così ,deboli -
o non so per che altra causa - che una volta immerse in questo profondo
raccoglimento, rimangono talmente fuor di sé che dall'esterno non sentono più
nulla: i sensi sono tutti assopiti, ed esse somigliano a uno addormentato, per
non dire che alle volte dormano per davvero. In questo stato s'immaginano, quasi
sognando, che alcuno parli con loro; vedono delle cose e pensano che siano da
Dio, benché in fine non rimangano che con gli effetti di un sogno.
Può anche avvenire ciò che alle volte accade veramente: cioè, che mentre
pregano il Signore con grande devozione, sembri loro che Egli risponda in
conformità dei desideri che hanno. Tuttavia, chi ha grande esperienza non
potrà mai scambiare le parole di Dio con quelle dell'immaginazione.
11 - Il timore più grande è che siano dal demonio. Ma se hanno i segni che ho
detto, si può essere sicuri che sono da Dio. Tuttavia, benché sembri e si sia
convinti che vengano da Lui, non bisogna mai esserne così persuasi da fare
alcuna cosa - o anche solo pensarla - senza il consiglio di un confessore dotto,
prudente e vero servo di Dio, specialmente se tali parole importino cose gravi
da dirsi o da farsi, concernenti tanto la stessa anima che altre persone. Questa
è la volontà di Dio, e con questo si osserverà il suo comando, avendoci Egli
detto di tenere il confessore il luogo suo. Ecco delle parole sulla cui
provenienza non si può, dubitare, e che sono di grande incoraggiamento nelle
difficoltà. Il Signore assisterà il confessore e, volendolo, lo porterà a
credere che si tratta del suo spirito. In caso contrario, non si sarà obbligate
a nulla. Agire diversamente e condursi secondo il proprio parere mi sembra molto
pericoloso. Perciò, sorelle, vi raccomando, da parte di nostro Signore, di non
far mai così.
12 - Iddio parla anche in un altro modo, con una azione che mi pare molto
evidente: cioè, come appresso dirò, per via di visione intellettuale. Il fatto
si svolge nel più intimo dell'anima: con l'udito dell'anima s'intende il
Signore che pronuncia delle parole, ma in un modo così chiaro e segreto da non
dovervi temere alcuna ingerenza diabolica, sia per la maniera con cui s'intende,
come per gli effetti che ne vengono e che ci permettono di crederlo. Se non
altro si ha la sicurezza che ciò non viene dall'immaginazione: sicurezza che
con un po' di avvertenza si può sempre avere per le ragioni seguenti. Primo,
per la differenza che v'interviene in fatto di chiarezza, tanto che dalle parole
di Dio non si può togliere una sillaba senza che ce n'accorgiamo, ricordandoci
perfino se ci furono dette in questa o in quella maniera, benché nell'una e
nell'altra si abbia sempre il medesimo senso; mentre le parole
dell'immaginazione non sono né chiare, né distinte, ma come mezzo sognate.
13 - Secondo, perché spesso non vi si pensa neppure: vengono all'improvviso,
anche in mezzo a una conversazione. Se qualche volta rispondono ai pensieri che
passano allora per la mente, oppure a quelli che si ebbero prima, spesso
riguardano avvenimenti non mai pensati, né creduti possibili. Perciò
l'immaginazione non potrebbe fabbricarle, né ingannare l'anima col farle
credere una cosa mai desiderata, voluta o conosciuta.
14- Terzo, perché nelle locuzioni di Dio l'anima è come una persona che ode,
mentre in quelle dell'immaginazione è come una che compone a poco a poco quel
che desidera di udire.
15 - Quarto, perché le parole sono molto differenti: con una sola di Dio si
comprendono più cose che non sappia comporne l'intelletto in così breve spazio
di tempo.
16 - Quinto, perché spesso, mentre si percepiscono, si comprende assai di più
di quello che esse significano, benché senza suoni e in un modo che io non so
spiegare. Ma di questo modo d'intendere parlerò altrove più a lungo, perché
si tratta di una cosa molto sorprendente che serve a far lodare il Signore.
Intorno a questi modi d'intendere, alcune persone hanno avuto dei dubbi,
specialmente una che ne ha sofferto moltissimo, e come lei ve ne saranno altre
che non finiranno mai di rassicurarsi. Quella persona ne è stata favorita molte
volte, per cui ha potuto esaminare la cosa con maggiore attenzione. Da principio
il suo timore più grande era che si trattasse di una sua fantasia. Se è il
demonio che parla, lo si conosce più presto. È vero che le sue astuzie sono
molte e che sa trasformarsi anche in angelo di luce; ma ciò soltanto nelle
parole, pronunciandole così chiare come quelle dello spirito di verità senza
lasciare alcun dubbio. Tuttavia non potrà simularne gli effetti: non solo non
lascerà nella tranquillità e nella luce, ma riempirà di confusione e
d'inquietudine. Aggiungo però che se l'anima è umile e nonostante le parole
che ode, non agirà che dopo aver preso consiglio, il demonio non le potrà fare
gran danno: anzi, non gliene farà affatto.
17 - Se si tratta di grazie e di favori divini, l'anima consideri attentamente
se per essi si ritenga migliore.
Se non rimane tanto più confusa quanto più amorevoli sono le parole che
intende, si persuada che non sono da Dio, essendo assolutamente sicuro che
quando vengono da Lui, più il favore è grande e più l'anima si umilia, più
ricorda i suoi peccati, più dimentica i suoi interessi, più si applica con
memoria e volontà a procurare l'onore di Dio, trascura di più i suoi progressi
e più si guarda dall'opporsi al suo volere, rimanendo maggiormente convinta di
aver essa meritato, non già quelle grazie, ma l'inferno. Se i doni e i favori
dell'orazione producono questi effetti, l'anima deponga ogni dubbio e confidi
nella misericordia di Dio che è fedele, e non permetterà mai al demonio
d'ingannarla. Tuttavia, è bene andar sempre con timore.
18 - Chi non è condotto per questa strada, può forse pensare che, per
liberarsi da ogni pericolo, sia meglio non ascoltare quanto vien detto; e se le
locuzioni sono interiori, distrarsi in modo da non intenderle. Ma ciò è
impossibile. Prescindo dalle parole dell'immaginazione, alle quali ci si può
opporre facilmente col non farne caso e col non nutrire desideri troppo forti.
Ma quanto alle altre, non v'è rimedio che valga, perché lo spirito che parla
arresta ogni pensiero e rende così attenti a quanto dice, da sembrare che sia
meno impossibile a una persona di finissimo udito non intendere chi le parli
molto forte. Tuttavia questa persona può sempre divertire l'attenzione e
fissare il pensiero e l'intelligenza in altre cose. Ma qui no, perché non vi
sono orecchie da chiudere, né possibilità di pensare ad altro fuorché a
quanto vien detto. Può arrestare le nostre potenze e tutto il nostro interiore
solo Colui che, pregato da Giosué, ha fermato il sole. E da ciò l'anima
comprende che un Signore assai grande governa il castello: cosa che la
compenetra di devozione ed umiltà. No, non vi è alcun mezzo per evitare di
ascoltarlo. Si degni Sua Maestà di dirigere i nostri pensieri a non contentare
che Lui, dimenticandoci di noi stessi! Amen! Piaccia a Dio che mi sia spiegata
nel modo che mi sono prefisso, e che sia di qualche utilità a coloro che
avranno queste grazie!
Capitolo 4
Iddio sospende l'anima nell'orazione mediante i rapimenti, le estasi e i
ratti: insieme di cose che credo formino un tutt'uno - Per ricevere da Dio
grandi grazie occorre un coraggio particolare
1 - Che riposo può mai avere la povera farfalletta fra i travagli e le altre
cose di cui ho parlato? Tutto contribuisce a farle desiderare il godimento dello
Sposo. Intanto, il Signore che conosce la sua debolezza, la va abilitando con
questi e molti altri espedienti, affinché si animi ad unirsi a Lui, prendendolo
per suo Sposo.
2 - Voi forse riderete nel sentirmi parlare in questo modo, e vi parrà di udire
una sciocchezza, sembrandovi che per far questo non occorra aver del coraggio,
poiché a nessuna donna, neppure della più bassa condizione, può mancar animo
di sposarsi con un re. Lo crederei anch'io se si trattasse di un re terreno; ma
con il Re del cielo vi dico che ne occorre più di quanto ne pensiate, perché
per favori così grandi la nostra natura è molto timida, e vile. Se il Signore
non c'infondesse coraggio, sono persuasa che sarebbe impossibile, nonostante i
vantaggi che vi trovassimo. Osservate ora in che modo il Signore viene a
conchiudere questo fidanzamento: favorendo l'anima con dei rapimenti che la
fanno uscire dai sensi. Se l'anima conservasse l'uso dei sensi, credo che nel
vedersi vicina a così grande Maestà non le sarebbe possibile rimanere in
vita.Sempre che si tratti di veri rapimenti, e non di certe debolezze a cui noi
donne andiamo soggette, ritenendole per estasi e rapimenti.
Come ho già detto, vi sono complessioni così deboli che sembrano morire con
una semplice orazione di quiete. Avendo trattato con molte persone spirituali,
ho potuto conoscere varie specie di rapimenti, e ve ne voglio parlare. Non so se
riuscirò a spiegarmi così bene come ho fatto in un altro scritto, dove ho
parlato pure di altre cose che qui avvengono. Credo per più ragioni che non sia
fuor di luogo ripetermi anche qui, se non altro per unire insieme quanto
concerne le mansioni.
3 - Una specie di rapimenti è questa. L'anima, pur non essendo in orazione, si
sente toccata da una parola di Dio che le viene in mente o che ode. Sembra
allora che il Signore, mosso a compassione per averla veduta languire tanto
tempo nel desiderio di lui, avvivi nel suo interno la scintilla di cui ho detto
e così l'anima, dopo essersi completamente bruciata, risorge a nuova vita a
guisa di fenice, con il perdono di tutte le sue colpe, come piamente si può
credere, sempre inteso che ne abbia le disposizioni e si serva dei mezzi che la
Chiesa insegna. Così purificata, il Signore la unisce a sé, senza che alcuno
ne sappia il modo, eccetto loro due.
Anzi, neppur l'anima lo sa. Benché mantenga l'uso delle sue interne facoltà,
non essendo qui come in uno stato di svenimento o parossismo nel quale non si ha
percezione di sorta, né interna né esterna, tuttavia non sa dirne nulla.
4 - Per quanto io ne capisca, l'anima non è mai stata così sveglia per le cose
di Dio, né con tanta luce e conoscenza di Sua Maestà come in questo caso.
Sembrerà impossibile, perché se i sensi e le potenze si trovano così sospesi
da dover dire che sono come morti, in che modo si può conoscere che l'anima
comprende? È un segreto che io non capisco, nascosto forse a qualsiasi creatura
e noto solo al Creatore, non meno di molte altre cose che avvengono in questo
stato, voglio dire in queste due ultime mansioni, le quali del resto, non
ammettendo fra loro porta chiusa, si possono unire benissimo: se mi sembra bene
dividerle è perché nell'ultima avvengono certi fenomeni che non si sanno
conoscere se non entrandovi.
5 - Quando l'anima è in questa sospensione e il Signore crede opportuno di
svelarle qualche suo segreto, come certe cose del cielo, o le accorda delle
visioni immaginarie, ella lo sa dire benissimo, perché la sua memoria ne rimane
così colpita da non potersene più dimenticare. Ma non così nelle visioni
intellettuali, non essendo conveniente che, viventi ancora di questa vita, se ne
abbia tale conoscenza da saperne parlare.
Tuttavia, siccome in quel tempo ne deve avere di assai sublimi, di molte di esse
l'anima può dire qualche cosa dopo aver ripreso l'uso dei sensi. Può darsi che
alcuna non sappia ancora cosa sia visione, specialmente intellettuale. A suo
tempo ne dirò qualche cosa, avendomelo comandato chi ne ha il diritto. Benché
vi sembri fuori di luogo, forse per qualche anima può essere utile.
6 - Ma voi mi direte: Se di queste grazie così sublimi non rimane alcun
ricordo, che utilità ne ha l'anima nell'esserne favorita? Ah, figliuole! Ne ha
vantaggi così grandi da non saperli abbastanza magnificare.
Si tratta di beni che rimangono impressi nella parte più intima dell'anima: non
si sanno esprimere, ma non si sanno nemmeno dimenticare. Ma come ricordarli se
non sono accompagnati da alcuna immagine, e le potenze non li intendono? Non lo
so. Tuttavia, so che certe verità riguardanti la grandezza di Dio rimangono
nell'anima così scolpite, che quand'anche non vi fosse la fede a dirle chi Egli
sia, e a imporle di riconoscerlo per suo Dio, l'adorerebbe come tale fin da quel
momento, come fece Giacobbe dopo aver veduto la scala. In quella visione egli
dovette intendere molti altri segreti che poi non seppe manifestare, perché se
avesse visto soltanto una scala sulla quale scendevano e salivano gli Angeli, e
non avesse avuto una maggiore luce interiore, non avrebbe certo inteso così
grandi misteri.Non so se in quello che dico do nel segno: l'ho udito raccontare
e nemmeno so se mi ricordo bene.
7 - Neppur Mosé seppe dire tutto quello che vide nel roveto: disse soltanto
quello che Dio gli permise. Certo che se il Signore non gli avesse mostrato dei
segreti, e con tale certezza da fargli credere e vedere che Egli era Dio, mai
Mosè si sarebbe gettato in tanti e così gravi travagli. Sotto le spine del
roveto dovette intendere grandi cose che gli dettero coraggio per tutto quello
che poi fece in favore del popolo d'Israele. Perciò, sorelle, dobbiamo
guardarci dal voler intendere le cose occulte di Dio e dai cercarne le ragioni.
Come crediamo che Egli è onnipotente, dobbiamo pur credere che vermiciattóli
di così poca capacità come noi non possono comprendere le sue grandezze.
Lodiamolo molto, affinché si compiaccia di farcene intendere qualcuna.
8 - Vorrei trovare qualche paragone per lumeggiare alquanto quel che dico. Ma
credo che non ve ne siano di adatti. Tuttavia, eccone uno. Voi entrate in una di
quelle sale che hanno i re o i gran signori, e che credo si chiamino camerini,
dove si conservano innumerevoli cristalli di vario genere, terrecotte e molti
altri oggetti, disposti in tal modo che, appena entrati, si vedano subito. Fui
introdotta in una di queste sale in casa della duchessa d'Alba, presso la quale
i Superiori mi avevano comandato di fermarmi durante un mio viaggio dietro
istanza della medesima. Appena entrata, rimasi molto sorpresa, e domandandomi a
che fosse utile quell'ammasso di cose, vidi che tanta diversità di oggetti
poteva servire per lodare il Signore. Ma ora sono molto contenta di potermene
giovare nella presente circostanza. Mi sono trattenuta là dentro per un bel
pezzo, ma vi era tanto da vedere che dimenticai subito ogni cosa: non mi rimase
memoria di alcun oggetto, come se non li avessi visti, per cui non saprei dire
come fossero. Mi ricordo soltanto di averli veduti. Così qui. L'anima è
divenuta una cosa sola con Dio, e si trova nella stanza del cielo empireo che
dobbiamo avere nel nostro interno, perché se Dio risiede in noi, è chiaro che
di queste mansioni ne abbiamo almeno qualcuna. Ora, se il Signore non svela
all'anima i suoi segreti tutte le volte che essa è in estasi, bastandole
soltanto il gran bene di rimanere assorta nel godimento di Lui, talvolta però
si compiace sospenderle quel godimento affinché dia una rapida occhiata a
quanto vi è nella stanza. E allora ella ritornando in sé, riporta
l'impressione delle grandezze vedute, senza che tuttavia ne sappia dire qualche
cosa, e senza che la sua natura possa arrivare più in là di quanto il Signore
le ha voluto soprannaturalmente far vedere.
9 - Ho detto vedere: dunque, è visione immaginaria? No, io non parlo che di
visioni intellettuali, ma siccome sono ignorante, la mia rozzezza non si sa
meglio spiegare. Perciò, se di questa orazione ho detto qualche cosa che va
bene, è chiaro che non è venuto da me. Se in questi rapimenti l'anima non
intende alcun segreto, ritengo che non si tratti di veri rapimenti, ma di certe
debolezze naturali che sogliono venire alle persone di gracile complessione,
come sono le donne, le quali, appena lo spirito supera con un po' di forza il
naturale, rimangono così assorte, come mi sembra di aver detto parlando
dell'orazione di quiete. Questi fenomeni non hanno a che fare con i rapimenti,
perché in questi, credetemi, Dio rapisce a sé tutta l'anima e le mostra una
qualche piccola porzione del regno che le ha acquistato, come a sua sposa e
proprietà.La quale porzione, per piccola che sia, è sempre immensa, come tutto
quello che vi è in un Dio così grande. Egli intanto non vuol disturbo di cosa
alcuna, non dalle potenze, né dai sensi. Perciò, ordina che si chiudano le
porte di tutte le mansioni, lasciando aperta soltanto quella in cui Egli abita,
acciocché l'anima vi possa entrare. Sia benedetta una così grande
misericordia! Con quanta ragione sarà maledetto chi non vorrà giovarsene,
perdendo Dio per sempre!
10 - Ah, è un nulla, sorelle, quello che abbiam lasciato! È un nulla quello
che facciamo o possiamo fare per un Dio che così si comunica con un verme! E se
un tanto bene possiamo sperarlo fin da questa vita, che facciamo, sorelle, in
che ci fermiamo? Che cos'è che ci distrae dal cercare questo Signore, come la
sposa per le vie e per le piazze?Ah, che tutto è illusione nel mondo se non ci
aiuta a fare questo! Anche se i suoi piaceri, ricchezze e godimenti durassero
per sempre, e fossero tanto numerosi da superare ogni immaginazione, non
sarebbero che sterco è schifezza, paragonati ai tesori che si hanno a godere
senza fine. Eppure, nemmeno questi possono reggere al paragone di possedere il
Signore di tutti i tesori, del cielo e della terra.
11 - Oh, cecità umana! E fino a quando, fino a quando terremo gli occhi
impiastricciati di terra? Benché fra noi la terra non sembri tale da accecarci
del tutto, scorgo però delle pagliuzze e delle piccole pietre che, lasciate
aumentare, ci possono essere di danno. Per amor di Dio, sorelle, serviamoci di
questi difetti almeno per approfondire la nostra miseria ed averne miglior
vista, come dal fango il cieco nato, guarito dal nostro Sposo. Vedendoci tanto
imperfette, intensifichiamo la preghiera per ottenere che dalle nostre miserie
il Signore abbia a ricavare del bene, onde contentarlo in ogni cosa.
12- Come mi sono dilungata senza accorgermi!... Perdonatemi, sorelle! Giunta a
queste grandezze di Dio - intendo dire a parlare di esse - non posso lasciare di
lamentarmi nel vedere il bene che per nostra colpa perdiamo. È vero che Dio
l'accorda a chi vuole; ma se noi l'amassimo come Egli ci ama, lo darebbe anche a
noi, perché non desidera che di trovar anime a cui dare, senza che le sue
ricchezze abbiano per questo a diminuire.
13 - Ritornando ora a quello che dicevo, lo Sposo comanda di chiudere le porte
delle mansioni, nonché quelle del castello e del muro di cinta. Infatti, quando
il rapimento comincia, cessa il respiro e manca la forza di parlare, nonostante
che gli altri sensi si conservino alle volte un po' di più. Talvolta invece si
perde subito ogni senso: il corpo e le mani si raffreddano sino a sembrare di
non avere più anima, tanto che alle volte non si sa nemmeno se si respiri. Ma
ciò non dura molto - intendo dire nel medesimo grado - perché, scemando un
poco questa grande sospensione, il corpo ritorna alquanto in se stesso e si
rianima, ma per tornare a morire e a dar maggior vita all'anima. Però questa
estasi così grande non dura molto.
14 - Tuttavia, accade che, finita l'estasi, la volontà rimanga così assorta e
l'intelletto tanto astratto da durare in questo stato uno o più giorni
senz'essere capaci, a quanto sembra, d'occuparci in altre cose che non muovano
la volontà ad amare: per la qual cosa essa è molto sveglia, mentre è
intorpidita quanto a determinarsi verso oggetti creati.
15 - Oh, la confusione che prova l'anima nel ritornare in se stessa! Quali
ardenti desideri d'impiegarsi nel servizio di Dio in qualunque modo Egli lo
desideri! Se dalle precedenti orazioni derivano gli effetti che ho descritto
quali ne verranno da una così sublime, come questa? Si vorrebbero avere mille
vite per impiegarle tutte per Iddio, e si desidera che tutte le cose della terra
siano altrettante lingue che lo lodino in nome nostro. Vivissimi i desideri di
penitenza, benché nell'effettuarli non si soffra molto, per la gran forza
dell'amore che impedisce di sentire ciò che si fa. Perciò l'anima, pensando ai
martiri, vede chiaramente che nel sopportare i loro tormenti essi non hanno
fatto poi molto, perché con un tal aiuto di Dio diviene facile ogni cosa. E
così queste anime si lamentano con Dio quando non hanno nulla da soffrire.
16 - L'anima stima assai di più questa grazia quando la riceve in segreto,
perché quando ne è favorita in presenza di qualcuno, la confusione e la gran
vergogna che ne sente le fan quasi dimenticare quello che ha goduto, per la pena
e l'inquietudine di quello che dirà chi l'ha vista. Conoscendo la malizia del
mondo, teme che quell'effetto venga attribuito a tutt'altra causa, e che si
prenda per una occasione di giudizi temerari ciò che dovrebbe servire per
lodare il Signore. Però, questi sentimenti di pena e di vergogna mi pare che
denotino una certa mancanza di umiltà. È vero che l'anima non può
impedirseli, ma se brama di essere disprezzata, che gliene importa? Disse il
Signore a una persona che soffriva di queste pene: Non affliggerti, perché o
daranno lode al mio nome o mormoreranno di te, e in ambedue le cose tu avrai da
guadagnare. E queste parole, come poi seppi, la consolarono e la incoraggiarono
molto, per cui ho voluto scriverle qui, a istruzione di coloro che si troveranno
nelle sue medesime afflizioni. Sembra che il Signore voglia far intendere che
quell'anima è sua, e che nessuno la deve toccare. Che si attenti al suo corpo,
al suo onore, ai suoi beni, ciò sia alla buon'ora, ne verrà gloria al Signore;
ma all'anima no. Egli la difenderà contro tutto il mondo e contro tutto
l'inferno, sempre inteso che ella non sia così sfacciata da volerlo
abbandonare.
17 - Non so se sono riuscita a far un po' comprendere che cosa sia il rapimento,
dato che a spiegarlo del tutto è impossibile. Però nel parlarne non si è
perduto nulla: si saprà distinguere i veri dai finti, i cui effetti sono molto
diversi. Li chiamo finti non già perché l'anima che ne va soggetta voglia
ingannare, ma perché ne rimane ingannata. E siccome i segni e gli effetti non
corrispondono alla grandezza del favore, ne resta così infamata che poi non si
crede più, e a ragione, neppure a quelle che così il Signore favorisce. Sia
Egli per sempre benedetto e ringraziato! Amen. Amen.
Capitolo 5
Prosegue sul medesimo argomento, e dice che Dio eleva l'anima anche in altro
modo, mediante il volo di spirito. Motivi per i quali occorre aver coraggio
Spiega qualche cosa di quest'altra grazia, esprimendosi in modo piacevole
Capitolo assai utile
1 - Ecco un'altra specie di rapimento che io chiamo volo di spirito:
sostanzialmente è un tutt'uno, ma agisce sull'anima in modo assai diverso. Si
sente un movimento di anima così impetuoso da sembrare che lo spirito ci venga
rapito, e ciò con tale velocità e così d'improvviso da sentirne, specialmente
da principio, non poca paura. Per questo vi ho detto che chi riceve queste
grazie ha bisogno non solo di gran coraggio, ma di fede, di fiducia e di pieno
abbandono a quello che il Signore vorrà da lui. Credete che sia di poco
sgomento per una persona pienamente in se stessa, sentirsi portar via l'anima, e
alle volte anche il corpo, come di alcuni abbiam letto, senza sapere chi li
porti, dove e come li porti, giacché quando questo improvviso movimento
comincia, non si è ancora sicuri che sia da Dio?
2 - Vi è forse qualche mezzo per resistere? No. Anzi, so da una persona che a
voler resistere è peggio. Siccome l'anima si è rimessa tante volte e tanto
sinceramente nelle mani di Dio offrendosi a Lui con risoluta volontà, sembra
che Dio le voglia far vedere che ormai non è più padrona di sé, e la rapisce
con movimento evidente e impetuoso. Perciò quella persona aveva stabilito
d'imitare la pagliuzza attratta dall'ambra, come forse avrete visto, e
abbandonarsi nelle mani di Colui che è tanto potente, vedendo anch'ella che
allora il partito più saggio è fare di necessità virtù. Ho detto una paglia,
ed è così. Con la stessa facilità con cui un gigante solleva una paglia, il
nostro grande e valoroso Gigante rapisce lo spirito.
3 - Il bacino di quella fontana di cui abbiamo parlato - non ricordo bene se
nelle Quarte Mansioni - prima si riempiva con soavità e piacevolezza, senza
alcun movimento. Ora invece quel gran Dio che ritiene le sorgenti delle acque e
non permette al mare di oltrepassare i suoi confini, sembra che ne dischiuda le
vene alimentatrici, per cui un'onda potente si solleva con impeto e porta in
alto la navicella dell'anima. E a quel modo che tutti gli sforzi del pilota e di
coloro che governano la nave non possono fare che questa si fermi dove vogliono
quando le onde la investono con furia, così non può fermarsi dove vuole
l'interiore dell'anima, né fare che i sensi e le potenze si sottraggano
all'impulso di chi li muove. Del corpo, non se ne fa alcun caso.
4 - Vi confesso, sorelle, che scrivendo queste cose mi sento tutta trasecolare
per l'eccelsa potenza che il nostro gran Re e Imperatore mi manifesta. E che
sarà per chi ne farà l'esperienza? Se, come si svela a queste anime, Egli si
svelasse ai più perversi del mondo, sono convinta che più nessuno
l'offenderebbe, non per amore, per il gran terrore che se n'avrebbe. Assai ben
gravi son quindi gli obblighi di coloro che per vie così sublimi sono stati
istruiti a far di tutto per non offendere Iddio! Voi, sorelle, che ricevete
queste o altre simili grazie, vi scongiuro, per amor di Dio, di non mai
trascurarvi, badando di non contentarvi soltanto di ricevere. Ricordatevi che
chi molto riceve, molto pure ha da rendere.
5 - È questa una verità che dà vive apprensioni, ed occorre che l'anima si
armi di gran coraggio. Ma se non è Dio che glielo dà, essa va innanzi con
timore, perché, dopo aver considerato ciò che Dio le concede, porta il
pensiero su se stessa e vede che di fronte al molto a cui è obbligata, lo serve
troppo poco, e anche in quel poco con mancanze, imperfezioni e tiepidezze senza
numero. Se fa qualche opera buona, preferisce e si studia di dimenticarla
immediatamente, per non ricordare i difetti con cui l'ha compiuta. Non fa che
pensare ai suoi peccati, e siccome non ha con che riparare, si rimette alla
misericordia di Dio, supplicandolo per quella bontà e clemenza che Egli ebbe
con i peccatori.
6 - Allora Sua Maestà le potrebbe rispondere come a una certa persona, la quale
afflitta per questo stesso motivo, considerava innanzi a un crocifisso di non
aver mai avuto di che dare, né di che lasciare per Iddio. Quel crocifisso la
consolò, dicendole che Egli le offriva í dolori e i travagli della sua
passione, affinché li considerasse come propri e li presentasse a suo Padre. Ed
ella rimase così ricca e così piena di gioia da non dimenticarsene mai più.
Ogni qualvolta avvertiva il peso della sua miseria, bastava che se ne ricordasse
per subito rianimarsi ed uscirne consolata. Di queste cose potrei raccontarne
varie altre, perché, avendo trattato con molte persone sante e di orazione, ne
conosco parecchie; ma non lo faccio affinché non crediate che si tratti di me.
Il fatto riportato mi è parso assai utile per farvi intendere quanto il Signore
si compiaccia che noi ci sforziamo di conoscerci, procurando continuamente di
mirare e rimirare la nostra miseria e povertà, persuase di non aver nulla che
non ci venga da Lui. Perciò occorre aver coraggio, sia per questo che per le
molte altre cose che si presentano quando Dio tiene l'anima in questo stato.
Anzi, se vi è umiltà, occorre più coraggio in questo stato che non negli
altri. Il Signore ci soccorra per Quegli che è!...
7 - Ritorno a quell'improvvisa elevazione di spirito di cui ho parlato. Avviene
in tal modo da far credere che veramente lo spirito si stia separando dal corpo.
Benché la persona non muoia, ha però dei momenti in cui ella non sa dire se
l'anima si trovi o non si trovi nel corpo. Si crede trasportata per intero in
una regione molto diversa dalla nostra, dove in una luce che non ha paragone con
la nostra, le vengono mostrate cose così grandi che da sé non potrebbe
immaginare, neppure lavorandovi intorno per tutta la vita. Perciò avviene che
in un solo istante le siano spiegati un'infinità di segreti, dei quali ella non
giungerebbe a conoscere la millesima parte, neppure se per ordinarli vi si
affaticasse molti anni con l'immaginazione e l'intelletto. Questa è visione
immaginaria, non intellettuale. Con gli occhi dell'anima vi si vede molto meglio
che non qui con quelli del corpo, come pure s'intendono varie cose senza l'aiuto
delle parole: voglio dire che se si vedono alcuni santi, si riconoscono così
bene come se si fossero spesso frequentati.
8 - Alle volte, unitamente alle cose che si vedono con gli occhi dell'anima, se
ne presentano altre in visione intellettuale, specialmente angeli in gran numero
che accompagnano il loro Dio. Queste e molte altre meraviglie che non è
possibile manifestare si presentano per via di una cognizione ammirabile che io
non so dichiarare e nella quale non si vede nulla, né con gli occhi del corpo,
né con quelli dell'anima. Saprà meglio spiegarsi chi avrà maggiore esperienza
e abilità, benché mi sembri assai difficile. Non so se mentre avvengono queste
cose l'anima sia o non sia nel corpo. Non affermerei con giuramento né che
l'anima sia nel corpo, né che il corpo sia privo di anima.
9 - Ecco il pensiero che mi è venuto varie volte. Come il sole ha tanta forza
da mandare in un istante i suoi raggi sulla terra senza muoversi dal cielo dove
si trova, così l'anima - la quale è un tutt'uno con lo spirito, come il sole
con i suoi raggi - può essere che per la forza del calore che le viene dal vero
Sole di Giustizia si elevi sopra se stessa mediante una qualche sua parte
superiore senza abbandonare il suo posto. Ma io non so quel che dico. La verità
è che con la prestezza con cui la palla esce dall'archibugio quando gli è dato
fuoco, si leva nell'interno una specie di volo - non so che altra parola
adoperare - il quale, benché senza rumore, ha tuttavia, un movimento così
evidente che l'illusione non è possibile. Mentre l'anima è fuori di sé, le
vengono mostrate grandi cose, e quando ritorna in sé si ritrova con grandissimi
vantaggi. Le cose della terra le appaiono così spregevoli che, di fronte a
quelle vedute, le sembrano immondezze. D'allora in poi non vive quaggiù che con
pena, non essendovi nulla che la possa ancora interessare di ciò che prima le
soleva essere attraente.
Sembra che il Signore le abbia mostrato qualche cosa di quanto valga il paese
che l'attende - come coloro che mostrarono i segni della terra promessa nella
quale si erano recati per incarico del popolo d'Israele - acciocché, conoscendo
in che luogo deve andare a riposarsi, sopporti più tranquillamente le fatiche
di questo aspro cammino. Vi sembrerà che una grazia così istantanea non debba
essere di tanti vantaggi; ma ne lascia nell'anima di così grandi, da non poter
essere apprezzati se non da coloro che ne sono favoriti.
10 - Da ciò si vede che non è opera del demonio, e meno ancora
dell'immaginazione. Effetti così sublimi non possono essere del demonio. No. La
pace, il conforto e il profitto di cui l'anima si sente in possesso non possono
venire da lui. E meno ancora queste tre cose che si sentono in grado molto alto:
la prima, il conoscimento e la grandezza di Dio, perché, più son le cose che
di Lui si vedono, più Egli ci appare magnifico; la seconda, l'umiltà e il
conoscimento di noi stessi, nel pensare che un essere così vile abbia osato
offendere il Creatore di tante meraviglie e osi ancora guardarlo; la terza, il
disprezzo di tutte le cose della terra, eccetto di quelle che siano di aiuto nel
servizio di così grande Signore.
11 - Queste le gioie che lo Sposo comincia a regalare alla sposa: gioie di tanto
valore che da lei non potranno mai essere sciupate, perché quello che ha veduto
le rimane così impresso da esserle impossibile di dimenticarsene fino a quando
non ne godrà eternamente. Lei sventurata se dovesse perderle! Ma lo Sposo che
l'ha così favorita può anche concederle di non perderle mai.
12 - Tornando al coraggio che bisogna avere, vi par forse da nulla accorgersi di
perdere l'uso dei sensi senza saperne il motivo, sino a sembrare che l'anima si
separi realmente dal corpo? Ma ci vuole il coraggio che può dar solo Colui che
dà tutto il resto. Però, voi mi farete osservare che quella paura rimane ben
ripagata. È quello che dico anch'io. Lodi senza fine a Colui che può fare
questi doni! E piaccia a Dio che meritiamo di servirlo! Amen.
Capitolo 6
Espone un effetto dell'orazione precedente, e dice in che modo si può
conoscere se sia vera o se si tratti d'inganno. Altra grazia che Dio accorda
alle anime per impiegarle nelle sue lodi
1 - Con queste grazie così elevate l'anima desidera sì al vivo di godere in
pieno Chi gliele fa, che vivere per lei diviene un grande, benché delizioso
tormento. Sospira ardentemente di morire, e con lacrime incessanti supplica il
Signore di toglierla da questo esilio, dove tutto l'annoia. Ha un po' di
sollievo nel ritirarsi in solitudine, ma la pena non tarda molto a tornare e
l'accompagna dovunque, per cui la farfalletta non sa trovar riposo che duri.
Siccome è ripiena d'amore, basta la minima occasione che stimoli il suo fuoco
per farle prendere il volo. E ciò spiega perché in questa mansione i rapimenti
sono molto frequenti, senza che vi sia modo di evitarli, neppure quando vengono
in pubblico. Di qui le persecuzioni e le mormorazioni. E benché l'anima non
voglia temere, pure alle volte non può, per il gran numero di coloro che
cercano di spaventarla, specialmente confessori.
2 - Mentre da una parte sembra che sia molto sicura, specialmente quando sta
sola con Dio, dall'altra non lascia di essere in angustia per la paura che il
demonio l'inganni sino a farle offendere il suo Amore.
Le chiacchiere della gente non la preoccupano che di poco, a meno che non sia
sgridata dal confessore come se ella possa in ciò qualche cosa. Non fa che
domandare a tutti preghiere, e supplica incessantemente il Signore di condurla
per altra via. Le hanno detto di far così perché quella è assai pericolosa.
Ma siccome su quella via ha sperimentato molti e grandissimi vantaggi, e non
può impedirsi di pensare - secondo quello che legge e sa - che, importando essa
l'osservanza dei comandamenti di Dio, è diretta verso il cielo, non le riesce
di desiderarne l'uscita, malgrado ogni sua buona volontà, e si rimette nelle
mani del Signore. Causa di pena è pure questa sua impotenza, perché le sembra
di non obbedire al confessore, mentre nell'obbedienza e nella premura di non
offendere Iddio vede l'unico mezzo per non cadere in inganno. Tuttavia, non
commetterebbe un peccato veniale avvertito neppure se la facessero in brani.
Così almeno le sembra e si affligge grandemente nel vedere di non potersi
difendere dal commetterne molti senza accorgersi.
3 - Il Signore ispira a quest'anima un così vivo desiderio di non offenderlo,
neppure nelle più piccole cose, e di evitare, potendolo, qualunque minima
imperfezione, che per questo solo motivo, se altri non ve ne fossero, vorrebbe
fuggire gli uomini, e invidia grandemente coloro che vivono e son vissuti nei
deserti. Nel contempo vorrebbe anche cacciarsi in mezzo al mondo, per fare che
anche un'anima sola lodasse Iddio di più. Si duole, se è donna, che il suo
sesso le sia in ciò d'impedimento, e invidia coloro che possono alzare la voce
per dire a tutti chi sia questo gran Dio degli eserciti.
4 - Oh, povera farfalletta, legata con tante catene che non ti permettono di
volare come vuoi! Abbiate pietà di lei, o mio Dio, e fate che ella possa
soddisfare, almeno in parte, a quanto desidera in vostra gloria ed onore. Non
guardate alla pochezza dei suoi meriti, né alla miseria della sua natura! Non
foste Voi sì potente da ordinare al vasto mare di dividersi e al gran Giordano
di trattenere le sue acque per lasciar libero il passo ai figliuoli di Israele?
Ma perché avere compassione di lei? Non può ella forse, sostenuta dalla vostra
fortezza, soffrir travagli in gran numero? Orbene, poiché ella è a ciò
disposta, e tali sono le sue brame, stendete, Signore, il vostro braccio
potente, e non trascorra ella la sua vita in mezzo a cose tanto basse. Risplenda
la vostra grandezza in un essere così femminile e dappoco, affinché il mondo,
conoscendo che ella da sé non può far nulla, innalzi a Voi le sue lodi.
Qualunque cosa le costi, ella non vuole che questo, pronta a dar pure mille
vite, se tante ne avesse, pur di ottenere che un'anima sola vi lodasse di più.
Sì, e le riterrebbe per assai bene impiegate. Ma vedendo di non essere degna
neppure di patire per Voi la più piccola pena, teme che meno lo sia per la
morte.
5 - Non so a che proposito, né per qual motivo ho detto questo: l'ho fatto
senza accorgermi. Comunque, questi son gli effetti di quelle estasi e
sospensioni, né si può dubitarne. Non sono desideri passeggeri ma duraturi, e
che al presentarsi di una occasione che li metta alla prova, non si dimostrano
finti. Perché dire che sono duraturi, quando l'anima si sente alle volte così
codarda e timorosa da sembrarle di non aver animo per nulla, neppure per le cose
più lievi? Se il Signore l'abbandona alla sua natura, dev'essere, secondo me,
per un suo maggior bene. Allora ella conosce che se ebbe coraggio per qualche
cosa, questo non le venne che da Dio e lo vede così chiaro da rimanerne
annientata, con un conoscimento maggiore della misericordia e della grandezza di
Colui che ha voluto manifestare la sua potenza in una creatura tanto vile.
Nondimeno, lo stato ordinario dell'anima è quello che abbiamo detto.
6 - In questi grandi desideri di vedere Iddio, occorre che avvertiate una cosa:
cioè, che essi alle volte si fanno molto violenti, e allora invece d'aiutarli
bisogna reprimerli. Ciò dico qualora lo possiate, perché in certi casi, di cui
parlerò più avanti, non lo si può assolutamente, come voi stesse vedrete. Ma
qui qualche volta lo si può, perché la ragione si mantiene in efficienza e
può conformarsi alla volontà di Dio, ripetendo le parole di S. Martino?
Bisogna divertire l'attenzione, soprattutto se sono di grande struggimento,
perché essendo retaggio di anime molto perfette, può darsi che ci siano
suscitati dal demonio per farci credere di esser pur noi di quel numero, mentre
è bene andar sempre innanzi con timore. Tuttavia non credo che il maligno possa
produrre la pace e il riposo generato nell'anima da questa pena, ma soltanto un
movimento di passione, uguale a quello che si sente quando si è afflitti per
qualche cosa del mondo. Chi non ha provato gli uni e gli altri non saprà forse
distinguerli, e pensando che quei desideri siano qualche cosa di grande, farà
il possibile per aiutarli, con grave pregiudizio della sua salute, perché la
pena ne è continua, o almeno molto frequente.
7 - Talvolta questa pena può essere prodotta da debolezza di complessione,
specialmente in certe persone sensibili che piangono per ogni cosa, le quali poi
si danno mille volte a credere di piangere per Iddio, mentre non è vero.
Quando, per un dato tempo, alla minima parola che si oda di Dio e al più
piccolo pensiero di Lui si prorompe in grandi lacrime senza sapersi contenere,
può essere che ciò accada per certi umori accumulati intorno al cuore che
aiutino più dell'amore di Dio, sino a sembrare di non poter più finire di
piangere. E quelle persone, avendo inteso che le lacrime sono buone, non solo
non cercano di reprimerle, ma fanno di tutto per assecondarle, non desiderando
altra cosa. Con ciò il demonio si prefigge d'indebolirle affinché si rendano
incapaci di fare orazione e di osservare la Regola.
8 - Dato che trovo pericoli dovunque e che vi può essere inganno anche in una
cosa tanto eccellente come nelle lacrime, mi sembra che mi vogliate chiedere che
cosa si debba fare, o se piuttosto l'ingannata non sia io. Potrei anche esserlo.
Però, sappiate, che se parlo cosa, è perché ho veduto che in alcune persone
questo inganno è possibile. Non in me certamente, perché io, non solo non sono
tenera di cuore, ma ho un cuore così duro che alle volte ne ho pena. Tuttavia,
quando il fuoco interno è violento, il cuore, benché duro, distilla come un
lambicco. Se le lacrime vengono da questa fonte, non potrete non accorgervene,
perché in luogo di turbare, confortano, lasciano nella pace, e rare volte fan
male. Del resto, anche se è un'illusione, vi è sempre questo di buono, che il
danno è solo per il corpo, non per l'anima, sempre inteso che si abbia umiltà.
Non è male però, quand'anche non vi sia alcun danno, star sempre con timore.
9 - Non dobbiamo pensare di aver fatto tutto perché versiamo molte lacrime.
Piuttosto, mettiamo mano a molte opere e a praticare la virtù: queste son le
cose che più convengono al caso nostro. Vengano anche lacrime quando Iddio ce
ne favorisca; ma non si faccia nulla per procurarle. Anzi, meno ce ne cureremo,
meglio inaffieremo la nostra arida terra, aiutandola più efficacemente a dar
frutti con l'acqua che viene dal cielo, paragonata alla quale non ha proprio a
che fare quella che troviamo noi a forza di scavare. Anzi, scaveremo, ci
stancheremo, e spesso non troveremo, non dico una sorgente, ma neanche una
pozza. Perciò, sorelle, ritengo più utile che ci mettiamo innanzi a Dio,
considerando da una parte la sua misericordia e grandezza, e dall'altra la
nostra grande miseria. Egli sa quello che più ci conviene, ed Egli ci dia
quello che vuole: acqua o siccità. Così cammineremo tranquille, e il demonio
non avrà tanta possibilità di tenderci insidie.
10 - In mezzo a queste cose che sono insieme dolci e penose, il Signore invia
talvolta certi moti di giubilo e una certa strana orazione di cui non si sa
comprendere la natura. Ma ve ne parlo acciocché nel caso che ne siate favorite,
sappiate che è possibile e ne lodiate molto il Signore. Si tratta, a mio
parere, di una grande unione delle potenze, ma alle quali il Signore lascia
libertà di godere di quel gaudio, pur senza intendere ciò che godono, né come
godono. E altrettanto è dei sensi. Sembra che parli in arabo, ma è così.
L'anima sente una gioia così grande che, non volendo esser sola a goderne,
brama di farla conoscere a tutti, affinché l'aiutino a lodare il Signore, scopo
di ogni suo movimento. Oh, che feste e che dimostrazioni farebbe per dimostrate
a tutti il suo gaudio! Sembra che si sia ritrovata, e che voglia, come il padre
del figliuol prodigo, invitare tutti a far festa, giacché si vede in tal luogo
da non poter dubitare, almeno per allora, di doverne essere sicura. E ciò a
ragione, essendo impossibile, a mio avviso, che il demonio produca nel più
intimo dell'anima una gioia così grande, accompagnata da tanta pace da muoverla
a dar lodi al Signore.
11 - Sotto l'impeto di tanta gioia, è molto se riesce a dissimulare, e non poco
penoso a tacere. In questo stato doveva essere S. Francesco quando, incontratosi
con i briganti mentre girava per la campagna gridando, disse che era l'araldo
del gran Re. E quanti santi si sono rifugiati nei deserti per potere, come S.
Francesco, gridar alto le lodi di Dio! Io ne conobbi uno, chiamato fra Pietro d'
Alcantara, che credo di ritenere per santo, tale essendo stata la sua vita.
Anch'egli faceva così; e coloro che l'udivano lo ritenevano per pazzo. Oh,
santa pazzia, sorelle! Oh, se il Signore la concedesse pure a noi! Considerate
intanto la grazia che Egli vi ha fatto nell'accogliervi in questo luogo, dove
nel caso che vi concedesse tal favore e voi così lo manifestaste, sareste
piuttosto incoraggiate, e non già criticate come nel mondo, dove un tal sistema
è così, poco in uso da non recar meraviglia se susciti mormorazioni.
12 - Oh, tempi infelici e miserabile vita quella che viviamo! Vivissimo alle
volte è il mio gaudio quando, stando tutte unite, vedo le mie sorelle in tanta
gioia interiore che ognuna fa quanto più può nel rendere lodi al Signore per
trovarsi in monastero: lodi che, come si vede ad evidenza, partono proprio dal
cuore. E io vorrei che le innalzaste di sovente. Se una comincia, le altre la
seguono. E in che cosa più bella potreste impiegare le vostre lingue, quando
siete insieme, se non nel lodare il Signore, avendo tanti motivi per farlo?
13 - Piaccia a Dio di concederci spesso questa orazione che è molto sicura e
profittevole. Con le nostre forze non la possiamo acquistare, perché
soprannaturale. Alle volte può accadere che duri tutto un giorno. Allora
l'anima somiglia a uno che abbia molto bevuto, ma non tanto da esser fuori dai
sensi; oppure a una persona malinconica che, pur non avendo perduto del tutto il
giudizio, abbia l'immaginazione talmente fissa in una cosa, da non esservi
alcuno che riesca a distrarla. Queste comparazioni sono troppo grossolane per
fenomeni così elevati, ma il mio ingegno non sa trovarne di migliori. Tuttavia
è così. Il gaudio sommerge l'anima in tal modo che ella va dimentica di sé e
di ogni altra cosa, non avverte né indovina a parlare se non di quello che ha
rapporto alla sua gioia, voglio dire, delle lodi di Dio. Figliuole mie, aiutiamo
tutte quest'anima! A che scopo vogliamo avere più cervello? Vi è forse al
mondo maggior contento di questo? Tutte le creature ci assecondino, per tutti i
secoli dei secoli.
Amen, amen, amen.
Capitolo 7
Pena che sentono dei propri peccati le anime che ricevono queste grazie.
Gravissimo errore in cui si cade, per spirituali che si possa essere, quando non
si procura di aver sempre innanzi l'umanità di nostro Signore e Salvatore Gesù
Cristo, la sua passione, la sua Madre gloriosa e i suoi santi. Capitolo molto
utile
1 - Vi parrà, sorelle, che le anime a cui Dio si comunica così intimamente,
siano ormai sicure di averlo a godere per sempre, e che non abbiano più motivo
di temere né di piangere i loro peccati. Ma è un gravissimo errore. Forse lo
potranno credere coloro che a tali grazie non sono arrivati; ma se le hanno
provate, e furono vere grazie di Dio, comprenderanno quello che ora dirò. Il
dolore dei peccati cresce in proporzione dei favori che Dio elargisce; e ritengo
che non cessi se non in quel luogo dove nessuna cosa può dar pena.
2 - Però, il dolore è più o mene pungente, e non si fa sempre sentire nel
medesimo modo. L'anima, invece di pensare al castigo che i suoi peccati le hanno
meritato, non vede che l'ingratitudine di cui si è resa colpevole verso Colui
che ha tutto il diritto di essere servito e a cui ella tanto deve. Nei favori
che gode scopre maggiormente la grandezza di Dio, si spaventa nel riconoscere di
essere stata tanto temeraria, piange il suo poco rispetto, ravvisa nella sua
audacia una follia inconcepibile, e al pensiero di aver abbandonato una Maestà
così grande per cose tanto vili, non finisce più di lamentarsi. Si ricorda
più spesso di questo che non delle grazie ricevute, le quali, benché tanto
grandi, come quelle che ho detto e dirò, le sembrano cose che passino di tanto
in tanto trasportate da un fiume impetuoso, mentre il ricordo dei suoi peccati
le è sempre dinanzi come un letamaio ribollente: ed in ciò è la sua croce.
3 - So di una persona che desiderava di morire, non solo per vedere Iddio, ma
anche per sottrarsi alla pena di sentirsi sempre cosa ingrata verso Colui a cui
era e doveva essere obbligata. Le pareva che le sue iniquità non potessero
essere equiparate da alcun'altra creatura, non sapendo ella immaginare che
qualche altra fosse stata da Dio così sopportata e favorita di tante grazie.
Dell'inferno non hanno affatto paura. Raro, benché tormentoso, è pure il
timore di perdere Iddio. L'unica loro apprensione è che il Signore ritiri la
sua mano, permettendo che l'offendano ed abbiano a ricadere nello stato infelice
in cui per qualche tempo si sono vedute. Non si curano né della pena, né della
gloria futura; e se desiderano di star poco in purgatorio, è più per non esser
lontane da Dio che per i tormenti che vi si patiscono.
4 - Ritengo che non sia mai sicuro per un'anima, anche se molto favorita,
dimenticarsi dello stato infelice in cui forse si è un po' veduta, perché
questo ricordo aiuta molto, nonostante sia penoso. Può darsi che io pensi così
per essere stata tanto cattiva, e che appunto per questo non riesca mai a
dimenticarmene. Così non sarà di chi è stato virtuoso, benché nessuno vada
senza difetti finché si vive in questo corpo mortale. Il pensiero che Dio ha
perdonato e dimenticato le nostre colpe, lungi d'alleviarne la pena, l'aumenta
di più, mettendo innanzi quell'eccelsa Bontà che non lascia di favorire con le
sue grazie chi non ha meritato che l'inferno. Questo pensiero doveva essere il
martirio di S. Pietro e della Maddalena, perché, accesi di amore e favoriti di
tante grazie come erano, comprendevano meglio la grandezza e la maestà di Dio:
grande doveva essere la loro pena, accompagnata da tenerissimi sentimenti.
5 - Vi parrà pure che godendo di queste cose così sublimi, non si debba più
fermare la meditazione sui misteri della sacratissima Umanità di nostro Signore
Gesù Cristo, ma occuparsi soltanto in amare. Su questo argomento ho già
scritto a lungo in un altro luogo. Alcuni mi han fatto opposizione, e mi hanno
detto che non me ne intendo, che diverse sono le vie di Dio e che quando le
anime hanno oltrepassati i princìpi, è meglio che si distacchino dalle cose
corporee per non esercitarsi che in quelle della divinità. Tuttavia non mi
faranno mai confessare che questo sia un buon cammino. Ben può essere che mi
sbagli o che diciamo tutti la stessa cosa, ma io so che per di qui il demonio ha
tentato d'ingannarmi; e ne sono rimasta così scottata che penso di ripetere qui
ciò che ho detto in altri luoghi, affinché camminiate con molta attenzione e
non abbiate a credere - guardate che cosa ardisco dire! - a chi vi afferma il
contrario. Procurerò di farmi intendere meglio che non abbia fatto altrove.
Colui che aveva promesso di trattarne per iscritto, avrebbe fatto bene ad
estendersi di più, perché a persone di non troppa intelligenza, un'esposizione
sommaria può essere di gran danno.
6 - Certe anime credono di non essere capaci di pensare alla passione: meno
ancora lo saranno quanto alla sacratissima Vergine e alla vita dei santi, dalla
cui memoria ci deriva tanto aiuto e profitto. Ma io non capisco a che cosa
pensino. Separarsi da ciò che è corporeo per bruciare continuamente di amore
è proprio degli spiriti angelici, non di noi che viviamo in corpo mortale. Se
abbiamo bisogno di trattare, pensare e accompagnarci con coloro che, pur essendo
come noi, compiono per Iddio delle magnifiche imprese, a maggior ragione non
dobbiamo separarci dalla sacratissima Umanità di nostro Signore Gesù Cristo,
unico nostro bene e rimedio. Non posso credere che alcuni facciano così. Essi
non si devono intendere. Ma intanto fan male a sé e agli altri.Assicuro, se non
altro, che non entreranno mai nelle due ultime mansioni, perché, perduta la
guida che è il buon Gesù, non ne troveranno la strada. Sarà già molto se
potranno stare nelle altre con sicurezza. Non dice forse il Signore che Egli è
la via? Non afferma ancora che è luce, e che nessuno può andare al Padre se
non per Lui? E quest'altre parole: Chi vede me vede il Padre mio? Diranno che si
devono spiegare in altro modo. Io non conosco altre spiegazioni: con questa mi
sono sempre trovata assai bene, e la mia anima sente che è vera.
7 - Alcune anime, - molte delle quali han trattato con me - appena elevate alla
contemplazione perfetta vogliono l'impossibile: cioè, star sempre in quello
stato. Ma, dopo quella grazia, rimangono in tal modo da non esser più capaci di
discorrere come prima sopra i misteri della passione e della vita di Cristo. lo
non so quale ne sia la ragione, ma è un fatto che avviene di frequente e che
inabilita l'intelletto alla meditazione. Secondo me, la causa deve essere
questa. Siccome il lavoro della meditazione è tutto nel cercare il Signore, una
volta trovatolo, e abituatisi a cercarlo con le operazioni della volontà,
l'anima non vuol più stancarsi nel mettere in moto l'intelletto. Può essere
inoltre che la volontà, sentendosi infiammata, non voglia più servirsi
dell'intelletto. Potendolo non sarebbe male; ma non si può, specialmente quando
non si è ancora arrivati a queste sublimi mansioni, e così non si fa che
perdere tempo. Spesso per accendere la volontà si ha bisogno dell'intelletto.
8 - Notate, sorelle, questa cosa che è assai importante e che voglio spiegare
più a lungo. Ecco un'anima che vuol tutta impiegarsi in amare: non vorrebbe far
altro. Eppure, nonostante lo voglia, non può, perché se non è morta la
volontà, è morto il fuoco di cui suole avvampare, e per farlo ardere è
necessario che qualcuno vi soffi sopra. O che forse si dovrà star lì
nell'aridità, aspettando, come il nostro Padre Elia, che discenda il fuoco dal
cielo a consumare il sacrificio che l'anima va facendo di sé? No, certamente:
non è bene sperar miracoli.
Se qualche volta il Signore si compiace di farli, come abbiamo detto e diremo
ancora più innanzi, tuttavia vuole che da parte nostra ci teniamo così bassi
da credercene indegni, e che ci aiutiamo da noi stessi in tutti i modi
possibili: cosa che in questa vita non bisogna mai tralasciare, per alta che
possa essere la nostra orazione.
9 - Di questa diligenza non han bisogno che raramente, o quasi mai, coloro che
Dio ha già introdotto nella settima mansione, per la ragione che là dirò, se
saprò ricordarmene. Tuttavia, nemmeno essi lasciano di star sempre con Cristo
Signor Nostro, sia pure in una maniera tutta ammirabile per esser Egli Dio e
Uomo insieme. Dunque, quando la volontà non arde di quel fuoco di cui ho
parlato, né si sente in noi la presenza del Signore, è volere di Dio che ce ne
andiamo in cerca, come la sposa dei Cantici.Domandiamo alle creature, come
insegna S. Agostino - credo nelle Meditazioni o nelle Confessioni - da Chi siano
fatte, e guardiamoci dallo star là come sciocchi, perdendo il tempo
nell'attendere quello che ci è stato dato una volta. Può essere che da
principio il Signore non ritorni a favorircene, non solo in un anno, ma neppure
in molti. Egli ne conosce il perché, e noi non dobbiamo cercare di saperlo, non
essendovene motivo. Conoscendo che lo dobbiamo servire per la via dei
comandamenti e dei consigli, camminiamo per essa con somma diligenza, pensando
alla vita e alla morte di nostro Signore e al molto che gli dobbiamo: il resto
venga quando a Lui piacerà!
10 - Forse risponderanno che su tali argomenti non si sanno fermare; e, da
quanto abbiam detto, potranno in parte aver ragione. Tuttavia, sapete che una
cosa è discorrere con l'intelletto, e un'altra considerare le verità che la
memoria presenta all'intelletto. Forse direte di non capirmi, e può essere che
non mi capisca neppur io per sapermi spiegare. Tuttavia farò del mio meglio. Io
chiamo meditazione un discorso fatto con l'intelletto nel modo seguente.
Cominciamo col pensare alla grazia che Dio ci ha fatto nel darci il suo unico
Figliuolo; poi percorriamo senza fermarci tutti i misteri della sua gloriosa
esistenza; oppure cominciamo con l'orazione nell'orto, seguendo con l'intelletto
nostro Signore fino alla sua crocifissione; ovvero prendiamo un passo della
passione, per esempio la cattura, e percorriamo questo mistero considerando
minutamente tutte le circostanze che possono fare impressione, come il
tradimento di Giuda, la fuga degli apostoli e tutto il resto. Questa è
un'orazione assai bella e molto meritoria.
11 - Eppure, ripeto, questa è l'orazione che le anime elevate da Dio agli stati
soprannaturali e alla contemplazione perfetta dichiarano di non saper fare. Io
non ne so il motivo, ma ordinariamente è cosa, ed esse han ragione. Però,
s'ingannano quando affermano di non potersi trattenere in questi misteri, né
richiamarseli alla memoria, specialmente quando la Chiesa Cattolica li
festeggia, essendo impossibile che un'anima, dopo aver ricevuto da Dio tante
grazie, si dimentichi di così preziose manifestazioni di amore, che sono come
ardenti scintille, atte ad infiammarla sempre più nella sua carità verso Dio.
No, quelle anime non si devono intendere. Quei misteri si comprendono in un modo
più elevato. L'intelletto li rappresenta così al vivo, e la memoria ne rimane
così impressionata che la sola vista del Signore prostrato nell'orto con quel
sudore spaventoso, basta ad occuparci, non solo per un'ora, ma per molti giorni
di seguito. Con un semplice sguardo si vede chi Egli sia, e quanto enorme la
nostra ingratitudine verso un dolore così grande. Accorre subito la volontà,
sia pure senza tenerezza, ma col desiderio di rispondere in qualche cosa a tanta
grazia e di soffrire un poco per Colui che ha tanto sofferto, ed altri simili
desideri molto atti ad occupare la memoria e l'intelletto. Questo, a mio parere,
è il motivo per cui l'anima non può passare innanzi e discorrere a lungo sulla
passione, e ciò le fa credere di non sapersi in essa occupare.
12 - Qualora non lo possa veramente, è sempre bene che vi si sforzi, perché so
che questo esercizio non impedisce neppure la più alta orazione. No, non ho per
buono che si astenga dall'esercitarvisi spesso. Se il Signore la sospende mentre
è così occupata, ciò sia alla buon'ora, perché allora le toglie quello che
la occupa anche contro sua voglia. Ma io sono sicura che questa maniera di agire
nonché non essere di ostacolo, serve grandemente per ogni sorta di beni.
L'ostacolo sarebbe nel far di tutto per continuare a discorrere come ho detto in
principio, benché non sia affatto possibile per chi è arrivato più in su.
(Forse lo potrebbe anche fare, perché molte sono le vie per le quali Dio
conduce le anime). Comunque, non si condanni chi non può camminare per di qui,
né lo si giudichi incapace di godere i grandi beni racchiusi nei misteri del
nostro Re Gesù Cristo. Ma nessuno, per spirituale che possa essere, mi saprà
persuadere che sia bene rinunciarvi.
13 - Ecco ciò che succede ad alcune anime, tanto sul principio come allora che
sono alquanto avanzate. Appena cominciano a toccare l'orazione di quiete e ad
assaporare le delizie e i gusti che il Signore concede, pensano di non dover far
altro che continuare a goderne. Ma, come ho detto in altro luogo, si guardino
bene dal lasciarsi troppo assorbire, perché la vita è lunga, ed è così piena
di travagli che per sopportarli con perfezione, si ha sempre bisogno di
considerare come li han sopportati Cristo, nostro modello, i suoi apostoli e i
santi. È troppo bella la compagnia del buon Gesù per dovercene separare! E
altrettanto si dica di quella della sua santissima Madre. Egli ha piacere che
qualche volta compatiamo le sue pene, a scapito delle nostre gioie e
consolazioni, tanto più che le delizie dell'orazione non sono mai così
continue da non lasciar tempo per tutto. Se alcuna affermasse d'esser sempre
nelle medesime condizioni - cioè, di non poter mai fare ciò che dico -
riterrei il suo stato per molto dubbio. Anche voi tenetelo per tale, e cercate
di liberarvi da questo inganno, facendo il possibile per distrarvi. Se ciò non
basta, parlatene alla Priora acciocché vi metta in uffici di tali
preoccupazioni da togliervi subito a quel pericolo, perché se , tale stato si
prolunga, vi può essere di grave danno tanto alla testa che alla ragione.
14 - Credo di aver fatto capire quanto convenga, per spirituali che si possa
essere, non aver così paura delle cose corporee da sembrarci di danno anche la
sacratissima Umanità di Gesù Cristo. Oppongono quello che Gesù disse ai suoi
discepoli: cioè, convenire che Egli se ne andasse. Ma io non lo posso
sopportare. Certo che non disse così alla sua santissima Madre, perché ella
era forte nella fede, sapeva che Egli era Dio e Uomo, e benché l'amasse più di
tutti, lo faceva in modo così perfetto che la sua presenza le era piuttosto di
aiuto. Invece gli apostoli non avevano quella fede così ferma che solo ebbero
più tardi, e che ora noi dobbiamo avere. Da parte mia, figliuole, vi dico che
questo sistema è pericoloso, e che il demonio potrebbe finire col farci perdere
la devozione al santissimo Sacramento.
15 - L'inganno in cui mi pare d'esser anch'io caduta non è arrivato a questo
punto: soltanto che non godevo più di pensare a nostro Signore Gesù Cristo per
andarmene tutt'assorta nell'attesa di quelle delizie. Ma vidi chiaramente che il
mio cammino non era buono, perché, siccome non potevo sempre goderne, il mio
pensiero andava vagando qua e là, e l'anima pareva un uccello che svolazzasse
senza trovare ove posarsi. Perdevo molto tempo, non progredivo in virtù, non mi
avanzavo nell'orazione, e non ne capivo la ragione, né giammai l'avrei capita,
perché quel mio modo di fare mi sembrava molto sicuro. Fui illuminata da un
buon servo di Dio con cui ebbi a parlare della mia orazione, e allora vidi
chiaramente quanto fossi fuor di strada. Presentemente non finisco più di
dolermi per non aver compreso che con una perdita così grande non si può
guadagnare che assai male. No, ora non voglio più alcun bene, neppure
potendolo, se non per mezzo di Colui dal quale tutti ci vennero. Sia Egli per
sempre benedetto! Amen.
Capitolo 8
In che modo Iddio si comunichi all'anima nella visione intellettuale. Alcuni
avvisi in proposito. Effetti che questa visione produce quando è vera. Tali
grazie si devono tener segrete
1 - È bene ora vedere che, quando Dio lo vuole, noi non possiamo far altro che
star sempre con Lui, e ciò vi farà capire più chiaramente la verità di
quello che vi ho detto e che quanto più un'anima va innanzi, tanto più
continua si fa la sua compagnia col buon Gesù, secondo quello che si apprende
dalle diverse maniere con cui Egli si comunica alle anime, mostrando l'amore che
ci porta. Ciò avviene mediante alcune visioni e apparizioni molto ammirabili,
delle quali, se piacerà a Dio che mi sappia spiegare, vi dirò in breve qualche
cosa, affinché non abbiate a spaventarvi qualora ve ne sia data qualcuna: tanto
più che queste grazie, anche se non concesse a noi, servono molto a far lodare
il Signore, mostrandolo così buono da non sdegnare di comunicarsi in tal modo
con una creatura, nonostante tanta sua potenza e maestà.
2 - Ecco ciò che avviene. Mentre l'anima è in tutt'altri pensieri fuorché in
quello di avere tali grazie - grazie che non ha mai pensato di meritare - si
sente vicino nostro Signor Gesù Cristo, ma senza che lo veda, né con gli occhi
del corpo, né con quelli dell'anima. E questa - non ne so il perché - si
chiama visione intellettuale. Una persona che ebbe questa grazia unitamente a
molte altre di cui parlerò più avanti, da principio andava molto impressionata
perché non capiva cosa fosse, non vedeva nulla e ciò nonostante intendeva
così chiaramente essere Cristo quegli che le appariva, da non poterne dubitare:
dubitare, dico, che si trattasse di una visione, perché circa la sua
provenienza, - se da Dio o no, - era sempre timorosa, benché i grandi effetti
di cui rimaneva arricchita la portassero a credere che fosse da Dio. Ella non
solo non aveva mai sentito parlare di visioni intellettuali, ma neppure sapeva
se esistessero. Intendeva però chiaramente che Quegli che sentiva presente era
il medesimo che altre volte le parlava nella maniera che ho detto, mentre prima
non sapeva chi le parlasse, ma solo intendeva le parole. Questa visione,
inoltre, non è come l'immaginaria che passa presto, ma dura molti giorni e alle
volte più di un anno.
3 - So ancora che quella persona, standosene con paura, si portò tutt'afflitta
dal confessore, che le chiese come sapesse, se non vedeva nulla, che Quegli
fosse nostro Signore, e le domandò come era il suo viso. Ella rispose che non
lo sapeva, che non vedeva viso di sorta, e che non sapeva dire di più di quanto
aveva detto. Sapeva soltanto che Egli era Colui che le parlava, e che ne era
sicura. Non poteva dubitarne nemmeno se le mettevano indosso delle gravi paure,
specialmente quando il Signore le diceva: Non temere, sono io! Queste parole
avevano tal forza da toglierle subito ogni dubbio, e da lasciarla in tale
compagnia piena di gioia e di coraggio.Ciò le era di grande aiuto per pensare
continuamente al Signore e procurare di non far nulla che l'offendesse, perché
le sembrava che la stesse sempre guardando. E ogni qualvolta voleva trattare con
Lui, sia nell'orazione che fuori, le pareva che Egli le fosse così vicino da
non poter lasciare d'ascoltarla. Riguardo alle sue parole, ella le udiva non
quando voleva, ma improvvisamente, a seconda del bisogno. Sentiva che le
camminava al lato destro, ma con nessuno di quei segni sensibili per i quali si
può conoscere che una persona ci è vicina, bensì in una maniera più delicata
che non si deve saper dire: però con la medesima certezza, anzi maggiore,
perché con i sensi si può cadere in inganno, mentre qui è impossibile. Se
fosse effetto di melanconia, non si avrebbero i vantaggi e gli effetti interiori
di cui l'anima si sente ripiena. E nemmeno può essere dal demonio, perché
l'anima non rimarrebbe così in pace, né con desideri così continui di piacere
a Dio, né con disprezzi così sentiti per tutto ciò che non l'avvicini a Lui.
4 - Col tempo la visione di quella persona si andò meglio manifestando, ed ella
comprese che non era dal demonio. Tuttavia si sentiva alle volte piena di paura,
e alle volte con grandissima confusione per non sapere da dove tal bene le
venisse. Io e quella persona eravamo una stessa cosa, e niente passava nella sua
anima che io non conoscessi, per cui posso esserle di buon testimonio. Abbiate
quindi per vero quanto di lei vi ho raccontato.Questa grazia apporta all'anima
grande confusione e umiltà. Sarebbe tutto il contrario se fosse dal demonio.
Né vi può aver parte l'industria umana, perché l'operazione di Dio è così
evidente che in nessun modo l'anima può pensare che sia un bene di suo
acquisto, ma datole unicamente dalla mano di Dio. Fra le grazie già raccontate
ve ne saranno forse di superiori, ma questa apporta all'anima una speciale
conoscenza di Dio, dalla cui continua compagnia le deriva un amore tenerissimo
verso di Lui, accompagnato dai più vivi desideri d'impiegarsi in suo servizio e
da una grande purità di coscienza, perché Colui che ha sempre dinanzi, le fa
avvertire ogni cosa. E' un fatto che, pur sapendo di esser sempre alla presenza
di Dio, molte volte trascuriamo di pensarci. Ma qui la cosa è impossibile,
perché l'anima è tenuta sveglia da Dio stesso che le sta vicino. Perciò, più
frequenti sono pure le grazie di cui abbiamo parlato, perché l'anima è quasi
sempre in continui atti d'amore verso Colui che vede o sente vicino.
5 - Insomma, dai vantaggi che lascia si conosce chiaramente che è una grazia
assai grande, degna d'immensa stima. L'anima ringrazia il Signore che gliela dà
senza suo merito, e non la cambierebbe con alcun tesoro o diletto della terra.
Quando Dio crede di privarnela, ella si sente sola, e a nulla giovano i suoi
sforzi per riaverla, perché Dio la concede quando vuole, né vi son mezzi per
procurarsela.
6 - Alle volte si tratta della presenza di qualche santo, e anche allora se ne
ha grande giovamento. Ma voi mi direte: Se non si vede nulla, come si capisce
che è Cristo, la sua gloriosissima Madre o qualche santo? L'anima non lo sa
dire, non comprende come lo capisca e, ciò nonostante, ne è fermissimamente
sicura. Pare che la cosa sia più facile quando si tratta di Gesù Cristo che fa
sentire la sua voce, ma quando sono santi che non parlano, e sembrano messi là
in aiuto e compagnia dell'anima, il fatto è assai più sorprendente. Vi sono
altre cose spirituali che non si sanno spiegare, ma che servono a farci meglio
conoscere quanto sia incapace la nostra natura di comprendere le infinite
grandezze di Dio, dato che non comprende neppur quelle. L'anima si contenti di
ammirarle, di benedire il Signore e di ringraziarlo vivamente. Siccome non sono
grazie che si danno a tutti, essa le deve molto stimare, procurando di servir
meglio il Signore, ché appunto per questo gliele dà. Ne viene intanto che
l'anima, lungi dal credersi più degli altri, si persuade d'esser quella fra
tutti che meno serve il Signore. Le pare di esservi obbligata più degli altri,
e la minima mancanza che commette le trapassa le viscere, non senza grande
ragione.
7 - Quella fra voi che Dio condurrà per di qui saprà riconoscere da questi
effetti se vi è inganno o fantasia. Quanto al demonio, non credo possibile, se
è lui, che la cosa si protragga a lungo, con tanti vantaggi per l'anima e tanta
pace interiore. Non è questo il suo costume. Un essere così malvagio non
potrebbe produrre tanto bene neppure volendolo, perché verrebbero certi fumi di
propria stima a farci subito pensare di essere migliori degli altri. Gli dà
tanta rabbia che l'anima si mantenga sempre con Dio, continuamente occupata di
Lui, che se qualche volta cerca d'ingannarla, non lo fa troppo spesso. Dio poi
è fedele, e non permetterà mai al demonio di aver tanta forza sopra un'anima,
la cui unica brama è di piacergli e di sacrificare anche la vita per il suo
onore e la sua gloria: anzi, farà in modo che ne esca presto disingannata.
8 - Il mio pensiero è e sarà sempre questo: dal momento che l'anima si sente
con questi effetti che sono propri delle grazie di Dio, qualche volta Egli
potrà permettere al demonio di tentarla, ma la farà uscire con vantaggio e
coprirà il maligno di confusione. Perciò, figliuole, se alcuna va per questa
strada, non si lasci spaventare.
Però è bene che camminiate sempre con timore e con grande avvertenza.
Guardatevi dal credere che per essere così favorite possiate alquanto
trascurarvi: sarebbe segno che le vostre grazie non sono da Dio, né più né
meno che se non vi vedeste con gli effetti accennati. Da principio sarà bene
che ne parliate sotto segreto di confessione con qualche persona molto dotta
-sono costoro che ci devono illuminare - oppure con una molto spirituale. Però
preferite il molto dotto, se la spiritualità dell'altro non è profonda. Meglio
ancora: potendolo, consultate l'uno e l'altro. Se vi diranno che è una vostra
immaginazione, non preoccupatevene, perché un'immaginazione non fa né bene né
male. Piuttosto raccomandatevi a Dio affinché non permetta che cadiate in
inganno. Ne avrete maggior pena se vi diranno che è il demonio. Ma non ve lo
dirà certamente uno molto dotto quando veda gli effetti di cui abbiamo parlato.
Quand'anche ve lo dicesse, vi assicurerebbe del contrario il Signore che sta con
voi, il quale vi riempirebbe di consolazione, e darebbe luce al direttore per
potervi meglio comprendere.
9 - Se l'interpellato è uno che, pur praticando l'orazione, non è condotto per
questa strada, si spaventerà subito e condannerà ogni cosa. Perciò vi
consiglio d'indirizzarvi a un qualche grande teologo, possibilmente molto
spirituale. La Priora lo permetta, anche se in base alla buona vita che mena,
vede che quell'anima va bene. È obbligata a permetterlo. E saranno ambedue
sicure. Però, dopo essersi consultata, l'anima deve mettersi in pace e
guardarsi dal moltiplicare consultazioni, perché il demonio può ispirare
timori così eccessivi e irragionevoli da spingere l'anima a non contentarsi di
una volta sola. Ciò avviene specialmente quando il confessore non è di molta
esperienza, si fa vedere timoroso, o è lui che induce l'anima a consultarsi. In
tal modo vengono a divulgarsi certe cose che sarebbe bene tener segrete. Ecco
allora l'anima fra le persecuzioni e le angustie. Credeva che le sue grazie
fossero occulte, e invece le vede divulgate, con un seguito di molte cose
spiacevoli tanto per lei che per 1'Ordine, causa la malizia dei tempi. Perciò
è necessario avere molta prudenza, e io la raccomando assai alle Priore.
10 - Non devono esse pensare che una sorella sia migliore delle altre perché è
favorita di tali grazie. Il Signore guida ognuna secondo che crede meglio. Se è
vero che quei favori, quando sono corrisposti, aiutano a divenire delle grandi
serve di Dio, è pur vero che alle volte il Signore non li comparte che alle
più deboli. Perciò non bisogna né approvare né condannare, ma considerare la
virtù. Sarà più santa colei che servirà il Signore con maggiore
mortificazione, umiltà e purità di coscienza. Ma siccome quaggiù non si può
avere che una sicurezza relativa, bisogna attendere che il vero Giudice dia a
ciascuno quello che si merita. E vedremo allora con sorpresa quanto siano
diversi i suoi giudizi dai nostri terreni apprezzamenti. Sia Egli per sempre
benedetto! Amen. .. .
Capitolo 9
In che modo Iddio si comunichi all'anima nella visione immaginaria. Raccomanda
istantemente di non desiderare questa via, e ne dice le ragioni. Capitolo assai
utile
1 - Veniamo ora alle visioni immaginarie, nelle quali dicono - e dev'essere vero
- che il demonio può intromettersi più facilmente che non nelle precedenti. Ma
se vengono da Dio, credo che ci siano più utili, perché più conformi alla
nostra natura: eccetto quelle che Dio accorda nell'ultima mansione, alle quali
non ve n'è una che possa essere somigliante.
2 - Ecco come nostro Signore si presenta nella visione descritta nel capitolo
precedente. Supponiamo di tener chiusa in un astuccio d'oro una pietra preziosa
di grandissimo valore e di ammirabili qualità. Non l'abbiamo mai vista, ma
siamo sicuri di averla, e portandola con noi non lasciamo di sperimentarne gli
effetti e d'apprezzarne il valore, avendoci essa guariti da certe infermità per
le quali è appropriata. Tuttavia non osiamo guardarla, né aprirne l'astuccio.Anzi,
non lo possiamo neppure, perché il modo di aprirlo è noto solo al suo padrone,
il quale ce l'ha imprestata perché ce ne gioviamo, ma se ne è tenuta la
chiave. Quando vorrà mostrarci la pietra, aprirà l'astuccio, come sua cosa
propria; e quando gli piacerà, se la porterà via, così come suol fare.
3 - Supponiamo ora che di tanto in tanto apra improvvisamente l'astuccio in
beneficio di colui a cui l'ha imprestata. Questi ne avrà un ricordo più vivo,
e non potrà pensare all'ammirabile splendore di quella pietra senza provarne
una gioia particolare. Così qui. Quando il Signore si compiace di favorire
alcuno con maggior affetto, gli mostra svelatamente la sua sacratissima Umanità
sotto la forma che vuole, o come era quando viveva sulla terra o come dopo la
sua resurrezione, sia pure con tanta rapidità da fare pensare a un lampo.
Tuttavia la sua immagine s'imprime nella mente così al vivo da non poter essere
cancellata fino al giorno in cui lo si godrà senza fine.
4 - Ho detto immagine, ma non già nel senso che debba parere una pittura,
bensì come un Essere veramente vivo, che alle volte parla con l'anima e le
svela dei sublimi segreti. Tuttavia, anche se l'apparizione si protrae per
qualche tempo non si può in essa fermare lo sguardo più di quello che lo si
possa nel sole, per cui la sua vista ne è sempre rapidissima, nonostante che il
suo splendore non offenda gli occhi dell'anima, come lo splendore del sole
quelli del corpo. Parlo degli occhi dell'anima, perché, qui non si percepisce
che con essi. Quanto a vedere con gli occhi del corpo non ne so nulla perché la
persona suddetta, da cui ho appreso tanti particolari, non ne fu mai favorita: e
parlare con esattezza di ciò che non si conosce per esperienza, è assai
difficile. Lo splendore di quell'immagine è come una luce infusa, simile a
quella che avrebbe il sole se lo si coprisse di una cosa trasparente, come il
diamante; e le sue vesti sembrano di tela d'Olanda. Ma quando il Signore accorda
questa grazia l'anima entra quasi sempre nel rapimento, perché uno spettacolo
così tremendo dall'umana debolezza non può essere sopportato.
5 - Dico tremendo, in quanto è di una maestà così grande che l'anima ne va
piena di spavento, benché sia il più bello e il più dilettevole spettacolo
che una persona sappia immaginare, la quale non riuscirebbe a rappresentarselo
così, neppure se vi lavorasse intorno mille anni di vita, perché superiore di
gran lunga alla capacità della nostra immaginazione e del nostro intelletto.
Qui non vi è bisogno di chiedere come si conosca chi Egli sia. Non occorre che
alcuno ce lo dica, perché si dà a conoscere da sé molto bene come Signore del
cielo e della terra: contrariamente ai re di questo mondo, i quali, se non sono
accompagnati dalla loro corte, o non si dice chi siano, passano spesso
inosservati.
6 - Oh, Signore! .... Come vi conoscono poco i cristiani! Che sarà quando
verrete a giudicarci, se qui, mentre venite con tanta affabilità per trattare
con la vostra sposa, si prova un così vivo terrore a guardarvi? Ah, figliuole!
Che sarà mai quando con voce terribile pronunzierà le parole: Via, maledetti
dal Padre mio?
7 - Sia questo il pensiero che lasci ora nella nostra mente la grazia di cui
parlo, e ci sarà di non poco profitto. S. Girolamo, benché santo, l'aveva
sempre presente. E con esso ci sembrerà poco quello che dovremo soffrire per il
rigore della Regola abbracciata. Anche se le sue austerità durassero a lungo,
paragonate a quelle dell'eternità non sarebbero che di un istante. Quanto a me,
vi assicuro, benché tanto miserabile, di non aver mai avuto così paura dei
tormenti dell'inferno da stimarli anche solo qualche cosa di fronte al terrore
dei dannati nel vedere pieni d'ira gli occhi tanto belli, dolci e misericordiosi
del Signore. Mi pare che il mio cuore non li potrebbe sopportare. E tale è
sempre stato il mio pensiero. Ah, quanto dovrà più temere chi ha ricevuto
questa grazia, se l'emozione che in essa si prova basta da sola per far uscire
dai sensi! Questo dev'essere il motivo per cui l'anima rimane allora sospesa. Ma
il Signore soccorre alla debolezza di lei, acciocché si unisca alla sua
grandezza in questa divina e tanto sublime comunicazione.
8 - Se l'anima può indugiarsi a lungo nella contemplazione del Signore, credo
che non si tratti di visione, ma di una qualche figura formatasi
nell'immaginazione in seguito a una considerazione molto intensa: figura che,
paragonata a quella di cui parlo, sarà come una cosa morta.
9 - Ecco quanto avviene ad alcune persone. So che è vero perché ne han
trattato con me, e non tre o quattro, ma molte. Costoro, in seguito alla
debolezza della loro fantasia o all'attività del loro intelletto o non so per
quale altro motivo, s'immergono in tal modo nelle loro immaginazioni da essere
sicurissime di vedere tutto quello che pensano. Ma esse comprenderebbero tosto
il loro errore, se avessero avuto una qualche vera visione, perché, non solo
non ne risentono alcun effetto, ma siccome sono loro stesse a fabbricare quel
che vedono con l'immaginazione, rimangono molto più fredde che se vedessero
un'immagine devota. Perciò non se ne deve far caso. Del resto esce pure di
mente molto più presto di un sogno.
10 - Non così nel caso nostro. Mentre l'anima è molto lontana e non pensa
neppure di aver da vedere qualche cosa, ecco che d'improvviso le si presenta la
visione, la quale mette sossopra le potenze e i sensi con gran timore e
turbamento, per poi lasciarli in una pace deliziosa. A quel modo che quando S.
Paolo fu rovesciato per terra avvennero nel cielo alcuni tuoni e movimenti,
così in questo nostro mondo interiore. Vi succede come una gran commozione, ma
poi subito si fa tutto tranquillo, e l'anima si ritrova in possesso di così
grandi verità da non aver più bisogno di alcun maestro, perché la vera
Sapienza l'ha liberata dalla sua ignoranza, senza che ella si affaticasse. Per
qualche tempo l'anima conserva una tale certezza della divina provenienza di
questa grazia che, per quanto le dicano in contrario, nulla può indurla à
temere d'essere stata in inganno. Ma in seguito, quando il confessore cerca
d'intimorirla, Dio permette che ne dubiti, pensando che ciò possa essere in
castigo dei suoi peccati. Tuttavia non ne è convinta. Vi si trova come nelle
tentazioni contro la fede: il demonio può inquietarla, ma non per questo lascia
ella di credere. Anzi, quanto più il maligno la combatte, tanto più si
convince che beni così grandi non le vengono da lui. Egli non può far molto
sull'interiore dell'anima: le sue rappresentazioni non sono mai con tanta
verità, maestà ed effetti.
11 - Siccome è una cosa che i confessori non possono vedere, e la persona che
ne è favorita non sa alle volte spiegarsi, essi han tutti i motivi di temere.
Perciò si deve procedere con circospezione e attendere che il tempo ne mostri i
frutti, osservando se l'anima ne esca più umile e più fortificata in virtù.
Il demonio, se è lui, darà presto dei segni e si lascerà sorprendere in mille
falsità. Il confessore che ha esperienza, ed ha provato queste cose, non
tarderà molto ad accorgersi. Dalla relazione che gliene faranno, vedrà
prontamente se è l'opera di Dio, dell'immaginazione o del demonio, specialmente
se avrà ricevuto dal Signore il dono del discernimento degli spiriti. Se avrà
questa dono e sarà fornito di dottrina, lo conoscerà molto bene anche senza
esperienza.
12 - Importa molto, sorelle, che vi comportiate con il confessore con grande
verità e schiettezza, non soltanto quanto a manifestargli i vostri peccati,
com'è doveroso, ma anche nel dargli conto della vostra orazione. Altrimenti non
vi potrei assicurare né della vostra via, né che sia Dio quegli che v'insegna.
Piace molto al Signore che usiamo con i suoi rappresentanti la stessa verità e
chiarezza che useremmo con Lui, desiderosi di far loro conoscere tutti i nostri
pensieri e soprattutto le nostre opere, anche più piccole. Se fate così,
sbandite ogni timore e mettetevi in pace. Anche se le visioni non fossero da
Dio, avendo voi umiltà e buona coscienza, non vi farebbero alcun danno. Il
Signore saprebbe cavar bene dal male, in quanto che, nella persuasione di esser
da Dio favorite, fareste di tutto per maggiormente contentarlo, mantenendovi
continuamente occupate nella sua immagine: e così avreste un guadagno là dove
il demonio pretendeva rovinarvi.
Diceva un gran teologo che se il demonio, bravo pittore com'è, gli
rappresentasse un'immagine del Signore molto espressiva, egli invece di averne
pena, se ne servirebbe per ravvivarsi in devozione e muovere guerra al maligno
con le stesse sue armi. Per quanto un pittore possa essere malvagio, non per
questo si deve disprezzare l'immagine che egli faccia, quando sia di Colui che
è il nostro solo Bene.
13 - Inoltre quel teologo biasimava molto coloro che al sopraggiungere di
qualche visione consigliano di farle le corna, perché, diceva, dobbiamo onorare
l'immagine del nostro Re in qualunque luogo si veda. E trovo che ha ragione.
Anche fra noi, del resto, se una persona ama un'altra e viene a sapere che
quest'altra copre d'ingiurie il suo ritratto, non ha certo piacere. A maggior
ragione si deve rispettare un crocifisso o un'immagine del nostro Imperatore in
qualunque luogo si veda. Benché io abbia scritto su questo argomento anche in
altre parti, mi è piaciuto ripetermi perché ho conosciuto una persona a cui
avevano imposto un tal rimedio, ed era molto afflitta. Non so chi possa essere
l'autore di un tale espediente non buono ad altro che a tormentare l'anima, la
quale, credendo di andar perduta se non ascolta il confessore, si sforza di
obbedirgli. Ma se di questi consigli ne daranno anche a voi, il mio è che non
li abbiate a seguire, esprimendo queste ragioni con umiltà. Per ciò che mi
riguarda, le buone ragioni apportatemi da colui che in tale circostanza trattò
con me, mi convinsero pienamente.
14 - Un gran vantaggio di questa grazia è che l'anima, pensando al Signore,
alla sua vita e alla sua passione, ricorda il suo dolcissimo e bellissimo volto
e ne prova vivissima consolazione, a quel modo che anche tra noi si sente più
piacere nel pensare ai benefici di una persona conosciuta che non di un'altra
mai vista. Vi dico che è un ricordo soave, di gran conforto e vantaggio. Porta
con sé molti altri beni, ma siccome ho già parlato degli effetti che queste
cose producono e che avrò a dire anche altrove, non voglio ora che ci
stanchiamo, né io né voi. Vi raccomando solo instantemente che, venendo a
conoscere o a udire che Dio accorda ad alcuno queste grazie, non abbiate a
pregare né a desiderare che ne favorisca pur voi. Benché ciò vi sembri assai
buono e degno di grande stima, tuttavia non conviene, per le ragioni che qui vi
dico.
15 - Primo; perché è mancanza di umiltà volere che vi si dia quello che non
avete meritato: e credo che chi lo desidera, di umiltà ne abbia ben poca. A
quel modo che un povero contadino è lungi dal desiderare di esser re, perché
la cosa gli sembra impossibile e non crede di meritarla, così l'umile di fronte
a queste grazie. Le quali, a mio parere, non sono concesse che agli umili,
perché il Signore, prima di accordarle, invia sempre un qualche grande
sentimento della propria nullità. Chi ha tali desideri, come può essere
persuaso che il Signore gli usi una ben grande misericordia nel non tenerlo già
nell'inferno? Secondo, perché è certissimo che con quei desideri, o si è già
in inganno o si è in gran pericolo di esserlo. Al demonio basta vedersi aperta
la più piccola porta per tenderci mille insidie! ... Terzo, perché quando il
desiderio è veemente, vi entra di mezzo l'immaginazione, e allora la persona si
dà a credere di vedere e di sentire ciò che desidera, come avviene a coloro
che sognano di notte quello che di giorno han molto pensato e desiderato.
Quarto, perché assai temerario è volermi scegliere da me stessa la via, quando
non so distinguere quella che più mi conviene, invece di abbandonarmi a Dio, il
quale, conoscendomi, mi condurrebbe per quella che più si addice al caso mio,
dandomi modo di compiere in tutto la sua santa volontà. Quinto, credete forse
che siano leggeri i travagli delle anime che così Dio favorisce? No, ma
grandissimi e di vario genere. E allora, come sapete di essere capaci di
sopportarli? Sesto, perché può essere che troviate la vostra perdita dove
pensavate di guadagnare, come avvenne a Saul per essere re.
16 - Oltre a queste, vi son altre ragioni. Per cui, credetemi, il più sicuro è
di non volere se non quello che Dio vuole, il quale ci conosce più di noi e ci
ama. Mettiamoci fra le sue mani, affinché compia in noi la sua santa volontà:
mantenendoci in essa con animo risoluto, non cadremo mai in errore. Dovete
inoltre avvertire che il fatto di ricevere tali grazie non significa che si
abbia pure maggior merito. Anzi, ricevendo di più, si rimane obbligati. Ciò
che importa maggiore o minor merito è alla portata di tutti, e Dio non ne priva
nessuno. Vi sono molte anime sante che non hanno mai saputo che cosa sia
ricevere una di queste grazie; altre invece le ricevono, e non sono sante. Non
dovete poi credere che questi favori siano continui. Anzi, per uno solo di essi
che il Signore conceda, si han travagli in gran numero, per cui l'anima, nonché
preoccuparsi per sapere se tali grazie le verranno ripetute, non pensa che al
modo di meglio corrispondervi.
17 - È vero che devono essere di grande aiuto per avere virtù più perfette;
ma le virtù acquistate con le proprie fatiche sono degne di maggior premio. Io
conosco una persona, anzi due - una delle quali è uomo - a cui il Signore aveva
concesso queste grazie. Eppure esse desideravano così ardentemente di servire
Iddio a proprie spese, senza tanti favori, ed avevano una brama così viva di
patire per amor suo, che si lamentavano con Lui perché così le favoriva,
disposte pure a resistere se avessero potuto.Parlo solo delle delizie che Dio
comparte nella contemplazione, non delle visioni, perché queste sono degne di
molta stima, e se ne ricava sempre gran vantaggio.
18 - Secondo me, questi desideri sono soprannaturali e propri di anime altamente
innamorate, le quali vorrebbero mostrare a Dio che non lo servono per il
salario. Se si sforzano di servirlo con maggiore attenzione, non è per la
gloria che ne avranno in ricompensa, a cui non pensano neppure, ma soltanto per
soddisfare all'amore, la cui natura è di sempre operare, in tutte le maniere.
L'anima, se lo potesse, escogiterebbe nuovi mezzi per consumarsi in amore. E se
la maggior gloria di Dio richiedesse il suo perpetuo annientamento, vi si
assoggetterebbe volenteri. Sia Egli per sempre benedetto che vuol mostrare la
sua grandezza nel comunicarsi con sì miserabili creature! Amen.
Capitolo 10
Altre grazie e diversa maniera con cui Dio le concede. Gran profitto che se
ne ricava
1 - Il Signore si comunica con queste apparizioni in varie circostanze: alle
volte quando l'anima è afflitta, altre volte quando le ha da venire qualche
grave travaglio, ed altre quando Sua Maestà vuole deliziarsi con lei e
favorirla. Ma non è il caso di discendere a tanti particolari, perché mio
scopo è di far conoscere, per quanto io me ne intenda, le diverse grazie che su
questo cammino si ricevono, affinché sappiate in che consistono, e quali gli
effetti che lasciano, senza ingannarci col pensare che ogni immaginazione sia
una visione.Con ciò, inoltre, non vi turberete né cadrete in angustia qualora
ne siate favorite, vedendo che, dopo tutto, si tratta di cose possibili. Il
demonio guadagna molto e prende molto piacere nel vedere un'anima afflitta ed
inquieta, perché sa che tale stato le impedisce d'impiegarsi nell'amare e nel
dar lodi al Signore. Sua Maestà si comunica ancora in altri modi; molto più
sublimi e meno pericolosi, nei quali le contraffazioni del demonio non credo
siano possibili. Ma siccome si tratta di cose molto occulte, non è troppo
facile parlarne, a differenza delle visioni immaginarie che si possono spiegare
più facilmente.
2 - Ecco ciò che accade quando Dio lo vuole. L'anima, mentre è in orazione e
profondamente in essa assorbita, si sente improvvisamente sospesa, e il Signore
le fa intendere grandi segreti, che ella crede di vedere nello stesso Dio. Ho
detto vedere, ma in realtà non vede nulla, perché non si tratta di una visione
della sacratissima Umanità e neppure di una visione immaginaria, ma di una
molto intellettuale, nella quale s'intende in che modo si vedano in Dio le cose
e come Egli le contenga in sé. Benché sia una grazia fugacissima, tuttavia
s'imprime nell'anima profondamente, e grandi sono gli effetti che ne vengono.
Anzitutto ci copre di confusione, facendoci meglio vedere la malizia dei nostri
peccati, in quanto li commettiamo mentre siamo in Dio: si, dentro di Lui. Per
farmi intendere, voglio vedere se riesco a servirmi di una similitudine. Benché
sia così e si tratti di una verità che sentiamo molte volte, tuttavia, o non
vi pensiamo o non vogliamo capirla: se la comprendessimo bene, pare che tanta
temerità non ci sarebbe possibile.
3 - Supponiamo che Dio sia come una stanza o un palazzo molto grande e bello. Il
palazzo, ripeto, è lo stesso Dio. Ora, il peccatore per commettere le sue
iniquità può forse uscire dal palazzo? No. Tutte le abominazioni, le
scelleraggini, le disonestà che noi peccatori commettiamo, si consumano tutte
in quel palazzo, vale a dire nello stesso Dio. Oh, verità spaventevole e degna
di somma riflessione! Quanto utile per noi che siamo poco istruite e non finiamo
mai di persuadercene! Oh, sarebbe affatto impossibile avere ancora una così
insensata temerità! Consideriamo, sorelle, la grande misericordia e la pazienza
di Dio che non ci sprofonda sull'istante. Ringraziamolo sentitamente e
vergognamoci di essere così sensibili a ciò che dicono o fanno contro di noi.
Non è forse un'inconcepibile nequizia risentirci di una paroletta, detta alle
volte in nostra assenza e forse senza cattiva intenzione, mentre vediamo Dio
nostro Creatore sopportare che le sue creature gli facciano tante offese fin
dentro di Lui?
4 - Oh, miseria umana! Quando, figliuole, imiteremo un poco questo nostro gran
Dio? No, non ci avvenga mai di credere che facciamo pur noi qualche cosa perché
sopportiamo un'ingiuria! Soffriamo tutto di buona voglia, e amiamo coloro che ci
offendono, giacché anche questo gran Dio non ha mai lasciato di amarci,
nonostante i nostri molti peccati. Sì, ha ragione di volere che tutti
perdonino, qualunque sia l'offesa ricevuta. Benché questa visione sia tanto
rapida, pure vi dico che è un'insigne grazia di Dio, purché l'anima sappia
giovarsene, riportandola spesso alla memoria.
5 - Subitamente, e in un modo inesplicabile, succede alle volte che Dio mostri
in se stesso una tale verità da eclissare tutta quella che si trova nelle
creature, dando chiaramente a conoscere che Egli solo è verità, incapace di
mentire. Allora si comprende ciò che dice David in un salmo: cioè, che ogni
uomo è mendace, parole che non si intenderebbero mai così bene, neppure se si
sentissero molte volte. Dio è una verità che non può mancare. Quando Pilato
chiese a nostro Signore, durante la passione, che cosa fosse la verità, penso
che gli abbia chiesto troppo.E noi quanto poco la conosciamo questa suprema
Verità! Su questo argomento vorrei spiegarmi più a lungo, ma mi è
impossibile.
6 - Impariamo da ciò, sorelle, che per conformarci in qualche cosa al nostro
Sposo e Dio, occorre che ci studiamo di comportarci sempre con verità. Non dico
soltanto che non si debba mentire: in ciò, grazie a Dio, vi vedo così
guardinghe che in queste case non si dice bugia per veruna cosa del mondo; ma
che camminiamo nella verità innanzi a Dio e innanzi agli uomini in tutte le
circostanze possibili, specialmente col non volere che ci ritengano più di
quello che siamo, e con dare a Dio quello che è di Dio, e a noi quello che è
nostro nelle opere che facciamo. Cerchiamo di metterci ovunque nella verità, e
non faremo tanta stima di questo mondo che è tutto menzogna e bugia, e che
appunto perché tale non può essere durevole.
7 - Mi chiedevo una volta perchè Dio ami tanto l'umiltà, e mi venne in mente,
d'improvviso, senza alcuna mia riflessione che ciò dev'essere perché Egli è
somma Verità, e che l'umiltà è verità. È verità indiscutibile che da parte
nostra non abbiamo nulla di buono, ma solo miseria e niente.Chi più lo intende,
più si fa accetto alla suprema Verità, perché in essa cammina. Ci conceda
Iddio, sorelle, di non mai uscire da questo nostro conoscimento! Amen!
8 - Nostro Signore accorda all'anima queste grazie perché, considerandola ormai
come sua vera sposa, già decisa di fare in tutto il suo volere, vuole svelarle
qualche sua grandezza e mostrarle in quali cose debba ella assecondarlo. Non
occorre che mi estenda di più. Ho parlato di queste due grazie, perché mi
sembrano di grande utilità. In esse non vi è alcun motivo di temere, ma
soltanto di lodare il Signore che le dà. Secondo me, il demonio e
l'immaginazione non possono tanto intromettersi, e l'anima ne esce molto
consolata.
Capitolo 11
Tratta di certi desideri di godere Iddio, dati all'anima da Dio stesso, così
grandi e impetuosi da mettere in pericolo la stessa vita. Vantaggi che l'anima
ne ricava
1 - Bastano forse queste grazie perché la colombella o farfalletta - non
crediate che me ne sia scordata - si senta soddisfatta e si riposi dove dovrà
morire? No, certamente. Anzi, il suo stato si fa molto più grave, geme e va
continuamente fra le lacrime. Benché riceva queste grazie da molti anni,
tuttavia, ognuna di esse accresce il suo tormento, perché meglio vi conosce le
grandezze del suo Dio. Ed ella, vedendosi da lui separata e così lontana dal
possederlo, sente aumentare i suoi desideri, in proporzione dell'amore che va
pur esso aumentando, a misura che più scopre quanto meriti di essere amato quel
suo gran Dio e Signore. E con l'andare degli anni quei desideri vanno a poco a
poco aumentando fino a produrre la gran pena di cui ora dirò. Ho detto anni per
conformarmi al modo con cui si sono svolti nella persona accennata, ma so bene
che a Dio non si metton limiti. Egli può fare quel che vuole, per noi desidera
di far molto, e può in un istante elevare l'anima al più alto grado che qui si
dirà.
2 - Accenno, dunque, a quelle ansie, lacrime, sospiri e grandi impeti, di cui ho
parlato: cose che sembrano derivare dal nostro amore quando sia molto sentito.
Tuttavia, sono come un fuoco che dà fumo, si possono sempre sopportare, sia
pure con pena, e non sono neppure da paragonarsi con quello che ora voglio dire.
Mentre l'anima va così ardendo in se stessa, ecco che in seguito a un minimo
pensiero o a una parola che senta sulla lentezza della morte, le viene - non si
sa da che parte, né in che modo - come un colpo o una saetta di fuoco. Non dico
già che sia una saetta: checché sia, si vede chiaramente che non viene da noi.
Dico colpo, ma non lo è; e tuttavia ferisce profondamente. Mi pare che si
faccia sentire, non in quella parte dove si sperimentano i dolori della terra,
ma nel più intimo e più profondo dell'anima, dove questo fugacissimo raggio
riduce in polvere tutto ciò che trova di questa nostra bassa natura, tanto da
esserci impossibile, finché esso continua, di ricordarci ancora di noi.
Immediatamente le potenze si sentono così impacciate da non essere più capaci
di nulla, eccetto di quelle cose che possono aumentare il tormento.
3 - Non vorrei che mi credeste esagerata. Anzi, sono assai moderata, perché si
tratta di cose che non si sanno esprimere. I sensi e le potenze vengono rapiti a
tutto ciò che non contribuisce a far crescere quello spasimo.
E se l'intelletto conserva la sua attività, è solo per comprendere con quanta
ragione l'anima debba affliggersi per essere lontana da Dio. Vi concorre pure il
Signore col dare una così viva cognizione di sé da portare la pena a un alta
grado d'intensità, per cui la persona che ne soffre finisce col prorompere in
alte grida, senza potersi contenere, neppure se molto paziente e abituata a
grandi sofferenze, perché i tormenti di cui parlo non si sentono nel corpo ma
nel profondo dell'anima. Allora quella persona comprende quanto più grandi
delle pene del corpo siano quelle dell'anima, e pensa che di questa natura
debbano pur essere quelle del purgatorio, dove l'assenza del corpo non impedisce
all'anima di soffrire assai di più che non qui sulla terra in compagnia del
corpo.
4 - Io ho visto una persona in questo stato e ho creduto veramente che fosse per
morire.
Nessuna meraviglia del resto, perché qui si è appunto in gran pericolo di
morte. Per quanto questo fenomeno sia breve, lascia il corpo completamente
slogato e con i polsi così deboli come se l'anima stia per rendersi a Dio.
Cessa anche il calore naturale, e l'anima brucia di tal maniera che, con un po'
di più, Dio compirebbe le sue brame. Al momento il corpo non sente nulla, né
poco né molto. Però le membra si slogano, e per due o tre giorni si hanno
grandi dolori, senza neppur la forza di scrivere: credo che il corpo rimanga
più debole di prima. Se al momento il corpo non soffre, dev'essere per
l'intensità dello spasimo interiore che impedisce all'anima di far, conto di
lui. È come avere un dolore molto acuto in un membro: anche se ne abbiamo vari
altri, questi non si sentono tanto. È un fatto che io ho sperimentato assai
bene. Ma nel caso nostro non si sente né poco né molto, né credo che si senta
dolore neppure se ci mettano in brani.
5 - Mi direte che ciò è imperfezione, perché quell'anima non si uniforma al
volere di Dio, a cui si è tante volte assoggettata. Fin qui lo poteva fare, e
con ciò sopportava la vita. Ma ora non lo può più, perché il suo intelletto
non è padrone di sé, né può ad altro pensare fuorché alla ragione che ella
ha di ben dolersi. Perché ancora vivere separata dal suo Bene? Si sente come in
una strana solitudine, e non varrebbero a tenerle compagnia, non solo tutte le
creature della terra, ma neppure, credo, gli stessi abitanti del ella ama: anzi,
le sarebbero di tormento. Si vede come per aria, senza appoggi sulla terra e
senza mezzi per salire al cielo.
Arde di sete e non può giungere all'acqua: sete intollerabile, salita ormai a
tali estremi da non poter essere saziata che con l'acqua di cui il Signore
parlò alla Samaritana.
Altra ella non ne vuole, e questa intanto non le viene concessa! ...
6 - Oh, Signore!... In quali angustie stringete mai chi vi ama! Eppure tutto è
poco di fronte al molto con cui poi lo favorite. Del resto è giusto che il
molto costi molto, massimamente quando serve a purificare l'anima per poi
introdurla nella settima mansione, come il purgatorio purifica quelle che devono
entrare nel cielo, tanto più che innanzi alla grandezza dello scopo, quel
tormento si fa piccolo, come goccia di acqua di fronte al mare, nonostante che
in sé sia di un'afflizione così angosciosa da superare, a mio parere, tutte le
pene della terra. Quanto a queste, le teneva da nulla, in paragone, anche la
persona di cui parlo, malgrado ne avesse sofferte moltissime, sia corporali che
spirituali. Eppure l'anima tiene quella pena in sì gran pregio dal
riconoscersene del tutto indegna, e la soffre di gran voglia, disposta pure, se
così piace al Signore, di sopportarla per tutta la vita. Però questo suo
sentimento non è tale da esserle di sollievo, per cui in quel caso non morrebbe
una volta sola, ma sarebbe in continua agonia: veramente così.
7 - Pensiamo un momento, sorelle, a coloro che sono all'inferno. Non hanno né
questa conformità al volere di Dio, né questa gioia e contento interiore, né
la speranza che i loro tormenti siano ad essi di vantaggio, ma una continua
sofferenza che va sempre più aumentando: dico che va sempre più aumentando
quanto alle pene accidentali. Ora, siccome le sofferenze dell'anima, sono assai
più terribili di quelle del corpo; siccome i tormenti che là si soffrono
sorpassano di gran lunga quelli di cui abbiamo parlato, con l'aggiunta che
dovranno essere eterni, che sarà mai di quelle anime infelici? E che cosa si
può fare e patire, qui in questa vita così breve, che non sia ancora un niente
per sottrarsi a quegli orribili ed eterni dolori? No, non è possibile far
comprendere quanto siano orribili le sofferenze dell'anima, e quanto diverse da
quelle del corpo: bisogna provarle. Se il Signore ce lo fa comprendere è per
darci a conoscere il molto che gli dobbiamo nell'averci chiamate in questo
stato, nel quale, per sua misericordia, nutriamo speranza che ci vorrà
preservare dall'inferno, perdonandoci tutti í nostri peccati.
8 - Ritorniamo ora al nostro argomento, cioè alla gran pena in cui abbiam
lasciato l'anima. In quel grado d'intensità non dura molto: tutt'al più, tre o
quattro ore. Più a lungo non lo credo possibile, tranne che per un miracolo,
perché la nostra naturale debolezza non la potrebbe sopportare. A quella
persona accadde una volta che non durasse più di un quarto d'ora, ma ne uscì
come fatta a pezzi. Era l'ultimo giorno delle feste di Pasqua. Ella le aveva
passate in tale aridità da quasi neppur accorgersi che fosse Pasqua.
Ma ecco che durante la ricreazione, - e ciò che dico è vero - al solo udire
una parola sul prolungarsi della vita, quella pena l'assalì con tanta violenza
da trarla completamente dai sensi. Immaginate voi se si possa resistere! ...
Sarebbe come una persona caduta in un braciere che volesse togliere alla fiamma
il potere di bruciarla.
Si tratta di sentimenti che non si sanno dissimulare. Coloro che assistono non
possono sapere ciò che passa nell'anima. Però vedono che ella è in pericolo
di vita. E se le sono un po' di compagnia, è solo a guisa di ombre. E ombre le
sembrano tutte le cose della terra.
9 - È possibile che qualche volta anche voi abbiate a vedervi in questo stato.
Non dimenticatevi allora che vi può aver parte la nostra naturale debolezza.
Come avete visto, l'anima si va talmente struggendo, che per uscire dal corpo
sembra che non le manchi più nulla. Può allora avvenire che ne tema per
davvero, e che brami un po' di sosta al tormento per non morire.
È la nostra naturale debolezza che fa sentire i suoi timori. Tuttavia il
desiderio non cessa, ne è possibile trovare rimedio a tanta pena, finché Dio
non lo tolga. Ordinariamente ciò avviene con qualche grande rapimento o
visione, in cui il vero Consolatore consola e fortifica l'anima affinché si
rassegni a vivere per quanto Egli vorrà.
10 - È uno stato assai penoso, ma l'anima ne esce con grandissimi effetti,
senza più la paura delle tribolazioni possibili, in quanto non vi è più nulla
dopo quel tormento che possa ancora intimorirla. Anzi, visti i vantaggi che le
sono venuti, amerebbe soffrirlo varie altre volte. Ma la cosa non è in suo
potere perché come non ha alcun mezzo per resistere o per sottrarsene quando
viene, così non ne ha alcuno per procurarselo. Avendo constatato che nessuna
cosa della terra le può essere allora di conforto, sente per il mondo maggior
disprezzo di prima; avendo compreso che solo il Creatore può consolare e
saziare la sua anima, esce con maggior distacco dalle creature; e avendo veduto
che se Egli può consolare, può anche far soffrire, ne concepisce maggior
timore, e si studia più attentamente di non offenderlo.
11 - Secondo me, due sono le cose che in questo cammino spirituale mettono in
pericolo di morte: l'una, la pena di cui parliamo, veramente pericolosa e non di
poco; l'altra, una gioia o un'ebbrezza molto grande per la quale l'anima si
trova in tale estremo da parere che stia veramente per morire: un poco ancora, e
uscirebbe dal corpo con sua non piccola fortuna. Giudicate ora, sorelle, se non
ho io ragione di dire che qui occorre aver coraggio, e se nel caso che voi
domandiate a Dio queste grazie, non abbia Egli ragione di chiedervi, come già
ai figliuoli di Zebedeo, se potete bere il suo calice.
12 - Sono sicura che tutte risponderemmo di sì, e non senza ragione, perché il
Signore, quando vede che uno ha bisogno di essere incoraggiato, non lascia di
farlo. Anime siffatte Egli le difende in ogni cosa, e quando sono oggetto di
biasimo e di persecuzione, risponde per loro, se non con le parole, con i fatti,
come fece con la Maddalena. E poi, poi... prima che muoiano, le paga di tutto in
una volta, come ora vedrete. Sia Egli per sempre benedetto, e tutte le creature
lo lodino! Amen.
SETTIME MANSIONI, in quattro Capitoli
Capitolo 1
Grazie sublimi di cui Dio favorisce le anime che sono entrate nelle settime
mansioni - Differenza fra anima e spirito, benché siano un tutt'uno - Si tratta
di cose che meritano attenzione
1 - Dopo quello che si è detto di questo cammino spirituale, vi parrà,
sorelle, che non vi sia più nulla d'aggiungere. Ma è stoltezza pensarlo,
perché se le grandezze di Dio non hanno limiti, non ne hanno neppure le sue
opere. Chi può finire di raccontare le sue misericordie e le sue magnificenze?
Nessuno certamente.
Perciò, non solo non dovete meravigliarvi di ciò che si è detto, ma neppure
di quanto si dirà, non essendo infine che un punto rispetto al molto che di Dio
si può dire. È già una sua grande misericordia l'aver comunicato queste cose
a persone da cui possiamo saperle, perché così, conoscendo meglio le sue
comunicazioni con le creature, meglio lodiamo la sua grandezza, e ci sforziamo
di tenere in gran conto le anime con le quali Egli tanto si diletta. Anche noi
abbiamo un'anima, fatta ad immagine e a similitudine di Dio, ma non sappiamo
apprezzarla come si merita, per cui non conosciamo i grandi segreti che sono in
essa. Piaccia a Dio - se ciò gli è di gloria - di muovere la mia penna e
d'insegnarmi il modo di farvi intendere qualche cosa del molto che vi è ancora
da dire, e che Dio disvela alle anime da Lui introdotte in questa mansione. A
questo scopo io ho già molto pregato. Mio intento, come Dio sa, è di mettere
in luce le sue misericordie, affinché il suo nome sia maggiormente lodato e
benedetto. E spero che Egli mi esaudisca, non pe me, ma per voi, affinché
intendiate quanto importi che non sia per vostra colpa che lo Sposo lasci di
celebrare con voi questo matrimonio spirituale, fonte d'immensi vantaggi.
2 - Gran Dio! Misera come sono, mi vien da tremare nel parlare di un soggetto
che merito così poco d'intendere. Mi sento tutta confondere, e penso se non sia
meglio trattare di questa mansione in poche parole.
Mi sembra che si debba supporre che io me ne intenda per esperienza, e ciò,
conoscendomi chi sono, mi è d'indicibile vergogna e terrore. D'altra parte mi
sembra che non farlo sia tentazione e debolezza.
E così mi arrendo, nonostante i giudizi che ne possiate fare. Purché il mio
Dio sia lodato e conosciuto un po'
di più, mi gridi pur dietro tutto il mondo! ... Senza poi dire che quando
questo scritto verrà alla luce, può essere che io sia morta. Sia benedetto
Colui che vive e vivrà per tutti i secoli! Amen.
3 - Quando nostro Signore si degna d'aver pietà di quanto patisce ed ha patito
per il desiderio di Lui quest'anima che Egli spiritualmente ha già accettato in
sua sposa, la introduce, prima che il matrimonio spirituale si consumi, nella
sua stessa mansione, che è questa settima di cui parliamo. In quella guisa che
Dio ha la sua dimora nel cielo, così deve averla nell'anima, per abitarvi da
solo come in un secondo cielo.
Importa molto, sorelle, che ci guardiamo dal credere che la nostra anima sia un
qualche cosa di oscuro. Ordinariamente, siccome non vediamo altra luce fuor di
quella che colpisce i nostri occhi, ci figuriamo che nel nostro interno non ve
ne sia alcuna e che nella nostra anima regni una specie di oscurità. Così è
per le anime che non sono in grazia; ma ciò, non per difetto del Sole di
Giustizia che é ancora in loro come datore dell'essere, ma perché esse non
sono capaci di ricevere la sua luce, come mi pare di aver detto nella prima
mansione, riferendomi a ciò che ne aveva inteso una certa persona. Queste anime
sventurate si trovano come in una oscura prigione, con le mani e i piedi legati,
incapaci di qualsiasi azione che sia loro di merito, cieche e mute.
Compiangiamole ché ne abbiamo ragione, pensando che anche noi ci siam forse
trovate nelle medesime condizioni, e che Dio può aver misericordia anche di
loro.
4 - Abbiamone gran cura e non trascuriamo mai di supplicarne il Signore. Pregare
per coloro che sono in peccato mortale è una grandissima elemosina, maggiore di
quella che si possa fare nella supposizione seguente. Ecco un cristiano che ha
le mani legate dietro le spalle con una grossa catena, e stretto a un palo. Sta
languendo di fame, non già perché gli manchino gli alimenti, ché anzi ne ha
vicini di squisitissimi, ma perché non può prenderli né portarli alla bocca.
Anzi, ne ha una nausea profonda, e sta ormai per morire, non di morte temporale,
ma eterna. Ora, non sarebbe una crudeltà fermarsi a guardarlo senza mettergli
in bocca alcun cibo? Che dire invece se per le vostre preghiere gli venissero
tolte le catene? Ma già voi mi capite...
Perciò vi scongiuro per amor di Dio di non mai dimenticarvi nelle vostre
preghiere di queste povere anime!...
5 - Ma non è di loro che intendiamo parlare, bensì di quelle che per
misericordia di Dio han fatto penitenza dei peccati commessi, e ora sono in
grazia. Possiamo considerare ognuna di queste anime non già come una cosa
stretta e limitata, ma come un mondo interiore, suddiviso in tante e
meravigliose mansioni. Ed è giusto che sia così, perché in esse ha sua stanza
il Signore. Ora, quando Sua Maestà si compiace di accordare a un'anima la
grazia di questo divino matrimonio, comincia con introdurla nella sua stessa
mansione, ma non come le altre volte quando la favoriva di rapimenti. Benché
Dio unisca l'anima a sé anche con i rapimenti e con quell'orazione che abbiamo
detto di unione, tuttavia queste cose non sembra che invitino l'anima ad entrare
nel suo centro, come avviene in questa mansione, ma soltanto a salire nella sua
parte superiore. Comunque, il modo poco importa. Quello che vale è che il
Signore unisce l'anima a sé, rendendola cieca e muta, come S. Paolo al momento
della conversione, e impedendole di conoscere la grazia che gode e come la gode.
La gran gioia che allora l'anima sperimenta è solo in quanto si vede vicina a
Dio, mentre quando Egli la unisce a sé, non intende nulla perché le potenze si
perdono.
6 - Ma qui la cosa è diversa. Il nostro buon Dio vuol levarle le squame dagli
occhi, affinché veda ed intenda qualche cosa della grazia che sta per farle, e
ciò in un modo assai strano. Una volta introdotta in questa mansione, le si
scoprono, in visione intellettuale, le tre Persone della santissima Trinità,
come in una rappresentazione della verità, in mezzo a un incendio, simile a una
nube risplendentissima che viene al suo spirito. Le tre Persone si vedono
distintamente, e l'anima, per una nozione ammirabile di cui viene favorita,
conosce con certezza assoluta che tutte e tre sono una sola sostanza, una sola
potenza, una sola sapienza, un solo Dio. Ciò che crediamo per fede, ella lo
conosce quasi per vista, benché non con gli occhi del corpo né con quelli
dell'anima, non essendo visione immaginaria. Qui le tre Persone si comunicano
con lei, le parlano e le fanno intendere le parole con cui il Signore disse nel
Vangelo che Egli col Padre e con lo Spirito Santo scende ad abitare nell'anima
che lo ama ed osserva i suoi comandamenti.
7 - O Dio! Che differenza udire e credere a queste parole dall'intenderne la
verità nel modo che ho detto!
Lo stupore dell'anima va ogni giorno aumentando, perché le pare che le tre
divine Persone non l'abbandonino più. Le vede risiedere nel suo interno, nella
maniera già detta, e sente la loro divina compagnia nella parte più intima di
se stessa, come in un abisso molto profondo che per difetto di scienza non sa
definire.
8 - Stando a quello che ho detto, vi sembrerà che l'anima non sia in se stessa,
ma tanto assorbita da non intendere nulla. Eppure, per ciò che riguarda il
servizio di Dio, è molto più in sé di prima, tanto che appena espletate le
sue occupazioni, si raccoglie con quella dolce compagnia, mentre il Signore non
lascia di farle sentire la sua continua presenza, né mai più l'abbandona se
non sia prima lei a lasciarlo. Ma grande è là sua fiducia che Dio, dopo averle
concesso questa grazia non permetterà che la perda. E così infatti può
credere, malgrado che non lasci di comportarsi con la maggior attenzione
possibile per non offenderlo in nulla.
9 - Dovete sapere che la vista di questa divina presenza non dura sempre così
perfetta - dico in modo così chiaro - come al momento della sua prima
manifestazione, o come quando il Signore si compiace di ripeterne la grazia. Se
fosse così, sarebbe impossibile non solo occuparsi in altra cosa, ma neppur
vivere fra gli uomini. Però, quantunque la visione non sia sempre così chiara,
tuttavia l'anima non lascia mai di avvertire di essere in quella compagnia. Ecco
un paragone: una persona si trova con molte altre in una stanza inondata di
luce.
Si chiudono le finestre e si rimane al buio. Ora, quella persona non lascia
certo di credere che le altre siano là per il fatto che, mancando la luce, non
le vede e non le vedrà fino al ritorno della luce. Sarebbe ora da chiedere se,
tornata la luce, ella volendolo, possa rivedere le persone. No, non è in suo
potere: occorre che Dio si compiaccia di aprire la finestra dell'intelletto. Ma
è già per una sua grande misericordia se non si allontana da lei e permette
che lo comprenda in quel modo!
10 - Sembra che Sua Divina Maestà voglia disporre l'anima con quest'amabile
compagnia per delle cose più sublimi. In essa infatti trova un grande aiuto per
avanzarsi in perfezione, e liberarsi dal timore che le altre grazie di Dio
talvolta le ispiravano. Infatti, quella persona si trovò migliorata in ogni
cosa, persuasa che l'essenziale della sua anima non si muovesse più da quella
mansione, per pene ed affari che avesse.
Anzi le sembrava che la sua anima fosse quasi divisa tanto che dopo questa
grazia, quando le accadeva di vedersi fra gravi tribolazioni, si lamentava di
lei, come Marta di Maria, rimproverandola che stesse sempre godendo in quella
quiete e lasciasse lei fra tante pene e occupazioni che le impedivano di tenerle
ivi compagnia.
11 - Può essere, figliuole, che ciò vi sembri una stranezza, ma è così.
Sappiamo che l'anima è una, eppure non dico una stranezza, ma un fatto molto
ordinario. Non vi ho forse detto che da certi effetti interiori si può
chiaramente conoscere che fra l'anima e lo spirito vi dev'essere una qualche
differenza? In realtà non sono che una cosa, ma alle volte vi si nota una
distinzione così sottile da pensare che l'uno operi in un modo e l'altra in
altro, a seconda del sapore diverso di cui il Signore li favorisce. Inoltre, mi
pare che l'anima differisca dalle sue potenze e che non sia una cosa sola con
esse. Insomma, vi sono nel nostro interno tanti e così delicati misteri che
sarebbe temerità mettermi io a spiegarli. Li vedremo tutti nell'altra vita, se
il Signore si compiacerà, nella sua misericordia, d'ammettercí in quel
soggiorno ove ci saranno svelati.
Capitolo 2
Ancora sul medesimo argomento - Differenza che passa tra l'unione e il
matrimonio spirituale, spiegata con graziosi paragoni
1 - Veniamo ora a parlare del divino e spirituale matrimonio, che credo quaggiù
non si debba effettuare in tutta la sua perfezione, perché basta che ci
allontaniamo da Dio per subito perderne la grazia. La prima volta che l'accorda,
il Signore si compiace di mostrarsi all'anima nella sua Umanità sacratissima
mediante una visione immaginaria affinché ella lo conosca e comprenda il gran
dono che sta per farle. Forse ad altre persone si mostrerà in altra forma; ma a
quella di cui parliamo si presentò appena fatta la comunione, circonfuso di
grande splendore, e le disse esser tempo che ella si curasse delle cose di Lui
come fossero sue proprie, mentre Egli s'interesserebbe delle sue. Ed aggiunse
altre parole che sono più da sentire che da dire.
2 - Si direbbe che per quella persona non fosse una novità, perché il Signore
le si era mostrato così varie altre volte. Ma allora lo fece in tal modo da
lasciarla fuor di sé e tutta piena di spavento: primo, per la grande violenza
con cui la visione le avvenne; secondo, per le parole che le furono dette; e
infine perché non aveva mai avuto altre visioni, tranne quella di cui ho
parlato. Dovete sapere che la differenza fra le visioni precedenti e quelle di
queste mansioni è molto grande: quella che passa tra il fidanzamento e il
matrimonio spirituale è come quella tra due fidanzati e coloro che più non
possono separarsi.
3 - Ho già detto che si ricorre a questi paragoni perché non ve ne sono altri
di più adatti. Però si tenga presente che qui al corpo non si pensa, non
altrimenti che se l'anima ne fosse separata, e nient'altro che puro spirito.
Meno ancora poi nel matrimonio spirituale, perché questa misteriosa unione si
fa nel centro più intimo dell'anima, ove deve abitare lo stesso Dio che per
entrarvi non ha bisogno di alcuna porta. Se ho detto che non ha bisogno di
alcuna porta, è perché nelle grazie fin qui descritte i sensi e le potenze gli
erano come di mezzo, ai quali doveva pur ricorrere quando appariva nella sua
sacratissima Umanità. Ma ben diversa è la cosa nell'unione del matrimonio
spirituale. Il Signore appare nel centro dell'anima - non per visione
immaginaria ma intellettuale - in un modo più delicato che non in quello già
detto, come apparve agli apostoli senza passare per la porta quando disse loro:
Pax vobis Ed è un segreto così grande, un così intenso diletto, un così
sublime e subitaneo favore che non so a qual paragone ricorrere. Sembra che Dio
voglia mostrare all'anima la gloria del cielo, ma in un modo più elevato che
non con ogni altra visione o gusto spirituale. Soltanto questo si può dire: che
l'anima, o meglio il suo spirito, diviene una cosa sola con Dio. Così a quanto
si può capire. Dio, spirito pur Lui, volendo mostrarci l'amore che ci porta, fa
conoscere ad alcune persone fin dove il suo amore sa giungere, affinché lodiamo
la sua grandezza, la quale si compiace di così unirsi a una creatura da non
volersi mai più da essa dividere, come coloro che per il matrimonio non si
possono più separare.
4 - Non è così nel fidanzamento spirituale nel quale spesso i due soggetti si
separano, come nemmeno nell'unione, nella quale, pure avendosi congiunzione di
due cose in una, tuttavia queste si possono dividere, e sussistere ognuna da
sé. Ordinariamente infatti si tratta di una grazia che passa rapidamente,
lasciando l'anima priva della compagnia che aveva: priva nel senso che non la
sente più.Non così invece nel matrimonio spirituale, perché l'anima rimane
sempre in quel centro con il suo Dio. Possiamo paragonare l'unione a due candele
di cera unita insieme così perfettamente da formare una sola fiamma, oppure
come se il lucignolo, la fiamma e la cera non siano che una cosa sola. Nondimeno
le candele si possono separare, ricavandone due candele distinte: così pure il
lucignolo dalla cera. Ma nel caso nostro è come l'acqua del cielo che cade in
un fiume o in una fonte, dove si confonde in tal modo da non saper più
distinguere quella del fiume da quella del cielo; oppure come un piccolo
ruscello che va a finire nel mare, da cui non è più possibile separarlo; o
come una gran luce che entra in una stanza per due finestre: vi entra divisa, e
dentro si fa un tutt'uno.
5 - Ciò forse intendeva S. Paolo quando disse: Chi si accosta e si unisce a Dio
si fa un solo spirito con Lui, accennando a questo sublime matrimonio nel quale
si presuppone che Dio si sia già avvicinato all'anima mediante l'unione. Dice
ancora l'Apostolo: "Il mio vivere è Cristo e il morire un guadagno"
Così mi pare che possa dire pur l'anima, perché qui la farfalletta muore con
suo grandissimo gaudio, essendo Cristo la sua vita.
6 - Col tempo s'intenderà meglio questa cosa dagli effetti che si avranno, e la
si vedrà chiaramente per via di certe segrete aspirazioni, talvolta così vive
da rendere impossibile ogni dubbio. Sì, è Dio che dà vita all'anima. Ella non
si sa esprimere, ma lo sente molto bene. E alle volte, non potendo più
contenere i grandi sentimenti che l'agitano, prorompe in parole di tenerezza,
come: "O Vita della mia vita! O Sostegno che mi sostieni! " ed altre
simili. Intanto, dalle divine mammelle a cui è attaccata, escono certi spruzzi
di latte che confortano tutti gli abitanti del castello, quasi voglia il Signore
che anch'essi partecipino al godimento dell'anima, e che dal fiume immenso in
cui la fontanella si è sperduta zampillino alcune polle di acqua in sostegno di
coloro che devono attendere nel corporale ai due sposi. Sono operazioni che si
avvertono e delle quali si rimane sicurissimi, a guisa di persone che vengano
improvvisamente bagnate e che non possano a meno di avvertirlo, neppure se in
quell'istante fossero distratte. Ma a quel modo che non si può avere alcun
getto d'acqua senza un principio che la muova, così nel nostro interno quanto
alle operazioni che ho detto: vi dev'essere qualcuno che scagli quelle saette e
che dia vita a quella vita, un sole fortemente luminoso che dall'interiore
dell'anima diffonda luce per tutte le potenze. Ciò nonostante l'anima non si
muove dal suo centro, né perde la sua pace. Colui che dette la pace agli
apostoli quando stavano insieme, può darla anche a lei.
7 - Penso che questo saluto del Signore, non meno delle parole con cui mandò in
pace la gloriosa Maddalena, dovettero operare più di quello che suonavano,
perché in noi le parole di Dio sono parole ed opere.
In quelle anime ben disposte dovevano operare in tal modo da spogliarle di ogni
cosa corporea, lasciandole nello stato di puri spiriti, acciocché potessero
congiungersi, mediante questa unione celeste, con lo Spirito increato, essendo
ormai fuor di dubbio che tanto più Egli ci riempie di sé, quanto più ci
vuotiamo di ogni cosa creata., distaccandocene per amor suo. Per questo Gesù
Cristo Signor Nostro pregando una volta per i suoi apostoli, domandò - non so
bene in che circostanza - che fossero una cosa sola col Padre e con Lui, come
Egli, Gesù Cristo Signor Nostro, è nel Padre e il Padre in Lui.Non so se possa
darsi maggiore amore! Anche noi vi siamo comprese, perché il Signore disse: Non
prego soltanto per essi, ma anche per coloro che crederanno in me. Aggiunse
inoltre: Io sono in essi."
8 - Oh, come sono vere queste parole! Come le intende e le sperimenta bene
l'anima in questa orazione!
Anche noi le intenderemmo se non fosse per nostra colpa, perché le parole di
Gesù Cristo, nostro Re e Signore, non possono mancare. Ma siccome manchiamo
noi, non disponendoci e non allontanandoci da quanto ci può intercettare questa
luce, così non riusciamo a vederci in questo specchio, nel quale la nostra
immagine è pure impressa.
9 - Ritornando a quello che dicevo, Dio introduce l'anima nella sua stessa
mansione che è il centro della medesima anima. Ora, come il cielo empireo, dove
sta Dio, dicono che non si muove come gli altri cieli, così questa mansione,
per cui l'anima che vi fu introdotta non va più soggetta ai movimenti che suole
avere nelle potenze e nella immaginazione, o per lo meno esse non le sono di
danno, né le tolgono la pace. Sembro voler dire che una volta arrivata a questa
grazia, l'anima sia sicura della sua eterna salute, e non tornerà più a
cadere. No. Ovunque accenno a tale sicurezza, si deve intendere finché Dio
tenga l'anima per mano, ed ella non l'offenda. Per quanto riguarda quella
persona, so di certo che, nonostante si veda in questo stato e vi perseveri da
vari anni, tuttavia, lungi dal tenersi sicura, va innanzi con maggior timore di
prima, guardandosi da ogni più piccola colpa. Vivissimi i suoi desideri di
servire Iddio, ma, come si dirà più innanzi, vedendo il poco che può fare di
fronte al molto a cui è obbligata, non meno viva e continua è la sua pena e
confusione: il che non è piccola croce, ma grandissima penitenza. Quanto alle
penitenze, più ne fa, più ne sperimenta diletto.
Ma la sua vera penitenza è quando il Signore le toglie la salute e le forze
necessarie per farla. Come ho detto altrove, qui la sua pena è assai più
grande, e le deve venire dalla radice a cui ella è attaccata. Se un albero
piantato in riva all'acqua corrente si conserva più fresco e dà frutti più
copiosi, nessuna meraviglia di quest'anima, né dei suoi desideri, dato che il
suo vero spirito si è ormai fatto una cosa sola con l'acqua celeste di cui
abbiamo parlato.
10 - Tornando a quello che dicevo, non bisogna credere che le potenze, i sensi e
le passioni si mantengano sempre in questa pace. Invece l'anima sì, benché
nelle sue mansioni inferiori non manchino di tanto in tanto guerre, fatiche e
sofferenze, le quali, però, non sono mai tali da toglierla dal suo luogo, né
da farle perdere la pace, almeno in via ordinaria. Il centro dell'anima nostra,
ossia il nostro spirito, è così difficile da spiegare e da credere che, per
non saper io farmi intendere, temo che siate tentate di non credermi. Non è
forse assai strano affermare che vi sono pene e travagli, e che nel medesimo
tempo l'anima rimane in pace? Ma eccovi una o due similitudini. Piaccia a Dio
che mi servano per dirne qualche cosa. Tuttavia so di dire la verità, anche se
esse non sono molto appropriate.
11 - Come un re nel suo palazzo non lascia di stare sul suo trono perché il
regno è funestato da grandi guerre e calamità, così qui: benché nelle altre
mansioni vi sian bestie velenose, grande confusione e se ne oda il tumulto,
l'anima rimane al suo posto e non vi è nulla che la smuova. Il rumore che sente
le può dare un po' di noia, ma non l'inquieta, né le fa perdere la pace,
perché le passioni sono vinte e temono di entrare da lei, per non doverne
uscire più umiliate. Ecco che abbiamo il corpo indolenzito ma la testa sana.
Ora, non perché ci duole il corpo, ci deve pur dolere la testa... Mi rido di
questi paragoni, non mi soddisfano; ma non ne so altri. Pensate quello che
volete. Ciò che ho detto é vero.
Capitolo 3
Effetti di questa orazione - Bisogna considerarli con grande cura e
attenzione perché ammirabile è la differenza che li distingue dagli altri
1 - Abbiamo detto che la farfalletta è morta, felicissima d'aver trovato il suo
riposo, e che Cristo vive in lei. Vediamo ora come vive, e se la sua vita
attuale differisca da quella di prima, potendosi conoscere da questi effetti se
realmente abbia ricevuta la grazia di cui si è detto. A quanto ne posso
giudicare, gli effetti sono i seguenti.
2 - Anzitutto un grande oblio di sé, così profondo da farle credere di non
esistere più. Si sente trasformata in tal maniera da non riconoscersi più. Non
pensa né al cielo che l'attende, né alla vita, né all'onore, ma solo a
impiegarsi alla maggior gloria di Dio. Le parole dettele dal Signore, cioè, che
prendesse cura delle cose di Lui perché Egli si curerebbe delle sue, pare che
abbiano prodotto quello che significano, tanto che ella non si preoccupa più di
nulla. Non vuol essere nulla in nessuna cosa, eccetto quando vede di poter
alquanto contribuire nell'accrescere, anche solo di un punto, l'onore e la
gloria di Dio: per questo sacrificherebbe volentieri la vita. Ma quanto al
resto, si sente in un così strano oblio da sembrare, ripeto, di non esistere
più.
3 - Non dovete però credere, figliuole, che trascuri di mangiare e dormire,
benché le sia di gran tormento, e nemmeno che lasci di compiere i doveri a cui
per il suo stato è obbligata: qui non parliamo che delle disposizioni
interiori. Quanto alle opere esterne, vi è ben poco da dire. E questo
costituisce la sua pena, per esser costretta a vedere che le sue forze non
valgono a nulla. Ma se può qualche cosa, e vede che è di gloria al Signore,
nulla al mondo la trattiene.
4 - Il secondo effetto è un gran desiderio di patire, ma non in modo d'averne
inquietitudine, come già per l'innanzi. Sua brama ardentissima non è che di
compiere la volontà di Dio, e perciò ritiene come buono tutto quello che il
Signore dispone: se Egli vuole che patisca, ciò sia alla buon'ora; se non lo
vuole, non s'inquieta come prima.
5 - Se viene perseguitata sperimenta nel suo interno una vivissima gioia, e
permane in una pace molto più profonda che non negli stati precedenti. Non solo
non prova il minimo risentimento per quelli che le fanno o le vogliono fare del
male, ma li circonda di maggiori attenzioni; e se li vede in qualche travaglio,
ne rimane teneramente afflitta, sino ad essere disposta a far di tutto per
sollevarli. Li raccomanda instantemente al Signore, e rinuncerebbe volentieri ad
alcune delle sue grazie affinché Dio le concedesse a loro, ed essi non
l'offendessero più.
6 - Ma ecco ciò che più mi sorprende. Avete veduto le angosce e le desolazioni
di queste anime per il desiderio di morire e di andare a godere Iddio. Ma ora
desiderano tanto di servirlo, di farlo da tutti servire e di affaticarsi anche
per il profitto di un'anima, che non solo non sospirano più di morire, ma
bramano di vivere a lungo, anche fra gravissimi travagli, pur di ottenere che
Dio sia lodato un po' di più. Non se ne curerebbero nemmeno se fossero sicure
di andar subito a Dio appena uscite dal corpo, perché alla gloria dei santi non
pensano, né per allora la desiderano. La loro gloria è nell'aiutare il loro
Dio crocifisso, specialmente quando vedono fino a che punto sia Egli offeso e
come pochi cerchino il suo onore, trascurando tutto il resto.
7 - Vero è che talvolta, dimenticandosi di tutto questo, riprendono con i più
teneri sospiri a desiderare di godere Iddio e di uscire da questo esilio,
specialmente quando considerano il poco che sanno fare per Lui; ma ritornano
presto al loro stato, e vedendo che infine lo hanno sempre con sé, se ne
contentano e gli offrono l'accettazione della vita come un dono assai caro, il
più costoso che gli possano offrire. Non hanno più paura della morte che di un
soave rapimento. E ciò che sorprende è che autore di questi sentimenti è il
medesimo che prima dava loro quei desideri così eccessivi e tormentosi. Sia
Egli per sempre lodato e benedetto!
8 - Insomma, queste anime non desiderano né gusti né consolazioni spirituali,
perché hanno con sé lo stesso Dio, ed Egli vive con loro. Ora, siccome la sua
vita non fu che un continuo martirio, è chiaro che tale debba pur rendere la
loro, almeno nei desideri se non nella pratica, nella quale Egli usa conformarsi
alla nostra debolezza benché non manchi, quando lo vede necessario, di venirci
in aiuto con la sua forza. Tali anime sono staccate da tutto, non d'altro
bramose che di star sole o di lavorare per la salute delle anime. Non hanno né
aridità né pene interiori, e non vorrebbero far altro che lodare Iddio, di cui
vanno teneramente occupate. Quando si distraggono, sono richiamate da Dio stesso
nella maniera che ho detto, e l'impulso con cui le sveglia - non so che altra
parola adoperare - procede dal loro stesso interiore, come ho detto trattando
degli impeti, ma con grande soavità. È desso un fenomeno tanto frequente e
ordinario, che lo si è potuto esaminare attentamente. Non è frutto
dell'intelletto, né della memoria, né di qualunque cosa che possa far pensare
a un concorso della stessa anima. Come il fuoco che, malgrado ogni sua più
grande intensità, non dirige mai in basso le sue fiamme, ma sempre in alto,
così qui: quel movimento inferiore procede dal centro dell'anima e sale a
svegliare le potenze.
9 - Veramente, quand'anche non vi fosse alcun altro vantaggio su questo cammino
dell'orazione che di vedere con quanta premura Iddio cerchi di comunicarsi con
noi e come ci vada pregando - sì, dico pregando - di rimanere con Lui,
sarebbero fin troppo sufficienti per ripagarci di ogni possibile travaglio
questi suoi tocchi di amore così soavi e penetranti. Certo che li avrete
provati pur voi perché credo che una volta giunti all'orazione di unione, non
mancherà Iddio di farsi così sentire, sempre inteso che da parte nostra non si
trascurino i suoi voleri. Quando ciò vi accadesse, ricordatevi che procede
dalla stanza interiore che Dio occupa in voi, e lodatelo grandemente. E' un suo
messaggio, un biglietto scritto con grande amore, della cui provenienza non si
può dubitare, e di cui vuole che soltanto voi conosciate i caratteri e ciò che
con essi vi domanda. E voi, - per quante occupazioni esteriori possiate avere,
anche se in conversazione con varie persone - non lasciate mai di rispondegli.
Sì, può darsi che Dio vi faccia questa segretissima grazia mentre siete con
gli altri; ma siccome la risposta dev'essere interiore, potete dargliela
egualmente con grandissima facilità, consistendo essa in un atto di amore, o
nel dire con S. Paolo: Che volete, Signore, che io faccia? È questo un tempo
propizio, nel quale il Signore sembra che ci stia ascoltando per insegnarci come
meglio piacergli: alla qual cosa ordinariamente dispone assai bene questo tocco
delicato, eccitandone una volontà risoluta.
10 - Ciò che caratterizza questa mansione è che vi mancano quasi del tutto le
aridità e le inquietitudini interiori che di tanto in tanto si producono nelle
altre. L'anima è quasi sempre nella pace, così sicura della divina provenienza
di questa grazia da neppur dubitare che possa trattarsi di una contraffazione:
non del demonio, perché non credo che egli ardisca, e che Dio gli permetta di
entrare in questa mansione dove il Signore ha invitata l'anima per stare con lei
e farsi da lei contemplare; non dei sensi e delle potenze, perché qui, come ho
detto, non hanno nulla a che fare; e neppure della stessa anima, perché in
queste grazie ella non può prestare altro concorso che quello già da lei
prestato nel darsi tutta al Signore.
11 - Il modo con cui Dio arricchisce ed istruisce l'anima in questa orazione è
così calmo e silenzioso da fare pensare alla costruzione del tempio di
Salomone, durante la quale non si sentiva il minimo rumore.Così in questo
tempio di Dio, in questa mansione che è sua: Dio e l'anima si godono in
altissimo silenzio. L'intelletto non ha movimenti né ricerche da fare. Chi l'ha
creato vuole che si riposi e contempli ciò che avviene come per una piccola
fessura. Di tanto in tanto verrà privato pur di questo e non potrà più
vedere, ma soltanto per poco, perché qui le potenze non si perdono, ma stan lì
assorte senza operare.
12 - Ecco ciò che mi stupisce. L'anima arrivata a questo punto non va più
soggetta ad alcuna estasi, almeno in modo da perder l'uso dei sensi. E se
qualche volta vi va ancora, non è mai con quei rapimenti e voli di spirito di
cui ho parlato. Comunque, ciò le avviene assai di rado, e quasi mai in
pubblico: cosa che prima le era assai ordinaria. Non servono più ad eccitarvela
neppure quelle grandi occasioni che prima accendevano la sua devozione, come
un'immagine devota, le note d'una musica, oppure una predica che poi quasi non
ascoltava. Siccome la povera farfalletta era tutta in ansietà, si spaventava di
ogni cosa e prendeva il volo. Ora, invece, sia che abbia già scoperto il suo
riposo; sia che per le grandi meraviglie vedute in questa mansione non si
stupisca più di nulla; sia che per aver trovato una tale compagnia non si senta
più così sola come prima; oppure che si tratti di una qualche altra ragione a
me sconosciuta, fatto sta, sorelle, che non è più così. Sarà perché quando
Dio comincia a introdurre e a mostrare all'anima le meraviglie di questa
mansione, ella perde l'estrema debolezza che prima aveva e che tanto la
tormentava, oppure perché il Signore l'ha fortificata, dilatata e resa più
abile; ovvero perché prima voleva far conoscere pubblicamente, per certi suoi
fini particolari quello che le accordava in segreto. Comunque, i giudizi di Dio
sono superiori a ogni nostra immaginazione.
13 - Questi gli effetti che Dio opera nell'anima quando la unisce a sé con quel
bacio che la sposa domandava e che qui, a quanto pare, le viene accordato. A
questi si devono aggiungere tutti quelli che nei diversi gradi di orazione
abbiamo classificati per buoni. Qui ella si delizia nel tabernacolo di Dio. Qui
la colomba inviata da Noè per vedere se il diluvio era finito trova l'olivo, ad
indicare che in mezzo alle acque e alle tempeste di questo mondo ha finalmente
scoperto terra ferma. Oh, Gesù, se potessi conoscere tutti i passi della sacra
Scrittura tendenti a far comprendere questa pace dell'anima! Sapendo quanto essa
importi, fate, o mio Dio, che i cristiani si muovano tutti a cercarla, e
conservatela, nella vostra misericordia, a chi l'avete già data, benché
sappiamo di dover sempre vivere con timore fino a quando non ci darete la vera
pace, conducendoci dove essa non può più terminare. Dico vera pace, non
perché questa di cui parlo non sia vera, ma perché allontanandoci da Dio,
possiamo ricadere nella guerra di prima.
14- Oh, la pena di queste anime nel vedere di esser ancora capaci di perdere un
tanto Bene! Perciò camminano più cautamente e procurano di cavar forza dalla
loro debolezza per non trascurare una sola occasione di maggiormente piacere a
Dio. Più si vedono da lui favorite, più diffidano e temono di se stesse, sino
alle volte a non aver coraggio neppure di sollevare gli occhi, come il
Pubblicano del Vangelo, per aver meglio conosciuto nelle divine grandezze la
loro estrema miseria e l'enorme malizia dei loro peccati. Altre volte invece,
bramose di sentirsi sicure, sospirano di morire, ma poco dopo, mosse dall'amore
che nutrono per Iddio, desiderano di vivere per meglio servirlo, rimettendosi
alla sua divina misericordia per tutto ciò che le riguarda. Talvolta poi la
vista delle molte grazie ricevute le riempie di confusione, nel timore che
avvenga loro come a quei vascelli, che, per essere troppo carichi, colano a
picco.
15 - No, sorelle, neppure queste anime van senza croce. Però non si angustiano,
né perdono la pace: tutto passa rapidamente come un'onda, o come una tempesta a
cui segua la bonaccia. La presenza del Signore che portano con sé fa
dimenticare loro ogni cosa. Sia Egli per sempre benedetto, e tutte le creature
lo lodino! Amen.
Capitolo 4
Si conclude, dicendo ciò che il Signore sembra proporsi nel concedere a
un'anima questi grandi favori, e come occorra che Marta e Maria vadano d'accordo
- Capitolo molto utile
1 - Non dovete credere, sorelle, che gli effetti di cui ho parlato si mantengano
sempre nel medesimo grado.
È per questo che quando mi ricordo dico che ciò avviene in via ordinaria,
perché alle volte il Signore abbandona l'anima alla sua natura, e allora sembra
che tutte le cose velenose dei dintorni e delle mansioni del castello si
uniscano insieme per vendicarsi di lei anche per quel tempo che non possono
averla fra le mani.
2 - No, non è uno stato che duri molto: al massimo un giorno o poco più. Il
mutamento avviene di solito per qualche grande occasione, e allora nello
scompiglio che ne sente, l'anima apprezza meglio la santa compagnia in cui si
trova, grazie alla quale il Signore le infonde fermezza per non deviare in nulla
dal suo servizio e dalle buone risoluzioni, le quali, anzi, sembra che vadano
aumentando. Insomma, l'anima non torce in nulla dalle sue buone determinazioni
neppure per un primo moto piccolissimo. Se questo stato non dura molto è
perché il Signore vuole che l'anima non perda il ricordo della sua miseria, si
conservi umile, intenda meglio il molto che gli deve, e lo ringrazi per la
grandezza del favore che le fa.
3 - Queste anime hanno vivi desideri e ferme risoluzioni di non commettere
imperfezioni di sorta, ma non senza che per questo lascino di commetterne molte,
e anche peccati. Non però con avvertenza: in questo il Signore le deve molto
aiutare. Parlo dei peccati veniali, non dei mortali, dai quali si sperano
libere, benché non con molta sicurezza, essendo possibile che ne abbiano
qualcuno di occulto: il che molto le angustia. Altro tormento è la vista delle
anime che si perdono. Benché abbiano una certa grande speranza di non essere
del loro numero, tuttavia non possono non temere quando pensano a qualche
personaggio della sacra Scrittura che pareva da Dio favorito, come Salomone, che
ebbe con il Signore tante e così sublimi comunicazioni. Quella fra voi che si
sente più sicura, tema più di tutte, perché dice David: Beato l'uomo che teme
il Signore! Egli sempre ci protegga! La maggiore sicurezza è nel supplicare il
Signore a concederci di non mai offenderlo. Sia Egli per sempre benedetto! Amen.
4 - Sarà bene, sorelle, che vi dica il motivo per cui Dio fa quaggiù tante
grazie. Se mi avete seguita con attenzione, l'avrete capito attraverso gli
effetti che esse producono, ma ora ve lo voglio ripetere affinché nessuna cada
nel grave errore di pensare che sia soltanto per vezzeggiare le anime. Siccome
Dio non può farci maggior favore che concederci una vita conforme a quella del
suo amatissimo Figliuolo, tengo quindi per certo che lo scopo di queste grazie
sia di fortificare la nostra debolezza onde sappiamo imitarlo nel molto patire,
come mi sembra di aver detto altre volte.
5 - Quelli che si sono avvicinati di più a nostro Signore Gesù Cristo hanno
anche sofferto di più. Considerate le sofferenze della sua santissima Madre e
dei suoi gloriosi apostoli. E S. Paolo, in che modo ha potuto soffrire così
gravi travagli? In lui, veramente, si ammirano gli effetti della vera
contemplazione e delle visioni che sono da Dio, non dall'immaginazione o dal
demonio. Forse che egli si nascose per non occuparsi che in godere di quelle
grazie? Ma lo sapete anche voi: non ebbe riposo di giorno, e neppure dovette
averne di notte, perché in essa si guadagnava da vivere. Mi piace molto
ricordarmi di S. Pietro a cui, mentre fuggiva dal carcere, apparve nostro
Signore per dirgli che andava a Roma per esservi nuovamente crocifisso.
Non recitiamo mai l'ufficio che ricorda questo fatto senza che io ne provi una
particolare consolazione.
Dopo questa grazia come rimase S. Pietro? Cosa fece? Si offrì subito alla
morte. E non fu una grazia da poco se trovò chi gliela dette.
6 - Oh, sorelle mie! Come
deve trascurare il proprio riposo l'anima che vive così unita al Signore! Come
non si deve curare dell'onore! Come dev'essere lontana dal desiderare d'essere
stimata in qualche cosa! Sì, se ella s'intrattiene spesso con Lui, come sarebbe
doveroso, finisce col dimenticare se stessa per esaurire ogni sua preoccupazione
nel cercare di maggiormente contentarlo e nel conoscere in quali cose e per
quali vie possa mostrargli l'amore che gli porta. Questo è il fine
dell'orazione, figliuole mie. A questo tende il matrimonio spirituale: a
produrre opere ed opere, essendo queste, come ho detto, il vero segno per
conoscere se si tratta di favori e di grazie divine.
7 - Infatti, che mi gioverebbe starmene profondamente raccolta in solitudine,
occupata in atti virtuosi innanzi a Dio, proponendo e promettendo di far
meraviglie in suo servizio, se poi, uscendo di là, facessi, al presentarsi di
un'occasione, tutto il contrario di come ho promesso? Tuttavia non bisogna
credere che non se ne cavi alcun vantaggio, perché il tempo che si trascorre
con Dio è sempre di grande utilità. Se spesso la nostra debolezza ci impedisce
di mettere in pratica le prese risoluzioni, qualche volta il Signore ci può dar
grazia di farlo, anche a dispetto di ogni nostra ripugnanza, come avviene di
frequente. Egli, infatti, quando vede un'anima assai pusillanime, le manda,
contro sua voglia, un qualche grande travaglio e glielo fa superare
vittoriosamente: allora essa smette ogni timore, e si offre a Dio con maggiore
coraggio. Ho voluto dire che giova poco in paragone del molto che si
ricaverebbe, se le opere si conformassero ai propositi e alle parole. Perciò
chi non può far tutto in una volta, faccia a poco a poco. Se vuole che
l'orazione le sia di profitto, si sforzi di vincere la sua volontà: occasioni
non mancano, neppure in questi piccoli monasteri.
8 - Ricordatevi che questo importa assai di più di quanto potrei dire. Fissate
i vostri sguardi sul crocifisso, e vi diverrà facile ogni cosa. Se il Signore
ci ha dimostrato il suo amore con opere così grandi e con così orribili
tormenti, perché volerlo contentare soltanto di parole? Sapete voi che cosa
vuol dire esser veramente spirituali? Vuol dire esser gli schiavi di Dio, tali
che, segnati con il suo ferro, quello della croce, Egli li possa vendere come
schivi di tutto il mondo, com'è stato per Lui. E non ci farebbe alcun aggravio,
bensì una grazia non piccola, avendogli noi sacrificato la nostra libertà. Chi
non prende questa determinazione non farà mai gran profitto, ne stia sicuro,
perché, come ho detto, l'umiltà è il fondamento dell'edificio, e non mai il
Signore lo eleverà di molto, se detta virtù non sarà veramente ben salda. E
ciò nel vostro stesso interesse, per evitare che tutto cada per terra. Sorelle,
se volete che il vostro edificio s'innalzi sopra un buon fondamento, procurate
di essere le ultime e le schiave di tutte, studiando in che modo e per quali vie
vi sia possibile di meglio contentare e servire le altre. E in tal modo fareste
più il vostro che l'altrui vantaggio, perché porreste pietre così salde da
impedire che il castello ruini.
9 - Ma per questo, ripeto, è necessario che cerchiate di non far consistere il
vostro fondamento soltanto nel recitare e contemplare, perché se non procurate
di acquistare le virtù e non ne fate l'esercizio, rimarrete sempre delle nane.
E piaccia a Dio che vi limitiate soltanto a non crescere, perché su questa via,
come sapete anche voi, chi non va innanzi torna indietro. Tengo per impossibile,
infatti, che l'amore, quando vi sia, si contenti di rimaner sempre in uno stato.
10 - Forse penserete che io m'indirizzi agli incipienti, e dica che dopo un
certo tempo essi possono riposarsi. Ma vi ho già fatto sapere che se
interiormente queste anime sono nel riposo, è perché esteriormente non lo sono
che pochissimo, e neppure lo desiderano. Secondo voi, infatti, qual'è il motivo
di quelle ispirazioni o, a meglio dire, aspirazioni di cui ho parlato, di quei
messaggi che dal suo centro interiore l'anima invia agli abitanti della parte
più alta del castello e delle mansioni che circondano l'appartamento in cui
ella si trova? Forse perché si mettano a dormire? No, no, no. Da quel centro
ella scatena la guerra per impedire ai sensi, alle potenze e a tutto ciò che è
corporeo di rimanersene in ozio, guerra più dura di quella che moveva loro
quando con essi pativa. Forse in quel tempo non comprendeva ancora la grande
utilità dei patimenti, benché sia stato appunto con essi che il Signore l'ha
condotta sin qui. Ma ora la compagnia che gode le comunica maggiori forze che
mai, perché se come dice David, con i santi saremo santi, nessun dubbio che
l'anima, essendo divenuta una cosa sola con il Forte in quest'unione sublime di
spirito a spirito, debba partecipare della sua fortezza, a quel modo che ne
parteciparono i santi per patire e morire.
11 - Di questa forza che da qui le deriva, l'anima rende partecipi tutti gli
abitanti del castello e perfino lo stesso corpo. Spesse volte il corpo pare che
non ne senta vantaggio; ma il vigore acquistato dall'anima col bere il vino
della cantina in cui lo Sposo l'ha introdotta e da cui non la lascia più
uscire, si riversa sulla sua debolezza, a quel modo che il cibo introdotto nello
stomaco fortifica la testa e tutte le membra. Ciò nonostante il corpo, finché
vive, è votato a sorte ben dura, perché, per quanto faccia, gli par tutto un
niente di fronte alla grande forza interiore e alla guerra con cui l'anima lo
stimola. Da ciò le grandi penitenze che fecero molti santi, specialmente la
gloriosa Maddalena, benché cresciuta fra le delizie; da ciò lo zelo per la
gloria di Dio che ebbe il nostro Padre Elia, e la brama con cui S. Domenico e S.
Francesco radunarono anime a lodare il Signore. Nel dimenticarsi così di se
stessi, dovettero soffrire non poco.
12 - Ecco, dunque, sorelle, quanto vorrei che procurassimo. Desideriamo e
pratichiamo l'orazione non già per godere, ma per aver la forza di servire il
Signore. Lungi da noi voler camminare per una strada non battuta! Ci perderemmo
sul più bello! Sarebbe veramente singolare pretendere le grazie di Dio per una
via diversa dalla sua e da quella dei suoi santi. Non pensiamolo neppure!
Credetemi: per ospitare il Signore, averlo sempre con noi, trattarlo bene e
offrirgli da mangiare, occorre che Marta e Maria vadano d'accordo. In che modo
Maria, stando seduta ai suoi piedi, poteva dargli da mangiare se sua sorella non
l'aiutava? Si dà da mangiare al Signore quando si fa il possibile per
guadagnare molte anime, le quali, salvandosi, lo lodino eternamente.
13 - Ma voi mi farete osservare due cose; la prima che per testimonianza di
nostro Signor Gesù Cristo, Maria ha scelto la parte migliore.Sì, ma ella aveva
già fatto l'ufficio di Marta servendo il Signore con lavargli i piedi e
asciugandoglieli con i suoi capelli.E credete che sia stato da poco per una
signora pari suo andar per quelle strade, e forse sola - giacché il fervore le
impediva di considerare come andava - entrare dove non era mai stata, ed ivi
soffrire le mormorazioni del fariseo e le molte altre cose che vi dovette
sopportare? Che cambiamento per una donna come lei, presentarsi in città a quel
modo, e fra gente così cattiva, a cui bastava sapere che ella era in amicizia
col Signore da loro tanto aborrito, per ricordarsi della sua vita passata, e
dire che poi voleva fare la santa, avendo ella già mutato vestito e ogni altra
cosa!... Se oggi si sparla tanto di persone meno illustri, che sarà stato di
lei? Sì, sorelle, la parte migliore non le venne data che a prezzo di travagli
e di mortificazioni senza numero, pur prescindendo dal dolore che doveva sentire
nel vedere il suo Maestro così aborrito. Che dire poi di quel che dovette
sopportare alla morte del Signore? Credo che se non ebbe il martirio, fu perché
lo sofferse sul Calvario nel veder morire il suo Maestro. E quanto angosciosi le
dovettero essere gli anni che gli sopravvisse nello scorgersi da Lui lontana!..
Da ciò si vede che non stava sempre ai piedi del Signore fra le delizie della
contemplazione!
14 - L'altra cosa che mi vorrete dire è che per guadagnare anime a Dio voi non
potete né avete i mezzi sufficienti; che lo fareste molto volentieri, ma che
non dovendo insegnare né predicare come gli apostoli, non sapete in che altro
modo attendervi. A questa difficoltà ho già risposto per iscritto altre
volte,' e non so se l'abbia fatto anche in questo Castello. Ma siccome è una
cosa che credo vi passi per la mente con i desideri che il Signore vi dona, non
lascerò di ripetermi pur qui. Alle volte, come vi ho detto altrove, il demonio
ci ispira grandi desideri per ottenere che, trascurando di servire Iddio nelle
cose possibili che abbiamo tra mano, ci dichiariamo contente di aver desiderato
le impossibili. Benché la vostra orazione sia giovevole a tutto il mondo,
tuttavia non dovete pensarlo, ma contentarvi che sia tale per quelle che sono
con voi, verso le quali siete più obbligate. In tal modo la vostra opera
diverrà molto più grande, non essendo certo da poco ottenere che con la vostra
umiltà e mortificazione, con i vostri servizi in favore delle sorelle, con la
vostra carità verso di esse e con il vostro amore per Iddio, diveniate un fuoco
che tutte le abbruci, e che le stimoliate continuamente con le vostre virtù.
Sarete allora di grandissimo vantaggio, e renderete a Dio un servizio molto
gradito.
Allora il Signore, vedendovi sfruttare ogni vostra possibilità, conoscerà che
siete disposte a far molto di più, e vi ricompenserà come se in realtà lo
faceste, guadagnandogli molte anime.
15 - Direte che questo non è convertire, perché le vostre sorelle sono già
virtuose. Ma che v'importa di ciò?
Più saranno perfette, più gradite saliranno a Dio le loro lodi, e più la loro
orazione sarà giovevole al prossimo. Insomma, sorelle mie - e con ciò concludo
- guardiamoci dall'innalzare torri senza fondamento. Più che alla magnificenza
delle opere, il Signore guarda all'amore con cui si fanno. Se faremo quanto
dipende da noi, ci darà modo di fare sempre meglio. Però, non dobbiamo subito
stancarci, ma offrire a Dio, interiormente ed esteriormente, tutto il sacrificio
che possiamo nella corta durata di questa vita - più corta forse di quanto
pensiamo. Egli l'unirà a quello che offrì per noi sulla croce e gli conferirà
il valore meritato dalla nostra volontà, nonostante la piccolezza delle opere.
16 - Piaccia a Dio, sorelle e figliuole mie, di vederci tutte in quel luogo ove
lo benediremo per sempre! Intanto mi conceda di fare anch'io qualche cosa di
quello che v'insegno: glielo domando per i meriti del suo Figliuolo, che vive e
regna per tutti i secoli dei secoli. Amen. Grande è la confusione che provo, e
perciò vi scongiuro nel nome del Signore di non mai dimenticarvi nelle vostre
preghiere di questa povera miserabile.
Castello Interiore
1 - Come ho detto in principio, quando cominciai
a scrivere queste pagine lo feci con grande ripugnanza; ma, ora che ho finito,
sono molto contenta e ne ritengo per bene impiegata la fatica, del resto non
molto grande. Pensando alla vostra stretta clausura, ai pochi motivi
d'intrattenimento che avete, e come in certi monasteri difettiate pure di uno
spazio conveniente, mi pare, sorelle, che vi debba essere di conforto potervi
ricreare in questo Castello interiore, nel quale vi è lecito entrare e
passeggiare in qualunque ora senza il permesso della Priora.
2 - Certo che con le vostre energie non potete entrare in tutte le sue mansioni,
neppure se vi sembra di essere assai forti, a meno che non v'introduca lo stesso
Signore del castello. Perciò, se incontrate resistenza, vi consiglio di
starvene tranquille, per non disturbarlo in tal maniera da chiudervene per
sempre l'entrata. Egli ama molto l'umiltà, e se vi riterrete indegne di neppure
entrare nelle terze mansioni, otterrete dalla sua benevolenza che vi faccia
presto entrare nelle quinte. Allora, recandovi in esse frequentemente, lo
potrete servire così bene da meritare che v'introduca nella sua stessa
mansione, da cui non uscirete mai più, se non chiamate dalla Superiora, la cui
volontà Egli vuole adempiate né più né meno della sua. Se per obbedienza
doveste star fuori molto tempo, al vostro ritorno vi farebbe sempre trovare
aperta la porta. E abituate che foste a riposarvi nel castello, la sola speranza
di ritornarvi - e che nessuno vi può togliere - vi renderebbe leggera ogni
cosa, anche se molto dura.
3 - Benché non si parli che di sette mansioni, ognuna di esse si suddivide in
molte altre, collocate in basso, in alto e ai lati, con bei giardini, fontane ed
altre cose così deliziose da farvi bramare di struggervi tutte, in lode a quel
gran Dio che le ha create a sua immagine e somiglianza. Se in questo che ho
scritto troverete qualche cosa di buono, credetemi: l'avrà dettato il Signore a
vostra consolazione. Io non vi ho aggiunto che il difettoso.
4 - Per il gran desiderio che ho di aver parte nell'aiutarvi a servire questo
mio Dio e Signore, vi chiedo che ogni qualvolta leggerete questo scritto,
lodiate grandemente in nome mio Sua Maestà, pregando per l'esaltazione della
sua Chiesa e per la conversione dei luterani. Supplicate insieme il Signore che
mi perdoni i miei peccati e mi liberi dal purgatorio dove forse la sua
misericordia mi terrà quando questo libro vi verrà dato a leggere, se,
esaminato da uomini dotti, sarà giudicato degno di esser visto. Se contiene
qualche errore, è perché io non me n'intendo. Mi sottometto in tutto a ciò
che insegna la santa Chiesa Cattolica Romana. Questi i sentimenti in cui ora
vivo, e nei quali protesto e prometto di voler vivere e morire. Il Signore Dio
nostro sia sempre lodato e benedetto! Amen, amen.
5 - Questo scritto è stato terminato nel monastero di S. Giuseppe di Avila
l'anno 1577, vigilia di S. Andrea, a gloria di Dio che vive e regna per tutti i
secoli! Amen.
[Teresa d'Avila