(Paradiso , Canto XXIV , vv.124-54)* |
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"O Santo Padre e spirito che vedi ciò che credesti si , che tu vincesti ver ' lo sepolcro più giovani piedi" , comincia' io , " tu vuò ch' io manifesti la forma qui del pronto creder mio , e anche la cagion di lui chiedesti . E io rispondo : Io credo in uno Dio solo ed etterno , che tutto 'l ciel move , non moto , con amore e con disio ; e al creder non ho io pur prove fisice e metafisice , ma dalmi anche la verità che quinci piove per Moisè , per profeti e per salmi , per l'evangelio e per voi che scriveste poiché l'ardente spirto vi fé almi ; e credo in tre persone etterne , e queste credo una essenza sì una e sì trina , che soffera congiunto 'sono' ed 'este'. De la profonda condizion divina ch'io tocco mo , la mente mi sigilla più volte l' evangelica dottrina. Quest' è 'l principio, quest' è la favilla che si dilata in fiamma poi vivace, e come stella in cielo in me scintilla Come 'l segnor ch'ascolta quel che i piace da indi abbraccia il servo , gratulando per la novella , tosto ch' el si tace ; così benedicendomi cantando , tre volte cinse me , sì com'io tacqui , l' appostolico lume al cui comando io avea detto: si nel dir li piacqui!
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O Santo padre e spirito che
ora vedi ciò che hai
creduto così fortemente da vincere (nel correre) verso il sepolcro (di Cristo risorto) più giovani piedi (quelli dell'apostolo Giovanni : crf. Gv 20, 3-8 : da cui risulta che al sepolcro arrivò prima Giovanni , anche se poi Pietro entrò per primo : Dante altera pertanto il racconto, dicendo che arrivò prima Pietro) , imcominciai io , tu vuoi che qui manifesti l'essenza (forma) del mio pronto credere e mi chiedesti anche la sua fonte (cagion) . Ed io rispondo : io credo in un Dio solo ed eterno , che muove tutto il cielo , senza essere a sua volta mosso (non moto) , con l' amore (che ha per il mondo creato) e col desiderio ( che suscita nelle creature); e per credere ciò , non ho solo prove fisiche e metafisiche (cioè scientifiche e filosofiche), ma me lo ispira anche la verità che piove da qui attraverso Mosè, i profeti e i salmi , attraverso il Vangelo e voi apostoli , che scriveste dopo che l' ardente spirito vi mise in grado di nutrire altri nella fede (vi fé almi); e credo in tre persone eterne , e credo che queste sono un ' unica essenza , così veramente una e trina , che ammette congiuntamente l' uso di "sono" ed "è" (este ; cioè : l' uso del plurale e del singolare indifferentemente). Della misteriosa condizione divina a cui alludo ora (tocco mo) mi da conferma (la mente mi sigilla) più volte l' insegnamento del Vangelo . Questa è l' origine della mia fede , questa è la favilla che poi si dilata in fiamma viva e scintilla in me come una stella in cielo. Come un signore che ascolta una notizia che gli è gradita , poi non appena tace , abbraccia il servo ringraziandolo per la notizia ; così benedicendomi col canto mi cinse tre volte, non appena io tacqui , la luce dell' apostolo , al cui comando io avevo parlato : tanto gli piacqui con le mie parole . |
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Da :
Dante Alighieri ,
La Divina Commedia
a cura di G. Giacalone
, Roma Signorelli , 1981 (stampa) ; 3 voll. ; vol. 3° : Paradiso ,
pp. 416-18 . Spiegazione O. Metozzi .
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Immagine sullo Sfondo del testo dantesco : Francesco Furini , La Pittura e la Poesia , FI , 1626 , Palazzo Pitti , Galleria Palatina . |
DI DANTE ALIGHIERI
Nei versi soprastanti , Dante fa professione della propria fede cattolica , soffermandosi sul Dogma sostanziale del Dio uno e Trino , secondo l' Evangelo .
Si tratta quindi di una professione molto esplicita .
Ma tutta la Divina Commedia ( e non solo i versi sopradescritti ) , e tutta la Vita e gran parte dell' Opera letteraria dantesche , sono nulla più e nulla meno , che una grande professione di fede .
Anzi , a mio avviso l' Alighieri scrisse la Divina Commedia , proprio perché sentì nell' animo in modo prepotente e sofferto (come uno esiliato dalla patria) l' esigenza di chiarirsi e chiarire al mondo , la fede che lo moveva in tutto , sia come uomo , padre , cittadino , che come cristiano e artista . Infatti che altro è la Gran Commedia dantesca , se non un profondo e vigoroso , geniale giudizio sul mondo passato , presente e anche futuro ?
Si tratta di un giudizio , perché Dante , dall' Inferno al Purgatorio al Paradiso non racconta in fondo che i vizi e le virtù umane , con tanto di punizione e premio corrispettivi . E questo giudizio ha persino diversi livelli drammatici :
il fatto stesso che una data anima si trovi nell' Inferno o nel Purgatorio o nel Paradiso , è già in se un giudizio , per così dire di posizione o collocazione nella punizione eterna , purificabile o nel premio eterno .
Ma questo giudizio di posizione o fisiologico , diventa anche drammaticamente personale , quando il poeta dialoga con le anime o ne descrive la situazione . Tale giudizio può perfino raggiungere punte di moralismo politico avanzato , quando dice ad es. che i mali del mondo hanno tutti origine dalla conduzione sbagliata dei due principali poteri dell'umano consorzio , lo spirituale o ecclesiale e il temporale o imperiale o cittadino ; mentre la soluzione stà nella dovuta collaborazione e insieme reciproco rispetto , si che nessun potere deve prevaricare invadendo il campo dell' altro : quello religioso dovrà stare al suo posto , quello imperiale al suo ; ed entrambi però , collaborino per il bene del genere umano , in completa armonia (crf. III° Girone del Purgatorio : Canti XV-XVII).
Arezzo 16 agosto 2004