(Da: Giacomo Leopardi, Puerili , Tutte le Opere, Milano, Gruppo editoriale Fabbri Bompiani Sonzogno Etas, 1993, p.525)
Filippino Lippi (ca 1457-1504): Adorazione dei Magi, Uffizi, Firenze (1496)
INTRODUZIONE
Il Manzoni compose quell'inno (Il Natale) nel 1813, ma tre anni prima era stato preceduto, in quel medesimo tema, da un ragazzo sconosciuto che però era destinato a diventare più celebre, come poeta, dello stesso Manzoni. Era costui Giacomo Leopardi, più giovane di tredici anni del patrizio poeta milanese: appena dodicenne nel 1810, scrisse un breve componimento in versi latini: In Nativitate Iesu.
In questi diciotto versi, Gesù è nominato di sfuggita: i veri protagonisti sono i pastori invitati a celebrare con strumenti e canti la miracolosa nascita; [i veri protagonisti sono]gli angioli che scendono giù dal mondo stellare e la santa notte coi suoi fulgori .
Ma il giudizio dello scrittore fiorentino, mi sembra troppo severo quando conclude : Pura e nuova poesia non c'è e non ci poteva essere: si tratta chiaramente del pio esercizio di un ragazzetto per compiacere ai genitori devoti e ai maestri preti.
Ora è vero che il componimento è pervaso da una cornice e da una risonanza accademica e arcadica, ma mi sembra molto bello questo verso centrale: Infans numen iacet: splendido lumine / Nox fulgens placidis migrat agrestibus : Il fanciullo divino giace (nella mangiatoia): la notte rifulgente a causa della luce splendida (che devesi intendere:emanata da Gesù), svanisce tra le cose della (profonda) campagna (che pertanto prendono forma e anima nuove).
TESTO
Pastores tenerum dicite pupulum / Agrestes citharae, rusticae arundines/ Iesum, davidicum germen amabile, / Laudent ac celebrent; agmina coelica, / Dum nox nigra silens obtegit aethera /Horrens iam tenebris, sidereas domus /Linquendo quatiunt summa per aera/ Alas pennigeras, tectoque paupere/ Sistunt quo trepidans aspero frigore/ Infans numen iacet: splendido lumine / Nox fulgens placidis migrat agrestibus. / Frondes arboribus florido pabulo / Nascuntur subito gramina densia; /Iam coelo fugiunt nubila turbida/ Ac flammis rutilant fulgida sidera. / Haud segnis puerum concine coelicum, / Pastorum manus, ac umbriferum nemus / Cantu nunc resonet blandoque carmine.
FINE