Nei documentari odierni sulla natura, ben ci si guarda dal lodare il Creatore per le cose belle delle quali è abbondante la stessa natura, tra animali, piante, luoghi e materia varia.
L'uomo moderno, con la sua superbia e la sua boria, considera Dio un rivale, un limitatore della propria libertà e per quanto possibile, cerca e fa tutto da se, sia nel modo di vivere se stesso che le risorse ambientali.
In questo contesto, si capisce come non ci sia posto per le lodi di Dio, quando si guardano le opere del Creato.
Si tratta dunque di un ennesimo errore destinato a dar cattivo frutto, come tutti gli errori.
Ma quest'esame soltanto umano, della natura che mai osa lodar Dio esplicitamente, tuttavia non può fare a meno di lodarlo implicitamente, perché le opere portano il segno del loro creatore, anche se la mala presentazione attuale, non lo evidenzia e talvolta confonde pure le idee, facendo dire e significare quel che vuole l'uomo anziché quel che vuole e volle Dio, creando.
Così la letteratura che tratta della natura, ha dei temi ricorrenti: per es. la riproduzione, la tecnica di predare, la catena alimentare, il confronto della fisiologia e del comportamento animale, con la fisiologia e il suo comportamento umano.
Venendo dunque all' animale predatore, questo è solitamente presentato come un capolavoro dell'efficienza onde somiglia (si può dire) a una macchina biologica, della quale se ne ammira la perfetta funzionalità nell'uccidere e sopraffare. E con questo epilogo, alquanto naturale, finisce sempre il discorso.
Ma agli occhi del Creatore le cose non stanno così : ai suoi occhi l'animale predato e quello che preda, hanno lo stesso valore, onde Dio li aveva un tempo creati per convivere pacificamente senza ostilità alcuna tra loro. Il peccato d'origine distrusse questa primigenia perfezione, e cominciò allora l'ostilità tra gli animali, in una creazione che attende di essere riportata alla originaria perfezione (Rm 20-21).
Durante questa attesa, il Creatore sopporta i predatori; ma non gode e non ammira la loro attività: egli considera che essi cacciano solo per sopravvivere alla fame, e la maggioranza non attacca mai l'uomo. Agli occhi di Dio, l'uccisore o predatore, non è ammirabile ma è solo uno sventurato, che è costretto a uccidere altri animali, per evitare di soccombere.
In conclusione, mentre l'uomo loda volentieri la crudeltà della natura, Dio la disprezza, e ne ha da molto tempo, preparato il perfezionamento; mentre gli uomini vedono nella crudeltà della natura un modello per giustificare la loro sete di violenza bruta o raffinata che sia, Dio chiede agli stessi uomini, di considerare che tale natura porta il segno di chi la creò, ed è pertanto sbagliato vedervi solo violenza e selezione naturale. Queste cose infatti, sono solo un aspetto particolare della generale condizione della natura.
FINE