PERCHE'
IL CIELO E' VENUTO PER SEMPRE AD ABITARE LA TERRA ?
TESTO
Tu, o Cristo (insieme al Padre ed allo Spirito), sei il Creatore del Cielo e
della terra; anzi in altre parole, sei il Cielo medesimo. Viene da chiedersi
pertanto come mai da abitante e termine primo di un tale luogo superiore, il
cielo stesso capace di bastare a se stesso, hai preso ciononostante stabile
cittadinanza, in un luogo inferiore, quale è la terra.
Rispondi che sei venuto nel mondo prendendo la natura umana, proprio
perché, secondo l’economia a te nota e in parte rivelata biblicamente, si
sviluppino e regnino per sempre, il vero, la virtù, il bene, la vita…la
salvezza, la tua gloria, che è anche la bontà e santità dell’uomo, tua
immagine. Sei venuto perché tutte queste cose regnino stabilmente proprio dove
più sono mancate o mancano, cioè in mezzo agli uomini oggi e domani:
infatti, non si tratta di cose qualunque, che anche altri possono darci;
ma si tratta di cose che soltanto tu possiedi in pienezza e puoi darle a chi
vuoi secondo il merito, perché soltanto tu sei il Dio della vita, la vita
stessa. Tu sei il cielo, il termine fisso e sostanziale del regno di Dio che
vuole eliminare l’opposizione o la distanza impropria, tra il cielo e la
terra; distanza mai voluta da te, ma creata solo dalla disubbidienza dei
progenitori, su istigazione satanica (Gn 3).
Rispondi che da quando sei venuto quale Uomo-Dio in mezzo agli uomini,
scarsa utilità ha per il singolo il computo
della quantità dell’errore o del male rispetto al bene; ma più di
prima, cioè più che nel tempo antico quando dovevi ancora venire e fare del
bene era più difficile, giova oggi nel tempo nuovo, fare del bene
quotidianamente; giova progettarlo e farlo in tua compagnia, e se occorre, senza
che la mano sinistra sappia cosa fa la destra (Mt 6,3).
Pertanto sei tu la risposta vincente del mondo del bene e dei buoni che
amano la vita, contro il mondo del male e dei cattivi, che in sostanza (spesso
mascherati da buoni) odiano la vita; sei tu il massimo bene, il bene vittorioso,
contro la pretesa del peccato e della morte, del male, che talvolta vorrebbero
essere l’ultima parola, senza appello alcuno.
Poiché sei venuto, è la speranza per prima a prosperare sulla terra,
rigogliosa come mai; è la speranza che si sente affrancata dalla morte e
dall’errore (che spesso coincide col peccato)
e ha davanti a se come conferma e fondamento, il volto di Dio, il tuo volto
nella forma umana, racchiudente al contempo anche quella sovraumana ed eterna:
infatti tu sei l’Uomo-Dio.
Poiché sei venuto, nessuna cosa dell’universo visibile e invisibile,
è tale e quale a prima; ma tutto è nuovo e trova senso compiuto nella bontà
del vivere in te, come te.
Tu Re del Cielo, il Cielo stesso, proprio perché sei tale, sei anche la
chiave dell’universo visibile e invisibile e del mondo medesimo. Sei tu, o Gesù
Bambino, o Risorto, la scienza più vera e profonda, la soluzione tra tutte le
possibili soluzioni.
E ciò è vero sempre. Anche quando alcuni o molti dicono che non è
vero. Anche allora è questione di tempo: ed ecco le nubi diradano, torna il sole, e sotto il sereno limpido alla luce della
storia, tutti quelli che hanno retta intenzione, devono ammetterlo,
riconoscerlo: tu avevi piena ragione; ancora una volta (tra tante verità
apparenti) era vero solo il tuo evangelo, la tua dottrina; e perciò sono stati
ingannati, sono ingannati, quelli che ne hanno dubitato, quelli che ahimè ne
dubitano. Ancora una volta, sono stati salvati, vengono salvati pienamente e per
sempre dall’errore e dalla morte, quelli che invece, meritevolmente ti hanno
creduto, ti credono.
Ora il loro profumo, il profumo o la realtà dei veri credenti (veri ai
tuoi occhi infallibili più che a quelli del pubblico vario), sigillati dal
sangue tuo e dei martiri, benedetti misteriosamente dal sorriso e dal cuore
infinito del cielo, inondano di speranza e certezza incontenibile, l’avvenire
terreno e eterno.
E’ questa certezza incorruttibile dell’oggi e del domani, stabilmente
posta in essere sulla terra dal cielo medesimo, una certezza solare della fede
che intrepida vince sempre (anche da sola; ma non è la sola), contro il dubbio
nero dell’errore o della irrazionalità:
e anche questa certezza è una novità e insieme un tuo dono rispetto al
passato che non ti conosceva e rispetto al presente neopagano, che avendo
appetiti da te condannati perché contrari al bene della vita, rifiuta
volentieri di credere in te, di conoscerti
e riconoscerti e attribuirti invero, tutti i meriti che ti spettano come
Dio e come Uomo.
FINE