DA CRISTO CHE NASCE , OGNI ESSERE UMANO E' INVITATO A RINASCERE AD UN SENSO PIU' VIVO DELLA PROPRIA DIGNITA'

(Da: Guiovanni Paolo II, Parole sull' Uomo (Dagli scritti e dai discorsi di papa Wojtyla le sue parole sulla fede, sull'amore, sul peccato, sulla scienza, sulla politica) , Milano , Rizzoli RCS  -Saggi BUR- , 2002; s. v. : Natale , pp. 331-32)  .

30-12-05

 

VAI IN FONDO

Finestra sul Natale

PRECEDENTE

HOME

VAI IN FONDO

 

                Natale è la festa dell'uomo. Nasce l'Uomo. Uno dei miliardi di uomini che sono nati, nascono e nasceranno sulla terra. L'uomo, un elemento componente della grande statistica. Non a caso Gesù è venuto al mondo nel periodo del censimento; quando un imperatore romano voleva sapere quanti sudditi contasse il suo Paese. L'uomo, oggetto del calcolo, considerato sotto la categoria della quantità; uno fra miliardi. E nello stesso tempo, uno, unico e irripetibile. Se noi celebriamo così solennemente la Nascita di Gesù, lo facciamo per testimoniare che ogni uomo è qualcuno, unico e irripetibile.

                Il Natale, Gesù lo ha vissuto lontano dalla sua casa, nel contesto squallido e anonimo di una grotta, in una situazione di pratica emarginazione. Ricordate la scarna ma eloquente annotazione dell'Evangelista: «Non c'era posto per loro nell'albergo»? Se poi alla scena aggiungete quel che succederà ben presto, cioè la fuga precipitosa in Egitto e la prolungata permanenza in terra  d' esilio, il quadro è completo.

                Non vi pare che vi siano elementi più che sufficienti per poter guardare al presepe con la fiducia che quel Bimbo adagiato nella mangiatoia è perfettamente in grado di capire il vostro stato d'animo? Sì, egli vi capisce e vi invita a non perdervi d'animo, ma a fare delle stesse circostanze difficili, nelle quali vi trovate, l'occasione di quella riuscita interiore, da cui dipende il vostro futuro. Non è forse questo il messaggio più vero del Natale? Da Cristo che nasce, ogni essere umano è invitato a rinascere ad un senso più vivo della propria dignità e dei doveri che da tale dignità derivano. Nel neonato Salvatore, peraltro, egli può trovare la luce ed il sostegno necessari  per individuare la strada di tale rinascita e per riuscire poi, giorno dopo giorno, a percorrerla.

                                Perfino negli anni peggiori, il Natale ha sempre portato con sé qualche raggio. E questo raggio penetrava anche nelle più dure esperienze di disprezzo dell'uomo, di annientamento della sua dignità, di crudeltà. Basta, per rendersene conto, prendere in mano le memorie degli uomini che sono passati per le carceri o per i campi di concentramento, per i fronti di guerra e per gli interrogatori e i processi.

                È una ricorrenza che ha veramente cambiato il volto del mondo. Non è forse di ciò una testimonianza la stessa atmosfera gioiosa che si respira per le vie delle città e dei Paesi, nei luoghi di lavoro, nell'intimo delle nostre case? La festa del Natale è entrata nel costume come incontrastata ricorrenza di letizia e di bontà e come occasione e stimolo ad un pensiero gentile, ad un gesto di altruismo e di amore. Questa fioritura di generosità e di cortesia, di attenzione e di premure, iscrive il Natale tra i momenti più belli dell'anno, anzi della vita, imponendosi anche a coloro che non hanno la fede e pur non riescono a sottrarsi al fascino che si sprigiona da questa magica parola: Natale.

                  Ciò spiega anche l'aspetto lirico e poetico, che circonda questa ricorrenza: quante melodie pastorali, quante canzoni dolcissime sono sbocciate intorno a questo evento! E quale carica di sentimento o, a volte, di nostalgia esso sa suscitare! La natura che ci circonda acquista in questo giorno un suo linguaggio dolce e innocente, che ci fa assaporare la gioia delle cose semplici e vere, verso le quali il nostro cuore aspira, anche senza saperlo.

                Ma dietro a questo aspetto suggestivo, ecco subito manifestarsene altri, che ne alterano la limpidezza e ne insidiano l'autenticità. Sono, questi, gli aspetti puramente esteriori e consumistici della festa, i quali rischiano di svuotare del suo significato vero la ricorrenza, quando si pongono non come espressioni della gioia interiore che la caratterizza, ma come elementi principali di essa, o quasi come sua unica ragion d' essere.

                Il Natale perde allora la sua autenticità, il suo senso religioso, e  diventa occasione di dissipazione e di spreco, scivolando in esteriorità sconvenienti e sguaiate, che suonano offesa a coloro che la povertà condanna ad accontentarsi delle briciole.

                Occorre ricuperare la verità del Natale nell'autenticità del dato storico e nella pienezza del significato di cui esso è portatore.

                Il dato storico è che in un determinato momento della storia, in una certa contrada della terra, da un 'umile donna della stirpe di Davidee è nato il Messia, annunciato dai Profeti: Gesù Cristo Signore.

                Il significato è che, con la venuta di Cristo, l'intera storia umana ha trovato il suo sbocco, la sua spiegazione, la sua dignità. Dio ci si è fatto incontro in Cristo, perché noi potessimo avere accesso a Lui. A ben guardare, la storia umana è un ininterrotto anelito verso la gioia, la bellezza, la giustizia, la pace. Sono realtà che soltanto in Dio possono trovarsi in pienezza. Ebbene, il Natale ci reca l'annuncio che Dio ha deciso di superare le distanze, di valicare gli abissi ineffabili della sua trascendenza, di accostarsi a noi, fino a far sua la nostra vita, fino a farsi nostro fratello (crf.: Natale 2005).

 

FINE

 

TORNA SU

Finestra sul Natale

PRECEDENTE

HOME

TORNA SU